Questo era lo slogan di un centinaio di lavoratori cassintegrati della Fiat di Pomigliano che questa mattina, nel corso dell’assemblea tenutasi nella Biblioteca Comunale, ha deciso di riprendere la lotta bloccando la città e i palazzi di istituzioni e dei sindacati servi dei padroni. Prima al Municipio, con momenti di tensione quando si è cercato di forzare il portone, e successivamente quando i manifestanti hanno bloccato per alcuni minuti il traffico. Ma il momento più significativo è stato sicuramente quando si è tentato di entrare nella sede della Uilm (uno dei sindacati “complici” che dice sempre sì alla Fiat e ai padroni), prima di continuare a bloccare il traffico tra via Roma e via Alfa, dove un folto schieramento delle forze dell’ordine difendeva le sedi dei servili firmatari dell’accordo Fabbrica-Italia.
La favola Marchionne è conclusa anche per chi sperava che firmando l’accordo/ricatto Fabbrica-Italia si potesse sperare in una stabilità lavorativa. Da un lato i vertici sindacali confederali, sempre “coerenti” nel servire i padroni, continuano ad illudere gli operai, convocando al massimo i soliti “sciopericchi” di tre ore. Dall’altro anche il sindacalismo di base, diviso in mille siglette, sembra interessato più alla lotta tra sigle sindacali che alla costruzione di movimenti di lotta sulla base di parole d’ordine unificanti e conflittuali.
Il quadro generale di accelerazione ed accentuazione degli effetti della crisi del capitalismo lo conosciamo ed il Sud è sempre più capitale di questo disagio sociale. Lo dimostrano i dati della disoccupazione giovanile salita al 48,3% (per le donne 51,8%) e la risposta delle istituzioni a questo disagio, come le politiche della giunta regionale Caldoro che si barrica nei palazzi istituzionali di fronte alle centinaia di vertenze lavorative e sociali: disoccupati, operai, lavoratori pubblici, studenti.
Questa mattina eravamo al fianco dei lavoratori in lotta, con la consapevolezza che solo unificando le lotte si possono mettere sul campo reali proposte per una vera opposizione ai piani padronali e a questo Governo. Combattiamo i ricatti dei padroni costruendo comitati autoconvocati di lotta e coordinamenti delle varie vertenze esistenti, iniziando dalla Campania, per rivendicare:
No ai licenziamenti e garanzia del salario
Cancellazione di tutte le leggi precarizzanti
Difesa ed estensione dei Contratti Collettivi Nazionali di lavoro
Riduzione drastica e generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario
Paghi chi non ha mai pagato: meno tasse sui proletari
No all’Imu e all’aumento dell’Iva
Per una forte patrimoniale sui profitti e sulle rendite
Per una lotta ai grandi evasori nei fatti e non solo a chiacchiere!