L’Italia e le armi alla Nigeria + vari

Nigeria, Italia, armamenti
Nigrizia          090305
 05/03/2009
L’Italia e le armi alla Nigeria
Luciano Bertozzi

–  Conclusi accordi Italia-Nigeria per la vendita di 2 navi militari, in violazione della legge 185, che vieta le vendite a paesi belligeranti.

– forti proteste da parte dei ribelli del Mend, (Movimento per l’emancipazione del delta del Niger), che ha minacciato ritorsioni sulle imprese italiane, soprattutto del gruppo ENI, operanti in loco. che chiedono la ridistribuzione equa dei proventi del petrolio.

Le stesse multinazionali petrolifere sono state accusate di sostenere l’apparato militare. Inoltre negli ultimi anni si sono moltiplicati gli attacchi alle piattaforme petrolifere ed i sequestri dei lavoratori che hanno visto anche il coinvolgimento dell’ENI.
MEND: "L’esercito nigeriano sta conducendo una guerra ingiusta contro le popolazioni del delta del Niger”.
Il governo italiano ha rinonvato l’invito alla Nigeria a partecipare al vertice del G8 di quest’estate.

Il governo nigeriano è “interessato ad usare tecnologie italiane, navi leggere veicoli speciali, blindati Lince, aerei, tecnologie radar e controlli satellitari Alenia”.

Amnesty International: Viene rafforzato così l’apparato militare di uno stato che viola le libertà fondamentali, mentre permane il problema della popolazione che abita il Delta del Niger, regione ricca di petrolio, maanche la più povera e arretrata della Nigeria.
La Nigeria è in fondo a tutte le statistiche socioeconomiche mondiali,  pur essendo un importante produttore non ha utilizzato i notevoli introiti derivanti dall’oro nero per migliorare la qualità della vita dei nigeriani.

 

Il paese è un importante cliente dell’industria militare italiana, il primo dell’Africa subsahariana.

o    Nel 2007,  consegnate armi per un valore di 16 milioni di euro.

o    Nel 2006 Alenia Aeronautica ha firmato un contratto da 84 milioni di euro per la messa in efficienza degli aerei da addestramento MB 339 forniti in precedenza.

o    Nel 2005  sempre Alenia, contratto da 60 milioni di euro per l’ammodernamento e la logistica degli aerei da trasporto G 222 forniti dall’Italia. L’accordo prevede anche la formazione tecnica del personale.
In passato Abuja ha anche usufruito di servizi militari, per un valore di 2,8 milioni di euro,
Nel 2005 l’Italia ha cancellato, nel 2005, gran parte del debito estero nigeriano contratto con l’Italia, quasi 900 milioni di euro.

Nel 2006 Amnesty International ha denunciato l’uso sistematico della tortura da parte della polizia nigeriana.

Nigeria, Italia, armamenti
Nigrizia          090305
 05/03/2009
L’Italia e le armi alla Nigeria
Luciano Bertozzi

–   Nel suo recente viaggio in Nigeria, il ministro degli esteri Frattini ha concluso accordi con Abuja per la vendita di 2 navi militari, sollevando le critiche dei ribelli del Mend, che chiedono la ridistribuzione equa dei proventi del petrolio. E violando la legge 185.

La disponibilità del ministro degli esteri Frattini a fornire due navi militari alla Nigeria, annunciata nel corso della recente visita ufficiale nel paese africano (una delle tappe del suo tour africano, dal 9 al 13 febbraio- ascolta l’intervista a Carlo Marroni, giornalista de ilSole24ore, che traccia un resoconto del viaggio di Frattini) ha suscitato le ire del Mend (Movimento per l’emancipazione del delta del Niger) che ha minacciato ritorsioni sulle imprese italiane, soprattutto del gruppo ENI, operanti in loco.

Il titolare della Farnesina ha incontrato ad Abuja il ministro della difesa ed ha riferito che il governo nigeriano è “interessato ad usare tecnologie italiane, navi leggere veicoli speciali, blindati Lince, aerei, tecnologie radar e controlli satellitari Alenia”.

 

–   “Il governo italiano – ha commentato il Mend – ha offerto, non richiesto, la fornitura di due navi militari all’esercito nigeriano che sta conducendo una guerra ingiusta contro le popolazioni del delta del Niger”.

La Farnesina ha replicato alle accuse del Mend affermando che il nostro paese favorisce la stabilizzazione ed ha ribadito l’invito alla Nigeria a partecipare al vertice del G8 di quest’estate in programma alla Maddalena.

–   Rafforzare l’apparato militare di uno stato che secondo Amnesty International viola le libertà fondamentali non aiuterà a risolvere politicamente il problema della popolazione che abita il Delta del Niger, area ricca di petrolio, i cui proventi non vengono però distribuiti equamente: la regione è la più povera e arretrata della Nigeria. Anzi, il petrolio si trasforma in una sorta di maledizione: lo sfruttamento sconsiderato delle multinazionali straniere distrugge l’ambiente e ne impedisce ogni possibilità di sviluppo. La Nigeria, pur essendo un importante produttore non ha utilizzato i notevoli introiti derivanti dall’oro nero per migliorare la qualità della vita dei nigeriani: il paese è in fondo a tutte le statistiche socioeconomiche mondiali.

