- La
campagna anti-corruzione lanciata dal presidente Hu Jintao è arrivata
anche al capo del Partito Comunista di Shanghai, Chen Liangyu, la cui
caduta segna una battuta d’arresto nella “banda di Shanghai” del
precedente presidente Jiang Zemin, la lotta fra frazioni della leadership
cinese. - Chen è stato accusato di aver prestato 3,2 miliardi di
yuan (circa 400 milioni di dollari) dei fondi pensione a “imprenditori
illegali”. Han Zheng, “protetto” di Hu Jintao e sindaco di Shanghai, ha preso
il posto di Chen come capo del partito. - Chen, membro del potente Politburo del CCP (Partito
Comunista Cinese), è il funzionario cinese con grado maggiore a essere
accusato, dall’arresto del precedente capo di partito di Pechino Chen Xitong
nel 1995. - Ciò
ha permesso l’8 Ottobre a Hu di fare un rimpasto tra la leadership
all’assemblea plenaria annuale del Comitato Centrale del CCP. - L’azione contro Chen non era dovuta alla corruzione ma
per tenere stretto il potere nel CCP. Hu sostiene il riconoscimento di alcuni
diritti per assicurarsi una base sociale tra la classe media emergente, mentre
i suoi oppositori si oppongono a ogni liberalizzazione e appoggiano misure
poliziesche più dure contro ogni protesta. - Il
coefficiente di Gini della Cina, una misura dell’ineguaglianza di reddito,
ha raggiunto lo 0,46 %, valore più alto di quello statunitense. - La
leadership precedente del partito di Shanghai ha criticato la politica di
Hu che tiene a freno gli investimenti speculativi. Ignorando le istruzioni
da Pechino, Chen negli ultimi anni ha aperto la strada a speculazioni
immobiliari e a un’espansione anarchica di progetti industriali in tutti i
paesi. Hu ha temuto una crisi finanziaria, unita a tensioni sociali
crescenti, che potevano portare ad agitazioni di massa tra lavoratori e
contadini. Quando Hu ha preso il posto di Jiang nel 2002, quest’ultimo ha
cominciato a prendere il controllo della Commissione Militare Centrale è
ha posto i suoi “protetti” nella nuova leadership per assicurarsi che Hu
non cambiasse l’agenda politica degli anni ’90. - Zeng Qinghong, il maggiore protetto di Jiang, è stato
posto alla testa del comitato preparatorio per il congresso del partito del
prossimo anno. Ciò permetterà a Zeng di suggerire a chi assegnare i posti
politici maggiori.Durante lo “scandalo delle pensioni” di Shanghai, Zeng
ha fatto da intermediario tra Jiang e Hu nella discussione su chi dovesse
essere il capro espiatorio tra i funzionari. - Non c’è dubbio che la rimozione dall’incarico di Chen
sia stato un colpo contro il dominio della “banda di Shanghai” sul Politburo
del CCP. - L’effetto
dei media su questa vicenda, focalizzando l’attenzione sulla giustizia sociale
portata avanti tramite l’arresto di un ufficiale corrotto, è stato quello
di distogliere la rabbia pubblica dalla politica liberista portata avanti
dal regime. - Il
sistema rudimentale di previdenza sociale del paese è stato istituito alla
fine degli anni ’90, fra scontento sociale e un’ondata di protesta nelle
aree urbane e rurali per il peggiorare della disoccupazione e la mancanza
di servizi di base. - I dipendenti cinesi devono ora pagare una porzione del
loro salario in fondi di previdenza controllati dal governo. Teoricamente i
lavoratori dovrebbero avere almeno un’entrata limitata in caso di
pensionamento, lesioni, perdita del posto o maternità. Ma il livello dei salari
è cosi basso che i lavoratori dovrebbero pagare intorno al 40 % dei loro salari
per coprire queste eventualità. Molte aziende, soprattutto quelle private, si
rifiutano però di partecipare. - Un
rapporto delle autorità della provincia di Hubei ha rilevato lo scorso
anno meno del 10 % delle aziende delle aziende nelle 5 città esaminate
