La dittatura del debito – La World Bank e Haiti
– La Banca Mondiale ha di recente annunciato la concessione di 73 milioni di $ in contanti al governo haitiano di Gerard Latortue, insediato da parte di potenze straniere dopo che il Presidente (regolarmente eletto) Jean Bertrand Aristide fu costretto a lasciare l’incarico.
o Haiti deve comunque pagare 52 milioni di $ di arretrati in sospeso. Il Canada ha contribuito con uno stanziamento di 12,7 milioni di $ a favore del regime.
– Il denaro che la Banca Mondiale ha destinato ad Haiti è prevalentemente sotto forma di prestiti. Gli haitiani dovranno rimborsarlo, sebbene non siano stati loro a scegliere Latortue, bensì Stati Uniti, Francia e Canada. Ugualmente, di 1,2 miliardi di $ quale “aiuto” ad Haiti, annunciati alla Conferenza di Washington di luglio, più di metà è rappresentata da finanziamenti che devono essere rimborsati da parte degli haitiani.
– Alcune società nordamericane hanno già messo gli occhi sul “gruzzolo”. La SNC Lavalin, con sede a Montreal ha già in corso alcuni contratti. La maggior parte dei Paesi impone che gran parte del proprio “aiuto” sia speso a favore di contraenti appartenenti alla propria nazione. Così gli haitiani dovranno ripagare il denaro consegnato ad aziende straniere.
o Già nel 1825 Haiti dovette rimborsare 21 miliardi di $ (equivalenti a valori del 2004) agli schiavisti francesi, quale indennizzo per la perdita delle loro “proprietà”. Ci vollero 120 anni perché Haiti, minacciata di invasione e di esclusione dal commercio internazionale, riuscisse a pagare questo debito.
– Il Governo canadese, unitamente agli USA e all’Unione Europea, interruppe gli aiuti elargiti al governo haitiano, dopo le accuse che le elezioni del maggio 2000 fossero inique.
– Benché si valuti che più di 3500 seggi siano stati regolarmente occupati in seguito alla stessa elezione, l’Organizzazione degli Stati Americani e gli USA hanno contestato una frode elettorale.
– La votazione “viziata” divenne il pretesto per dirottare ai gruppi della “società civile” all’opposizione gli aiuti monetari destinati al governo.
– Il debito di Haiti verso le istituzioni finanziarie internazionali e i governi stranieri sarebbe aumentato (secondo l’Haiti Support Group), dai $302 mn. del 1980 agli attuali $1 134 MD;
o di questi circa il 40% deriva da finanziamenti concessi ai brutali dittatori Duvalier (Papa e Baby Doc) che non investirono quasi nulla nel paese. Questo debito è chiamato debito “detestabile”, perché fu utilizzato per opprimere la gente e, secondo le leggi internazionali, non deve essere restituito.
– Inizio XX sec., le potenze straniere, in particolare Germania, Francia e Stati Uniti, inviarono più volte delle cannoniere in acque haitiane, scopo il rimborso del debito; i marines americani entrarono in segreto a Port-au-Prince e si appropriarono del tesoro nazionale;
o l’occupazione di Haiti del 1915 ebbe anche l’obiettivo di costringere il paese a restituire il suo debito.
La responsabilità dell’Unione Europea nella destabilizzazione di Haiti negli anni, nei mesi e nei giorni che hanno preceduto e seguito il colpo di stato del 29 febbraio 2004
Alma Giraudo, ricercatrice indipendente – mantiene vive le cronache "invisibili" da Haiti tramite le pagine del sito da lei coordinato www.aristide-haiti.it. Ha pubblicato su http://selvas.eu/newsHA0106.html – Haiti, dalle ceneri il nuovo governo – Cronaca delle elezioni del 7 febbraio 2006
– Gli accordi del 2000 imposti dalla UE al Governo Haitiano per ottenere aiuti e finanziamenti dalla BEI (Banca Europea per lo Sviluppo) erano perfettamente allineati con la politica del Fondo Monetario Internazionale: licenziamento di 11 000 dipendenti pubblici, privatizzazione delle principali aziende pubbliche (energia, acqua etc.), revisione (abolizione) delle tariffe doganali.
– Febbraio 2004, gruppi di paramilitari, appoggiati, armati ed addestrati dagli USA, portano a termine un ennesimo colpo di Stato contro il legittimo governo di Haiti;
o tali gruppi erano responsabili di orribili atrocità contro i cittadini haitiani durante il colpo di stato del 1991 (5 000 persone uccise) e successivi anni di dittatura militare (1991-1994).[1]
– Vige il silenzio stampa da parte dei media internazionali sul golpe, la cui organizzazione aveva avuto inizio nel 2000:
o con le false accuse di brogli elettorali contro la vittoria del partito Fanmi Lavalas e del presidente Jean-Bertrand Aristide;
o e conseguente interruzione degli aiuti internazionali promessi, anche dall’Unione Europea, (€200 mn.), dagli USA e dalla Banca Interamericana per lo Sviluppo ($500mn).
o aiuti che erano destinati a garantirela sicurezza alimentare, in un Paese dove la mortalità per denutrizione, soprattutto infantile, è altissima
o e alle infrastrutture, fondamentali in un Paese dove le strade sono pochissime e difficilmente percorribili.
– Il blocco degli aiuti, un vero e proprio embargo economico, ha costretto Aristide a gestire il Paese in condizioni finanziarie disastrose, ed è stato uno degli elementi determinanti che hanno condotto al colpo di Stato del febbraio 2004.
o 7 marzo 2004, scrive il Boston Globe: “Oggi il governo di Haiti, che ha la responsabilità di otto milioni di persone, ha un budget annuale di circa 300 milioni di dollari − inferiore a quello di Cambridge, una cittadina di poco più di 100 000 abitanti”.
o Dopo quasi un mese di massacri,[2] nella notte fra il 28 ed il 29 febbraio, il presidente Jean-Bertrand Aristide è stato sequestrato da militari USA e trasportato nella Repubblica del Centrafrica. Almeno 100 000 persone costrette a vivere nascoste o fuggite all’estero.
o Gli Stati Uniti imposero poi un “governo ad interim” presieduto da un uomo d’affari, cittadino degli Stati Uniti, di genitori haitiani, Gérard Latortue: molti dei suoi ministri erano legati ai Duvalier. Il loro scopo principale era di riportare il Paese nelle condizioni di rispondere alle richieste del Fondo Monetario Internazionale e di eliminare il maggior numero possibile di membri o sostenitori Lavalas.
o Haiti è rimasto sotto violenta occupazione militare di USA, Canada, Francia, Cile per 3 mesi. Il 1 giugno 2004 i militari di questi Stati sono stati sostituiti dalla forza multinazionale ONU della Minustah (Mission des Nations Unies pour la Stabilisation en Haïti), sempre militare, guidata dal Brasile, che è accusata però di avere appoggiato la violenta repressione della polizia haitiana e di azioni criminali commesse direttamente come la strage del 6 luglio 2005 a Cité Soleil (23 morti accertati, 50 secondo i testimoni).
– Il supporto a questo colpo di Stato, oltre che dagli Stati Uniti è stato fornito dalla Francia e dal Canada.
– I Paesi Caraibici (CARICOM) e l’Unione Africana chiedono all’Onu un inchiesta, Francia e USA la bloccano.
– L’Unione Europea, seguendo Stati Uniti e Canada, ha continuato a pretendere che il Presidente Aristide si accordasse con l’opposizione (i partiti della Convergenza Democratica) ed indicesse nuove elezioni, imponendo un preciso calendario, come richiesto dall’OAS.
– Nel mese che ha preceduto il golpe, Aristide aveva anche accettato le ultime imposizioni della solita “comunità inter-nazionale”, cioè di formare un governo insieme all’opposizione, ma anche questa soluzione è stata rifiutata.
