Poche ore dopo l’inizio dello sciopero nel complesso minerario di Sudbury (Ontario-Canada) da parte dei 2600 minatori della VALE Inco nickel (nota 1), la compagnia ha chiamato la polizia contro gli scioperanti impegnati in un picchetto, perché “erano troppo numerosi”. I minatori sono membri della United Steelworkers (USW), sezione locale 6500 (nota 2), ma hanno respinto compatti (presenti l’87% degli addetti, vota no il 70%) l’accordo raggiunto da azienda e sindacato. Il 1 giugno sono entrati in sciopero.
(https://www.sudbury.com/local-news/all-we-want-is-a-fair-contract-and-this-isnt-fair-says-striking-vale-employee-3834611)
Il nodo del contendere è il tentativo della società di concedere un aumento dell’1,35% (in presenza di una inflazione del 3,2%) e un taglio drastico della fornitura gratuita di medicinali, oltre che l’eliminazione della copertura per i ricoveri ospedalieri.
La polizia ha controllato i picchetti ogni giorno proseguendo con l’intimidazione.
Lo scorso anno la società ha offerto un bonus di 2.500$ perché la produzione non si fermasse per il Covid, ma i minatori ne hanno strappato 3.500. Del resto la forte richiesta di nickel da parte dell’industria delle batterie ha consentito alla società profitti in continua crescita. Ma spesso la USW ha utilizzato l’arma dell’isolamento dello sciopero per stroncare in lavoratori “ribelli” alle sue direttive, per mantenere buoni rapporti con la dirigenza della compagnia.
Le lezioni del passato
I minatori di Sudbury si sono fatti le ossa durante lo sciopero dal luglio 2009- al luglio 2010, quando polizia, giudici, Consiglio del Lavoro e governo dello stato hanno protetto i crumiri e sorvegliato, picchiato, arrestati gli scioperanti. Allora molte famiglie si trovarono alla fame. Anche allora i lavoratori chiedevano aumenti salariale e di conservare l’assistenza sanitaria.
United Steelworkers (USW) si gloria di avere accordi con tutte le organizzazioni sindacali delle miniere di Vale sparse in tutto il mondo (nota 3) per “lavorare insieme solidarmente e strategicamente come partners globali, per costruire un potere contrattuale per i lavoratori”. Ci si aspetterebbe un atteggiamento se non internazionalista, almeno favorevole a costruire la solidarietà fra lavoratori di diverse aziende, superando il miope localismo. Ma nel 2009-10 ha puntato a indebolire la solidarietà: ha concesso lo spostamento di minatori da altre miniere “per salvaguardare gli impianti” e quindi indebolendo l’impatto dello sciopero. Poi ha impedito che la sezione 6500 e la sezione 2020 scioperassero in modo coordinato. Non ha voluto azioni decise contro la presenza in massa di crumiri e di operai non sindacalizzati che venivano assunti al posto di quelli sindacalizzati che venivano licenziati. In questo modo nel 2010 azienda e sindacato hanno riproposto un contratto bidone analogo, che però è stato respinto dall’assemblea. Anzi i picchetti sono diventati più duri anche per il concorso della popolazione della città, dove risiedevano parenti e amici degli scioperanti. Sceriffo e poliziotti intervenuti per sgomberare i picchetti si sono trovati davanti una massa critica per la quale erano impreparati. I burocrati sindacali hanno cercato di spaventare gli scioperanti, affermando che le conseguenze legali sarebbero state pesanti. Hanno consigliato di rimettere la questione all’organo di conciliazione (il Consiglio del lavoro). Hanno invocato l’aiuto del Partito Liberale dell’Ontario. A luglio, esausti e ormai senza più risorse economiche, i minatori hanno firmato il contratto. (nota 3) Nel 2008 la Vel (che nel 2006 aveva assorbito la Inco) vantava un profitto netto di 13,2 miliardi di$.
Nel corso della lunga lotta i minatori e gli operai delle fonderie dell’Ontario che avevano scioperato in solidarietà hanno dimostrato determinazione e spirito di sacrificio, ma non abbastanza esperienza politica per diffidare dei burocrati sindacali e dei politicanti locali che hanno agito come “junior partners” della società multinazionale. In particolare la USW, forte di un capitale di 1,5 miliardi di $ (versati dai lavoratori), non ha sostenuto i minatori e le loro famiglie in modo adeguato durante il lungo sciopero.
Naturalmente anche Vale Inco ha fatto la sua parte, aumentando i salari nelle miniere in Brasile e Indonesia in modo che fornissero sul mercato il nickel che veniva a mancare dal Canada. Sono i vantaggi di cui gode una multinazionale. A cui i lavoratori possono rispondere solo organizzando un collegamento anche a livello internazionale con gli addetti della stessa società. (nota 4)
Quanto ai politici va imparata anche la lezione dello sciopero del 2011 indetto dai minatori Vale di Voisey’s Bay nel nord-est del Canada, il 55% dei quali sono aborigeni Innuit. Ebbene il Governo tribale della zona, in cambio di un ricco donativo, ha fatto una forte propaganda fra gli aborigeni perché non si iscrivessero al sindacato (“una roba da bianchi”) e si offrissero come crumiri.
