L´Asia teme l´escalation vertice tra Cina e Giappone

Federico Rampini
La crisi nordcoreana innescata dalle sanzioni inflitte dall´Amministrazione
Bush a Kim Jong Il

Il premier Abe a Pechino per
premere su Pyongyang
Congelati i fondi con cui il "Caro Leader" si concedeva concubine e
chef francesi


La nuova crisi con la NORD-COREA
coglie gli USA impreparati e in difficoltà in Medio Oriente e potrebbe spingere
il GIAPPONE ad armarsi (forse anche nuclearmente).

Il neopremier giapponese SHINZO
ABE ha scelto come prima visita all’estero la CINA (prima ancora di visitare
gli USA!). Oggi discuterà con HU JINTAO della crisi coreana. CINA e GIAPPONE
vogliono distendere i rapporti dopo le tensioni scorse, ma la CINA rimane il
grande protettore della NORD-COREA e SHINZO ABE resta un leader nazionalista.


Pechino – Il primo test di una bomba nucleare
nordcoreana può scatenare un effetto-domino in tutto l´Estremo Oriente, con una
escalation del riarmo (anche atomico) in Giappone, a Taiwan e in Corea del Sud.
L´emergenza irrompe nello storico vertice di oggi a Pechino tra il neopremier
giapponese Shinzo Abe e il presidente Hu Jintao
. Come il battito d´ala di
una farfalla che nella "teoria delle catastrofi" si dilata
progressivamente fino a provocare un uragano dall´altra parte dell´oceano,
questa crisi è stata provocata da un gesto così banale da passare a lungo
inosservato.
Il detonatore iniziale è una lettera partita da Washington all´inizio
dell´estate, di cui l´Amministrazione Bush sembra non avere valutato tutte le
possibili conseguenze. Con quell´atto le autorità americane hanno notificato a
una piccola banca cinese di Macao l´accusa di aver riciclato denaro sporco per
conto di Kim Jong Il, il "monarca rosso" di Pyongyang che oggi
festeggia i dieci anni della sua definitiva ascesa al potere. Di fronte al
rischio di un embargo americano, e di perdere più lucrosi affari con
l´Occidente, l´istituto di Macao ha congelato i conti con cui Kim Jong Il
rinnovava la flotta di lussuose limousine e si concedeva altri vizi imperiali,
dalle concubine straniere alla gastronomia francese
. Mentre i precedenti
tentativi di isolare economicamente la Corea del Nord hanno avuto come unico
risultato quello di inasprire la miseria della popolazione, per la prima volta
colpendo la banca di Macao una sanzione ha danneggiato il dittatore.
Ma la reazione di Kim Jong Il ha spiazzato gli americani. Invece di tornare
al tavolo delle trattative per rassicurare il resto del mondo, il "Caro
Leader" (come viene chiamato nella propaganda ufficiale) ha reagito con
una fuga in avanti. A luglio, sfidando i moniti internazionali, Pyongyang ha
effettuato dei test missilistici di lunga gittata per dimostrare di poter
colpire il Giappone, e forse perfino la West Coast americana. Pochi giorni fa è
arrivato l´annuncio dell´imminente test nucleare
. Che i nordcoreani siano
in grado di fabbricare un ordigno atomico in realtà non sorprende più nessuno:
da anni il regime affama la popolazione convogliando le sue scarse risorse
verso l´armamento nucleare. Dopo un test però il pericolo si aggrava. La
concreta capacità di detonare l´atomica esaspera la paura dei vicini verso un
regime tirannico e isolato, che sopravvive alimentando la psicosi dell´assedio.
Di qui a vedere il Giappone riarmarsi fino ai denti, e magari disposto a
diventare a sua volta una potenza nucleare (un tabù da Hiroshima a oggi), il
passo è breve
. Infine proprio l´effetto-Macao aumenta la probabilità dello
scenario più temuto dagli americani: per ritrovare fonti di finanziamento
Kim Jong Il può fornire ordigni nucleari a gruppi terroristici che li
userebbero in Occidente
.
A questo snodo Washington è arrivata senza avere strategie chiare sul dopo.
Nella sua paranoia, Kim Jong Il paradossalmente dà prova di una certa lucidità
tattica. Ha capito che l´America impantanata nel conflitto iracheno non ha
l´opzione di un´altra guerra. Il braccio di ferro nucleare con l´Iran complica
anche la situazione diplomatica
: Bush già deve convincere Cina e Russia ad
appoggiarlo nel Consiglio di sicurezza Onu per contrastare "l´atomica
degli ayatollah", il suo margine di pressione su Mosca e Pechino non è
illimitato. In quanto alle sanzioni che gli Stati Uniti vorrebbero fare
varare dall´Onu, la loro efficacia verso la Corea del Nord è dubbia
. Il
Paese ha già rapporti minimi con il resto del mondo, l´aggiunta di un embargo
navale per impedire l´export di armi non impedirebbe i traffici lungo il
confine terrestre con la Cina e la Russia. Pesa la grande ambiguità di
Pechino. La Cina è il vero protettore di Kim Jong Il, senza le sue forniture di
petrolio, alimenti e denaro il regime sarebbe forse già crollato
. La
condanna diplomatica di Pechino verso il test nucleare non inganna: al di là
delle parole, i leader cinesi foraggiano la feroce dittatura del loro vassallo
perché è uno Stato-cuscinetto che rappresenta una spina nel fianco dell´America
e del Giappone.
La crisi coreana oggi sarà il primo dei temi trattati nel delicato vertice
tra Abe e Hu Jintao. Un summit senza precedenti: non era mai accaduto che un
premier giapponese appena insediato esordisse all´estero con una visita a
Pechino, prima di essersi "accreditato" a Washington. Nei cinque anni
e mezzo in cui era stato al governo Junichiro Koizumi, non era mai stato
ricevuto a Pechino. Il peggioramento dei rapporti era stato costante e disastroso
.

Koizumi aveva cavalcato il rinascente nazionalismo del Sol Levante con le sue
visite al tempio Yasukuni di Tokyo dove sono onorati i soldati giapponesi
caduti, inclusi alcuni grandi criminali di guerra. I leader cinesi avevano
reagito rivangando la memoria dell´occupazione nipponica dagli Anni Trenta al
1945, ed eccitando il nazionalismo popolare fino alle violente manifestazioni
studentesche del 2004 che da Pechino a Shanghai e Canton avevano assalito i
consolati e le sedi di multinazionali giapponesi. Le classi dirigenti di
ambedue i Paesi hanno avvertito il bisogno di raffreddare la crisi. L´occasione
è stata offerta dal passaggio di consegne tra Koizumi e Abe. Il nuovo
premier ha subito manifestato il desiderio di venire a Pechino. I cinesi gli
hanno fatto un´apertura di credito, fingendo di ignorare le credenziali
nazionaliste di Abe, e dando per scontato che il nuovo capo del governo non
ripeterà le "provocazioni" del suo predecessore. Il dialogo è appeso
a un filo molto sottile. Abe in realtà non ha mai promesso che non visiterà il
tempio Yasukuni
.
Anzi, prima di lasciare Tokyo ha fatto una dichiarazione esplosiva, negando
che gli alti dirigenti militari responsabili di Pearl Harbor e dello stupro di
Nanchino fossero dei "criminali di guerra". Dietro le ferite mai
sanate del passato si nascondono conflitti molto attuali: la contesa per i
giacimenti di energia sottomarini nelle acque di confine tra i due Paesi, e
soprattutto il ruolo sempre più essenziale del Giappone come alleato-supplente
dell´America nel contenimento militare della nuova potenza cinese
.

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