– Dal film-documentario di Nicolas Rossier “Aristide and the Endless Revolution”: “Penso che la decisione di tagliare gli aiuti ad Haiti nel 2000 fosse non solo Americana, ma condivisa dall’Europa e che sia direttamente responsabile della disintegrazione delle istituzioni Haitiane e della debolezza che ha permesso a 200 criminali armati di rovesciare il governo … Non è sufficiente isolare e tagliare l’assistenza a meno che si sia preparati ad intervenire militarmente”.
o Nei primi due mesi dopo il colpo di Stato vengono assassinate più di 1 000 persone, distrutte quasi tutte le strutture realizzate nei 9 anni di governi democratici di Haiti;
o feroce repressione degli esponenti del Fanmi Lavalas; arrestati anche senatori, deputati, sacerdoti e semplici poveri cittadini, perché sospetti sostenitori del Presidente deposto Jean-Bertrand Aristide; represse le manifestazioni a favore di Aristide.
● 19 e 20 luglio 2004, presso la sede della Banca Mondiale, a Washington «conferenza dei donatori»: USAID, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Banca Interamericana per lo sviluppo, Unione Europea, ONU. Decisi oltre $1MD di aiuti inter.li al “governo ad interim”, che dovranno essere per la stragrande maggioranza restituiti con gli interessi; $325mn. i finanziamenti UE, divenuta così il maggior “donatore”.
● Nessuna contropartita richiesta per i diritti umani. Missione di peacekeeping ONU ridotta ad 1/3 circa del previsto (2600 invece che 7 500).
● Sono stati elargiti da Europeaid (Ufficio di Cooperazione dell’Unione Europea), €773mila alla “Iniziativa della Società Civile” (ISC), gruppo di associazioni vere o create appositamente, legate e guidate da Apaid e da Desroches, o da membri di partiti appartenenti alla “Convergenza Democratica”, che hanno ricevuto anche 3 milioni di dollari dall’USAID (US Agency for International Development), che dipende direttamente dal Dipartimento di Stato,
o fondi che hanno contribuito a sostenere il gruppo dei 184 che hanno cooperato con i paramilitari che hanno invaso il Paese nel febbraio del 2004.
– Il Presidente Préval, eletto il 7 febbraio 2006, ma che ha potuto insediarsi solo il 14 maggio, non si può certo affermare sia particolarmente gradito ai governi di Stati Uniti, Canada e UE: la sua elezione è stata una sorpresa.
o Appena insediatosi, Préval ha sottoscritto l’accordo Petrocaribe con il Venezuela (forniture a condizioni di particolare favore di petrolio e gas) ed ha riaffermato la volontà di proseguire la collaborazione, già molto stretta, con Cuba, soprattutto nel settore sanitario. Si è inoltre rivolto ai Paesi dell’America Latina, quali Brasile, che ha accettato, Argentina e Cile, per ottenere aiuti allo sviluppo del proprio Paese.
o È sua intenzione allentare i rapporti con USA, Canada ed Unione Europea. Il forte debito nei confronti della Banca Mondiale e del FMI, ammontante a 1,4 miliardi di dollari USA, la maggior parte del quale risalente alle dittature dei Duvalier difficilmente permetteranno a Préval ed al suo Paese di liberarsi dall’oppressione di tali istituzioni.
o Il nuovo Primo Ministro è il Sig. Jacques Edouard Alexis, già Primo Ministro durante la precedente presidenza del Sig. Préval (1996-2001): i membri del Governo sono frutto di un compromesso in quanto il Parlamento è piuttosto frammentato, molti comunque provengono dai governi di Aristide.
– I fondi che attualmente la Delegazione UE ad Haiti sta elargendo a ONG “che operano in difesa dei diritti umani”, per un ammontare di 1 600 000 Euro, hanno come destinatarie associazioni per la maggior parte fortemente anti-Lavalas:
o Société d’animation et de communication sociale (SAKS)
o Haiti Solidarité internationale (HSI):
o Centre Oecuménique des Droits de l’homme (CEDH): il direttore, Jean-Claude Bajeux ha
o lavorato per il « governo ad interim »
o Initiative de la société civile (ISC): parte del Gruppo dei 184, già descritti in precedenza
o Commission Episcopale Nationale Justice et Paix sur Cité Soleil
o Infine l’italiana AVSI, strettamente legata alla Compagnia delle Opere[3] (scelta dalla UE; le altre associazioni sono locali, non europee)
E’ opportuno ricordare che la destra cattolica e soprattutto lo Stato Vaticano, hanno sempre appoggiato le peggiori dittature in America Latina. Il Vaticano è il primo Stato e, quasi certamente anche l’unico, ad essersi affrettato a riconoscere come legittima la dittatura di Cedras, nel 1991.
[1] il 5 febbraio 2004 un gruppo composto da qualche centinaio di personaggi, alcuni dei quali noti criminali latitanti, molto ben armati ed addestrati, sono entrati ad Haiti dalla confinante Repubblica Dominicana. A guidarli era Guy Philippe, trafficante di droga, addestrato in una base militare USA in Ecuador, insieme a Jodel Chamblain, già capo del FRAPH (Front Révolutionnaire pour l’Avancement et le Progrès Haïtiens) corpo paramilitare responsabile dei massacri durante la dittatura di Cedras e con la “consulenza” di Emmanuel Constant, collaboratore della CIA, che vive tranquillamente nel Queens, nonostante le ripetute richieste di estradizione da parte dello Stato di Haiti, sempre ignorate.
[2] Nel solo mese di marzo 2004 e nel solo obitorio di Port-au-Prince, sono stati portati almeno 1.000 cadaveri: altre centinaia di cadaveri, spesso mutilati e con evidenti segni di tortura sono stati portati all’obitorio ogni mese almeno per tutto il 2004. Seicento sono stati segnalati nei primi 15 giorni del settembre 2004 (www.haitiaction.net). In questo tragico conteggio non sono incluse tutte le persone assassinate nelle altre città, nelle campagne ed i cadaveri gettati direttamente nelle discariche, soprattutto in quella di Titanyen che più che una discarica è un immenso cimitero.
[3] Compagnia delle opere: una radiografia, dall’Espresso di venerdì 26 maggio 2000, NUOVI POTERI / LA CONFINDUSTRIA DI CL; Compagnia di lotta e di governo. 15 mila imprese. 200 mila soci. 32 sedi. Da oscura confraternita di Comunione e Liberazione, la Compagnia delle opere in pochi anni è diventata un gigante economico. E una superlobby. Che vota a destra. Ma anche a sinistra Quando conviene. di Enrico Arosio – Sapevate che alla Compagnia delle opere aderisce anche la Ittierre di Tonino Perna, un’industria dell’abbigliamento quotata a Piazza Affari che fattura 700 miliardi e sta acquisendo griffes di prestigio? Sapevate che l’associazione ispirata da don Luigi Giussani ha a Roma come autorevole attivista Raffaello Fellah, presidente dell’Organizzazione mondiale degli ebrei di Libia, amico e consigliere di Giulio Andreotti, Camilla Sadat, Yasser Arafat, e amministratore della Cascina, impresa poliedrica che dalle mense ospedaliere e scolastiche si è allargata alla gestione dei caffè storici e al turismo? Sapevate che il presidente della Compagnia a Milano e provincia altri non è che Massimo Ferlini, ex Bocconi, ex Pci, ex Pds, ex assessore nelle giunte Pillitteri isolato dal partito dopo il coinvolgimento nell’inchiesta Mani pulite? Uno che tra le braccia dei ciellini ha trovato conforto e rilancio professionale pur definendosi «ateo, non laico»?
Se la risposta è no, aggiornatevi. La Compagnia sta cambiando. Non è più quella oscura confraternita i cui aderenti giravano col timbro Cl sull’anima e trattavano chiunque non fosse "dei loro" con una sospettosità urticante. La Cdo si sta aprendo al dialogo: col mondo laico e della sinistra, con chi ha storie personali, religiose, politiche diverse. Lo fa perché sta crescendo, come dice il suo presidente-intellettuale Giorgio Vittadini, il traduttore del verbo giussaniano (vedere l’intervista a pagina 107), e nel «fare opere» nessun sodale è escluso a priori? O perché antepone la realizzazione della persona nell’impresa alla politica di partito, come sostiene l’ala manageriale incarnata da Ferlini? Fatto sta che, con 15 mila piccole e medie imprese associate, oltre 200 mila persone socie e una presenza capillare in Lombardia (dove il giro d’affari si stima sugli 8 mila miliardi), la Cdo è diventata un giocatore su più tavoli.
