L'attivismo sul Libano «copre» il via libera alla missione a Kabul

Online «Il Punto» di Stefano Folli

Con opportuna tempestività, Romano Prodi ha spiegato che non c’è alcuna richiesta
italiana all’Iran perché eserciti una mediazione nella crisi
.   Ipotizzarlo, dice il presidente del
Consiglio,sarebbe da «idioti». Più semplicemente, come ha notato Cossiga, sarebbe«una pretesa impossibile
e ridicola»
. In realtà, alcune mosse e telefonate del premier avevano
lasciato intravedere qualcosa al riguardo, nelle ore concitate del G8. Ora la
questione è chiarita. Resta il fatto che il governo italiano è molto dinamico in questi giorni.
Prodi ha colto l’occasione per occupare il centro della scena
. Non
cercherà la mediazione iraniana, ma è evidente che il premier vuole ritagliarsi
uno spazio d’iniziativa. Immagina che prima o poi si raggiungerà il «cessate il
fuoco»fra Israele e Libano e vuole averci una parte.
Questo spiega perchè
l’Italia non segue la Francia che ieri sera è tornata, con Chirac, a definire
«aberrante» l’offensiva israeliana in Libano
.    L’Italia si mantiene più prudente. Prodi non taglia i ponti con Israele e guarda
piuttosto a Tony Blair.
Il
premier inglese è il fautore di un intervento delle Nazioni Unite. Crede nella
possibilità di disporre sul terreno un contingente di Caschi blu, dislocati sul
confine fra i due paesi. L’Italia si è messa sulla stessa lunghezza d’onda e Prodi stagià calcolando di
quanti soldati dovrebbe essere composto il contingente e quale dovrebbe essere
il contributo italiano.
S’intende che il progetto non è privo di ambiguità.   Addirittura è lecito metterne in dubbio la
realizzabilità pratica. In primo luogo, l’ipotesi è respinta dal governo di Gerusalemme.
Almeno per il momento. Gli
israeliani vogliono prima concludere le operazioni militari e smantellare le
rampe missilistiche di Hezbollah
.Non intendono in alcun modo delegare
questo compito alle Nazioni Unite, di cui storicamente si fidano poco o
nulla.  Figurarsi poi come potrebbero
accettare la proposta di D’Alema, che ha suggerito di inviare i Caschi blu
anche a Gaza.
Come si vede, la situazione resta confusa. Con pochi dati certi.Il primo è che l’America «copre» Israele e
Bush è evidente non intende ostacolare il premier Olmert. Secondo, Blair, vicino agli Stati Uniti, fa
un passo avanti e pensa al dopoguerra,quando l’Onu potrebbe ritagliarsi un
ruolo
. Terzo, la
Francia ribadisce la sua posizione tradizionalmente filoaraba, senza
dimenticare che il Libano è un ex protettorato di Parigi
.
E l’Italia?  Il governo di Roma non ha molto spazio sulla scena mediorientale, ma si
comporta come se lo avesse
. Ci sono ragioni soprattutto interne che
giustificano questo attivismo. Il nodo dell’Afghanistan è ormai giunto in
Parlamento e s’intreccia con la crisi libanese. Con il sostegno dato all’Onu,
Prodi e D’Alema si sono guadagnati il plauso della sinistra radicale, la stessa
che sfila per Roma gridando slogan antiisraeliani
.

L’Onu è visto da questi gruppi come una punizione inflitta a Israele. Il che è
davvero paradossale, perchè nell’idea di Blair l’intervento dei Caschi blu è
un’altra cosa: un’assunzione internazionale di responsabilità per disarmare
Hezbollah
.

Ma l’entusiasmo della sinistra radicale potrebbe tradursi in un vantaggio per
il governo. Nel senso di rendere più facile il passaggio parlamentare almeno
alla Camera del decreto sull’Afghanistan. Israele come grande alibi collettivo
per favorire il compromesso a sinistra sulla missione a Kabul
. Strano arabesco,
ma non sorprendente.

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