Le nuove elezioni politiche greche premiano il disegno politico di Tsipras di eliminare l’opposizione interna e varare lo stesso esecutivo, forte di 7 seggi in meno, ma più compatto negli obiettivi, mentre l’opposizione è abbastanza divisa (estrema sinistra 15 seggi del KKE, estrema destra 19 seggi di Alba Dorata, socialdemocratici 17 seggi di Pasok, centro 93 seggi di cui 75 a Nuova Democrazia, 9 a To Potami) all’Unione di centro). Vincitore assoluto il non voto con il 44,8% (di cui 42,6% di astensioni e il resto bianche e nulle), comunque superiore al dato del gennaio 2015, ma ancora più accentuatamente ultrarappresentato fra i giovani.
Syriza incamera i 50 seggi di premio di maggioranza, conferma l’alleanza con An.El. e nel discorso della vittoria oltre a lisciare il “popolo” che lo ha confermato al potere lancia un programma di lotta alla corruzione e ai privilegi.
Sulla democraticità di questo governo non occorre spendere molte parole: un governo Syriza + An.El. è in realtà legittimato da poco più di un quinto dei 9,8 milioni di aventi diritto al voto. Ma questo non interessa a chi si riempie la bocca di parole come “popolo” e democrazia”.
Se poi andiamo a vedere quali interessi sociali verranno difesi da questo governo, basta guardare ai sei mesi trascorsi: non sono stati toccati i privilegi fiscali degli armatori, della chiesa ortodossa, ma anche di agricoltori e operatori turistici delle isole, salvo l’aumento dell’IVA che inciderà in parte sulle loro entrate. Le spese militari sono aumentate. Non si è varata nessuna misura per limitare la violenza delle forze dell’ordine nei confronti di lavoratori ed immigrati. Quattrocento mila bambini in età scolare soffrono di grave malnutrizione. E’ cresciuto l’esercito dei poveri. In cambio è aumentata la disoccupazione e la percentuale di lavoro nero, mentre sono diminuiti i redditi reali da pensione e lavoro dipendente. Se a questo quadro si aggiungono le misure di austerità che prossimamente verranno varate il quadro di classe è completo.
E a chi anche in Italia festeggia perché non ha vinto Nea Demokatia rispondiamo non solo che Tsipras non farà niente di molto diverso da quello che avrebbe fatto il Samaras di turno ma anche che Agli occhi della borghesia greca Tsipras è ben diversamente utile rispetto al vecchio Pasok o a Nea demokratia: è riuscito a disinnescare l’ondata di lotte, scioperi e manifestazioni degli anni precedenti. Ha deviato le rivendicazioni dei lavoratori sul terreno elettorale e ottenuto un mandato che ha tolto ai lavoratori stessi l’iniziativa. E dopo aver deviato le giuste proteste contro una austerità a senso unico (pagata dai giovani e dai lavoratori) contro la “cattiva Europa” o la “cattiva Germania”, dando una impronta chiaramente nazionalistica, con i “cattivi” si è accordato, avendo escluso a priori sia il far pagare il debito alla borghesia greca che la rottura dell’alleanza con gli Stati europei.
Entrano in parlamento i vetero-stalinisti del KKE, forti della loro coerenza e della loro significativa presenza nei luoghi di lavoro, ma destinati a restare confinati nel loro 5-7% e quindi non temibili in termini di “governabilità”.
Quanto all’altra sinistra, Unità popolare non entra nemmeno in Parlamento. Una ragione per cui ha raccolto solo in piccola parte il malcontento di larga parte del proletariato greco (l’1,6% degli elettori) può essere, come lamenta, il fatto che le elezioni sono state indette in fretta anche per impedirle di organizzarsi e competere efficacemente sul piano elettorale: dovendosi ancora strutturare organizzativamente, la “sinistra interna” di Syriza non ha potuto fare presa sugli elettori. E’ la dimostrazione che “I partiti di lotta e di governo”, gli alchimisti dell’entrismo, entrano solo nel ciclo “usa e getta” dei poteri forti. E aiuta questi poteri a disarmare la classe. Ma anche se avesse superato la soglia del 3% Unità Popolare sarebbe andata in Parlamento sulla base di una piattaforma imperniata sulla posizione nazionalista dell’uscita dall’euro più nazionalizzazioni, in concorrenza con il KKE e Alba Dorata, e non su posizioni di classe e internazionaliste, avendo rifiutato un’alleanza elettorale su questa base con la maggioranza di Antarsya e EEK.
L’unica sinistra che sarebbe temibile per il capitale, greco, europeo o internazionale sarebbe una sinistra in grado di mobilitare, i giovani e i lavoratori sulla base di una piattaforma di classe, contro la propria borghesia che li sfrutta prima ancora che contro i creditori europei.