Prendiamo i rapporti con la politica. Dal di fuori, la Cdo, che ha il suo cuore in Lombardia ma è presente in 17 regioni con 32 sedi, ha tutte le caratteristiche della lobby, nel senso anglosassone di legittima organizzazione d’interessi capace d’influenzare poteri politici e finanziari. Dall’interno è diverso: «Noi stiamo fuori della politica. Diamo appoggio a chi nell’attività politica è in linea con i nostri obiettivi», come dice Ferlini. E tuttavia è politicissima la battaglia avviata da Vittadini e Compagnia per ancorare alla Costituzione il principio di sussidiarietà (l’anteporre l’iniziativa dal basso delle persone alla mano normativa dello Stato) nella travagliata stagione della Bicamerale. È politicissimo il voler ricucire il rapporto con Romano Prodi guastatosi nel ’96. È politicissimo il volontariato internazionale attraverso l’Avsi, organizzazione non governativa. Come lo è il corteggiamento di un ministro riformista come Pierluigi Bersani, o la polemica con la «statalista» Rosy Bindi. È politicissimo, infine, l’appoggio che la Cdo dà, in campagna elettorale, a candidati di partiti diversi.
Esempio. Alle elezioni regionali, l’indicazione per Roberto Formigoni è scontata (e comunque la Cdo non muove tre milioni e mezzo di voti). Meno scontato il fatto che la Compagnia abbia portato voti ai presidenti uscenti dell’Emilia Romagna, Vasco Errani, e delle Marche, Vito D’Ambrosio. Entrambi Ds, entrambi riconfermati; ma soprattutto disposti al dialogo sulla sussidiarietà, il non profit, la privatizzazione delle utilities. In Campania la Cdo ha appoggiato alcuni candidati del Partito popolare, con cui Cl non ha mai amoreggiato. «Scomparso il partito unico dei cattolici», osserva Alessandro Cappello, l’uomo delle relazioni istituzionali della Cdo, «è diventato naturale trovare alleati sui singoli obiettivi, a prescindere dalle diversità di storia politica». Abilità (o disinvoltura) che espone la Cdo all’accusa di cinismo politico. Dove si può, appoggiano "i loro" (Formigoni e Cl sono la corrente spiritualista di Forza Italia); dove governano i rossi, scelgono quello adatto. Poi c’è chi dice che i ciellini, e per estensione la Compagnia, vendono i voti di preferenza. Sarebbero stati determinanti per l’elezione al Pirellone di Antonella Maiolo e Giovanni Guarischi, area laica di Forza Italia: «per poterli controllare», secondo un insider del partito. Se non è cinismo, «c’est du Talleyrand».
Il gioco su più tavoli ha le sue radici in un evento-chiave: i ventimila riuniti al Palavobis di Milano nel ’96 per la parità scolastica, radunati dalla Cdo con la Confindustria e varie associazioni cattoliche. «Vennero i leader dell’opposizione, e per il governo solo Lamberto Dini, ma fu l’inizio di un dialogo con altre forze su obiettivi comuni. Portammo un milione e mezzo di firme sotto la petizione al Parlamento. E avviammo la discussione nazionale sulla parità», racconta Cappello.
La Compagnia si è battuta per l’articolo 56 sulla sussidiarietà (ma la versione uscita dal Parlamento è ritenuta impropria). Ha instaurato una collaborazione sul non profit col Forum del terzo settore e con le Acli. Ha invitato il presidente della Camera Luciano Violante a presentare all’Università Cattolica il libro di Vittadini "Sussidiarietà. La riforma possibile", e sul medesimo tema ha organizzato un convegno insieme al gruppo Ds al Senato. In parallelo, sul fatidico articolo 56, ha cercato ascolto nel presidente del Senato Nicola Mancino. E coltivato il rapporto col ministro Bersani, da tre anni gradito ospite al Meeting per l’amicizia di Rimini, negli anni Ottanta presidiato dalla Dc di Vittorio Sbardella. Bersani, con Giulio Tremonti, è invitato alla prossima Assemblea nazionale della Cdo, il 10 giugno al Palalido di Milano.
Nello studio di Cappello in via Melchiorre Gioia c’è una foto di D’Alema ricevuto da Papa Wojtyla. Lo scorso dicembre, un alacre lavorìo con il duo Marco Minniti-Nicola La Torre ha fruttato la visita dell’allora presidente del Consiglio ad Artigiano in Fiera, la grande rassegna sull’artigianato inventata da Antonio Intiglietta, l’ex dirigente della Dc (e vicesindaco della giunta Borghini, agli inizi di Tangentopoli) che con la Gefi, gestione fiere, è uno degli uomini chiave di Formigoni. La visita di D’Alema fu un bel colpo mediatico per la Compagnia. Restava da ricucire il rapporto con Prodi.
Dopo lo strappo di Bologna nel ’96, quando il capo del governo fu fischiato da gruppi ciellini in presenza del Papa, i rapporti con il leader dell’Ulivo erano finiti nel congelatore. Ma nel ’99, con Prodi alla guida della Commissione europea, la Compagnia riprende a tessere. A fine agosto Prodi accetta di intervenire in videoconferenza al Meeting di Rimini a un dibattito sull’embargo contro l’Irak moderato da Formigoni. E il 7 ottobre riceve a Bruxelles Vittadini e Cappello. Il ghiaccio è rotto.
Su altri tavoli, come quello del lavoro, un ruolo di pontiere lo hanno esercitato Massimo Ferlini e Marco Sogaro. Con la Lega coop di Ivano Barberini e con la Confcooperative, le coop della Cdo hanno dato vita a Obiettivo Lavoro, l’agenzia per il lavoro interinale che oggi si colloca al terzo posto sul mercato italiano, dietro le multinazionali Adecco e Manpower. Insieme alla Cisl, invece, i Centri di solidarietà (Cds) della Compagnia forniscono assistenza sindacale ai lavoratori atipici. I Cds, attraverso 70 sportelli lavoro, 29 circolini ricreativi, 25 banchi di solidarietà e i patronati per gli anziani, toccano vari aspetti dell’assistenza. Nel ’99 hanno fatto oltre 7.300 colloqui. «Vengono da noi grazie al passaparola, per due terzi sotto i 33 anni, italiani e stranieri», raccontano Maurizio Gatti e Rosario Pagliaro della Federazione dei Cds: «Con l’Emporio dei lavori, nato nel marzo ’99, favoriamo il collocamento privato in Lombardia, come prevede la legge Treu. Il Centro San Martino dà assistenza ai lavoratori extracomunitari. Tutti i servizi offerti sono gratuiti. E si comincia sempre dall’ascolto della persona». Agli associati è offerta a 20 mila lire la "personal card" che dà diritto a sconti su prodotti (come il 10 per cento sulle auto Fiat), convenzioni con banche per mutui o piccoli prestiti, facilitazioni sui biglietti di treno e d’aereo. La politica delle facilitazioni alle persone somiglia a quella che la Cdo offre alle aziende. E spiega il suo stupefacente tasso di crescita.
