Ogni anno nel mondo 10 mila uomini sfigurano una donna con l’acido. Qualcuna grazie alla sua forza d’animo sopravvive, molte sono vive, ma morte al mondo. Nel frattempo i paesi sviluppati hanno decentrato nei paesi del cosiddetto “sud del mondo” le industrie a sfruttamento intensivo di lavoro. es. il tessile.
Penserete, ma cosa c’entra?
Nelle zone a sud del mondo, molte industrie, in particolare il tessile e la gioielleria, utilizzano tonnellate di sostanze corrosive. Il risultato? Diecimila casi di donne sfigurate ogni anno. I casi si concentrano in Bangladesh e in Pakistan, nella cosiddetta “cintura del cotone”, cioè Punjab meridionale e nell’alto Sindh. Ne parla Acid survivors trust international.
In Occidente giustamente denunciamo la violenza di genere da parte di uomini rancorosi e vigliacchi. Ma dimentichiamo la violenza del capitale, avido di profitto, che sfrutta le diseguaglianze economiche, geografiche e di classe, per operare una violenza equivalente.
Come donne dobbiamo portare la denuncia oltre il livello del privato, come lavoratrici dobbiamo guardare oltre i confini nazionali, dobbiamo costruire una solidarietà internazionalista degli sfruttati, nelle cui schiere il capitale “privilegia” le donne con i suoi doni tossici.
Le proteste delle operaie tessili di novembre 2023 in Bangladesh ci ricordano che non siamo le uniche a lottare e che nuove generazioni di donne combattenti stanno crescendo intorno a noi.