La notte del primo maggio, giorno dei lavoratori, un palazzo di 26 piani in pieno centro a San Paolo prende fuoco e collassa su se stesso come un castello di carte.
Ufficialmente si parla di una vittima, Ricardo, 30 anni, rientrato nel palazzo in fiamme per salvare donne e bambini intrappolati. Ricardo viveva da solo nell’edificio Wilton Paes de Almeida, lavorava in centro a S. Paolo come facchino, scaricando i camion di merce cinese a 50 R$ al giorno.
Ma le autorità tacciono sui 44 dispersi tra le macerie.
Nel palazzo vivevano 150 famiglie, 372 persone per lo più immigrati, disoccupati, precari, ambulanti, raccoglitori di roba vecchia e immondizia nelle discariche…occupavano abitazioni in condizioni disagevoli e precarie, adattandole con strutture di legno, nella totale incuria e indifferenza dei servizi sociali e delle istituzioni. Persone che provenivano spesso da altre occupazioni, da altri incendi, da sgomberi e violenze delle forze dell’ordine. Molti venuti a S. Paolo solo per trovare un lavoro e quello che hanno trovato era quasi schiavitù.
In pochi minuti dopo il crollo si attiva una forte rete di solidarietà, coordinata dal MLSM (Movimento de Luta Social por Moradia), che organizzava l’occupazione. Solidarietà che si scontra subito con i canali di raccolta imposti dalla prefettura, che sequestra il materiale, cibo, indumenti , portandoli negli alberghi o nei locali dove si ha intenzione di disperdere le famiglie, ma dove pochissimi accettano di andare, preferendo rimanere uniti nella vicina piazza antistante la chiesa Madonna del Rosario degli Uomini Neri. “Rimanere e resistere”, per non essere cancellati e dimenticati, e dimenticato anche il problema. Rimarranno all’addiaccio, ma ben visibili.
Il presidente Temer si è presentato nel luogo del disastro ma è stato cacciato a forza dalla popolazione presente.
L’ex prefetto e candidato a presidente João Doria (PSDB) si pronuncia in una sequenza di affermazioni pubbliche volte a stigmatizzare e criminalizzare il movimento degli occupanti, afferma che “l’edificio fu invaso ed una parte di questa invasione è finanziata ed occupata da criminali”. Con lui altre figure istituzionali, i media e la destra, non risparmiano menzogne e accuse a chi occupa per necessità, promettendo pulizia e ordine.
Il palazzo, costruito nel 1961 con destinazione commerciale e abbandonato da sei anni, era di proprietà statale, temporaneamente assegnato alla prefettura. A controlli precedenti si era rilevato fosse in pessime condizioni, ma non è mai seguito un intervento di manutenzione con messa in sicurezza della struttura. Un’inchiesta sulla tenuta ‘strutturale’ dell’edificio, avanzata in seguito ad un sopralluogo dei pompieri nel 2015, era appena stata archiviata a marzo.
Sono questi accusatori i diretti responsabili del disastro, costoro che premiano la speculazione immobiliare tenendo le case vuote.
Che le cause dell’incendio siano “naturali” per una tale situazione o che siano state provocate, cosa da non escludere vista la zona ad alto interesse speculativo, rimane il fatto che il diritto alla casa è negato in Brasile a più di 6 milioni di famiglie e che molte di questi vengono espulse verso le periferie, segnando un destino sicuro di emarginazione.
A San Paolo il prefetto Doria ha lanciato il programma “Cidade Linda”[città bella]: un piano di gentrificazione con espropriazione ed espulsione degli abitanti nelle zone a maggior interesse speculativo.
La città con il m2 più caro del paese, maggiore di 8000 R$, ha una popolazione di 15.900 senzatetto (dato del 2016), numero in aumento a seguito dell’approfondirsi della crisi, della disoccupazione e degli affitti sempre più alti. Conta 2 milioni di m2 non utilizzati, il 63% di edifici vuoti, il 26% di terreni e l’11% di costruzioni non concluse.
Secondo un rilevamento della stessa prefettura San Paolo ha un deficit abitativo di quasi 1,2 milioni di abitazioni, considerando sia le persone che non hanno una casa sia che abitino in situazioni precarie. Con i fondi impiegati attualmente nelle politiche per la casa ci vorrebbero 120 anni per risolvere il problema. Sono più gli immobili vuoti (7,9 milioni) che le famiglie senza un tetto.
La maggior città del paese presenta dunque tutte le contraddizioni e l’irrazionalità dello sviluppo capitalistico: dalla speculazione dell’1% di proprietari che possiede immobili per il 45% del valore del mercato immobiliare, a centinaia di migliaia
La dimensione del problema
di famiglie che vivono sul filo del rasoio dell’affitto da pagare, della disoccupazione e della povertà che spingono ad organizzarsi per avere un tetto sotto cui dormire, occupando edifici e terreni. Nel centro di S. Paolo attualmente ci sono circa 70 edifici occupati da circa 4000 famiglie.
Il programma dei governi PT ‘Minha Casa, Minha Vida’ non ha dato alcuna soluzione al problema, che ha continuato ad aggravarsi.
Povertà assoluta: distribuzione regionale
Popolazione che vive sotto la linea della povertà assoluta (US$ 1,90)
(scala in milioni di persone)
E’ intervenuto principalmente al di fuori delle grandi metropoli, ma è qui il cuore del problema dei senzatetto, e ha costruito ghetti in periferia, in condizioni precarie, al servizio dei grandi costruttori come Odebrecht e Camargo Correia.
Dati del 2015 dalla Fondazione Getulio Vargas su uno studio PNAD (Pesquisa Nacional por Amostra de Domicílios) indicano per il Brasile un deficit abitativo di 7,7 milioni, che si compone in: 3,27milioni per famiglie che non riescono a pagare l’affitto (dal 2009 l’affitto è aumentato del 68% ed è la maggior causa del problema abitativo); 3,22 milioni per famiglie in abitazione promiscua; 942.000 abitazioni precarie; 318.000 in sovraffollamento.
Negli ultimi due anni i tagli ai finanziamenti sull’edilizia popolare hanno aggravato la situazione. Nel 2017 il governo Temer ha destinato solo il 9% del valore previsto per le politiche abitative.
Lo stato di S. Paolo (dati tra il 2009 e il 2015) conta in assoluto il maggior deficit (1,61 milioni di abitazioni), mentre il Maranhão è in testa per quello relativo, mancano cioè case per il 23,1% delle famiglie. Riguardo alla suddivisione regionale, il Sud è il caso più grave, con -18%, seguito dal Sud-Est (-12%).
Il dramma dei senza tetto è espressione sia della crisi che della guerra sociale contro il proletariato più povero ed emarginato. Vivere in strada o in una casa indegna e con il timore di essere buttato fuori perché l’affitto è troppo elevato o perché si occupa per necessità, determina un quadro sociale esplosivo se sommato alle problematiche sociali vissute nello stesso tempo.
La sinistra rivoluzionaria brasiliana sta intervenendo direttamente in molte situazioni di crisi, attraverso movimenti sociali di occupanti o sfollati, denuncia, organizza la resistenza e la difesa delle occupazioni, lottando per la necessaria espropriazione senza indennizzo degli edifici vuoti, per un piano di opere pubbliche che crei lavoro e un programma di edilizia popolare finanziato con il denaro sottratto al pagamento del debito.
Fonti: Esquerda Diário 02,03/05/18
CSP-Conlutas 03/05/18
Valôr Económico 03/05/18
El País 03/05/18