L’ ex capo dei nostri 007 nell’ azienda pagata da Saddam

Il ruolo della Cosmos di Giangrandi. I legami con un ex generale del raìs e lo scandalo petroliferoLivorno, l’ inchiesta sulla bancarotta di una società che vendeva armi a Bagdad chiama in causa l’ ammiraglio Pellegrino, responsabile della rete di intelligence internazionale
diGasperetti Marco

LIVORNO – Il capo della nostra rete di spie all’ estero, l’ ufficiale che conosce tutto sulla nostra attività di intelligence internazionale e su quella dei nostri alleati. Resta due anni alla guida della centrale di Forte Braschi, poi lascia il Servizio segreto militare e diventa dirigente di un’ azienda che riceve finanziamenti da Saddam Hussein. Così l’ ammiraglio Vincenzo Pellegrino, insediato dal capo del Sismi Battelli al vertice dei nostri 007, abbandona la leggendaria sala dei bottoni dell’ «Ufficio R» e viene ingaggiato dall’ uomo che fornì ai pretoriani di Bagdad i mezzi usati per sterminare sciiti e curdi. Ruota anche intorno al ruolo dell’ ex ammiraglio Pellegrino uno dei capitoli più inquietanti dello scandalo «Oil for Food», le vendite di petrolio iracheno autorizzate dalle Nazioni Unite per sfamare la popolazione durante l’ embargo: fondi che in realtà sarebbero stati utilizzati dal regime baathista per acquistare armi e «comprare» consenso politico. Ora Pellegrino è indagato dalla procura di Livorno che ha aperto un’ inchiesta sulla bancarotta della Cosmos, una fabbrica di Livorno celebre per la produzione di sottomarini tascabili e mezzi subacquei per commandos. Il patron della Cosmos, l’ italo-cileno Augusto Giangrandi, è uno dei protagonisti delle forniture belliche a Saddam Hussein prima dell’ invasione del Kuwait. E i suoi rapporti con Bagdad sono proseguiti fino all’ ultimo momento, grazie a fiumi di petrolio ceduti a prezzo di favore con la benedizione della dittatura. I primi passi di Giangrandi nei palazzi sulle rive del Tigri risalgono all’ inizio degli anni Ottanta: è stato il braccio destro di Carlos Cardoen, il re dell’ industria bellica cilena che ha consegnato a Saddam elicotteri da combattimento, mitragliere, bombe e munizioni. Un arsenale che si rivelò determinante per annientare le insurrezioni sciite e curde nel ‘ 91. Perché anche dopo la fine della prima guerra del Golfo Cardoen e Giangrandi hanno cercato di far arrivare ordigni in Iraq: come i materiali per le micidiali bombe a grappolo, intercettati dalle autorità americane. Giangrandi in questa inchiesta accettò di collaborare con gli ispettori statunitensi e se la cavò con poco: alla fine, solo una sospensione delle licenze di export per cinque anni. Ma dopo aver fatto da spalla a Cardoen, Giangrandi si è messo in proprio. Nell’ 89 ha rilevato la Cosmos da Sergio Pucciarini, un veterano della Decima Mas: l’ azienda è famosa per la costruzione dei «maiali», quei mezzi usati nel 1941 per la beffa alla flotta britannica e poi acquistati dalle marine di mezzo mondo. Pucciarini si fa dare 20 milioni di dollari e si compra Castel Sonnino, la dimora a picco sul mare costruita dal ministro ottocentesco. Oggi a 85 anni dalla sua fortezza non risparmia frecciate: «Mi deve ancora 14 milioni di dollari. Quando ho lasciato la Cosmos era un’ azienda in attivo, vendeva maiali riprogettati secondo le mie idee. Aveva una riserva di 10 miliardi di lire in titoli di stato, Giangrandi è riuscito a sperperare pure quelli e non è riuscito a vendere neppure un sottomarino». Nel catalogo della Cosmos c’ erano anche battelli sofisticati: sommergibili per sabotare porti o silurare petroliere. Proprio i mezzi con cui gli ammiragli di Saddam sognavano di strangolare i commerci nel Golfo Persico. Un anno dopo l’ embargo Onu fa naufragare i piani della Cosmos, senza fermare i business di Giangrandi. Nel 1991 crea la Italtech per studiare nuovi motori silenziosi, puntando su nuovi mercati. Ma nel 1995 con l’ accordo Oil for Food intuisce subito le rinnovate potenzialità delle sue amicizie irachene: trasforma la Italtech in un broker petrolifero e ottiene milioni di barili a «prezzo politico». Il suo referente – secondo un’ inchiesta realizzata dal Sole 24 Ore e dal Financial Times – è il generale Ameer Mohammed Rasheed, ex comandante dell’ aviazione diventato ministro del petrolio, che gli concede quote privilegiate. In cambio di cosa? E’ quello che vogliono capire gli ispettori Onu incaricati di fare luce sui misteri dell’ Oil for Food. E’ quello su cui indaga il Congresso americano. E’ quello che vuole scoprire anche il nuovo governo iracheno. Ed è quello di cui si dovrà occupare anche il pm livornese Massimo Mannucci alle prese con la bancarotta Cosmos. E’ stato proprio Giangrandi a far aprire le indagini con una denuncia contro l’ amministratore Lucio Moriconi, nel timore di manovre per «sfilargli» l’ azienda. Ora però l’ istruttoria potrebbe travolgere tutti i protagonisti dell’ affare. Le prime perquisizioni condotte dalla Guardia di Finanza hanno raccolto già elementi che suscitano più di un sospetto. Le agenzie di stampa parlano di rapporti con altri Paesi sottoposti ad embargo: con la Serbia, che ha mantenuto una flottiglia di sottomarini tascabili di produzione nazionale, e con il Pakistan, che comprò quattro piccoli Uboote nel 1988 e ha continuato a farli funzionare nonostante le sanzioni. Ma il cuore del mistero restano le forniture petrolifere e le «protezioni» che hanno permesso a Giangrandi di proseguire indisturbato nei suoi rapporti con Bagdad. Muovendosi sempre attraverso triangolazioni con gli Usa, destinazione finale dei barili concessi grazie al patto tra Onu e Saddam: in Texas il petroliere David Chalmers junior provvedeva poi a vendere il greggio e girare i proventi ai suoi partner. Quanti soldi sono circolati? Un centinaio di milioni di euro, secondo i primi riscontri degli investigatori, mentre fonti di intelligence stimano che il business valesse cinque volte tanto. Un traffico mai ostacolato, nonostante l’ attività di Giangrandi fosse nota a tutti, in Italia e all’ estero. Marco Gasperetti Gianluca Di Feo Le tappe dello scandalo A LIVORNO L’ inchiesta Lo scandalo nasce dalla bancarotta della Cosmos, per la quale ha lavorato l’ ex ammiraglio Vincenzo Pellegrino LA SOCIETÀ Le armi a Bagdad Il patron della Cosmos è l’ italo-cileno Augusto Giangrandi: aveva legami con il regime già prima della guerra del Kuwait LE COMMESSE L’ Oil for Food Il nome di Giangrandi appare anche nello scandalo Oil For Food: sotto accusa i suoi affari con un generale del raìs

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