Erano ottomila imprese associate a fine ’96. Undicimila a metà ’98. Oggi sono 15 mila. Molti gli artigiani, le microimprese: solo l’11 per cento ha un fatturato annuo superiore ai 10 miliardi. Ci si associa «dall’edicola alla Sony», come dice Ferlini, e intende proprio la Sony Italia. La Cdo risolve problemi. Dà informazioni tempestive su quanto avviene in Regione. Offre convenzioni per il credito agevolato, il leasing, il factoring con 15 banche italiane. Assiste la piccola impresa nei rapporti con gli enti pubblici, sul piano fiscale e assicurativo. Promuove corsi di formazione e riqualificazione, aggiorna sui sistemi informatici. Orienta chi opera nell’export. Del resto lo sportello della Regione Lombardia a Bruxelles è in mano agli uomini di Formigoni. Così come l’Irer, l’istituto regionale che fa la prima scrematura delle aziende interessate ai finanziamenti del Fondo sociale europeo. La Compagnia dispone infine di un tesoriere di prestigio come Angelo Abbondio con la sua Symphonia Sim. Tirando le somme: è un network di informazioni, servizi, relazioni che crea consenso, cementa legami. Una lobby ramificata che, oltre a «da r lavoro ai nostri», tesse una clientela politica. La piccola impresa, con il non profit, è l’ossatura della Compagnia. Dalla Novagriter, acquacoltura nel Molise, al Club di Papillon ideato dal critico gastronomico Paolo Massobrio (sì, quello che scrive sull’"Espresso"). Non mancano le adesioni su scala maggiore: la Cooperativa ceramiche di Imola e i Cittadini dell’ordine, la Böhler, società impiantistica tedesca, e l’impresa edile Romagnoli. «Noi non abbiamo aderito per motivi ideali», racconta Camillo Agnoletto, amministratore della Romagnoli, che sta ricostruendo il Teatro La Fenice a Venezia: «Con Cl io non c’entro, sono un uomo di sinistra. Ma l’adesione ti garantisce le informazioni giuste sui bandi di gara, i finanziamenti Ue, le opere pubbliche; ti offre un colloquio privilegiato con le banche; può sveltire i rimborsi dalla Regione; ti assiste nel ginepraio delle leggi urbanistiche. In due parole, se ti metti con loro hai dei vantaggi». Con «loro». La Compagnia. Una lobby che funziona. (01.06.2000)
– Recentemente la Banca Mondiale ha annunciato che avrebbe elargito 73 milioni di $ in contanti al governo haitiano di Gerard Latortue, insediato da parte di potenze straniere dopo che il Presidente (regolarmente eletto) Jean Bertrand Aristide fu costretto a lasciare l’incarico. Ottenere questi fondi dalla Banca Mondiale significa comunque che Haiti deve pagare 52 milioni di $ di arretrati in sospeso. Il Canada ha contribuito con uno stanziamento di 12,7 milioni di $ a favore del regime.
– Il Governo canadese, unitamente agli USA e all’Unione Europea, interruppe gli aiuti elargiti al governo haitiano, dopo le accuse che le elezioni del maggio 2000 fossero inique. Questa contestazione si basava sul fatto che in 10 aree, dove c’era una pluralità di candidati, i Lavalas avevano ottenuto una pluralità di voti, invece di una maggioranza. Secondo la costituzione , avrebbe dovuto esserci una seconda consultazione. Al contrario i “vincitori di maggioranza relativa” di Lavalas hanno semplicemente preso possesso dei propri seggi.
Ci sono state delle obiezioni, anche se lo stesso metodo era già stato usato nelle precedenti elezioni e si sapeva già prima di votare che si sarebbe verificato di nuovo. Quindi, benché si valuti che più di 3500 seggi siano stati regolarmente occupati in seguito alla stessa elezione, l’Organizzazione degli Stati Americani e gli USA hanno contestato una frode elettorale.
L’opposizione usò questa contestazione per giustificare il suo boicottaggio delle elezioni presidenziali poco dopo, nello stesso anno, e per affermare che la vittoria di Aristide era viziata, benché nessuno rivendicasse all’opposizione la possibilità di battere il popolare ex-prete. La votazione “viziata” divenne il pretesto per dirottare ai gruppi della “società civile” all’opposizione gli aiuti monetari destinati al governo.
Ora, comunque, non risulta che il governo canadese abbia alcun problema ad elargire soldi ad un regime haitiano privo di qualunque pretesa di legittimazione democratica.
– Il denaro che la Banca Mondiale ha destinato ad Haiti è prevalentemente sotto forma di prestiti. Gli haitiani dovranno rimborsarlo, sebbene non siano stati loro a scegliere Latortue, bensì Stati Uniti, Francia e Canada. Ugualmente, di 1,2 miliardi di $ quale “aiuto” ad Haiti, annunciati alla Conferenza di Washington di luglio, più di metà è rappresentata da finanziamenti che devono essere rimborsati da parte degli haitiani.
– Mentre non è così evidente come saranno spesi questi soldi offerti, sappiamo invece che alcune società nordamericane hanno già messo gli occhi sul “gruzzolo”, per così dire. La SNC Lavalin, con sede a Montreal ha già in corso alcuni contratti. La maggior parte dei Paesi impone che gran parte del proprio “aiuto” sia speso a favore di contraenti appartenenti alla propria nazione. Così gli haitiani dovranno ripagare il denaro consegnato ad aziende straniere.
– Un paese povero come Haiti, dove non esistono scuole pubbliche, l’elettricità è discontinua e scarseggiano le infrastrutture sanitarie, non dovrebbe essere costretta a trasferire 40 milioni di $ alla sede della Banca Mondiale di Washington.
– Ma, ugualmente, già nel 1825 Haiti non avrebbe mai dovuto rimborsare 21 miliardi di $ (equivalenti a valori del 2004) agli schiavisti francesi, quale indennizzo per la perdita delle loro “proprietà”. Ci vollero 120 anni perché Haiti, minacciata di invasione e di esclusione dal commercio internazionale, riuscisse a pagare questo debito.
– Secondo l’Haiti Support Group, “il debito di Haiti verso le istituzioni finanziarie internazionali e i governi stranieri è aumentato, dai 302 milioni di US$ del 1980 agli attuali 1.134 miliardi di US$. Circa il 40% di questo debito deriva da finanziamenti concessi ai brutali dittatori Duvalier (Papa e Baby Doc) che non investirono quasi nulla nel paese. E’ anche chiamato debito “detestabile”, perché fu utilizzato per opprimere la gente e, secondo le leggi internazionali, non deve essere restituito”.
– All’inizio del ventesimo secolo, le potenze straniere, in particolar modo Germania, Francia e Stati Uniti, inviarono più volte delle cannoniere in acque haitiane. Il motivo più comune per queste incursioni era costringere Haiti a rimborsare debiti che non poteva permettersi. In un caso, i marines americani entrarono in segreto a Port-au-Prince e si appropriarono del tesoro nazionale. L’invasione/occupazione di Haiti del 1915 avvenne già in parte in quest’ottica di costringere il paese a restituire il suo debito.
Mentre sarebbe eccessivo affermare che la recente invasione di Haiti avvenne semplicemente per obbligare il paese a rimborsare il suo prestito, non è esattamente una coincidenza che Haiti, “paese insolvente” come Jugoslavia e Iraq, abbia rilevanti impegni verso banche straniere.
L’espressione “stati insolventi” può essere effettivamente un eufemismo affinché un Paese in stato fallimentare si assoggetti, in primo luogo, ai diritti di creditori internazionali. Dopo tutto, la diplomazia delle cannoniere per rafforzare questi diritti ha una lunga, ingloriosa storia.
o Yves Engler è l’autore del libro, di prossima pubblicazione, dal titolo Left Wing: From Hockey to Politics: the making of a student activist. Ha viaggiato ampiamente in Venezuela.
Può essere contattato al seguente indirizzo: yvesengler@hotmail.com
[Alma Giraudo, ricercatrice indipendente – mantiene vive le cronache "invisibili" da Haiti tramite le pagine del sito da lei coordinato www.aristide-haiti.it. Ha pubblicato su http://selvas.eu/newsHA0106.html – Haiti, dalle ceneri il nuovo governo – Cronaca delle elezioni del 7 febbraio 2006.]
– Nel febbraio 2004 gruppi di paramilitari già riconosciuti responsabili di orribili atrocità contro i cittadini haitiani durante il colpo di stato del 1991 e successivi anni di dittatura militare (1991-1994), supportati, armati ed addestrati dal Governo degli Stati Uniti d’America, hanno portato a termine un ennesimo colpo di stato contro il legittimo governo di Haiti. L’organizzazione di questo colpo ha inizio nell’anno 2000 con le false accuse di brogli elettorali durante le elezioni vinte dal partito Fanmi Lavalas e dal presidente Jean-Bertrand Aristide e conseguente interruzione degli aiuti internazionali già promessi, anche da parte dell’Unione Europea. La campagna di destabilizzazione e delegittimazione del governo costituzionale è continuata e si è intensificata fino alla sua conclusione nella notte fra il 28 ed il 29 febbraio, quando il presidente Jean-Bertrand Aristide è stato sequestrato da militari USA e trasportato nella Repubblica del Centrafrica.
