La UE combatte in Ucraina contro il contrabbando ad Est

Ue, pol. estera, Balcani, Moldavia, Transnistria, Russia Die Welt 05-12-19

La UE combatte in Ucraina contro il contrabbando ad Est

Gerhard Gnauck

Avviata
ai primi di dicembre ad Odessa, con appoggio logistico del programma
delle Naz. Unite UNDP, la missione della UE di sorveglianza
(formalmente contro il forte contrabbando) dei confini orientali della
Moldavia con la Transnistria, il piccolo Stato indipendente creato nel
1992, e legato alla Russia.

[vedi scheda di seguito]

Enorme
il potenziale di conflitto in Transnistria. Nel quadro dei negoziati
5+2, (Moldavia, Transnistria, Ucraina, Russia e OCDE +UE e USA) la UE cerca di ottenere il ritiro delle truppe russe.

Nel 2004, gli scambi commerciali della Moldavia con la UE sono stati di €1,2MD.
L’intervento UE era da tempo richiesto dalla Moldavia, filo-occidentale, e condiviso dal nuovo governo ucraino.

(Vedi scheda sotto)

L’Ucraina (ad Est) non intrattiene alcuna relazione con la Transnistria, la Moldavia è impotente.
In Transnistria sono presenti ancora 1500 soldati russi (secondo valutazioni UE), oltre a diverse migliaia di tonnellate di munizioni russe.
La
missione UE ha una funzione di controllo sull’area, e durerà due anni;
costo €8 milioni; è guidata da un generale di polizia ungherese e
composta da 120 membri, di cui 69 funzionari doganali e guardie di
confine.

Quest’autorità assunta dalla UE non bene accetta a tutti a Kiev.
Emissario UE in Moldavia l’olandese Adriaan Jacobovits de Szeged.
La missione è considerata da diversi osservatori una vittoria della Moldavia.
Perché
la UE non sorveglia anche il confine tra Ucraina e Russia, dove è
ancora più forte il contrabbando, motivazione addotta dalla UE per la
sua missione?

