Irak
I lavoratori pagano per una missione di "pace" che produce una media di 30 morti al giorno,
"Circa un miliardo e trecentomila euro. È questo il conto della missione italiana in Irak."
"..Almeno
fino a tutto il 2005. Per il prossimo anno infatti il Governo dovrà
stanziare nuove risorse per la partecipazione all’operazione " Antica
Babilonia", come per altro avviene puntualmente ogni sei mesi da
quando, all’inizio dell’estate del 2003, è stato dato il via all’invio
dei nostri militari. Una presenza, quella in territorio iracheno, che
costa mediamente 500 milioni l’anno. Nel 2005 si è superata quota 525
milioni,
quasi tutta la " dote" viene assorbita dalle operazioni
militari vere e proprie: del miliardo e trecentomila euro
complessivamente stanziati, poco più di 90 milioni sono stati destinati
agli interventi umanitari e di ricostruzione.
L’accresciuta
presenza dei militari italiani in missioni internazionali Onu e Nato
che spaziano dall’Afghanistan fino al Kosovo, ha fatto lievitare
rispetto alla fine degli anni ‘ 90 i costi per le missioni all’estero. Quest’anno complessivamente si arriverà quasi a quota 1,2 miliardi di euro:
611,2 milioni sono stati stanziati per i primi sei mesi dell’anno e
quasi 581 per il secondo semestre. In totale, secondo gli ultimi dati
diffusi dal ministero della Difesa, all’ 8 agosto risultavano impegnati
10.589 militari italiani in 28 missioni all’estero. Altri 2.500 soldati sono coinvolti in iniziative ( sul territorio italiano) contro il terrorismo internazionale."
I costi ovviamente sono coperti dalle tasse, ma non solo …!!!
Si
usa anche l’80% dell’8 per mille, quello, vi ricordate, che dovrebbe
servire per la fame nel mondo, le calamità naturali, l’ assistenza ai
rifugiati e la conservazione dei beni culturali…….
L’ 8 per mille aiuta anche le Forze armate
Nella quota gestita dallo Stato nel 2004, l’ 80% è stato destinato al finanziamento delle missioni di "pace"
"La
Finanziaria per il 2004 ( legge 350/ 2003) recita laconicamente al
comma 69 dell’articolo 2 che la quota destinata allo Stato dell’otto
per mille dell’Irpef « è ridotta di 80 milioni di euro annui a
decorrere dal 2004 » . In pratica, quattro quinti del totale.
Questa
somma è stata destinata negli ultimi due anni alla sicurezza e al
finanziamento delle missioni italiane all’Estero. E poiché le
previsioni della Finanziaria, solitamente, hanno una validità di tre
anni, più di un parlamentare è pronto a scommettere che lo « storno »
di 80 milioni avverrà anche nel 2006. Ipotesi, questa, confermata da
fonti del ministero dell’Economia."
Anche
in Afghanistan, dove l’Italia ha assunto il comando della missione
internazionale sotto l’egida NATO, ai soldati segue il business.
(Sole 24 Ore 23 agosto 2005)…
"Il presidente afghano, Hamid Karzai, lo tiene sulla propria tavola: un
olio d’oliva di alta qualità, ottenuto con la spremitura a freddo. Per
lui motivo d’orgoglio, tanto più che è un prodotto delle terre del suo
Paese. Olivi al posto dei papaveri, olio al posto dell’oppio: è la
strategia del dopoguerra, per combattere l’attività dei trafficanti e
rilanciare l’economia.
E in questo impegno Karzai si è trovato al
fianco un imprenditore italiano, Paolo Rapanelli, amministratore
delegato di una piccola azienda di Foligno, nel cuore dell’Umbria.
Impresa familiare, quarta generazione, produzione di nicchia di
macchinari per la spremitura di olio
…………… E Rapanelli è andato di
persona, con al seguito i suoi collaboratori e due container con i
pezzi di ricambio. Ora la produzione è a pieno ritmo, e le bottiglie
dell’olio, prodotte nella regione di Nangharhar, hanno sull’etichetta
una bandierina italiana e una afghana.
….. Dall’Afghanistan,
Rapanelli è rimasto affascinato, nonostante i problemi di sicurezza che
ancora esistono: per far arrivare i macchinari, ha avuto l’aiuto del
ministero della Difesa
…………….. L’obiettivo del Governo italiano
e di quello afghano è di stringere un legame sempre più forte: ne hanno
parlato a Roma a fine luglio il presidente Hamid Karzai e una
delegazione italiana, composta dai ministeri delle Attività produttive
e Farnesina, Confindustria, Ice, Simest, Sace, Ipi e rappresentati di
aziende, tra cui l’imprenditore umbro Paolo Rapanelli. È il
seguito di una missione italiana a Kabul, che si è tenuta ai primi di
maggio.
….. Gli spazi di collaborazione vanno dall’agroindustria
all’energia, al tessile, alla lavorazione del marmo e delle pietre
preziose ( nella missione di maggio erano presenti anche Finmeccanica ed Enea).
…………… I fondi ci sono:
dalla cooperazione agli aiuti Us Aid. Si tratta di convogliarli in
progetti operativi, superando gli ostacoli della burocrazia. « In
Afghanistan ci sono grandi capacità artigianali, va stimolata la
nascita di cooperative locali, guidate da imprenditori italiani » ,
dice la Boniver.
…. La Simest sta ipotizzando di
cofinanziare investimenti nei settori della lavorazione del cuoio,
marmo e vetro; Finmeccanica potrebbe essere coinvolta
nell’informatizzazione dei ministeri; l’Italia è impegnata, racconta la
Boniver, nella realizzazione della strada Kabul Bamyan."
E almeno qui per ora si tratta di olio di oliva (il resto verrà).
In Irak di ben altro olio si tratta (i pozzi di petrolio di Nassiriya per l’ENI e le grandi commesse della ricostruzione).
L’ENI
e le altre grandi compagnie in lizza per il petrolio iracheno sono tra
i potenti interessi che premono per una Costituzione irakena che
favorisca i loro interessi, fomentando le tensioni tra le fazioni.