Fallite per l’ennesima volta le trattative di pace fra Israele e autorità palestinese, presiedute da Kerry, non è un segreto che il riavvicinamento di Hamas e OLP nel maggio 2014, ha fatto infuriare il governo israeliano, uso, indipendentemente dal colore politico, a giocare pesantemente sulle divisioni in campo palestinese.
Abbiamo già scritto sull’improbabile successo di questo dialogo fra le due più importanti organizzazioni palestinesi; in ogni caso Netanyau, che guida Israele dal 2009, ha giocato d’anticipo col chiaro intento di spaccare la neonata coalizione inasprendo contemporaneamente le tensioni fra Israeliani e palestinesi.
Non solo il governo Netanyau ha bloccato il versamento delle tasse (che sono raccolte dagli israeliani e riversate all’autorità Palestinese), ma ha platealmente autorizzato la creazione di 3 mila nuove colonie israeliane in Cisgiordania. Sottolineiamo il “platealmente”, perché la riappropriazione dei territori palestinesi da parte di coloni israeliani non si è mai interrotta ed è per ovvi motivi causa di continue frizioni fra le due comunità. Dati non smentiti dagli israeliani e forniti dal centro studi palestinese Arij rivelano che fra il 1990 e il 2012 la superficie degli insediamenti israeliani in Cirgiordania è aumentata del 182% mentre i coloni israeliani sono passati da 240 a 656 mila (+189%). Questi coloni sono scelti fra i nuovi immigrati, in modo che la guerra fra poveri continui!
L’annuncio del governo israeliano è di 6 giorni precedente il rapimento dei 3 ragazzi israeliani poi trovati morti (l’annuncio è del 6 giugno, il 12 è avvenuto il rapimento, a fine giugno il ritrovamento). Netanyau ha immediatamente individuato il colpevole del rapimento in Hamas, Hamas ha smentito ma, come è suo costume, ha elogiato l’atto, Abu Mazen lo ha condannato, ma questo non ha fermato un’ondata parossistica di caccia al palestinese, che ha indiscriminatamente colpito Gaza e Cisgiordania. Trentaquattro siti “di terroristi” sono stati bombardati a Gaza, altri 15 raid nella notte del 2 luglio, 389 palestinesi, fra cui alcuni parlamentari e lo speaker del Palestinian Legislative Council, sono stati arrestati; muoiono “incidentalmente” due tredicenni e un diciannovenne palestinesi.
Una volta ritrovati i corpi dei tre adolescenti israeliani, un diciassettenne palestinese è stato rapito e ucciso, presumibilmente da coloni israeliani, mentre membri della destra palestinese inscenavano a Gerusalemme manifestazioni al grido di “Morte agli Arabi” . Fonti Onu hanno contato nel solo 2013 400 attacchi a palestinesi nell’area di giurisdizione israeliana, per lo più impuniti.
Lo scenario per una sanguinosa terza intifada è stato innescato. Tra il 2 e il 3 luglio negli scontri a Gerusalemme Est i feriti sono stati 232.
Lo scopo di Netanyau non è solo di “sradicare Hamas”, è anche quello di far tacere le voci moleste in campo israeliano. Da ogni parte stanno scoppiando scandali per corruzione che riguardano ex ministri, industriali, pubblici funzionari, militari. In particolare sono stati saccheggiati i fondi pensione. Chi è ricco in Israele diventa sempre più ricco, una vera e propria oligarchia domina l’economia e la politica. In cambio molti giovani israeliani lasciano il paese perché con i loro salari non riescono a pagare gli affitti proibitivi o a garantire scuole decenti ai figli. (cfr Daniel Doron, direttore del Israel Center for Social & Economic Progress su Middle East Forum 15 maggio 2014).
La caccia al palestinese quindi è funzionale anche alla repressione e allo sfruttamento dei lavoratori israeliani, che non si possono permettere le guardie del corpo e che ogni giorno, nel clima di violenza alimentato ad arte, vedono i loro figli morire e comunque devono vivere in continua insicurezza.
Hamas e i “duri” palestinesi d’altronde non sono contrari alla violenza perché sperano di recuperare l’appoggio e i finanziamenti, che sono ora in forte calo da Europa, Iran e monarchie del Golfo. La causa palestinese è oggi poco funzionale agli interessi in campo in Medio Oriente, in cui la partita più importante si sta giocando in Iraq e in Siria…
Combat – Comunisti per l’Organizzazione di Classe