Ma l’economia irachena sta risorgendo

I dati
sulla crescita

Cresce il tasso dei morti.
Cresce anche l’economia: è quanto sostiene il Wall Street Journal
, principale quotidiano finanziario americano solitamente
benevolo con l’amministrazione Bush. In un intervento firmato da Amir Taheri,
la situazione economica irachena è descritta in termini ottimistici. Taheri
cita l’ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale (Imf), che pone al 4%
il tasso di crescita per il 2005. Meglio di quanto sta facendo la media dei
Paesi della Lega Araba, un punto percentuale in più dell’Iran con cui Bagdad
sta incrementando i commerci
. Il riferimento al 2004, quando sull’onda
della caduta di Saddam l’economia fece un balzo del 52%, non può essere
considerato un paragone attendibile secondo Taheri. Il pil pro-capite dovrebbe
raggiungere nel 2006 i 3 mila dollari, ponendo l’Iraq a 12° posto nella Lega
Araba (nel 2003 era al 18°). Una zavorra, secondo Taheri, è rappresentata
dal debito estero
(che sotto Saddam ha raggiunto i 190 miliardi di dollari)
e dai sussidi di Stato che mantengono milioni di famiglie (ma
costituiscono il 51% del pil contro il 22% di quello iraniano). Cancellare i
debiti ereditati dal nuovo Iraq è una misura necessaria per far decollare
l’economia
, che secondo l’Imf potrebbe diventare il motore del Medio
Oriente nel giro di un decennio.

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