MAURIZIO RICCI
Così le multinazionali di Cina e India conquistano i
mercati globali
I
giganti dell´industria mondiale non sono più soltanto europei o statunitensi
Infosys lavora con Microsoft, Lenovo compra i computer Ibm e non sono da sole
Si sviluppano centri di ricerca con migliaia di dipendenti e ingenti fondi a
disposizione
L´inverno scorso, abbiamo
tutti imparato a rispettare il potere e l´influenza di Gazprom, il gigante del gas russo che poteva aprire e
chiudere i rubinetti di buona parte dei nostri riscaldamenti. Ma Gazprom non è
l´unico nuovo attore sulla scena mondiale, proveniente da zone che eravamo
abituati a considerare solo terreno di caccia per le aziende dei paesi ricchi. C´erano
stati altri segnali: la cinese Lenovo che rileva gli storici computer della
Ibm, l´egiziana Orascom che sbarca in Italia e si prende un colosso della
telefonia come Wind, l´indiana Infosys che riceve l´appalto per sviluppare
l´architettura del nuovo software Microsoft. E, adesso, sta arrivando l´ondata.
Nell´ennesima sorpresa dell´infinito copione della globalizzazione, la scena
mondiale si affolla di protagonisti inaspettati: giganti multinazionali a tutto
tondo, nati e cresciuti in paesi come la Cina e l´India, ma anche Brasile,
Sudafrica, Egitto, Russia, Messico. Sono spregiudicati, registrano i think
tank della finanza internazionale, sono affamati, sono agili, si sono
irrobustiti in ambienti competitivi durissimi. Hanno cominciato contendendo
alle multinazionali tradizionali il loro mercato interno, poi sono andati a
fare la guerra alle stesse multinazionali sui mercati degli altri paesi
emergenti, adesso sbarcano nei mercati d´origine, americani o europei, dei
nostri giganti. Sono nomi che noi cominciamo ad imparare solo adesso, ma che
su mercati importanti, come la Nigeria o l´America latina, sono già famosi.
Presto, saranno a pieno titolo brand, marchi mondiali.
La brasiliana Embraer ha scavalcato i canadesi della Bombardier come
terzo produttore mondiale di aerei commerciali. L´indiana Ranbaxy è al
posto numero 14, nella classifica delle vendite di medicinali generici sul
mercato farmaceutico più importante del mondo, quello statunitense. Ma è al
primo posto in mercati con numeri enormi come Brasile e Nigeria. L´appalto
plurimiliardario di British Telecom per rivoluzionare la rete di comunicazioni
inglese è andato alla cinese Huawei Technologies. Chi è più avanti nella
tecnologia di trasformazione del metano in benzina – una delle strade più
interessanti per sopperire alle carenze di petrolio – è la sudafricana Sasol.
Le statistiche non danno ancora pienamente conto del fenomeno. L´ultima
classifica Unctad, l´organizzazione Onu per il commercio internazionale, delle
100 maggiori aziende transnazionali non registra neanche un´azienda che non sia
americana, europea, giapponese o coreana. Ma la graduatoria è compilata in
base al capitale investito all´estero. Se guardiamo, invece, al fatturato,
e consideriamo anche quello realizzato sul mercato interno, d´origine, vediamo,
ad esempio, che un gigante internazionale come Vodafone realizza incassi
complessivi per quasi 60 miliardi di dollari l´anno. La Singtel (l´azienda di
telecomunicazioni di Singapore) per quasi 70 miliardi di dollari. Inoltre,
la classifica dell´Unctad si ferma al 2003, mentre gli ultimi anni sono i più
significativi. Nel 2005, le 100 maggiori multinazionali dei paesi
emergenti, censite da uno studio del Boston Consulting Group, hanno realizzato
tutte insieme un fatturato di 715 miliardi di dollari, profitti per 145
miliardi di dollari, su un capitale investito pari a 500 miliardi di dollari.
La sola General Electric, la più grande multinazionale del mondo, vale da sola
quasi queste cifre. Ma i 100 piccoli nuovi arrivati, dal 2001 ad oggi, sempre
secondo quello studio, sono cresciuti ad una media del 24 per cento l´anno.
In più, è finita l´era in cui le imprese cinesi, indiane, brasiliane,
occupavano solo la fascia bassa del mercato, con prodotti sulla soglia
dell´obsolescenza. La Huawei, segnala il settimanale Business week ha speso
l´anno scorso oltre 500 milioni di dollari in ricerca e impiega 7 mila
ingegneri. Il centro di ricerca della Ranbaxy ha 1.100 addetti. La Techtronics
di Hong Kong si sta facendo largo nel mercato degli attrezzi professionali di
lavoro a batteria, perché è stata la prima ad usare le leggere pile al litio. I
jet di media portata della Embraer offrono lo stesso spazio e lo stesso comfort
dei jumbo Boeing e Airbus. La cinese Haier sta lanciando negli Usa una
lavapiatti con un sensore di particelle di cibo che possa determinare quando le
stoviglie sono pulite. L´ultima lezione della globalizzazione è che non
esistono, nel mondo globale, posizioni di rendita.