Da “Osservatorio sui Balcani”, 28 sett. 2004:
[…] La Moldavia, il Paese più povero d’Europa, si sta confrontando di nuovo con una situazione di crisi, situazione che in realtà c’è sempre stata da quando nel 1992, in seguito ad una guerra civile sanguinosa, la regione della Transnistria si è autoproclamata indipendente. Ma mai da allora aveva assunto la drammaticità attuale.
Questo piccolo Paese che è la Moldavia, con una superficie di 33845kmq e che conta 4.200.000 abitanti, ha oscillato per secoli tra Romania, Russia e Turchia. I suoi abitanti di lingua romena/moldava, una lingua latina, sono in maggior parte, circa i due terzi, moldavi di religione cristiana ortodossa, mentre un terzo è rappresentato da russi, ucraini, gagauzi, ecc. La
“Bessarabia” – come veniva denominata – fu staccata dalla Romania nella
seconda guerra mondiale con il Patto Ribbentrop-Molotov del 1939 tra la
Germania nazista e l’Unione Sovietica di Stalin.
Diventò così la più piccola delle Repubbliche Sovietiche.
La pulizia etnica promossa da Stalin fece anche qui migliaia di vittime, molte delle quali sparite nella lontana e gelida Siberia. Riconquistò
l’indipendenza solo nel 1991 ma subito scoppiò il conflitto in una sua
regione, la Trasnistria. Un conflitto sanguinoso, una guerra civile che
si è conclusa dopo 6 mesi con l’intervento dell’esercito russo e con
l’autoproclamazione della Repubblica della Transnistria
. La guerra fece 700 vittime e migliaia di profughi. I soldati russi, il cui numero non si conosce con precisione ma si parla di più di 2000, si trovano tuttora nel Paese,
anche se la Russia si era impegnata a ritirare gli uomini dal
territorio moldavo. In queste condizioni una soluzione politica sembra
sempre più difficile da trovare.
Dal 1992 si è costituita Repubblica Moldava della Transnistria: una striscia di terra ad est del fiume Nistru (Dnestr). Nella regione della Transnistria vivono 700.000 persone suddivise quasi in parti uguali tra moldavi, russi e ucraini. Ma la lingua parlata prevalentemente rimane il russo. Ed è quello che interessa ora le autorità di Tiraspol, la capitale della repubblica separatista: la lingua.
Qualche
mese fa si è deciso di chiudere tutte le scuole di lingua
romena/moldava e di trasferire gli studenti nelle scuole con la grafia
cirillica.
A luglio è partito il piano da allora sono
cominciate le proteste di bambini, genitori e insegnanti che si sono
rifiutati di lasciare gli edifici.
Le situazioni più drammatiche si sono registrate a Tiraspol, Tighina e Rabnita.
A Tiraspol e Rabnita continuano le proteste dei genitori nonostante
l’intervento delle milizie di Igor Smirnov, il presidente della
autoproclamata Repubblica della Transnistria.
[…]
Intanto, Igor Smirnov, leader dei separatisti ha chiesto alla Russia di aumentare in Transinistria i propri effettivi militari. A
suo avviso infatti una "forza di pace" si rende necessaria perchè vi
sarebbe il rischio di un conflitto armato. Il governo di Chisinau è
accusato sulla stampa e nelle diverse proteste di strada per non essere
intervenuto per risolvere la crisi delle scuole in Transnistria. Ma il
Presidente moldavo Voronin può fare poco di più che applicare sanzioni
economiche per la Transnistria. Quest’ultima però replica tagliando la
fornitura di energia elettrica per la Moldavia. Il Presidente moldavo
si è reso conto che senza l’appoggio promesso ma mai arrivato di Russia
ed Ucraina non è in grado di gestire la crisi. Proprio per questo in
queste settimane ha insistentemente richiesto la partecipazione ai
negoziati anche da parte di USA ed UE.

Finora al
tavolo dei negoziati ci sono stati solo Moldova, Transnistria, Russia,
Ucraina, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa
(OSCE).
Il comunista Vladimir Voronin ha osato anche, in segno di protesta, non partecipare al summit della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) svoltosi ad Astana in Kazahstan. Al suo posto è andato il Primo ministro Tarlev. Una sfida al "fratello più grande", la Russia.
Russia e Ucraina non sono comunque d’accordo con la proposta di Voronin di portare al tavolo dei negoziati UE e gli USA.
Il capo del Cremlino, Vladimir Putin, ritiene che quanti più saranno i
partecipanti al tavolo dei negoziati, tanto più tempo ci vorrà e si
rischia che tutto diventi una farsa. Secondo la stampa moldava, Putin
starebbe già appoggiando per le prossime elezioni in primavera un altro
candidato in Moldavia alle presidenziali. Quindi non più Voronin.
Brutte notizie per Voronin arrivano anche dall’Ucraina dove il Presidente
Leonid Kucma ha affermato che non applicherà sanzioni economiche alla
Transnistria e ha rimproverato Voronin di non aver accettato il
progetto di federalismo per la Repubblica di Moldavia che prevedeva
anche di inglobare la Transnistria.
Intanto le
schermaglie si accentuano. Il capo della sicurezza di Tiraspol, Oleg
Gudamo, ha annunciato che “punirà” il premier moldavo Vasile Tarlev
perché aveva dichiarato che i terroristi di Beslan hanno fucilato i
bambini con delle armi prodotte in Transnistria. Gudamo non ha
spiegato, però, che tipo di punizione infliggerà al leader moldavo. In Transnistria le industrie di armi stabilite a Tiraspol e a Bender da Mosca funzionerebbero a pieno regime. Lo dice la stampa, lo notano gli osservatori internazionali.
A
Tiraspol c’è di tutto- armi, esplosivi, organizzazioni terroristiche,
movimenti secessionisti e guerriglieri, bande criminali, mafie russe,
turche ed albanesi. Un vero El Dorado del contrabbando e degli affari
illeciti.
Aspetti tali da preoccupare non solo Chisinau e
Bucarest, ma anche l’Occidente e Mosca. In realtà le autorità di
Tiraspol danno – se danno – spiegazioni solo a Mosca.
[…] I 4300 bambini che vivono in Transnistria e desiderano studiare nella lingua dei loro genitori non lo potranno più fare. In molti guardano verso la Romania
come l’unica speranza. Ma non tutti potranno permettersi di andare a
studiare a Bucarest o a Iasi,una città della Moldavia romena.

