Ieri la Exor, cassaforte della famiglia Agnelli, ha completato l’acquisto, del 60,9% di GEDI, un gruppo multimediale che controlla 15 testate giornalistiche, ricordiamo la Repubblica, La Stampa, il Secolo XIX, L’Espresso, il giornale online HuffPost Italia, Business Insider Italia, giornali locali come Il Centro, La Città, L’Alto Adige e Trentino, tre radio nazionali, Radio Deejay, Radio Capital e m2o e delle emittenti televisive m2o TV, Radio Capital TiVù e Deejay TV. La famiglia Agnelli controlla tramite Exor dal 2015 anche Economist.
A livello italiano la vendita, da parte dei figli di De Benedetti, del quotidiano Repubblica, filo PCI (poi PDS e PD), fondato dal De Benedetti padre e affidato ad Eugenio Scalfari proprio per contrapporsi al gruppo Agnelli, segna la fine di un’epoca. Oggi Gedi supera RCS (Rizzoli-Corriere della Sera Media Group S.p.A), con il 19,7% della tiratura dei quotidiani contro il 16,3% di RCS e il 9% del gruppo Caltagirone.
Le vendite effettive dei tre gruppi coprono il 50% di tutta la stampa italiana, un bel “monopolio dell’informazione”.
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Con il perfezionamento dell’acquisizione, è subito scattata la danza dei direttori, volta evidentemente a “omogeneizzare” le linee editoriali di giornali, cartacei e online, assai diversi fra loro.
Direttore di Repubblica diventa Maurizio Molinari, i cui punti di riferimento politico culturali sembrano essere l’ebraismo e l’atlantismo. A lungo corrispondente da New York, Gerusalemme e Bruxelles, è stato imposto da John Elkann, amministratore delegato della Exor e presidente di Fiat Chrysler e della Gedi.
La sua nomina ha fatto scattare lo sciopero dei giornalisti di Repubblica che evidentemente prevedono la caduta di molte teste.
Direttore della Stampa diventa Massimo Giannini, ospite fisso di Lilli Gruber su La7 e di Bianca Berlinguer su Rai3, un “pacifista” con un passato importante a La Repubblica all’epoca di Scalfari.
Mattia Feltri, figlio del più famoso Vittorio, scalzerà Lucia Annunziata dall’Huffington Post Italia. Definito un conservatore garantista, anche lui come Molinari formatosi alla scuola giornalistica di Giuliano Ferrara (Il Foglio), ha lavorato a lungo nella sezione romana de La Stampa di Torino.
Il gruppo Fiat Chrysler è una multinazionale che non ha ormai più al centro del suo interesse economico il mercato italiano (Exor è il 24° gruppo mondiale secondo Fortune), ma che ha evidentemente interesse a indirizzare la politica estera italiana in senso atlantista, oltre che la politica industriale. Per questo chi è attivo politicamente deve tener d’occhio avvenimenti di questo genere. Meglio non pensare a una “virata a destra”, nel senso che ognuno di questi giornali esprimeva linee borghesi, ma di frazioni diverse. E inutile usare categorie da guerra fredda dal momento che uno come Renzi è stato il più fedele alleato degli Usa negli scenari di guerra dall’Afghanistan all’Iraq, mentre Berlusconi e Salvini sono dichiaratamente i migliori amici di Putin!
E’ possibile comunque che la Gedi lasci un minimo di pluralità editoriale dal momento che, come diceva Gianni Agnelli, il gruppo è sempre stato “governativo”, qualunque fosse il colore del governo, nel senso che ogni governo, magari con sfumature diverse, ha sempre servito gli interessi del maggior gruppo economico italiano. Quindi tagli diversi dati a giornali dello stesso gruppo intercettano di più e influenzano di più (il pluralismo al servizio del grande capitale).
Da questa vicenda abbiamo, comunque, la conferma che non esiste in regime borghese una “stampa libera”; e che l’informazione, la comunicazione, la veicolazione delle ideologie è in mano ai grandi gruppi del capitale. E’ terreno di scontro politico, oltre che di “influenza” di mercato.