Previsti migliaia di tagli alla Deutsche Bank, alla Volkswagen e alla T-Mobile
Si intensifica nel Paese la campagna di ristrutturazione nei servizi e nell’industria.FRANCOFORTE • Sembra che il mancato calo della disoccupazione in molti Paesi europei sia fonte quasi di stupore e indignazione per alcuni esperti. Le cause sono arcinote, si attacca il ritornello delle «inadeguate riforme strutturali» per spiegare una crescita debole (quando c’è) e le sue ricadute negative sul mercato del lavoro.
A giudicare però da quanto accade in Germania dall’inizio del millennio bisognerebbe correggere il tiro dello stupore, e possibilmente abbassarlo, accontentandosi del fatto che la disoccupazione non abbia raggiunto soglie ben più elevate. L’economia tedesca sta infatti conoscendo un’ampia ristrutturazione societaria, la più profonda dai tempi della crisi della Ruhr. Gli annunci di riduzione del personale, tanto nell’industria manifatturiera quanto nei servizi, sono all’ordine del giorno.
Solo il settore bancario ha visto quasi 100mila esuberi dal 2001 a oggi dando un po’ di sostanza alla profezia di quanti, già negli anni 90, vedevano nell’industria del credito la Ruhr del futuro, riferimento funesto e comunque esteso a tutta l’Europa. La “Frankfurter Allgemeine Zeitung” ha riportato ieri che la più grande banca tedesca, Deutsche Bank, • prevede tra i 4mila e i 6mila tagli occupazionali nei prossimi anni, concentrati soprattutto nell’investment banking, tra Londra, New York e Francoforte. La sola ristrutturazione delle attività in Germania ha già comportato accantonamenti per 600 milioni di euro nell’ultimo trimestre del 2004. In febbraio è inoltre atteso il piano di ristrutturazione di Hvb, secondo istituto privato tedesco, che dovrebbe portare secondo le indiscrezioni a circa 2mila esuberi, in buona parte in funzioni di back-office.
Sempre di ieri è la notizia, ufficiale, di 2.200 esuberi a T-Mobile, divisione wireless di Deutsche Telekom che pure in questo momento è il motore di crescita del gruppo di tlc. La decisione fa parte di un piano con cui l’azienda vuole risparmiare 1 miliardo di euro, 150 milioni dei quali in costi del personale. Come sempre è la pressione competitiva a determinare i piani di riassetto, nel caso di TMobile una guerra dei prezzi innescata dagli operatori stranieri attivi in Germania, dalla britannica Vodafone all’olandese Kpn. I posti di lavoro a rischio per le attività tedesche sono 1.200, comunque oggetto di una trattativa con il sindacato dei servizi, Verdi.
In genere, negli ultimi dodici mesi, buona parte delle grandi aziende tedesche ha registrato un miglioramento dei risultati finanziari, in parte dovuto alla forte crescita della domanda internazionale che ha favorito un boom delle esportazioni, in parte perché la continua enfasi sul controllo e/o sulla riduzione dei costi ha cominciato a dare i suoi frutti, soprattutto per quanto riguarda i servizi finanziari (banche e assicurazioni). Si tende quindi a razionalizzare l’esistente e probabilmente a ridimensionare quell’eccesso di offerta produttiva, almeno nel settore manifatturiero, accumulata nei ruggenti anni 90 e in parte ancora presente.
Volkswagen ieri ha dovuto smentire l’esistenza di un nuovo piano di ristrutturazione attraverso il quale ridurre ulteriormente il personale non addetto alla produzione, secondo quanto ha riferito il settimanale “Manager Magazin”. Si parla di tagli di diverse migliaia, non attraverso esuberi netti ma con prepensionamenti e blocco del turnover. Nel novembre scorso il gruppo di Wolfsburg ha raggiunto un accordo con i sindacati sul congelamento dei salari fino al 2007 in cambio della garanzia degli livelli occupazionali negli stabilimenti della Germania Ovest (106mila addetti alla produzione) fino al 2011. Nei mesi precedenti altre importanti aziende hanno raggiunto accordi simili, anche se su scala più ridotta (DaimlerChrysler, Siemens). In tutti i casi si è arrivati all’equazione di salvaguardia del posto di lavoro in cambio di orari più lunghi e maggiore flessibilità.