Dalla scorsa settimana in Ucraina sono riprese le proteste contro il governo del presidente Yanukovich, che a novembre 2013 aveva fatto marcia indietro sulla firma dell’accordo di associazione con la Ue a favore di un accordo con la Russia. Sarebbero scesi in piazza 100 000 manifestanti, nonostante il divieto del governo che ha proibito manifestazioni nel centro della capitale; gli scontri sono divenuti sempre più violenti, e negli ultimi giorni si sono trasformati in guerriglia urbana; uccisi 5 manifestanti, 2000 i dimostranti medicati, 120 i poliziotti feriti; la «Berkut», la polizia speciale anti-sommossa, avrebbe sparato ad altezza uomo.
A innalzare il livello di scontro è stata l’entrata in vigore di una nuova legge, una specie di coprifuoco che tra l’altro proibisce di erigere barricate, entrare in massa in luoghi pubblici, distribuire caschi protettivi e megafoni ai manifestanti. È previsto l’arresto per chi si copre il volto con un casco o un fazzoletto.
Gli attivisti del partito nazionalista di opposizione di estrema destra Swoboda, hanno occupato il municipio di Kiev, la sede del governo e contemporaneamente hanno proclamato lo sciopero generale.
I tre maggiori partiti di opposizione ucraini sono Batkiwschtschina (il partito di Yulia Timoshenko, in carcere, ora capeggiato da Arsenij Jatsenjuk), UDAR (cristiano-conservatore, guidato dall’ex pugile Witali Klitschko) – entrambi sostenuti dai cristiano democratici tedeschi della CDU e dalla sua fondazione Konrad Adenauer -, e Swoboda (Oleh Tjahnybok) che, rifacendosi al nazionalsocialismo tedesco, collabora con il partito nazionalista tedesco NPD. Swoboda è entrato in parlamento avendo ottenuto oltre il 10% nelle ultime elezioni.
I manovratori esterni
La UE aveva iniziato le proprie manovre 4 anni fa’, proponendo una “alleanza orientale” a Ucraina, Armenia, Azerbaijan, Georgia, Moldavia e Bielorussia per sottrarre la regione all’influenza russa; offriva cooperazione libero scambio e contributi finanziari; non offriva però l’ingresso nella UE.
Al corteggiamento europeo, Putin ha risposto offrendo più soldi, si parla di un prestito agevolato di €15,MD, con l’acquisto a rate di titoli di stato ucraini, sotto forma di sussidi, di cancellazione del debito di $1,3MD dovuto a Gazprom, di importazioni senza dazi, riduzione di 1/3 del prezzo del gas. Yanukovich ha accettato così di barattare la firma dell’accordo con la Ue con un riavvicinamento alla Russia, e anche, si dice, di aderire all’Unione doganale tra Russia, Kazakhstan e Bielorussia.
Per la sua posizione geografica l’Ucraina è il ventre molle della Russia dal punto di vista strategico e della sicurezza nazionale; se essa fosse sotto legata ad una potenza occidentale, i 1000 km di confine del fianco sud di Russia e Bielorussia risulterebbero sguarniti. Inoltre, con i porti di Odessa e Sevastopol l’Ucraina controlla l’accesso militare e commerciale della Russia al Mar Nero, e quindi al Mediterraneo; sul suo territorio passa l’80% dei gasdotti che inviano gas all’Europa. L’Ucraina rappresenta inoltre per la Russia un importante mercato di sbocco. La Federazione Russa è di gran lunga il paese dalle relazioni commerciali più forti con l’Ucraina, anche se il volume dei rapporti con la Polonia sta aumentando significativamente.
Le fazioni della borghesia ucraina
Dietro le quinte delle proteste di piazza, ancora più violento lo scontro infuria all’interno del piccolissimo gruppo di clan di ricchissimi oligarchi. Sono loro che manovrano il parlamento con fazioni ben identificabili.
A novembre il giornale tedesco Spiegel aveva parlato di sconfitta temporanea per la UE da parte della Russia. Quella in corso è un altro match della partita, che per ora sembra tutta interna alla borghesia ucraina, schierata in campi opposti rispetto ai due blocchi imperialisti, da una parte la UE, Germania in particolare, dall’altra la Russia.
La divisione tra gli schieramenti è geograficamente identificabile per grosse linee con una parte occidentale del paese più filo-europea, economicamente più legata al mercato e quindi più favorevole alla modernizzazione economica, mentre è più filorussa la parte orientale legata finanziariamente e politicamente a Mosca. Qui predomina un’obsoleta industria pesante che esporta in Russia e non è in grado di competere nella UE. Il centro del paese, sostanzialmente agricolo, oscilla tra le due posizioni. Le classi sociali più povere sono in generale meno schierate.
Alcuni oligarchi, dopo aver accumulato sotto Yanukovich ingenti fortune con le privatizzazioni e acquisito il controllo di imperi economici, hanno cambiato fronte ed appoggiato esplicitamente la protesta. Dato il peggioramento dell’economia e l’abbassamento del rating per il credito, temono di perdere l’aggancio con i mercati europei che nel 2012 hanno acquistato merci dall’Ucraina per €14,6 MD. Tra questi Viktor Pinchuk, il magnate della siderurgia, Petro Poroshenko, industria dolciaria; altri, come Akhmetov, non hanno invece rotto nettamente con Yanukovich, e spinto per un compromesso.
Il movimento di opposizione in Ucraina appare cavalcato da organizzazioni politiche che hanno interessi completamente divergenti da quelli della classe operaia ucraina, una classe che ha tutti i motivi per protestare e ribellarsi contro la propria borghesia, ma che per ora non sembra in grado di muoversi autonomamente.
Le famiglie ucraine sono tra le più povere in Europa, costrette a spendere circa 1/3 del reddito per l’alimentazione, mentre una decina di oligarchi detiene una ricchezza pari ad 1/5 del PIL ucraino. Il salario medio lordo mensili è di 306 €, il reddito medio mensile ucraino era nel 2012 di €275; su 44,854 milioni di abitanti, e circa 22 milioni di attivi, la Banca Mondiale calcola che 7 milioni di ucraini sono costretti annualmente ad emigrare. L’indice di disuguaglianza sociale è cresciuto dal 3,3 nel 2000 al 3,5 nel 2012 (0= eguaglianza assoluta; per un raffronto in Germania è attorno al 0,085).
Ci auguriamo che i lavoratori ucraini, maturando una coscienza ed autonomia politica di classe, escano dalla logica degli schieramenti della loro borghesia e vedano in essa il primo nemico da combattere.
Comunisti per l’Organizzazione di Classe