Nel confronto elettorale due linee borghesi e imperialiste

Nonostante
la maggioranza dei grandi gruppi economici e finanziari si cauteli rispetto al
risultato elettorale finanziando i partiti di entrambe le coalizioni, nella
becera e scadente campagna elettorale si sono confrontati due schieramenti alternativi ma entrambi portatori di interessi borghesi.L’Unione,
appoggiata da buona parte della grande borghesia
(visibile il sostegno di grandi
gruppi finanziari e diversi importanti quotidiani: Corriere, Stampa,
Repubblica, Sole 24 Ore…) ha raccolto la richiesta di Confindustria di ridurre
di 5 punti il costo del lavoro nel primo anno, diminuendo i prelievi
contributivi sul lavoro dipendente e aumentandoli a piccola borghesia e
professionisti; ha proposto più tasse sulle rendite borsistiche per ridurre il
prelievo fiscale pagato dalle aziende, contando anche sul fatto che il
sindacato contenga e controlli potenziali lotte dei lavoratori. Bertinotti portando
voti di chi si considera comunista allo schieramento di Montezemolo compie un
capolavoro dell’opportunismo.

La
linea della CdL, promossa da alcune grandi imprese
, punta a preservare i privilegi
della piccola borghesia e dei ceti professionali, di cui ottiene
l’appoggio, garantendo aliquote pensionistiche più basse a parità di pensione,
preservazione degli ordini professionali, tolleranza dell’evasione fiscale
diffusa, ridimensionamento del sindacato per dare maggiore libertà di
sfruttamento alle piccole aziende.

Quindi
uno scontro sui profitti e le rendite della piccola borghesia, dove l’Unione si
batte non a vantaggio dei lavoratori, ma della grande borghesia: meno
tasse e contributi sul lavoro dipendente, non per alzare il salario ma per
ridurre il costo del lavoro!

Al
blocco borghese del centro-sinistra aderisce il sindacato confederale
: sulla legge Biagi conduce
una battaglia di facciata mentre cede nei contratti firmati (metalmeccanici,
tessili, TLC…); aspira al ritorno alla “concertazione” che ha già permesso il
taglio di salari e stipendi, la flessibilità e precarizzazione nelle stagioni
del “governo amico”, mentre non veniva scalfito il tragico record dei morti sul
lavoro.

Anche in politica estera si contrappongono due
linee differenti, entrambe imperialiste: una pro Stati Uniti (CdL), l’altra più
legata al blocco imperialista europeo (Unione).

Negli
ultimi tempi l’Unione non chiede più il ritiro dall’Irak; la missione militare
in Afganistan, come quella in Sudan, o tutte le altre nel resto del mondo, sono
sempre state approvate anche dalla maggioranza delle sinistre. Ma per quanto
grandi possano essere le differenze, sarebbe la scelta tra due imperialismi
alternativi.

Per i lavoratori, il riscatto non sta nella scelta fra la piccola e la grande
borghesia, ma nella lotta per la difesa dei propri diritti; non nella scelta
fra un blocco imperialista europeo e uno atlantico, ma nell’unione dei
lavoratori di tutto il mondo su posizioni comuniste: italiani e cinesi,
americani ed europei, arabi e israeliani…

Nessun
cambio di maggioranza in parlamento può risolvere i problemi dei lavoratori.

I
lavoratori possono aspettarsi la difesa delle proprie condizioni solo dalla
lotta diretta e dalla propria organizzazione indipendente, contro il
capitalismo per una società senza classi.

La
nostra astensione alle elezioni è un atto di coerenza e di indipendenza nell’impegno
per questa organizzazione e per questa lotta.

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