Nessuna unione nazionale – Lotta di classe contro la stangata del capitale

Nessuna unione nazionale

Lotta di classe contro la stangata del capitale

Anche Berlusconi se ne è accorto: i veri padroni sono loro, i “mercati finanziari”, “gli speculatori”, il capitale internazionale, impersonale. Come le acque degli oceani che incessantemente si travasano seguendo le leggi delle maree, così i capitali sono attratti dagli alti profitti e interessi, e al minimo sentore di rischio fuggono verso lidi più sicuri.

Non appena la Germania ha insistito perché anche gli investitori privati – a partire dalle banche e i loro clienti – partecipassero al rischio del salvataggio dei titoli di Stato greci (ma il grosso del fardello lo stanno pagando i lavoratori greci) gli squali dei mercati sono fuggiti come lepri dai titoli di Stato dei paesi europei “a rischio”, tra i quali anche la Spagna e l’Italia. I loro valori sono crollati e i tassi richiesti per prestare soldi allo Stato italiano e spagnolo sono saliti a 3-4 punti sopra quelli dei titoli tedeschi, raddoppiando il costo del nuovo debito pubblico.

L’Europa aveva benedetto la Finanziaria Tremonti-Berlusconi, che prevedeva il pareggio di bilancio a fine 2014. Ma i mercati (tra cui colossi come Deutsche Bank) l’hanno bocciata vendendo titoli italiani. Nel timore che l’Italia non riuscisse più a finanziare il proprio debito (terzo al mondo e pari al 120% del PIL) e travolgesse l’Euro, l’Europa ha chiesto più rigore in cambio dell’acquisto di BTP, BOT e CCT da parte della BCE (con una Germania recalcitrante). Borbottando contro i mercati “impazziti” Berlusconi e Tremonti hanno promesso di anticipare al 2012-2013 i tagli e le tasse per il pareggio di bilancio e annunciato l’ennesima “riforma del mercato del lavoro”. L’Italia, si dice, è commissariata dalla UE; la quale, si deve aggiungere, detta le condizioni avendo la pistola dei “mercati” puntata alla tempia. Che i mercati siano “impazziti” o saggi, importa relativamente. Questo è il capitalismo da tutti decantato.

Il nostro problema non è escogitare nuove ricette per un capitalismo migliore: sono state tutte provate, dal New Deal all’“economia sociale di mercato” con la cogestione al capitalismo di Stato in varie salse, e il risultato è quello che abbiamo davanti agli occhi. Occorre lavorare perché i lavoratori non cadano nella trappola dell’unità nazionale in cui tutti, partiti, sindacati confederali, associazioni di banche e imprese vogliono farli cadere con l’idea che sotto la minaccia della “speculazione” occorre prima salvare la barca su cui tutti stiamo. Con questa idea da sinistra più ancora che da destra sono sempre stati imposti sacrifici ai lavoratori, e il risultato è che le differenze tra ricchi e poveri, tra borghesi e proletari sono aumentate in Italia negli ultimi 15 anni.

Opponiamoci alla concertazione tra sindacati dei lavoratori, Confindustria, associazioni di commercianti, padroncini, banche, governo e partiti d’opposizione, che ha fatto passare la Finanziaria 1 e ora benedirà la Finanziaria 2 dopo qualche tira e molla.

Solo l’opposizione dei lavoratori può costringere chi si è arricchito a pagare i conti del suo Stato, e impedire che siano ancora una volta i lavoratori a pagare, con un aumento delle tasse (ora l’IVA?), il blocco e ritardo delle pensioni, i tagli ai servizi pubblici, la flessibilità in uscita (leggi: libertà di licenziamento) del mercato del lavoro con l’abolizione dell’articolo 18. Agosto, con buona parte dei lavoratori in ferie, è il mese più adatto per imporre le misure più classiste e inique.

Prepariamo da ora una risposta decisa e generalizzata per il ritorno sui luoghi di lavoro!

Comunisti per l’organizzazione di classe

Combat e Unità Comunista

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