Marche, sfida tra imprenditori. Un azzurro affronta la Merloni

Italia, Politica, Economia

CORRIERE Mer. 8/3/2006  
Francesco Battistini

IL CASO / La scelta del Cavaliere: fuori Schifani e
dentro Casoli, leader confindustriale di Ancona. «Mi ha chiamato il capo del
governo, pensavo a uno scherzo»

 


La Confindustria marchigiana fornisce candidati sia al
Polo sia all’Unione


ROMA – Disfattista senza truppe. Ottimista senza
motivi. Per continuare a cantarsele, Berlusconi e Montezemolo non hanno più
bisogno di tribune tv. Ora c’è un angolo d’Italia, le Marche, dove lo
faranno due candidati: Francesco Casoli, presidente degli imprenditori di
Ancona, capolista di Forza Italia al Senato contro Maria Paola Merloni,
presidente degli industriali marchigiani, in corsa alla Camera con la
Margherita. Il berlusconiano e la rutelliana. Il damatiano e la montezemoliana.
Due anime di Confindustria. «Un bel duello – sta a guardare la marchigiana
repubblicana Luciana Sbarbati – anche un imprenditore è un cittadino ed è
giusto che si schieri: che Confindustria sia asettica, non è mai stato vero»
.
I duellanti si studiano. Con fair play. Perché si conoscono da una vita, vivono
nello stesso posto (Fabriano) e l’azienda dell’una è anche cliente dell’altro.
«Io non sono contro nessuno, io sono per», si limita Casoli. «Ma quale sfida,
si tratta di votare per l’economia del Paese», sorvola Maria Paola. Quand’è
calato ad Ancona con la famosa battuta su Gesù, però, Berlusconi ne approfittò
anche per attaccare proprio la Merloni («imprenditori furbacchioni», disse) e a
sorpresa venerdì, prima di sparare su Montezemolo, ha deciso di cambiare
cavallo: fuori Schifani, dentro Casoli, settore cappe aspiranti, nipote di quel
Gennaro Pieralisi che in Confindustria sta con Antonio D’Amato
. «Mi ha
chiamato a mezzanotte e mezza – racconta il neocandidato – e pensavo a uno
scherzo. In poche ore, ho detto sì».
Capitalisti contro. Nel bel mezzo dello scontro governo-industriali. Maria
Paola Merloni si rimette a Fassino e a Rutelli: «Gli imprenditori possono fare
politica, ma Confindustria non è un partito: sia Berlusconi che il
centrosinistra, se pensano che sia il loro giardino di casa, sbagliano». Casoli
s’allinea al Cavaliere: «Dire che siamo al tracollo, non è il caso. Nelle
Marche, il tessuto industriale tiene e alcune aziende vanno anche molto bene». I
duellanti si portano in scia le grandi firme dell’imprenditoria locale: tutta
la dinastia Merloni, i Della Valle, gli Scavolini di Pesaro col centrosinistra;
i Clementoni, i Berloni, Cesare Paciotti nel centrodestra. I sondaggi danno
vincente la cordata montezemoliana, ma la campagna è da fare e il premier ha
chiesto impegno massimo ad Adolfo Guzzini, sponsor di Casoli
: «Riconosco –
dice l’imprenditore – che la mia candidatura così rapida può creare qualche
domanda in Forza Italia. Ma io rappresento un elettorato di piccoli
industriali che chiedono una politica più attenta al nostro territorio»
.
Non si preoccupa molto la Merloni: «C’è una diversa serietà nel nostro impegno:
io ho meditato un mese, prima di candidarmi, a Casoli è bastata una notte. E
poi com’è che Berlusconi è venuto nelle Marche a dire che il popolo delle
piccole partite Iva sta con lui? Ha candidato uno che ha più di duemila
dipendenti..».

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