pagavano i contributi pensionistici. - In tutta la provincia i fondi non pagati ammontano a
4,5 miliardi di yuan ( 560 milioni $). - In alcune aree, funzionari locali pubblicizzavano
perfino l’inesistenza della previdenza sociale per attrarre investitori. - La maggior
parte dei residenti rurali – l’80% dell’1,3 miliardi di persone abitanti
in Cina- hanno poca possibilità di pagare i fondi pensione. Le autorità
cinesi sono di fronte a un immenso deficit di decine di miliardi di yuan
di fondi pensione per pensionati. I governi locali stanno utilizzando i
pagamenti dei dipendenti attuali per coprire il buco. - In
25 anni, è stato calcolato che la percentuale della popolazione oltre i 65
anni salirà dal 7,5 % al 30 % – come conseguenza della politica per le
nascite introdotta negli anni ’80. - Nel
2001, per salvare il sistema pensionistico, il governo ha venduto quote di
imprese statali sul mercato azionario. Ciò ha però portato a massicce
vendite e un brusco calo dei corsi azionari. - He
Ping, un ricercatore dell’Accademia cinese del lavoro e della previdenza
sociale, ha detto al China Daily il
28 Settembre che i governi locali sono tenuti a investire 87 miliardi $
dei fondi pensionistici in buoni del tesoro emessi dal governo centrale o
in banche di proprietà dello stato. - Queste strade, comunque, portano tassi di profitto
molto bassi. Di conseguenza sono costretti a investire fondi pensionisitici in
imprese più rischiose promettenti maggiori profitti. - Pechino
ha chiuso un occhio su questa pratica, rendendo i fondi pensione
controllati localmente una risorsa lucrosa di capitale per funzionari
statali che lavorano a stretto contatto con speculatori, imprese edilizie
e imprenditori privati. Più di 16 miliardi di yuan (2 miliardi $) dei
fondi pensionistici dal 1998 sono stati semplicemente rubati. La crisi si
fa sentire soprattutto a Shanghai, il centro finanziario e industriale
cinese, dove il rapporto di pensionati rispetto ai contributori
pensionistici è molto più alto della media nazionale. La città è inoltre
un punto focale per investimenti immobiliari speculativi e ad alto
profitto. Durante il picco del boom immobiliare del ’96, il governo di
Shanghai ha prestato 6 miliardi di yuan del fondo pensionistico a
costruttori edili a un tasso di interesse del 15-20 %. - Nel
2002, quando Chen Liangyu è diventato il nuovo capo del partito, ha
approvato un investimento di 3,2 miliardi di yuan nella compagnia privata
Fuxi per fare un offerta d’appalto sull’autostrada Shanghai-Hengzhou – una
delle strade a pedaggio più lucrose in Cina. - L’investimento è diventato una delle accuse di
corruzione nei confronti di Chen. - Il
maggiore beneficiario del progetto è stato Zhang Rongkun, che ha fondato
Fuxi nel Febbraio 2002 per la maggior parte coi fondi pensione. Un mese
dopo, a 29 anni, è diventato il vicepresidente della camera del commercio
della città e membro del corpo consultivo del governo, la Conferenza
Consultativa Politica Nazionale del Popolo. Nel 2005 Zhang è stato
nominato da Forbes Magazine il
16° uomo più ricco della Cina. - Sotto
il precedente presidente Jiang, l’uso corruttivo dei fondi pubblici era
protetto per incoraggiare la crescita economica e aiutare a creare una
nuova elite capitalista. Solo dopo che questa speculazione e questi
saccheggi hanno rischiato di portare a gravi conseguenze sociali che Hu si
è rivolto ai funzionari di Shanghai avvertendoli di mettere a freno queste
pratiche. - Dopo
le dimissioni di Chen, il governo ha annunciato che entro il 2007, i fondi
pensione verranno trasferiti dai governi locali ad amministratori privati
di fondi supervisionati dal governo centrale.