– Il supporto a questo colpo di stato, oltre che dagli Stati Uniti è stato fornito dalla Francia e dal Canada.
– La richiesta all’ONU di una inchiesta internazionale indipendente avanzata dai Paesi Caraibici (CARICOM) e dalla UNIONE AFRICANA è stata impedita dai governi sia della Francia che degli Stati Uniti, con evidenti minacce di ritorsioni e di un veto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
– In conseguenza a ciò l’attuale situazione del popolo haitiano è disastrosa: durante i primi due mesi successivi al colpo di stato più di 1.000 persone sono state brutalmente assassinate, le strutture realizzate dai governi democratici di Haiti nel corso dei 9 anni in cui hanno operato sono state quasi tutte distrutte. Gli esponenti del partito Fanmi Lavalas, il più diffuso, vengono uccisi, arrestati e detenuti senza alcuna accusa o sono costretti a nascondersi (vedere il rapporto sui diritti umani ad opera dell’Istituto per la Giustizia e la Democrazia ad Haiti: www.ijdh.org). Vengono arrestati illegalmente anche senatori, deputati, sacerdoti e semplici poveri cittadini, perché sospetti sostenitori del Presidente deposto Jean-Bertrand Aristide.
– Le continue manifestazioni popolari per richiedere il ritorno del Presidente eletto Jean-Bertrand Aristide ed il ripristino della legalità vengono represse con le armi causando delle stragi.
– Il “governo ad interim” instaurato da USA e Francia è apertamente connivente con i paramilitari, che infatti vengono definiti “freedom fighters” (combattenti per la libertà).
– Sullo stesso “governo ad interim” stanno piovendo più di un miliardo di dollari di aiuti internazionali (325 milioni dall’Unione Europea) senza che nessuno abbia richiesto in contropartita almeno il rispetto dei diritti umani.
– La forza ONU inviata per “pacificare” la nazione è composta da poco più di un terzo degli uomini che inizialmente avrebbero dovuto essere presenti nel Paese (circa 2.600 militari rispetto ai 7.500 previsti) e non sta facendo nulla per fermare queste violenze.
– Le conseguenze di questo colpo di stato sono ancora peggiori del 1991 quando 5.000 persone vennero uccise. Le violazioni delle leggi Haitiane ed internazionali non sono mai state così gravi dal tempo delle dittature dei Duvaliers, e questo anche a causa del “silenzio stampa” su questi fatti da parte di tutti i media internazionali: dopo il 29 febbraio un muro di silenzio è inspiegabilmente calato su Haiti, eppure l’attenzione dei media indipendenti sarebbe fondamentale per fermare le violenze. Solo alcuni gruppi di volontari si occupano di seguire, documentare, inviare osservatori, come il già citato Istituto per la Giustizia e la Democrazia ad Haiti, oppure Pax Christi.
– Sarebbe il caso, per tutti, ma in particolare per giornalisti e politici, considerato il ruolo che svolgono, ricordarsi che il silenzio è sempre complicità.
– Haiti, piccolo e per noi semi sconosciuto Paese, con i suoi continui colpi di stato organizzati da potenze straniere, è un Paese simbolo di cosa accade ai Governi ed ai Popoli che non si piegano ai voleri di chi li vorrebbe “a proprio uso e consumo”. Il Governo ed il presidente Aristide si sono parzialmente opposti alla politica liberista imposta da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale e sono stati spazzati via, non importa con quali conseguenze nei confronti della popolazione che dal 29/02/04 ha progressivamente visto peggiorare le proprie condizioni di vita.
LA RESPONSABILITA’ DELL’UNIONE EUROPEA NELLA DESTABILIZZAZIONE DI HAITI NEGLI ANNI, NEI MESI E NEI GIORNI CHE HANNO PRECEDUTO E SEGUITO IL COLPO DI STATO DEL 29 FEBBRAIO 2004
Pochi in Europa conoscono i fatti che hanno preceduto il violento colpo di stato ad Haiti il 29 febbraio 2004 e le condizioni che ne hanno permesso l’attuazione; quasi nessuno è al corrente del ruolo che ha avuto l’Unione Europea.
I rapporti con l’UE, già nel 2000, non erano idilliaci. Gli accordi imposti al Governo Haitiano per ottenere aiuti e finanziamenti dalla BEI (Banca Europea per lo Sviluppo) erano perfettamente allineati con la politica del Fondo Monetario Internazionale: licenziamento di 11.000 dipendenti pubblici, privatizzazione delle principali aziende pubbliche (energia, acqua etc…), revisione (leggi:abolizione) delle tariffe doganali7: alcune aziende pubbliche non sono mai state privatizzate. Nel 2000 l’UE aveva preteso che la stampa delle schede elettorali fosse affidata ad una azienda europea, mentre il Governo Haitiano l’aveva affidata ad una azienda di Haiti, la Imprimerie Deschamps. Dopo questo increscioso episodio, il Governo Haitiano ha rifiutato qualsiasi tipo di finanziamento da parte dell’UE relativo allo svolgimento delle elezioni (Reuters – 4 gennaio 2000). Non risulta, dalle cronache di allora, che vi siano stati osservatori UE alle elezioni.
– Dopo le contestazioni seguite alle elezioni, sopra descritte, l’Unione Europea ha scelto di seguire le decisioni del governo degli USA e di bloccare i fondi destinati al Governo Haitiano per la sicurezza alimentare, in un Paese dove la mortalità per denutrizione, soprattutto infantile, è altissima e per le infrastrutture, fondamentali in un Paese dove le strade sono pochissime e difficilmente percorribili, ritenendo violato l’articolo n. 9 dell’accordo di Cotonou. (decisione del Consiglio dell’Unione Europea n. 2001/131/CE del 29.01.2001 , reiterata negli anni successivi con decisione n. 2002/131/CE del 21.01.2002, n. 2003/53/CE del 10.01.2003 e n. 2003/916/CE del 22/12/2003)8 L’accordo di Cotonou9 (dal nome della località africana, nello Stato del Benin, dove l’accordo è stato sottoscritto il 23 giugno 2000), riguarda i rapporti di cooperazione fra l’Unione Europea ed i Paesi di Africa, Carabi e Pacifico (definiti ACP). L’art. 9 si riferisce al buon governo, alla democratizzazione ed al rispetto dei diritti umani, e cita espressamente
– La cifra complessiva che era stata destinata al Governo Haitiano ed illegittimamente mai stanziata ammonta globalmente, secondo l’Haiti Progres a 200 milioni di Euro.
– I fondi che sicuramente sono stati spesi, elargiti da Europeaid14 (Ufficio di Cooperazione dell’Unione Europea), sono i 773.000 Euro a favore della “Iniziativa della Società Civile” (ISC), gruppo di associazioni vere o create appositamente, legate e guidate da Apaid e da Desroches, o da membri di partiti appartenenti alla “Convergenza Democratica” (Denuncia dell’Haiti Support Group15 e rapporto UE sulla avvenuta realizzazione del progetto16), che hanno ricevuto anche 3 milioni di dollari dall’USAID (US Agency for International Development), che dipende direttamente dal Dipartimento di Stato.
– D’altra parte, i rapporti di “collaborazione” fra l’Unione Europea, tramite l’Europeaid e l’USAID risalgono a molti anni fa (Rapporto Europeaid 200117) I fondi europei quindi non sono andati a favore della popolazione, ma a discapito della stessa, poiché hanno contribuito a sostenere il gruppo dei 184 che, come scritto da Chossudovsky, da Haiti Progres e come noto agli Haitiani, hanno cooperato con i paramilitari che hanno invaso il Paese nel febbraio del 2004 devastando ogni cosa e massacrando i pochi poliziotti, male armati, che hanno tentato di opporsi, oltre a migliaia di persone.
