Lotta operaia in India repressa dalla polizia

Nel silenzio quasi generale dei mezzi di comunicazione nostrani, fra il 25 e il 26 luglio ha avuto luogo un significativo episodio della lotta di classe in India.

foto da "The Times of India"

A Gurgaon, nello Stato dell’Haryana (area di Delhi) si sono verificati duri scontri tra i lavoratori della Honda Motorcycles and Scooters India Ldt e la polizia, che cercava di bloccarne il corteo.
Nello stabilimento si producevano circa 2.000 moto, scooter e motori al giorno. Dal mese di maggio i lavoratori (2.000 o 3.500, a seconda delle fonti) erano in agitazione per ottenere aumenti salariali, a fronte degli aumenti dei profitti aziendali, e la produzione è dimezzata. Ma i capitalisti, sempre pronti a condividere equamente difficoltà finanziarie e perdite coi lavoratori, non realizzano i profitti per dividerli coi lavoratori che li hanno prodotti!

L’azienda aveva reagito agli scioperi con il licenziamento di 4 dipendenti e la sospensione di 50.

Lo scorso lunedì 25 luglio i lavoratori hanno organizzato una marcia di protesta, in direzione dei palazzi governativi di Gurgaon, da concludersi con un sit-in, come nella tradizione delle manifestazioni in India. La polizia dello Stato ha circondato i manifestanti, cercando di bloccare il corteo; i lavoratori che partecipavano a migliaia hanno premuto per forzare il blocco: ne seguivano duri scontri con gli agenti che, ricevuti rinforzi da località limitrofe, hanno represso il corteo con brutale violenza. Riferisce The Hindu: “la polizia circondò i lavoratori e li picchiò, lasciandone molti sanguinanti con arti spezzati… molti dei feriti sanguinavano profusamente, e molti giacevano svenuti”.

Forse un migliaio di lavoratori ha subito lesioni, di cui circa 700 sono stati curati nell’ospedale locale; centinaia sono stati condotti nelle caserme della polizia, molti portati via dall’ospedale o là piantonati; almeno un centinaio sarebbero gli arrestati.

Per far fronte all’emergenza vengono richiamati in servizio medici e infermieri di altri ospedali, ma molti devono attendere anche per ore prima di essere curati. Una folla di lavoratori e di loro sostenitori si riunisce intorno ai luoghi dove sono ricoverati i lavoratori e continua le proteste .

Il giorno successivo, 26 luglio, le forze “dell’ordine” intervengono nuovamente, contro i lavoratori che manifestano contro le violenze del giorno prima, e li disperdono con idranti e nuove cariche.

Questo episodio di lotta operaia e repressione da parte dell’apparato statale non è casuale. E’ il risultato inevitabile dello sviluppo dell’economia indiana al ritmo del 7% annuo, di un processo di industrializzazione e di estensione del lavoro salariato a gran parte della popolazione (oltre un miliardo di persone), oggi ancora in maggioranza occupata in agricoltura.

Le lotte operaie sul terreno economico sono un prodotto inevitabile di questo processo. In queste lotte il proletariato indiano prende coscienza dei propri interessi economici e ha modo di sperimentare sulla propria pelle il ruolo dello Stato, difensore degli interessi del capitale (in questo caso anche di quello estero). A poco saranno serviti i tentativi del partito “progressista” del Congresso, al potere in India e nello Haryana, di smarcarsi dalla repressione con lacrime di coccodrillo.

Siamo certi che anche in India, come ovunque nel mondo dove sta sviluppandosi numericamente il proletariato, avanguardie dei lavoratori, spinte dall’esperienza a ricollegarsi alla teoria marxista, giungono alla coscienza comunista, alla volontà di lottare per il superamento dei rapporti capitalistici di produzione, per la società senza classi.

Per questo salutiamo la lotta degli operai indiani della Honda, quale che ne sia l’esito immediato in termini economici.

cronache dalla stampa indiana

L’agitazione data da circa una quindicina di giorni, per la richiesta di aumenti salariali, alla luce degli incrementi dei profitti della compagnia. La Honda sostiene di aver raggiunto un accordo coi lavoratori, che si sarebbero fatti “fuorviare da elementi esterni”. La disputa si era inasprita in seguita a misure contro 54 lavoratori, 4 dei quali leader sindacali, licenziati dall’azienda.foto da The Times of India

Il 23 luglio i lavoratori hanno bloccato la National Highway 8. Le fasi della manifestazione del 25/7/2005:
h. 11.00 – i manifestanti si riuniscono ed iniziano a marciare
h. 11,30 – il corteo viene raggiunto dalle forze dell’ordine, che invitano a sciogliere la manifestazione.
h.12 – i manifestanti attaccano con pietre e bastoni, dando fuoco a un veicolo della polizia. Un numero imprecisato di agenti fugge dal luogo degli scontri.
Dalle h.12 alle 14 circa – scontri sulla strada fra Mehrauli e Gurgaon.
h. 14,30 – i manifestanti raggiungono la sede del Ministero (Mini Secretariat) e tengono un’assemblea all’aperto.
h.15 – la polizia attacca violentemente i manifestanti. L’assalto dura 45 minuti.
h. 16 – i manifestanti sono arrestati e chiusi nei bus vengono portati in diverse stazioni di polizia.