Intanto,
quest’anno il Ministero dell’Educazione romeno ha messo a disposizione
60 borse di studio per gli studenti della Transnistria.

Die Welt 05-12-19

Die EU kämpft in der Ukraine gegen den Schmuggel im Osten
120 Mann überwachen im Auftrag Brüssels die Grenze der Konfliktregion Transnistrien – Hoffen auf Abzug der Russen
von Gerhard Gnauck
Kutschurgan
– Wolodja erinnert mit Vollbart und Kopfbedeckung ein wenig an den
Räuber Hotzenplotz. Er lebt gleich hinter der Grenze, in Transnistrien, einer der ärmsten Regionen Europas.
Tag für Tag passiert er mit seinem Volkswagen den Grenzübergang
Kutschurgan, um in der Ukraine als Schwarztaxi-Fahrer seinem Broterwerb
nachzugehen. Er weiß, was in der Grenzregion los ist: "Anfang des Monats war Solana hier und hat in Odessa die EU-Grenzüberwachungsmission eröffnet."
Ein Empfang mit Schnittchen und Händeschütteln – und einer Handvoll
Demonstranten, die den ehemaligen Chef der Nato mit dem Sprechchor
"Mörder serbischer Kinder!" begrüßten.
Brüssel will in dieser Konfliktregion Schmuggel und Korruption bekämpfen. Ob das gelingt? Wolodja schüttelt den Kopf: "Die EU kann hier auch nichts ändern." Schritt für Schritt rückt derweil am
Grenzübergang die Autoschlange voran. Die meisten Wagen haben
Kennzeichen mit einem rot-grün-roten Band. Sie stammen aus der von
keinem Land der Welt anerkannten Transnistrien-Republik jenseits des
Flusses Dnjestr, einem 1992 von Separatisten ausgerufenen Zwergstaat,
der außer einem lukrativen Stahlwerk auch noch 1500 russische Soldaten
und (nach EU-Schätzungen) mehrere zehntausend Tonnen russischer
Munition beherbergt.
Seit dem Bürgerkrieg 1992 ist die Lage festgefahren: Entlang der Ostgrenze der Republik Moldau (Moldawien) hat sich die Transnistrien-Republik etabliert. An der Außengrenze zur Ukraine hat sie Grenzposten eingerichtet, wie hier gegenüber von Kutschurgan. Die Ukrainer unterhalten zu diesen jedoch keinerlei Verbindung, und der Staat Moldawien ist völlig machtlos.
Seitdem blüht der Schmuggel.
Anwohner wollen gehört haben, wie nachts ein Bulldozer an der grünen
Grenze die Erde planierte, damit ein Konvoi Lastwagen mit Waren
passieren konnte. Danach habe der Bulldozer die Erde wieder
aufgerissen, um die Spuren zu verwischen. Ein Oberst der ukrainischen
Grenztruppen, der nicht namentlich genannt werden möchte, erzählt von Statistiken,
wonach der Fleischkonsum in Moldawien (vier Millionen Einwohner) etwa
so hoch sei wie jener in der Ukraine (48 Millionen). Die Erklärung:
"Das zu niedrigen Zöllen aus den USA importierte Fleisch ist in
Moldawien zwei- bis dreimal billiger als bei uns. Der Schmuggel lohnt
sich also." Natürlich werden auch Alkohol, Zigaretten und sonstige
Waren geschmuggelt.
Damit soll aufgeräumt werden. Adriaan Jacobovits de Szeged, niederländischer Diplomat mit ungarisch-jüdischen Vorfahren, erklärt, warum sich die EU mit logistischer Hilfe des Uno-Programms UNDP hier eine Grenzüberwachungsmission leistet: "Wir wollen wissen, was an der Grenze los ist." Der
distinguierte Herr ist EU-Emissär in Moldawien. Er hat ausgehandelt,
daß die 120 Missionsmitglieder, davon 69 EU-Zoll- und
-Grenzschutzbeamte, nicht nur zuschauen, sondern mit ihren
geländegängigen Fahrzeugen auch unangemeldet überall Kontrollen
durchführen
und von den hiesigen Beamten abgefertigte Fahrzeuge nachkontrollieren dürfen. In Kiew seien nicht alle über diese Befugnisse (autorità) glücklich, so heißt es.
Zwei
Jahre lang soll die von einem ungarischen Polizeigeneral geleitete
Mission zunächst tätig sein. Das wird die EU acht Millionen Euro kosten.

