Andrea Tarquini
La riforma, approvata con i voti di Cdu-Csu e Spd, dovrebbe limitare i
contrasti tra i due rami del Parlamento
Angela Merkel già guarda alla
prossima sfida: la riforma del sistema fiscale
Riforma del federalismo tedesco: ai
Land meno diritto di veto al Bundesrat ma più competenze su pubblica
istruzione, carriera dei funzionari, giustizia e carceri.
N.d.R.:
l’articolo paragona la riforma tedesca allo stop al federalismo italiano voluto
dalla sinistra e avvenuto col referendum, ma in realtà in GERMANIA le regioni
acquisiscono più competenze e poteri da gestire al proprio interno, mentre
viene ridotto il diritto di veto di una
delle camere parlamentari.
BERLINO – Parte la Grande riforma del
federalismo tedesco, progetto strategico della Grande Coalizione di Angela
Merkel.
Pochi giorni dopo la vittoria del "no" al referendum in Italia, la
Germania, spesso considerata un modello di sistema federale, vara una modifica
del suo ordinamento che va molto nel senso delle posizioni difese, nello
scontro referendario italiano, dalla maggioranza di centrosinistra, e in decisa
controtendenza rispetto ai radicalismi di stampo leghista pure presenti anche
in parte del campo conservatore di qui.
«È una riforma storica», ha detto la Cancelliera Angela Merkel. Il
rinnovamento del federalismo tedesco, definito dai media «la madre di tutte le
riforme», è la più importante modifica costituzionale da quando, nel 1949, fu
fondata a Bonn la Repubblica federale: cioè la Germania ovest libera e
democratica, con sovranità sulle ex zone d´occupazione americana, britannica e
francese, e retta dal Grundgesetz, la Costituzione federale. Di cui adesso
vengono cambiati ben 24 articoli.
«Il federalismo resta esemplare, ma negli ultimi tempi qualcosa è andato
storto», ha continuato Frau Merkel. Le ha fatto eco Kurt Beck, presidente della
Spd (e alleato di governo della Cancelliera): «Adesso le lunghe, laboriose
trattative notturne alla Commissione di conciliazione tra i due rami del
Parlamento diverranno l´eccezione e non più la logorante regola».
È proprio questo il punto decisivo della Riforma, stilata in anni di lavoro
bipartisan da una commissione parlamentare creata sotto il cancellierato del
socialdemocratico Gerhard Schroeder. Il Bundesrat, cioè la Camera delle Regioni
che rappresenta appunto i 16 Stati-Regione, perde grandissima parte del suo
diritto di veto sulla legislazione emanata dal Bundestag, il Parlamento
federale. Finora poteva respingerne il 60 per cento, ora potrà bloccarne
soltanto il 30. Viene così eliminato un serio ostacolo alla governabilità e
quindi alla stabilità politica del paese.
Negli ultimi anni, specie dopo la riunificazione, era accaduto spesso che
maggioranze di segno diverso – a livello nazionale da un lato e nella Camera
delle Regioni dall´altro – sfociassero in una paralisi. Il federalismo, voluto
dagli alleati occidentali, dal padre della democrazia Konrad Adenauer e dal
leader della Spd Kurt Schumacher per impedire il risorgere del nazionalismo
militarista, cominciava a perdere colpi.
A favore della riforma hanno votato 428 dei 448 deputati della Grande
coalizione. I no sono stati 162, 3 le astensioni. Il quorum di due terzi del
Bundestag, 410 voti, è stato ampiamente superato. In cambio della perdita del
potere di veto, gli stati-Regione ricevono ampie competenze nella pubblica
istruzione, nella paga e carriera dei Beamte (i dipendenti pubblici giurati),
nell´amministrazione giudiziaria e penitenziaria.
Varata questa svolta, Merkel punta ora alla prossima grande riforma. Domenica
è atteso l´accordo su una nuova stangata fiscale: fisco pesante per garantire
che il generoso servizio sanitario nazionale resti ai livelli attuali
anziché subire tagli e privatizzazioni come nelle società anglosassoni.