La Honda declina ogni responsabilità sui fatti. Chiede inoltre ai lavoratori di rientrare al lavoro.
La manifestazione, iniziata con una marcia di protesta ed un sit-in finale, è degenerata quando i lavoratori, vistisi circondati dalle forze dell’ordine, hanno cercato di forzare il blocco, ferendo un ufficiale e dando fuoco ad un veicolo della polizia. La polizia ha reagito con violenza, spazzando via la folla, con l’intenzione, secondo testimoni oculari,”di dargli una lezione”, colpendo i manifestanti senza pietà, fino a ridurne alcuni senza sensi.
Il ministro Buphinder Singh Hooda ha ordinato un’inchiesta sulla polizia che, secondo il deputato Sudhir Rajpal, si è tenuta entro i limiti della legge. Circa 700 (550 secondo alcune fonti) persone si sono rivolte ai 2 ospedali della città di Gurgaon, ma molti hanno dovuto attendere fino a 4 o 5 ore prima di essere assistiti; molti hanno ferite alla testa e fratture; e devono dividere il letto con altri, mentre altri giacciono sul pavimento; alcuni hanno perso i sensi e sono in gravi condizioni.
In un ospedale ufficialmente sono stati ricoverati 65 partecipanti alla manifestazione, di cui 40 medicati e dimessi, mentre 25 sono stati ricoverati L’ospedale ha chiamato in servizio medici e infermieri da altre strutture per far fronte all’emergenza.
La polizia presidia l’ospedale tutta la notte, mentre i manifestanti intonano slogans; in serata si affollano intorno alle stazioni di polizia gruppi di persone che protestano. I manifestanti arrestati e feriti devono attendere ore prime di essere curati. Secondo i lavoratori circa un migliaio di persone hanno subito le conseguenze degli scontri. I lavoratori denunciano il fatto che molti loro colleghi ricoverati presso gli ospedali sono “scomparsi”, che i congiunti che chiedono notizie sono maltrattati e che altri colleghi feriti non sono stati assistiti. Il traffico sulla trafficata superstrada Gurgaon-Dehli è bloccato. Il giorno successivo la Honda Motorcycles and Scooters India Ldt dichiara che l’interruzione della produzione nello stabilimento di Gurgaon potrebbe avere conseguenze sugli investimenti nel paese, creando un danno di immagine all’India e al management giapponese.
Più di 75 persone sono rimaste ufficialmente ferite negli scontri.

L’ambasciata nipponica, pur interessandosi allo svolgimento dei fatti, si rimette alle decisioni del management aziendale. Secondo il diplomatico il fatto non sembra avere connotazione politica; inoltre i problemi delle relazioni industriali sono gli stessi in Europa, come in America e in Asia.

Il 26/7/2005 il primo ministro Manmohan Singh ha espresso profondo dolore e preoccupazione per l’azione della polizia contro i lavoratori della Honda, chiedendo al governo dello stato di aprire un’inchiesta sulle responsabilità delle violenze, anche nelle forze di polizia.
Il presidente del Partito del Congresso Sonia Gandhi, esprimendo profondo dolore per lo “spiacevole incidente” di Gurgaon, ha richiesto al primo ministro dell’Haryana (lo stato della Federazione Indiana) Buhpinder Singh Hooda di aprire un’inchiesta immediata sui fatti del 25/7/05, di inquisire e punire immediatamente i responsabili.
L’inchiesta dovrebbe essere chiusa entro 15 giorni. Hooda si è precipitato a Gurgaon per incontrare i feriti. Almeno 65 lavoratori e 20 poliziotti sono rimasti colpiti negli scontri, secondo il deputato di Gurgaon, Sudhir Rajpal.

Migliaia di lavoratori intanto protestano contro il licenziamento dei colleghi che si sono scontrati con la polizia. Il 26/7 i deputati dei partiti di sinistra minacciano le dimissioni dal governo Hooda dell’Aryana. Insoddisfatti dalla risposta del primo ministro Shivraj Patil, hanno anche lasciato l’aula dopo la discussione. Il leader del BJP V.K.Malhotra chiede le dimissioni del governo.. La discussione sui fatti è stata molto animata, con accuse di barbarie, e le interrogazioni sono state sospese.
Martedì 26/7 /2005 la polizia usa gli idranti contro i manifestanti che protestano per le violenze della polizia. La Honda intanto sospende i lavoratori coinvolti negli scontri, che potranno essere reintegrati dopo il completamento di un’inchiesta giudiziaria. “Spiacenti, ma non li riassumeremo fino alla fine delle indagini. La Honda declina ogni responsabilità per fatti avvenuti fra polizia e manifestanti, fuori dai cancelli della fabbrica” – ha affermato il portavoce dell’azienda.
La Honda ha circa 3.500 dipendenti, e produceva fino a 2.000 scooter e motori al giorno, scesi a 1.000 unità durante gli ultimi due mesi di agitazioni, e a 400 negli ultimi giorni di lotta.

I Sindacati hanno annunciano ulteriori agitazioni per il 28 luglio e il 1 agosto. La Commissione per i Diritti Umani chiede un’inchiesta.

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