– I 200 milioni di Euro bloccati dall’UE, insieme ai 500 milioni di dollari bloccati da parte degli Stati Uniti e dalla Banca Interamericana per lo Sviluppo, su imposizione degli Stati Uniti (si ricorda che Haiti è il Paese più povero del continente americano) hanno provocato danni alla popolazione, ridotta alla fame, difficilmente riparabili. Inoltre il blocco degli aiuti, un vero e proprio embargo economico, che ha costretto Aristide a gestire il Paese in condizioni finanziarie disastrose, è stato uno degli elementi determinanti che hanno condotto al colpo di stato del febbraio 2004.
– Si riportano qui alcune testimonianze e denunce: Paul Farmer 18 “Chi ha destituito Aristide”19 : “Eppure soltanto un mese fa (l’anno è il 2004) si è potuto finalmente leggere su un quotidiano statunitense che il congelamento degli aiuti può aver contribuito al rovesciamento del governo haitiano. Il 7 marzo il Boston Globe ha scritto: Oggi il governo di Haiti, che ha la responsabilità di otto milioni di persone, ha un budget annuale di circa 300 milioni di dollari − inferiore a quello di Cambridge, una cittadina di poco più di 100.000 abitanti.
– E mentre gli haitiani tentano di formare un nuovo governo, molti dicono che il suo successo dipenderà largamente dalla misura e dalla rapidità con cui gli aiuti fluiranno nel paese …
– Molti dei sostenitori di Aristide, in Haiti e all’estero, sostengono con rabbia che la comunità internazionale, e gli Stati Uniti in testa, hanno abbandonato la nascente democrazia proprio quando ne aveva più bisogno. Molti poi credono che lo stesso Aristide sia stato il bersaglio delle sanzioni economiche de facto, proprio mentre Haiti stava iniziando a risistemare le proprie finanze. Avrebbe fatto comodo alle tradizionali élite haitiane ed ai loro alleati all’estero se Aristide, che è stato costretto a esercitare la sua presidenza in una condizione di penuria inimmaginabile, fosse stato abbandonato dal suo stesso popolo.
– Ma i sondaggi Gallup del 2002, i cui risultati non sono mai stati resi pubblici, hanno dimostrato che, a dispetto dei suoi errori, egli resta il politico di gran lunga più popolare e fidato. Dunque che cosa si può fare per quelli che, con orrore della destra repubblicana, continuano a votare per lui?”
– Dal film-documentario di Nicolas Rossier “Aristide and the Endless Revolution” 20
– “ I think that the decision to cut off aid to Haiti in 2000 was a decision that wasn’t just American, by the way, but which Europe agreed to, is directly responsible for the disintegration of Haitian institutions and the weakness that would allow 200 armed criminals to overthrow the government…The problem is that if you don’t provide the funding you’ve got to provide the troops. You don’t have an alternative in Haiti. It’s too weak to isolate and cut-off assistance unless you’re prepared to follow that up with a military intervention.” EXPERT IN PEACE BUILDING – JAMES DOBBINS
– In breve: “Penso che la decisione di tagliare gli aiuti ad Haiti nel 2000 fosse non solo Americana, ma condivisa dall’Europa e che sia direttamente responsabile della disintegrazione delle istituzioni Haitiane e della debolezza che ha permesso a 200 criminali armati di rovesciare il governo…….. Non è sufficiente isolare e tagliare l’assistenza a meno che si sia preparati ad intervenire militarmente”
Ma la responsabilità dell’UE, già gravissima, non si ferma qui. L’Unione Europea, seguendo gli Stati Uniti ed il Canada ha continuato a pretendere che il Presidente Aristide si accordasse con l’opposizione (i partiti della Convergenza Democratica) ed indicesse nuove elezioni, imponendo un preciso calendario, come richiesto dall’OAS (indicato sulla decisione del Consiglio dell’Unione Europea n. 2002/131/CE del 21.01.2002). Aristide ha accettato ma l’opposizione, forte dell’appoggio della “comunità internazionale” ha sempre rifiutato, in particolare le nuove elezioni in quanto ben consapevole che le avrebbe perse, questa volta senza alcuna speranza di trovare scuse.
– Nel mese che ha preceduto il golpe, Aristide aveva anche accettato le ultime imposizioni della solita “comunità internazionale”, cioè di formare un governo insieme all’opposizione, ma anche questa soluzione è stata rifiutata. L’unico obiettivo della “Convergenza democratica”, ovviamente coincidente con quello di USA, Canada, Unione Europea erano le dimissioni di Aristide: queste Aristide le ha giustamente rifiutate, essendo stato eletto democraticamente da un’altissima percentuale di suoi connazionali. Esiste inoltre una testimonianza del giornalista investigativo canadese Anthony Fenton, persona molto precisa, che sostiene: “Sono onestamente certo che ci fosse un rappresentante dell’Unione Europea all’incontro “l’iniziativa di Ottawa” nel gennaio 2003, durante il quale è stato pianificato il cambio di regime”. L’Unione Europea, all’inizio del 2004, nel pieno della crisi che ha preceduto il colpo di stato, ha rilasciato due dichiarazioni di pura facciata, e alla luce di quanto avvenuto poco dopo, quantomeno ipocrite, senza fare nulla di concreto per evitare il peggio, ma accusando il governo legittimo di essere l’unico responsabile della situazione.
Peccato che i nostri europarlamentari si siano dimenticati che la situazione sociale disastrosa fosse la diretta e inevitabile conseguenza dell’embargo economico contro un Paese – come sostengono loro stessi – dove l’80% della popolazione vive sotto la soglia della povertà; che le violenze, da parte di gruppi sia pro che anti-governativi, fossero frutto della voluta destabilizzazione del Paese e che la polizia (5.000 agenti per 8 milioni di abitanti) operasse in condizioni disastrose, sempre a seguito della assoluta mancanza di fondi. Le “milizie e le bande armate” che il Governo avrebbe dovuto “sciogliere” erano soprattutto legate al Gruppo dei 184 e sostenute, quantomeno, dagli Stati Uniti. L’aiuto sul “piano umanitario e sanitario” era pressoché inesistente a causa dell’embargo imposto da oltre 3 anni.
La seconda dichiarazione è relativa all’assemblea parlamentare tenutasi ad Addis Abeba il 18 febbraio 2004 con i Paesi ACP22 richiesta con urgenza dal CARICOM (associazione dei Paese Caraibici). L’UE conclude dichiarando il suo supporto all’iniziativa del Caricom per ottenere l’invio immediato di truppe straniere, onde evitare il rovesciamento del governo costituzionale, come richiesto con urgenza anche dal Presidente Aristide all’ONU. I Paesi del Caricom hanno dichiarato espressamente che non avrebbero mai accettato alcun cambiamento del Presidente in Haiti, se non tramite metodi democratici (non hanno mai riconosciuto il governo ad interim ed hanno sospeso Haiti dall’associazione). Le truppe straniere sono effettivamente arrivate, da Stati Uniti, Canada, Francia e Cile, ma solo dopo che il Presidente Aristide è stato prelevato con la forza, e non in supporto del governo costituzionale.