Le sfide del presente
Il 17 giugno 2.400 minatori della Vale Inco di Sudbury hanno iniziato la terza settimana di sciopero. Il giorno prima avevano respinto una offerta della società definita “insultante”. Già il 15 i giornali padronali collegavano lo sciopero di Sudbury con il forte aumento dei prezzi del nickel negli Usa. E questo gioca a vantaggio dei minatori. Nel primo quarto di quest’anno La Vale INCO del Canada ha distribuito 3 miliardi di dividendi. E’ quindi perfettamente in grado di pagare l’assistenza medica dei suoi lavoratori e dei suoi pensionati. (https://sudbury.club/vale-strike-by-the-numbers/). Senza contare che durante il Covid il governo canadese, a guida liberale, ha graziosamente pagato i salari degli operai Vale in quarantena o malati. Nel 2020 in tutto la Vale ha ricevuto 67,7 milioni di S. Ma l’azienda conta evidentemente sulla complicità dei bonzi sindacali e dei politici. La USW ha appena firmato un contratto capestro alla Arcelor Mittal del Quebec
Toccare l’assistenza sanitaria ai minatori è particolarmente vergognoso, non solo perché siamo in coincidenza del Covid, ma anche perché per il loro lavoro sono esposti a fattori chimici cancerogeni e patiscono un alto numero di incidenti sul lavoro. La battaglia dei minatori non è solo per se stessi e per loro padri, ma anche per conservare una assistenza decente per le nuove generazioni. E tutta la comunità tifa per loro. Nessuno si diverte a scioperare – osservano gli ex minatori – ma altrimenti scegli di essere ancora più schiacciato. E molti si presentano ai picchetti per dare man forte.
I lavoratori sono preoccupati anche per il destino del diritto di sciopero, in un paese in cui il governo Trudeau ha pubblicamente criminalizzato lo sciopero dei portuali di Montreal (1.100 lavoratori) in aprile, quello dei confezionatori di carne di Olymel e dell’industria alimentare Exceldor (in tutto 1.600), tutti” traditori” della causa della ripresa economica (e dei connessi profitti naturalmente).
Intanto i lavoratori che non hanno perso il posto per la pandemia, vedono i loro salari tagliati da una inflazione senza precedenti, vedono avanzare in modo esplicito la logica del “i profitti prima delle vite” (delle loro vite naturalmente).
E guardano con interesse agli scioperi degli altri minatori nel mondo: i mille estrattori di carbone di Brookwood (Alabama – USA); i minatori di rame di Escondida (Cile), i minatori di sette località della Colombia; i minatori di Zacatecas in Messico; i minatori di Hierro (Perù), di proprietà della cinese Shougang e infine i minatori del Sud Africa.
In tutte queste lotte i temi comuni sono salari più alti, ritmi meno disumani, più sicurezza sul lavoro, assistenza sanitaria decorosa.
Nota 1) Vale Canada Inco Limited è una consociata completamente posseduta dalla compagnia mineraria brasiliana Companhia Vale do Rio Doce (CVRD). Produce nickel, rame, platino, palladio, rodio, rutenio, iridio, oro e argento. In Canada occupa 7000 minatori. La miniera di Sudbury funziona dal 1902 e già nel 1913 era sindacalizzata. E’ passata per molte mani (statunitensi, inglesi) fino al 2006 quando è stata acquistata dalla brasiliana Vale . Negli anni ’50 forniva l’85% di nickel del mondo. Negli anni ’60 divenne INCO. Nel 1969 divenne famosa per uno sciopero di 128 giorni interrotto da un tornado che seminò la morte. Nei primi anni ’80 il gruppo licenzia 6 mila operai. All’epoca produce un terzo del nickel del mondo. Nel 2006 quando viene acquistata dai brasiliani, è accusata di mancato rispetto dei diritti umani, per il trattamento riservato agli aborigeni.
Nota 2) hanno un sito https://uswlocals.org/usw-local-6500
Nota 3) fra le altre ricordiamo Confederação Nacional dos Trabalhadores no Setor Minera, SINTICIM, Union syndicale des ouvriers et employés de Nouvelle-Calédonie, Union des Syndicats des Travailleurs Kanak et Exploités, Fagforbundet for Industri og Energi, Construction, Forestry, Mining and Energy Union, and the United Steelworkers.
Nota 4) di questo sciopero parla WSWS del 6 giugno2021 intitolato “As Vale Inco nickel miners’ walkout in Ontario prepares to enter second week, critical lessons posed by 2009-10 strike“