Shanghai
corruption scandal exposes crisis of China’s pension system
By John Chan
7 November 2006
The
weeks-long “anti-corruption” campaign in Shanghai launched by Chinese President
Hu Jintao, finally reached one of its major targets—the Shanghai Communist
Party boss, Chen Liangyu. His downfall marks a setback for the so-called
“Shanghai gang” of former president Jiang Zemin, in the ongoing factional struggles of the Chinese
leadership.
The
state media announced Chen’s dismissal on September 25. He was arrested and
charged with lending 3.2 billion yuan (about $US400 million) in pension funds
to “illegal entrepreneurs”. Han Zheng, President Hu’s protégé and Shanghai
mayor, has taken over Chen’s post as acting party chief. A number of Shanghai officials and businessmen have been detained or
are under investigation for the illegal use of the city’s social security funds
to finance real estate and infrastructure projects.
Chen, a
member of the powerful Chinese Communist Party (CCP) Politburo, is the
highest-ranking Chinese official to be charged since the imprisonment of former
Beijing party boss Chen Xitong in 1995. His disgrace allowed Hu to reshuffle
the leadership at the annual plenum of the CCP Central Committee on October 8.
The plenum’s theme was the building of a
“harmonious society”. These are code words for a discussion on China’s rising
levels of inequality and social tension. China’s Gini coefficient, a measure of income inequality,
has reached 0.46, higher than that for the US. The move against Chen was not
about corruption, but how to best maintain the CCP’s grip on power.
Hu
advocates the granting of some political rights to secure a social base among
China’s emerging middle classes, whereas his opponents oppose any, even
limited, liberalisation and back stronger police-state measures against any
protests. In particular, Jiang and his faction have
resisted any reappraisal of the military crackdown on protesters in Tiananmen
Square in 1989, which is still officially justified as suppressing a
“counter-revolutionary rebellion”.
The
former Shanghai party leadership has been criticising Hu’s policy of curbing
speculative investment. By ignoring the instructions from Beijing, Chen’s
actions had encouraged property speculations and the anarchic expansion of
industrial projects throughout the country in recent years. Hu feared a financial
crisis, coupled with the mounting social tensions, could dramatically escalate
mass unrest among workers and farmers.
The factional conflict remains far from
settled. When Jiang handed
over to Hu in 2002, he initially kept control of the Central Military
Commission and installed his protégés in the new leadership to ensure Hu did
not change the basic policy agenda of the 1990s.
At the leadership meeting, Vice President Zeng Qinghong, Jiang’s most
important protégé, was appointed as the head of the preparatory committee for
next year’s party congress. The position will allow Zeng to draw up the
recommendations for the senior political posts.
There are some indications that Zeng may be
shifting his allegiances. He played a crucial role in 2003 to forcing Jiang to
resign from the top military post. During the Shanghai “pension scandal”, Zeng has functioned as a
go-between between Jiang and Hu in negotiations over which officials would
become the scapegoats.
There is
no doubt that Chen’s removal constitutes a blow against the grip of the
“Shanghai gang” over the CCP Politburo. Of the Politburo’s
nine members, Chen has been forced out and the future of two other Jiang allies
is in doubt. Huang Ju reportedly has cancer and will retire next year. Jia
Qinglin is likely to be forced out at the 2007 party congress.
The
state-controlled media has focussed attention on the political demise of a top
corrupt official, claiming that his removal demonstrates Beijing’s
determination to fight for “social justice”. Such cases serve a useful role in
diverting public anger over the regime’s pro-market policies, which have led to profiteering, bribery and theft at every level of
government, and a deep chasm between rich and poor.
