MOSCA – «Il voto c’è stato, la guerra continua»: così titolava ieri Rossiskaja Gazeta , organo del governo russo, e sullo stesso tasto insisteva il resto della stampa moscovita, che ha parlato di elezioni dalla legittimità molto dubbia a causa della «occupazione militare straniera» e di conseguenze potenzialmente catastrofiche per l’unità dell’Iraq. «L’Iraq ottiene il parlamento e la libertà senza democrazia», ha scritto il quotidiano Vremia Novostiei, sottolineando come non ci sia certezza nemmeno sull’affluenza alle urne, perché mancavano gli osservatori internazionali indipendenti.
Secondo Nezavisimaja Gazeta le elezioni di domenica «servono soltanto agli interessi degli Stati Uniti per dimostrare che le cose procedono» e «possono far saltare in aria l’Iraq», sanzionando la divisione in tre parti (nord curdo, centro sunnita, sud sciita).
A detta del quotidiano finanziario Vedemosti, la vittoria elettorale degli sciiti renderà ancora più difficile per gli americani il controllo dell’Iraq, dove sembra destinata a crescere l’influenza iraniana.
Gazeta accusa l’Occidente di «doppio standard» per il fatto che Washington e Bruxelles non hanno riconosciuto le elezioni presidenziali dell’agosto scorso in Cecenia e prendono invece per buono il voto in Iraq, svoltosi in condizioni ben peggiori.
Novie Izviestia prevede che il futuro governo installato a Bagdad sarà «illegittimo o peggio ancora» in quanto sostenuto soltanto dagli sciiti, mentre i sunniti si identificheranno sempre più con «il potere dei ribelli» e i curdi cercheranno di costruirsi un loro Stato.