Dopo il lungo periodo di destabilizzazione, di manifestazioni spesso molto poco spontanee, di disinformazione, di incitamento alla ribellione da parte delle radio di proprietà di membri del gruppo dei 184 (la società civile, secondo l’UE), di scontri molto violenti fra gruppi pro e anti governativi,
– il 5 febbraio 2004 un gruppo composto da qualche centinaio di personaggi, alcuni dei quali noti criminali latitanti, molto ben armati ed addestrati, sono entrati ad Haiti dalla confinante Repubblica Dominicana. A guidarli era Guy Philippe, trafficante di droga, addestrato in una base militare USA in Ecuador, insieme a Jodel Chamblain, già capo del FRAPH (Front Révolutionnaire pour l’Avancement et le Progrès Haïtiens) corpo paramilitare responsabile dei massacri durante la dittatura di Cedras e con la “consulenza” di Emmanuel Constant, collaboratore della CIA, che vive tranquillamente nel Queens, nonostante le ripetute richieste di estradizione da parte dello Stato di Haiti, sempre ignorate23. Gli stessi hanno ucciso tutti i poliziotti che hanno incrociato e tutti i membri e sostenitori Lavalas che hanno potuto, distruggendo tutte le strutture che erano state realizzate dai governi democratici ed aprendo le carceri. Dalle stesse sono usciti i criminali, condannati per reati gravissimi, appartenenti ai corpi paramilitari responsabili dei massacri degli anni 1991-1994 (dittatura del gen. Cedras), che si sono uniti ai loro “liberatori”. Dopo quasi un mese di massacri, nella notte fra il 28 ed il 29 febbraio, il Presidente Aristide, la sua consorte e tutti coloro che si trovavano nella sua residenza sono stati prelevati con la forza dai militari degli Stati Uniti, fatti salire su di un aereo e trasportati nella Repubblica del Centrafrica, dove sono rimasti prigionieri per alcuni giorni, sotto il controllo di truppe straniere, non africane, ma non meglio identificate. L’intervento di alcuni allarmatissimi amici di Aristide, come il fondatore del Transafrican Forum, Randall Robinson, della senatrice USA Maxine Waters ed altri, hanno permesso la loro liberazione e, dopo una temporanea permanenza in Giamaica, si sono trasferiti nella Repubblica del Sud Africa. Nota: Articoli più dettagliati sul colpo di stato, a firma Noam Chomsky, Michel Chossudovsky, Paul Farmer, Brian Concannon, Naomi Klein e altri sono, tradotti in italiano, sul sito www.aristide-haiti.it […]
– Gli Stati Uniti hanno poi imposto un “governo ad interim” presieduto da un uomo d’affari, cittadino degli Stati Uniti, di genitori haitiani, Gérard Latortue: molti dei suoi ministri erano legati ai Duvalier. Il loro scopo principale era di riportare il Paese nelle condizioni di rispondere alle richieste del Fondo Monetario Internazionale e di eliminare il maggior numero di membri o sostenitori Lavalas possibile: hanno adempiuto ai loro compiti. Gli Stati Uniti, il Canada, l’Unione Europea possono esserne soddisfatti.
– Il Paese è rimasto sotto violenta occupazione militare da parte di USA, Canada, Francia, Cile per 3 mesi. Il 1 giugno 2004 i militari di questi Stati sono stati sostituiti dalla forza multinazionale ONU della Minustah (Mission des Nations Unies pour la Stabilisation en Haïti), sempre militare, guidata dal Brasile, che è accusata però di avere appoggiato la violenta repressione della polizia haitiana e di azioni criminali commesse direttamente come la strage del 6 luglio 2005 a Cité Soleil (23 morti accertati, 50 secondo i testimoni).
– Il 19 e 20 luglio 2004, presso la sede della Banca Mondiale, a Washington, si è tenuta una «conferenza dei donatori» comprendente l’USAID, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Interamericana per lo sviluppo, l’Unione Europea, l’ONU. Sono stati stanziati a favore del “governo ad interim” più di 1 miliardo di dollari, dei quali 220, divenuti successivamente 325, da parte dell’Unione Europea, che è così diventata il maggior “donatore”. Da ricordarsi che la stragrande maggioranza di questi fondi sono prestiti che gli Haitiani dovranno restituire con gli interessi (Haitiprogres del 21.07.2004). I soldi che erano stati bloccati per anni con la scusa di “frode elettorale” sono stati consegnati senza problemi ad un governo illegittimo.
– Il 21 ottobre del 2005 Bruxelles ha ospitato un’altra “conferenza internazionale su Haiti”27 che sancisce i vincoli ai quali si troverà già soggetto il nuovo governo eletto, vincoli appositamente creati dagli accordi fra le “istituzioni finanziarie internazionali” ed il “governo ad interim” di Latortue, il quale dimostra così di avere effettivamente svolto il lavoro del quale era stato incaricato da chi lo ha posto a governare il Paese, ed il ruolo dell’Unione Europea non si può certo definire secondario. O il nuovo governo accetterà le imposizioni, o provocherà una rottura con conseguenze ormai troppo facilmente immaginabili. In particolare, i cosiddetti “Paesi donatori” dichiarano: “La Conferenza di Bruxelles mira a rafforzare il quadro di cooperazione fra Haiti e i donatori per consolidare le acquisizioni perseguite durante il periodo di transizione e proseguire, con il prossimo governo, le azioni e riforme intraprese nel quadro di cooperazione interinale (Cadre de Cooperation Interimaire – CCI), quadro che identifica i bisogni prioritari di Haiti che la comunità internazionale si è impegnata a finanziare con più di 1 miliardo di dollari USA” “Allo scopo di lasciare al prossimo governo il tempo ed i mezzi per perseguire le riforme, in modo che non vi siano interruzioni nel programma, conviene prevedere una estensione del CCI per un ulteriore anno, fino alla fine del 2007.”
Migliaia di persone massacrate o scomparse: le speranze di ritrovare vivi gli scomparsi sono uguali a zero. Impossibile stabilire, adesso, quante siano le vittime. I dati reperibili fanno ritenere che le violenze perpetrate in questi due anni e le vittime siano di gran lunga superiori a quelle, già pesantissime, del colpo di stato del 1991 (5.000 vittime) ad opera dei militari guidati dal gen. Cedras.
– Nel solo mese di marzo 2004 e nel solo obitorio di Port-au-Prince, sono stati portati almeno 1.000 cadaveri: altre centinaia di cadaveri, spesso mutilati e con evidenti segni di tortura sono stati portati all’obitorio ogni mese almeno per tutto il 2004. Seicento sono stati segnalati nei primi 15 giorni del settembre 2004 (www.haitiaction.net). In questo tragico conteggio non sono incluse tutte le persone assassinate nelle altre città, nelle campagne ed i cadaveri gettati direttamente nelle discariche, soprattutto in quella di Titanyen che più che una discarica è un immenso cimitero: un giorno forse qualcuno deciderà di ricoprirla e farne un luogo in memoria delle decine di migliaia di oppositori ai vari dittatori che si sono succeduti, dai Duvalier a Cedras, a Latortue che l’hanno utilizzata per liberarsi dei cadaveri.
– Un’inchiesta pubblicata il 31 agosto 2006 dalla rivista britannica “The Lancet”29 riporta una rigorosa analisi statistica eseguita dagli studiosi Athena Kolbe e Royce Hutson della Wayne State University, school of social work, di Detroit, che hanno intervistato 1.260 famiglie, per un totale di 5.720 persone in tutti i quartieri di Port-au-Prince. I due studiosi hanno stimato che fra il giorno successivo al colpo di stato (29 febbraio 2004) ed il dicembre 2005, quando l’inchiesta si è conclusa, siano state uccise, nella sola area della capitale, 8.000 persone. – Almeno 3.500 prigionieri politici per la sola ragione di essere membri o sostenitori del partito Fanmi Lavalas (quindi sostenitori di Aristide), oppure semplicemente perché poveri.
– Secondo l’analisi dell’ONU di aprile 2006 sono 3.500 i prigionieri politici in carcere: alcuni, secondo l’associazione AUMOHD (Association des Universitaires Motivés Pour Une Haïti Des Droit – sito www.hurah.revolt.org ), sono giovanissimi, hanno 14 – 16 anni. Fra i prigionieri politici si segnalano l’ex capo di governo durante la presidenza di Aristide, Ivon Neptune ed il ministro degli interni Jocelerme Privert Secondo il “governo ad interim” l’equazione era semplice: poveri= sostenitori dei Lavalas= criminali da eliminare. – Almeno 100.000 persone costrette a vivere nascoste o fuggite all’estero.