The pension crisis
The abuse of the Shanghai pension funds is not
simply a product of corrupt individuals, but flows directly from the economic
and social policies adopted at the highest levels in Beijing. The country’s rudimentary social
security system was established in late 1990s, amid rising social discontent
and a wave of protests in rural and urban areas over worsening unemployment and
lack of basic services.
Chinese
employees are now required to pay a portion of their wages into local
government-controlled social security funds. Theoretically, workers should have
at least a limited income in case of retirement, injury, job loss or pregnancy.
But wage levels are so low that workers would have to pay an estimated 40
percent of their salaries to cover all these eventualities. Moreover, many firms,
especially private ones, simply refuse to participate.
A report
by authorities of Hubei province last year, for instance, found that less than
10 percent of businesses paid superannuation in the five cities surveyed.
Across the province, the unpaid funds amounted to 4.5 billion yuan ($US560
million). In some areas, local officials even advertised that there was no
social security, in order to attract investors. Most rural residents—80 percent
of China’s 1.3 billion people—have little capability to pay into pension funds.
With a rapidly aging population, the Chinese authorities are
facing a huge shortfall of tens of billions of yuan to fund pensions for
retirees. Local governments are using the payments of current employees to
cover the gap, but the difficulties can only worsen. In 25 years, it is estimated
that the percentage of the population over 65 will jump from 7.5 percent to 30
percent—a consequence of the “one child” policy introduced in the 1980s.
China’s new corporate elite has no interest in
supporting retired workers. In
2001, the government tried to raise cash to bail out the pension system by
selling shares in state enterprises on the stock market. The move was dropped
after it triggered a massive sell-off and a sharp fall in share prices.
He Ping,
a Chinese Academy of Labour and Social Security researcher, told the China Daily on September 28 that local
governments are supposed to invest the $US87 billion in social security funds
in central government-issued treasury bonds or in state-owned banks. These
avenues, however, generate very low rates of return. Consequently, local
officials are compelled to invest social security funds into riskier
enterprises promising higher returns.
Beijing
has turned a blind eye to the practice, making locally-controlled pension funds
a lucrative source of capital for state officials working hand in hand with
speculators, land developers and private entrepreneurs. Up to 16 billion yuan
($2 billion) in social security funds has been simply stolen since 1998.
The
pension crisis is sharply expressed in Shanghai, China’s financial and
industrial centre, where the ratio of retirees to pension contributors is far
higher than the national average. The city is also a focus for speculative and
highly profitable property investment. At the peak of a property boom in 1996,
the Shanghai government lent 6 billion yuan in pension funds to real estate
developers at interest rates as high as 15-20 percent.
Under Shanghai party chief Huang Ju, the city’s
social security bureau established an investment arm. In 2002, when Chen Liangyu became the new party
boss, he approved an investment of 3.2 billion yuan in the private company Fuxi
to bid for the Shanghai-Hengzhou expressway—one of the most lucrative tollways
in China. The investment became one of the corruption charges against Chen.
The
scheme’s principal beneficiary was Zhang Rongkun, who founded Fuxi in February
2002 largely with Shanghai pension funds. A few months later, at the age of 29,
he became the vice president of the city’s chamber of commerce and a member of
the government advisory body, the National Peoples Political Consultative
Conference. In 2005, Zhang was named by Forbes
magazine as the 16th richest man in China.
Under
former president Jiang, the corrupt use of public funds was protected in order
to encourage economic growth and help create the new capitalist elite. It was
only when this rampant speculation and looting threatened serious economic and
social consequences that Hu targetted Shanghai to send a message to officials
throughout the country to rein in such practices.
After Chen’s dismissal, the Chinese government
announced that by 2007, pension funds will be transferred from local
governments to private fund managers acting under central government
supervision. The
step may curb the speculative use of pension funds but the lower interest rate
returns will only compound the underlying lack of social security for the
majority of the population and fuel further instability.