Europa, Protezionismo
CORRIERE Sab. 11/3/2006
Giuseppe Sarcina
Il commissario UE al mercato interno MCCREEVY confessa
che la Commissione UE ha pochi strumenti per combattere il protezionismo di
SPAGNA, FRANCIA e POLONIA, ma si sta cercando possibili violazioni dei
regolamenti
BRUXELLES – «Non so se la Commissione abbia gli
strumenti sufficienti per farlo, ma stiamo cercando la norma appropriata per
attaccare il protezionismo di Francia, Spagna e Polonia». L’irlandese
Charlie McCreevy sa come essere disarmante. Il Commissario al mercato
interno, conversando con un gruppo di giornalisti, ammette
tranquillamente che Bruxelles farà il possibile per «garantire l’apertura dei
mercati finanziari», ma che è difficile dire se l’obiettivo sarà raggiunto.
C’è chi chiede: la Commissione allora farà come l’amministrazione americana che
incastrò il gangster Al Capone con un reato fiscale? McCreevy ride di gusto,
distribuisce un paio di manate agli interlocutori e risponde: «Analisi molto
buona, effettivamente un po’ è così».
La Commissione sta esaminando tre operazioni finanziarie. In Francia il
governo ha messo al riparo la Suez dal possibile attacco dell’Enel, spingendola
alla fusione con Gaz de France; in Spagna il premier José Luis Rodriguez
Zapatero si sta adoperando per bloccare l’acquisizione di Endesa da parte della
tedesca Eon. Poi c’è il versante bancario, con la Polonia che vorrebbe impedire
all’Unicredit di accorpare le due controllate, Pekao e Bph. «Non faccio che
mandare lettere», commenta McCreevy. «In Francia, per esempio, vogliamo
verificare che non sia stata violata la recente normativa sul "market
abuse"». In sostanza che non si siano verificati interventi, magari da
parte del governo, che abbiano impedito la trasparente circolazione di
informazioni sul mercato.
Ma non è solo un problema tecnico-normativo: «Come dice bene il mio amico
Giulio Tremonti – continua il Commissario – la questione del protezionismo è
centrale. Se non lo contrastiamo, possiamo davvero spegnere la luce e andarcene
a casa». Il problema è come fare. Se i Trattati, le direttive, i
regolamenti non danno certezze, non è forse giunto il momento di procedere a un
aggiornamento? «Non è una via praticabile – risponde McCreevy – innanzitutto
perché modificare una norma richiede un processo molto lungo, bisogna trovare
un accordo con il Parlamento, con i Capi di Stato e di governo. Ma poi io non
vedo tra i Paesi membri tutta questa voglia di dare più poteri alla
Commissione. E’ un atteggiamento che non vale solo per le banche o l’energia,
ma praticamente per tutti i settori».
L’ex ministro delle Finanze irlandese sostiene che Paesi come Francia e
Germania «sbagliano quando pensano che avere dei "campioni nazionali"
sia una condizione necessaria per tutelare settori strategici e la sicurezza
degli impieghi. Non è così. Anzi se tu chiudi le porte, soffochi la ricerca,
l’innovazione e quindi la competitività». Se questo è il quadro sarebbe
lecito attendersi una Commissione pronta a farsi sentire nel prossimo Consiglio
europeo del 23 e del 24 marzo. «Barroso ha detto che solleverà il problema»,
dice McCreevy. Ma il collegio ne ha discusso, esiste una posizione comune? «No,
non esiste un mandato della Commissione, ma tutte le volte che se ne è discusso
io ho sentito solo interventi favorevoli alla completa apertura dei mercati.
Anche il tedesco Gunther Verheugen, con cui ho avuto qualche problema
all’inizio, è su questa linea».