La Riforma della Previdenza prevede 65 anni per gli uomini e 62 per le donne come età minima per avere la pensione ed un tempo di contribuzione minimo di 25 anni per il pubblico impiego, 15 per il privato; mentre richiede 40 anni per la pensione integrale. Solo queste due novità della Riforma Previdenziale, calate nella realtà lavorativa e sociale brasiliana, produrranno conseguenze tragiche per il proletariato e i settori più deboli della società.
Perché?
Tra i 96 distretti del Brasile, 36 hanno un’aspettativa di vita inferiore a 65 anni.
La legalizzazione del lavoro intermittente, l’estensione dell’outsourcing, del lavoro informale e precario, rendono una chimera il raggiungimento della quota contributiva necessaria per il pensionamento, alla faccia del salario minimo. Anzi il proletariato dovrà non solo dannarsi di un lavoro senza diritti e tutele, piegarsi allo sfruttamento e al ricatto, ma anche pagarsi la quota contributiva mancante quando il salario sia inferiore a quello minimo, se vuole sperare in una pensione. Il lavoro intermittente, già ampiamente utilizzato in tutto il paese in ogni settore, soprattutto nei servizi e nel commercio, è sempre remunerato ben al di sotto del salario minimo, perché pagato a ore effettivamente lavorate e sulla base di un rapporto di lavoro ‘a chiamata’.
Un esempio? Con un salario mensile di R$ 115,44 (salario erogato da una rete di supermercati nel Ceará, che corrisponde a meno di 30 euro) e una contribuzione previdenziale minima di R$ 187,48, scalando l’apporto dell’impresa di R$ 23,09, il lavoratore dovrà sborsare ogni mese R$ 164,31, cifra che supera il suo misero salario di R$ 65,03.
La Riforma del Lavoro si completa in quella della Previdenza nel piano di brutale supersfruttamento della classe lavoratrice da parte di una borghesia imprenditoriale e parassitaria che deve garantirsi tassi di profitto e rendita sempre elevati, a dispetto di crisi globale e recessione nazionale.
La “modernizzazione” dell’impianto economico del Brasile per elevare le forze del capitale in un prosperoso sviluppo, passa solo da lì.
Fonti: Esquerda Diario 24,27,28/11