SPAGNA, LAVORO, PRECARIETÀ
REPUBBLICA Sab. 6/5/2006 ALESSANDRO OPPES
Intesa storica in Spagna tra sindacati, imprenditori e
governo dopo 14 mesi di negoziato. Il Paese in testa alle classifiche
dell´impiego a termine
Sarà assunto in modo permanente chi è stato 24 mesi nella
stessa azienda
N.d.R.: Al
di là dei toni trionfalistici, il nuovo accordo spagnolo per limitare la
precarietà (ottenuto senza scontri sociali) potrebbe essere indicato
dall’opportunismo nostrano come strada da percorrere in ITALIA.
MADRID – Ridurre la precarietà, evitare i
contratti a termine prorogati e ripetuti all´infinito, mettere uno «stop» agli
abusi e alla frode. Con l´intesa tra governo, imprenditori e sindacati, parte
in Spagna una riforma del mercato del lavoro lungamente attesa. E considerata
da tutti necessaria, visti gli standard imbarazzanti del paese a livello
europeo: 34 per cento di contratti a termine contro il 15 per cento di media Ue.
L´idea del governo Zapatero è quella di usare la doppia strategia del bastone e
della carota. Incentivi e sanzioni.
Incentivi per gli imprenditori che decideranno di mettersi in regola, trasformando
in indefiniti i contratti a termine prima del termine del periodo di
transizione, che si concluderà nel prossimo dicembre (gli aiuti andranno dagli
800 ai 1200 euro annuali per ogni dipendente, per un periodo di quattro anni).
Ma oltre a dare alle imprese la possibilità di aderire spontaneamente ai
princìpi della nuova legge, la riforma crea anche un meccanismo che mette il
datore di lavoro con le spalle al muro: quando un lavoratore occupi lo
stesso posto con contratti a termine ripetuti nel tempo per un totale di due
anni in un periodo di 30 mesi, il suo diventerà automaticamente un contratto a
tempo indeterminato. Nel caso, poi, che uno stesso posto di lavoro sia coperto
alternativamente da diversi lavoratori precari, l´impiego diventerà fisso:
in questo modo si eviterà una situazione che è stata spesso riscontrata, quella
di un posto fisso affidato a dipendenti con contratto a termine.
La riforma, che verrà varata martedì prossimo attraverso un decreto-legge ed
entrerà in vigore all´inizio di luglio, è frutto di un accordo sottoscritto dal
governo di José Luis Rodríguez Zapatero con la Ceoe, la Confindustria spagnola,
e le due grandi centrali sindacali, Ugt e Comisiones Obreras. Per
contribuire all´obiettivo di mantenere stabile la creazione di nuovi posti di
lavoro e fomentare l´utilizzazione della contrattazione indefinita, la riforma
prevede una riduzione dei contributi delle imprese al Fondo di garanzia
salariale e una riduzione dei contributi previdenziali che il datore di lavoro
paga per la disoccupazione.
La guerra ai «contratti spazzatura» era considerata da tempo una delle
priorità del governo socialista. Il netto calo del tasso di disoccupazione
registrato nel corso delle due legislature del governo Aznar è stato sempre
considerato come un falso successo dei popolari non solo dall´allora
opposizione del Psoe, ma anche dalla Commissione europea, che aveva più volte
richiamato Madrid a non incentivare la precarietà lavorativa. «In Spagna ci
sono 5,3 milioni di lavoratori con contratto a termine», ricorda il segretario
generale del sindacato Ugt, Candido Méndez. «E´ una cifra così intollerabile
che ormai era arrivato il momento di cercare formule utili per tentare di
risolvere il problema».
Una riforma che mette d´accordo tutti e che va in porto senza particolari
sommovimenti (l´unica opposizione è quella del Partito popolare che si
limita a una dichiarazione scettica sull´efficacia della misura). La Spagna
di Zapatero sceglie di puntare decisamente sulla stabilità lavorativa proprio
mentre, in Francia, il governo di Dominique de Villepin esce con le ossa rotte
dal lungo braccio di ferro sul contratto del primo impiego, e in Italia il
futuro governo Prodi avrà tra i primi compiti quello – delicatissimo – di
mettere mano alla legge Biagi per combattere la precarietà. Per questo la
vice-premier Fernández de la Vega non ha dubbi nel definire l´accordo con
imprenditori e sindacati «una magnifica notizia» e uno «stimolo chiarissimo»
alla creazione di nuovi posti di lavoro.