NATO, AFGANISTAN
CORRIERE Dom. 7/5/2006
Ivo Caizzi
Il numero due dell’Alleanza su compiti e regole
d’ingaggio
Minuto Rizzo: «Rischioso il prossimo
intervento al Sud»
BRUXELLES – Ufficialmente continuerà a guidarla come una
missione di pace. Ma nel quartier generale della Nato a Bruxelles sono
consapevoli che l’Alleanza Atlantica di fatto sta per tornare in campo con i
suoi compiti principalmente militari. Dal luglio prossimo invierà una forza ben
armata nella parte sud dell’Afghanistan, dove si prevede una dura reazione di
talebani, militanti di Al Qaeda, signori dell’oppio e capi tribali, tutti
ostili verso il tentativo straniero di normalizzare un territorio attualmente
fuori dal controllo delle autorità di Kabul.
«Conosciamo bene le difficoltà e i rischi del nostro intervento nel Sud
dell’Afghanistan, che si estende attorno alla città di Kandahar e che oggi è
terra di nessuno – spiega il vicesegretario e numero due della Nato
Alessandro Minuto Rizzo -. Ma non possiamo misurare il pericolo prima di
averlo verificato sul posto. In ogni caso invieremo 4-5 mila uomini
equipaggiati per fronteggiare qualsiasi reazione. La presenza Nato in
Afghanistan arriverà a circa 20 mila uomini».
Nel Sud i talebani, Al Qaeda e i signori della droga difendono i contadini
impegnati nella coltivazione dell’oppio, che non hanno alternative di
sopravvivenza e temono la distruzione dei loro campi da parte dei militari stranieri.
Ne emerge una specie di miscela esplosiva, che potrebbe portare la forza di
pace in scenari di guerra. Le «regole d’ingaggio» dei militari verranno
potenziate proprio per prevenire attacchi dei talebani, di Al Qaeda e,
soprattutto, degli eserciti personali dei grandi trafficanti di oppio.
«Si stima che circa l’80% dell’eroina spacciata in Europa provenga
dall’Afghanistan – dice Minuto Rizzo -. Gli enormi introiti finanziari
hanno consentito ai locali signori della droga di organizzarsi eserciti equipaggiati
con armamenti al livello di quelli delle forze degli Stati Uniti». Alla Nato
considerano l’eventualità di dover pagare un prezzo di vite umane. Non si
attendono però polemiche politiche in Italia perché le operazioni nel Sud
saranno condotte solo da militari canadesi, olandesi e britannici, inviati
da governi consapevoli di quello a cui si va incontro. «In Olanda c’è stato un
acceso dibattito parlamentare su questa missione, che è stata poi approvata –
dice Minuto Rizzo -. Anche negli altri Paesi c’è appoggio e conoscenza degli
alti rischi – prosegue Minuto Rizzo -. Una stabilizzazione della situazione in
Afghanistan avrebbe conseguenze positive anche nelle aree calde di vari Paesi
confinanti e giustifica la pericolosità dell’intervento a Sud». Alla Nato
ritengono che sull’intera missione di pace ci sia ancora il consenso politico
di tutti i 26 Paesi Nato. E non concordano con quanti ritengono che
l’Afghanistan stia ormai trasformandosi in un altro Iraq. «La realtà è
molto diversa da quella dell’Iraq – dice Minuto Rizzo -. L’Afghanistan inizia a
vedere la luce. Dopo tre anni di missione di pace oggi si discute e magari si
polemizza su un "sistema Paese" perché il Paese ormai c’è. Sono state
tenute due elezioni. Le donne possono girare senza velo. Certo, c’è ancora
moltissimo da fare e ci vorrà tempo».
I vertici Nato esprimono cordoglio per i due alpini italiani uccisi vicino
Kabul. Ma non collegano questo attacco necessariamente con un tentativo di
scoraggiare l’intervento militare in luglio nella zona Sud. «Ogni anno in
questa stagione in Afghanistan puntualmente riprendono le attività belliche,
sempre interrotte durante l’inverno per il freddo – afferma il numero due della
Nato -. L’attentato non sembra comunque diretto contro l’Italia, ma a colpire
genericamente militari della forza di pace».