– Decine di Migliaia di stupri – Quando i paramilitari, gli ex-militari ed anche alcuni poliziotti (la polizia ha inglobato molti ex-militari) si recavano per arrestare od uccidere un esponente Lavalas senza trovarlo in casa colpivano i familiari, soprattutto le donne, stuprando mogli, sorelle e figlie, non importa quale età avessero le bambine. Spesso le stesse venivano poi assassinate. L’entità dei crimini di questo tipo è in gran parte sconosciuta. Le donne sopravvissute non hanno sporto denuncia – a chi avrebbero potuto denunciare i criminali protetti dal “governo ad interim”? L’inchiesta pubblicata su “The Lancet” ha stimato in 35.000 le vittime di questo tipo di violenze, nella sola area di Port-au-Prince: il 37% sono ragazzine fra gli 11 ed i 17 anni e ben il 16% bambine di età inferiore agli 11 anni.
– I cosiddetti “bambini di strada”, sempre più numerosi, prima ricoverati nelle istituzioni fondate da Aristide, dove avevano anche occasione di studiare (tipo Fanmi Selavi) assassinati, torturati, venduti30
– Alfabetizzazione degli adulti: il piano di alfabetizzazione degli adulti, gratuito (più del 50% della popolazione è analfabeta), istituito da Aristide è stato cancellato.
– Scolarizzazione dei bambini: i costi del materiale scolastico e dei trasporti sono pesantemente aumentati, i sussidi per le famiglie più povere sono stati eliminati: tantissimi bambini non possono più frequentare la scuola, che dovrebbe essere obbligatoria, o almeno così era prima del golpe.
– Pagamenti agli ex-militari: 11,000,000 (undici milioni) di dollari USA sono stati pagati da Latortue agli ex-militari, smobilitati nel 1995 da Aristide e responsabili di gravi crimini contro gli Haitiani. Parte di questi fondi provenivano direttamente dall’ONU (2,8M), che prevedeva il pagamento contro la restituzioni delle armi. Il pagamento è avvenuto, ma le armi non sono state rese. Altri fondi probabilmente provenivano dall’USAID, in teoria per lo stesso scopo. Non è chiaro però da dove Latortue abbia preso tutti i soldi necessari per questi pagamenti. (vedere: “Ex soldiers payed” di Lynn Duff31)
– Assoluzione e liberazione di criminali: criminali del livello di Jodel Chamblain, coordinatore dei paramilitari del FRAPH (responsabili del massacro di 5.000 persone durante la dittatura Cedras), già condannati ai lavori forzati a vita, riprocessati e liberati: Chamblain, che era latitante, è stato definito da Latortue “combattente per la libertà” ed ora circola libero per il Paese.
– Licenziamenti di massa (secondo quanto richiesto dall’FMI).
– Distruzione delle strutture di protezione civile: il personale addestrato è stato o ucciso o costretto a fuggire. Questo ha provocato la morte di 2.500 – 3.000 persone nell’autunno del 2004, quando l’uragano Jeanne ha colpito la città di Gonaives, perché nessuno ha provveduto ad avvisare la popolazione e ad organizzare l’evacuazione. (Vedere “HAITI: un’altra calamità innaturale” di Brian Concannon32). […] Non siamo noi, europei, gli autori materiali del colpo di stato o gli organizzatori diretti, ma nessun Paese appartenente all’Unione Europea può permettersi di negare la propria grave responsabilità per tutto ciò che è avvenuto e per le pesantissime conseguenze che la popolazione ha dovuto subire. Senza il nostro boicottaggio economico, il nostro appoggio finanziario e politico alla opposizione ed a personaggi come Apaid e Desroches con i loro accoliti, il nostro rifiuto di fatto, nonostante la dichiarazione di Addis Abeba, di portare aiuto al governo legittimo quando Haiti è stata invasa dai cosiddetti “ribelli” mentre sarebbe stato dovere di qualsiasi Stato democratico appoggiare fortemente il governo legittimo, difficilmente il colpo di stato avrebbe potuto aver luogo o, comunque, sarebbe stato molto più complicato e, per gli USA, un’operazione troppo scoperta. […]
– Il Presidente Préval, eletto il 7 febbraio 2006, ma che ha potuto insediarsi solo il 14 maggio, non si può certo affermare sia particolarmente gradito ai governi di Stati Uniti, Canada e UE: la sua elezione è stata una sorpresa, in quanto si è presentato pochi mesi prima delle consultazioni ed è stata oggetto di brogli che potrebbero, nel caso facesse comodo a “qualcuno” porre dubbi sulla sua legittimità (qualche ricordo delle elezioni del 2000?): decine e decine di migliaia di schede votate a suo favore (molte ritrovate semibruciate con indicata la preferenza sotto la sua foto) sono scomparse nonostante i numerosi “osservatori internazionali” dell’OAS e dell’Unione Europea. Inoltre nessuno ha controllato che le urne fossero vuote prima che iniziassero le operazioni, fatto che ha determinato la presenza di un quantitativo di schede bianche assolutamente inverosimile. Le schede “scomparse” e le schede bianche hanno fatto si che la maggioranza favore di Préval, chiarissima secondo i sondaggi, scendesse di poco sotto la soglia del 50%, percentuale richiesta per l’elezione al primo turno. Solo le forti proteste degli Haitiani ed il deciso intervento del Governo Brasiliano (che ha il comando della missione ONU), non intenzionato a gestire la sicurezza per una seconda tornata elettorale in tali condizioni, e ben consapevole della realtà, hanno permesso di proclamare giustamente Préval Presidente al primo turno.
– Non appena insediatosi, Préval ha sottoscritto l’accordo Petrocaribe con il Venezuela (forniture a condizioni di particolare favore di petrolio e gas) ed ha riaffermato la volontà di proseguire la collaborazione, già molto stretta, con Cuba, soprattutto nel settore sanitario. Si è inoltre rivolto ai Paesi dell’America Latina, quali Brasile, che ha accettato, Argentina e Cile, per ottenere aiuti allo sviluppo del proprio Paese.
– E’ sua chiara e giusta intenzione allentare i rapporti con USA, Canada ed Unione Europea. Il forte debito nei confronti della Banca Mondiale e del FMI, ammontante a 1,4 miliardi di dollari USA, la maggior parte del quale risalente alle dittature dei Duvalier, fondi usati per opprimere la popolazione o per arricchirsi personalmente, quindi non dovuti42, oltre ai vincoli già descritti, difficilmente permetteranno a Préval ed al suo Paese di liberarsi dall’oppressione di tali istituzioni. Adesso Latortue è fuggito, tornando nel suo Paese, la Florida, per non dover rispondere alle pesanti accuse che saranno inevitabilmente avanzate nei suoi confronti e nei confronti dei suoi “ministri”.
Appena insediato il Parlamento, alcuni membri hanno già chiesto conto del dubbio utilizzo degli abbondanti fondi (900 milioni di dollari) dei quali ha potuto disporre il “governo ad interim”. Attualmente sono in corso alcune inchieste parlamentari, fra le quali una relativa alla “scomparsa” di 6 milioni di dollari affidati al ministero degli esteri. Colui che era stato posto come presidente, Boniface Alexandre, già presidente della corte di cassazione, ha richiesto, ed ottenuto, il pensionamento, forse sperando di sfuggire così alle proprie responsabilità.
– Il nuovo Primo Ministro è il Sig. Jacques Edouard Alexis, già Primo Ministro durante la precedente presidenza del Sig. Préval (1996-2001): i membri del Governo sono frutto di un compromesso in quanto il Parlamento è piuttosto frammentato, molti comunque provengono dai governi di Aristide. Ci sono ottime possibilità e speranze che opererà bene, in favore del Paese e non di interessi stranieri. Il rischio maggiore adesso, visti i giusti orientamenti del Presidente e, probabilmente, del Governo, è che gli USA, il Canada e l’UE cerchino nuovamente di destabilizzare il Paese. I fondi che attualmente la Delegazione UE ad Haiti sta elargendo a ONG43 “che operano in difesa dei diritti umani”, per un ammontare di 1.600.000 Euro, hanno come destinatarie associazioni per la maggior parte fortemente anti-Lavalas, come:
Centre Oecuménique des Droits de l’homme (CEDH): il direttore, Jean-Claude Bajeux ha