Mussi:«Politici strapagati, studiosi alla fame»

IL PIANO IL MINISTRO ANNUNCIA UN PACCHETTO DA 1,5
MILIARDI PER INCENTIVARE L’INNOVAZIONE IN ATENEI E AZIENDE

Mussi: «Uno scandalo, io guadagno come cinque dirigenti di
ricerca»
[FIRMA]Raffaello Masci

ROMA

«Non è sensato che un parlamentare come me guadagni come
cinque dirigenti di istituti di ricerca messi insieme». La frase di Fabio
Mussi, ministro dell’Università e della Ricerca, è di forte effetto. E più
tardi, parlando della governance dell’università, rincarerà la dose: «Entrando
nell’Università italiana, ho trovato solo un discreto bordello!» Nella platea
raccolta per la quarta giornata della Ricerca, promossa da Confindustria,
scoppia l’applauso.

Il senso politico di quelle parole è chiaro ed è largamente
condiviso dagli imprenditori: per rilanciare il sistema paese serve un forte
investimento sul sapere. «Mi
ha soddisfatto l’intervento di Mussi – ha commentato il leader di Confindustria
Luca Cordero di Montezemolo – perché credo che ci siano molti punti di identità
con noi. Il problema è passare ora dai progetti alle decisioni operative
».
«Politici strapagati, studiosi alla fame» E Confindustria, attraverso il suo vicepresidente per l’Innovazione Pasquale
Pistorio, ha suggerito una serie di proposte, tra cui un automatismo degli
incentivi, una leva fiscale per agire sugli investimenti e un credito d’imposta
per i finanziamenti agli enti di ricerca. Il «pacchetto» costerebbe circa 1,5
miliardi di euro che è – secondo Mussi – esattamente la cifra a cui il governo
intende innalzare le risorse per la ricerca. Il ministro ha quindi dato
argomentazioni alla sua linea: «I nostri ricercatori – ha detto – sono al terzo posto per pubblicazioni
scientifiche dopo Usa e Gran Bretagna. Non possiamo accettare che il loro
lavoro sia precario e mal pagato fino alla pensione». Rispetto a un politico,
in effetti, un alto dirigente del sistema pubblico di ricerca, prende giusto un
quinto: lo stipendio di un parlamentare oscilla tra i 10 e i 12 mila euro al
mese, quello di un ricercatore di prima fascia supera appena i duemila euro e
neppure a fine carriera va oltre i tre.
Duro, quindi, il giudizio di
Mussi: «È intollerabile che un
giovane che si consuma le scarpe in qualche ufficio politico o consiglio
comunale guadagni più di un ricercatore che ha studiato per anni
».
Possibile? Possibile. La classe politica italiana è strapagata e numerosissima:
se la posizione di Fabio Mussi costituisce l’empireo – deputato e ministro –
c’è una ricca serie B, più le serie cadette. Dei deputati si è detto. Se questi
parlamentari però sono anche ministri, bisogna aggiungere una ulteriore
indennità che oscilla tra i 2 e i tremila euro. Lo stesso trattamento è
previsto anche per i viceministri e i sottosegretari.
Non che i consiglieri regionali siano trattati peggio. Il loro
emolumento è deciso dai vari Consigli, ma «può» (il che vuol dire «deve»)
essere equiparato a quello dei parlamentari: tra i 120 e i 150 mila euro
l’anno. Provincie e comuni variano invece molto. Degli oltre 8 mila comuni
d’Italia, circa 5 mila sono sotto i tremila abitanti e lì i consiglieri quasi
mai prendono un gettone, mentre i sindaci tendono ad attribuirsi uno stipendio
che quasi mai scende sotto i tremila euro e può arrivare a quello dei
parlamentari per i vertici delle grandi città. Anche le circoscrizioni pagano i
loro consiglieri: nelle piccole città ciascuno riceve tra i 500 e i 700 euro al
mese, ma quelli di Roma e delle metropoli possono perfino vivere di questo
incarico elettivo: lo stipendio è di 2 mila euro. E i ricercatori? Vivono, in confronto, con un tozzo di
pane. Intanto, su una platea di 18 mila addetti, circa il 40% è costituito da
precari: assegnisti, borsisti, co.co.co di varia natura, la cui retribuzione
oscilla tra i 600 e i 900 euro al mese
. Per i mesi in cui lavorano. Poi
niente. Tutti però devono
avere una laurea, un dottorato di ricerca, varie pubblicazioni alle spalle e il
dominio di alcune lingue
.Il fausto giorno in cui vengono finalmente
assunti (mai prima dei 35 anni), arrivano a prendere mille e cinquecento euro.
Ma la strada è ancora lunga per diventare «primo ricercatore», soglia che si
può varcare anche a 50 anni, e solo allora si svolta la soglia dei 2 mila euro.
Una ristrettissima fetta di ricercatori, poi, accede alla carica di «direttore
di ricerca». Sono i cosiddetti «grandi professori», spesso nominati
direttamente dal governo. Bene: tremila euro li vedono solo questi ultimi.
Meglio fare il consigliere alla provincia di Isernia, non c’è dubbio.

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