Lo scandalo del «vecchio Xiao»

Fabio Cavalera
Per la prima volta emerge sui media della Repubblica la crisi del Welfare



Anziano e malato, è stato abbandonato fuori dall’ospedale



In CINA è sempre più vistosa la situazione di chi vive
senza assistenza medica, tagliata a molti cinesi negli anni ’80 con le riforme
liberiste.


PECHINO – La storia del «vecchio
Xiao» ci racconta come funziona la sanità pubblica nella Cina postcomunista. Il
poveretto, un sessantenne scheletrico, soffriva di forti mal di testa e di
conseguenza si è presentato a un ospedale per chiedere di essere curato. Poiché
non aveva i soldi per pagare le prestazioni e poiché aveva un debito per
precedenti ricoveri al pronto soccorso lo hanno respinto senza tanti
complimenti. Lo hanno caricato mezzo nudo su una barella, lo hanno coperto con
un lenzuolo bianco e infine lo hanno abbandonato in mezzo alla strada
.
Pioveva. Ma fa niente.

Tutto ciò è avvenuto a Zhenjiang nella provincia del Jiangsu, il sud-ovest del
Paese, e probabilmente sarebbe sfuggito a qualsiasi ribalta mediatica se alcuni
cittadini non avessero fotografato e spedito le immagini a un sito Internet;
successivamente se un quotidiano del pomeriggio, lo Yangze Evening,
contravvenendo alla regola d’oro secondo cui l’informazione è politicamente
corretta se rilancia soltanto ciò che di miracoloso avviene in Cina, non avesse
deciso di piazzare la notizia nella sua prima pagina. Scandalo sommato a
scandalo.
Un pezzettino alla volta la vicenda del «vecchio Xiao» è stata ricucita secondo
le migliori tradizioni della cronaca e ha messo in vetrina uno dei problemi
più gravi del Cina di oggi. Qua e là, c’è un giornalismo che sulle questioni sociali
appare attento e investigativo. I reporter vanno incontro a ritorsioni di ogni
tipo ma ciò non impedisce che le più vistose contraddizioni di un Paese
affascinante ma dai mille volti emergano nella loro drammaticità
.
Come, appunto, la storia del «vecchio Xiao», così chiamano gli amici e la
famiglia questo signore che porta sul volto i segni di una età molto più
avanzata di quella reale. Lui all’ospedale aveva bussato già alla metà di
maggio. Diagnosi: contusione alla testa. Mercoledì scorso i dolori sono
riaffiorati e il «vecchio Xiao» – nome vero Xiao Wanjun – è ritornato al pronto
soccorso della medicina tradizionale cinese a Zhenjiang. E qui la debolezza e
l’iniquità di un sistema che è un compromesso non riuscito fra controllo
pubblico e apertura ai privati ha manifestato le sue impietose lacune.
Il welfare sanitario in Cina è stato azzerato a partire dalla fine degli
anni Ottanta. La tutela della salute era a carico del governo per i lavoratori
e le loro famiglie nelle industrie di Stato, era a carico delle aziende
collettive nei distretti rurali. Con la accelerazione liberista il castello si
è sgretolato
.
Parallelamente alla decisione presa dall’oggi al domani di licenziare venti
milioni di operai dei carrozzoni mangiasoldi, poco dopo la metà degli Anni
Novanta il governo cinese compiva il passo di abbandonare il vecchio modello di
copertura sanitaria e pensionistica offerto alla popolazione
.
Una deregulation pesante. Ammorbidita dalla introduzione successiva di
qualche regola di riparazione. Nel 1998 è stato istituito il nuovo programma
nazionale di Assicurazione Medica di Base. Le aziende e i dipendenti
contribuiscono al Fondo con un versamento rispettivamente del 7,5 e del 2 per
cento del salario
. Gli ospedali sono imprese che autogestiscono autonomamente
entrate e uscite di cassa, retribuzioni del personale, costi delle prestazioni.
Chi ha bisogno di cure ha diritto a pochi servizi gratuiti e a tutti gli
altri a pagamento in contanti
.
Altrimenti a casa. Le medicine si comperano (e sono care). Per di più il
welfare corre in soccorso unicamente del lavoratore e non dei suoi familiari.
Figli e consorti malati, se vogliono l’aspirina, lo sciroppo, la visita o
l’operazione sono costretti a versare di tasca propria
.
Il risultato è che 109 milioni di lavoratori urbani sono coperti
dall’Assicurazione ma 600 milioni ne sono sprovvisti. Peggio nelle campagne
.
Complessivamente i tre quarti dei dipendenti del settore privato non hanno
tutela sanitaria. Ciò significa che è meglio non ammalarsi. Altrimenti può
finire come a «vecchio Xiao».
Il quale non aveva soldi e allora lo hanno abbandonato in mezzo alla strada su
una barella. Sotto un diluvio.
Il governo di Wen Jiabao ha manifestato le migliori intenzioni di ritoccare la
riforma e ha chiesto maggiore sensibilità. Il guaio è che a livello locale di
ciò che ha in mente Pechino, spesso, se ne disinteressano.
 

Salute pubblica e rivoluzione

ALL’ORIGINE
Nella
Cina comunista la tutela della salute era a carico del governo per i lavoratori
delle industrie pubbliche e per le loro famiglie. Era a carico delle aziende
collettive nei distretti rurali
LA RIFORMA A partire dalla fine degli anni Ottanta, il Welfare sanitario
cinese è stato azzerato. Nell’ultimo decennio, il modello di copertura
sanitaria e pensionistica è stato abbandonato
IL FONDO Nel 1998 è stato istituito il programma nazionale di
Assicurazione Medica di Base. Vi concorrono le aziende con il 7,5% dei salari e
i lavoratori con il 2%. Gli ospedali sono imprese che dal punto di vista
finanziario si autogestiscono

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