 

–   Le stesse multinazionali petrolifere sono state accusate di sostenere l’apparato militare. Inoltre negli ultimi anni si sono moltiplicati gli attacchi alle piattaforme petrolifere ed i sequestri dei lavoratori che hanno visto anche il coinvolgimento dell’ENI.

– Tale contesto imporrebbe particolare cautela e la sospensione di ogni cooperazione militare: proprio il contrario di quanto avviene. Il paese è un importante cliente dell’industria militare italiana, il primo dell’Africa subsahariana.

o    Nel 2007, secondo la relazione governativa, sono state consegnate armi per un valore di 16 milioni di euro.

o    Nel 2006 Alenia Aeronautica ha firmato un contratto da 84 milioni di euro per la messa in efficienza degli aerei da addestramento MB 339 forniti in precedenza.

o    Nel 2005 la stessa azienda ha firmato un contratto da 60 milioni di euro per l’ammodernamento e la logistica degli aerei da trasporto G 222 forniti dall’Italia. L’accordo prevede anche la formazione tecnica del personale. In passato Abuja ha anche usufruito di servizi militari, non meglio specificati nei documenti ufficiali di Palazzo Chigi, per un valore di 2,8 milioni di euro. Ciò avviene mentre il nostro paese ha cancellato, nel 2005, gran parte del debito estero contratto con l’Italia, quasi 900 milioni di euro.

–   Commesse che, in coerenza con la legge 185 che disciplina l’export militare, dovrebbero essere quantomeno sospese: la legge vieta le vendite a paesi belligeranti. E’ da sottolineare, inoltre, che l’Onu nel 2006 ha denunciato l’uso sistematico della tortura da parte della polizia nigeriana.
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Amnesty International

Nigeria Human Rights – Human Rights Concerns

Nigeria continues to face a human rights crisis on a number of levels. Though there were no executions in 2004, the death sentence is still imposed by high courts, and Sharia, Islamic law. In the Shariat penal code, sentences for sex-related offenses (Zina), applicable to people who are or have been married, were recently increased from mandatory flogging to mandatory death by stoning. Both courts make it difficult for women, the poor, and other vulnerable groups to access a lawyer..

Violence against women is a continued problem, with gender discrimination standard in both law and practice. The most common kinds of violence against women include sexual and familial violence, genital mutilation, and forced marriage. Discriminatory laws regarding divorce and employment make it difficult for women to flee such situations.

In the oil-rich Niger Delta, populations remain vulnerable to human rights violations by security and law enforcement officials. Community members who protest Chevron, Shell, and their subcontractors risk collective punishment for their actions.

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Estratto dal report 2008 per la Nigeria  di Amnesty International

[…]

 

The Niger Delta

The security forces continued to commit frequent human rights violations in the Niger Delta. Violations included extrajudicial executions, torture and destruction of homes. Militants kidnapped dozens of oil workers and their relatives, including children, and attacked many oil installations.

In the run-up to the April 2007 elections, violence in the Delta increased as politicians used armed gangs to attack their opponents. After the elections, the violence, rather than decreasing, increased yet further.

In August, rival gangs clashed in the streets of Port Harcourt, killing at least 30 people and injuring many more, including bystanders. More died when the Joint Military Taskforce (JTF) intervened using helicopters and machine-guns — at least 32 gang members, members of the security forces and bystanders were killed. Following the clashes, a curfew was imposed. Many people with no connection to the gangs were reportedly arrested, although the commander of the JTF denied this. The violence continued and intensified towards the end of the year. By the end of 2007 the JTF was still deployed in the city and the curfew was still in place.

No action was known to have been taken to bring to justice members of the security forces suspected of being responsible for grave human rights violations in previous years. Reports of two judicial commissions of inquiry were not made public. The commissions examined events in February 2005 — a raid by members of the JTF in Odioma, in which at least 17 people were killed, and a protest at the Escravosoil terminal, when soldiers fired on protesters.

People living in the Niger Delta lacked drinking water and electricity, and had few functioning schools or health care centres.

Extrajudicial executions

Members of the police and security forces extrajudicially executed hundreds of people. These included killings by police during routine road checks or for refusing to pay a bribe, shootings of suspected armed robbers on arrest, and extrajudicial executions of detainees in police stations. The military were also frequently involved in extrajudicial executions, especially in the Niger Delta. On 27 March, the UN Special Rapporteur on extrajudicial, summary or arbitrary executions stated at the Human Rights Council that Nigeria must end extrajudicial executions by police.

The acting IGP stated that in the first 100 days he was in office, 1,628 armed robbers were arrested and 785 were killed by the police. NGOs alleged that the number of killings was higher. Despite the alarming number of such killings, the government took very little action to address the problem. On the contrary, the police were encouraged to shoot armed robbers. On 23 October, the Commissioner of Police of the Federal Capital Territory, for example, ordered his men to shoot on sight armed robbers caught in the act of committing a crime.

 

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