Als EU-Außenkommissarin Benita Ferrero-Waldner und der Hohe
Repräsentant für Außenpolitik, Javier Solana, zur Eröffnung anreisten,
äußerten sie hohe Erwartungen. Selbst den Frauenhandel könne diese
Mission eindämmen helfen. Moldawien, wo prowestliche
Postkommunisten regieren, hatte schon lange ein Engagement der
Europäischen Union gefordert, die neuen Regierenden in der Ukraine
stimmten zu
. Natürlich waren bisher auch Ukrainer am Schmuggel beteiligt.
"Wir wollen ein Signal der Offenheit geben, wir haben nichts zu
verbergen", sagt der ukrainische Außenminister Borys Tarasjuk. Doch er
fügt hinzu, er sei kürzlich an der ukrainisch-russischen Grenze gewesen, dort gebe es für die EU noch viel Arbeit.
Was
die hiesigen Grenzer davon halten, daß ihnen jetzt EU-Beamte auf die
Finger schauen? "Mal sehen", schmunzelt der Oberst, "wie der Löwe auf
die neue Dompteuse reagiert." Hinter vorgehaltener Hand werden auch
kritische Worte gesagt. Manche ukrainischen Beobachter halten
die Mission für einen Sieg Moldawiens; an anderen Grenzen der Ukraine
gebe es noch mehr Schmuggel, warum also gerade hier überwachen?
Als
Antwort könnte man auf das enorme Konfliktpotential in Transnistrien
verweisen. Im Rahmen von Fünf-plus-zwei-Verhandlungen versuchen
Moldawien, Transnistrien, die Ukraine, Rußland und die OSZE (plus EU
und USA), freie Wahlen und eine Entmilitarisierung der Region zu
erreichen.
Entgegen einer Meldung vom Wochenende
sollen die schwierigen Gespräche fortgesetzt werden, und zwar Ende
Januar. Wann Moskau endlich seine Abzugsankündigung wahrmacht, darüber
wagt selbst Jacobovits keine Prognose. "Die EU wird weiter auf den
Truppenabzug dringen." Sicher ist nur: Wenn die Grenzmission ein Erfolg
wird, würde sie Kiew dem für 2016 erhofften EU-Beitritt einen Schritt
näherbringen.
Auch der Gemeinschaft selbst muß an klaren Verhältnissen an dieser Grenze gelegen sein. Immerhin betrug selbst der Handel des kleinen Moldawiens mit der EU 2004 nach Brüsseler Angaben 1,2 Milliarden Euro.
Artikel erschienen am Mo, 19. Dezember 2005 © WELT.de 1995 – 2005

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