«Israele annetterà 4 grandi colonie»

Il
premier ad interim Olmert indica il piano per i futuri confini coi palestinesi
e ingloba aeree abitate da 180 mila ebrei

Il programma del partito Kadima: ritiro
dal resto della Cisgiordania


GERUSALEMME – Presto via dalla
Cisgiordania come da Gaza sei mesi fa? Per la prima volta da quando ha preso il
posto di Ariel Sharon ai primi di gennaio, Ehud Olmert traccia a grandi
linee il suo programma politico nei confronti dei territori palestinesi.
«Ci separeremo dalla maggioranza della popolazione araba che vive in Giudea e
Samaria», ha dichiarato al secondo canale della tv il neopremier ad interim utilizzando
i termini biblici dei territori occupati da Israele dalla guerra del ’67.
Una mossa che lancia due segnali. In primo luogo Olmert dimostra di aver
superato a pieni voti il primo mese di «rodaggio» alla guida del Kadima

(«Avanti»), il nuovo partito di centro creato da Sharon in novembre.

Un mese fa, quando l’ex premier venne colpito dall’emorragia celebrale che da
allora l’ha ridotto a uno stato di incoscienza da cui nessuno crede uscirà mai,
erano in molti a dubitare che il suo sostituto potesse tenere insieme il
partito in vista delle elezioni del 28 marzo prossimo.
Gli stessi media locali che allora si chiedevano inquieti «che sarà di noi e
del Medio Oriente?», hanno relegato lo stato di salute di Sharon a poche righe
di bollettini medici nelle pagine interne di cronaca. Olmert invece è cresciuto
via via in rapporto direttamente proporzionale con lo svanire della memoria di
Sharon.
In secondo luogo Olmert dimostra di voler comunque perseverare sulla strada
del ritiro unilaterale
, che lui stesso aveva contribuito a ideare oltre un
anno fa e che aveva sostenuto con calore quando, a metà agosto, le forze
dell’ordine israeliane avevano rimosso 8.000 ebrei residenti nelle 21 colonie
di Gaza. Le differenze tra quel ritiro già avvenuto e quello previsto in
Cisgiordania sono comunque enormi. Prima di tutto il 25 di gennaio si sono
tenute le elezioni politiche palestinesi, che hanno condotto alla vittoria del
blocco islamico di Hamas
. E Olmert non manca occasione per ribadire che con
chi programma la lotta armata e la distruzione di Israele lui non vuole
negoziare
. Inoltre Olmert chiarisce che, al contrario di Gaza, in
Cisgiordania egli non intende assolutamente ritirarsi sui confini precedenti la
guerra del ’67.
I confini precisi non sono ancora stati tracciati. Ma il neo-premier parla di
mantenere il controllo sulle aree di Gerusalemme Est annesse a Israele,
compresa la grande colonia di Maale Adumim, oltre ai due «blocchi di colonie»
nei settori di Ariel nel Nord e Gush Etzion, più a Sud. E a ciò aggiunge
l’intera valle del Giordano lungo la frontiera con la monarchia hashemita
.
Secondo calcoli delle organizzazioni pacifiste israeliane, un governo guidato
da Kadima potrebbe annettere i 185.000 ebrei residenti in queste 4 aree
(su 244 mila in totale di tutti gli insediamenti della Cisgiordania). Il ministro
della Difesa, Shaul Mofaz
, a sua volta passato al Likud in dicembre e oggi
uomo di punta di Kadima, chiarisce che «i nuovi confini di Israele
dovrebbero venire fissati, unilateralmente o dopo un negoziato, entro due anni»
.

Posizioni che in ogni caso lasciano indifferenti i capi di Hamas, al momento
impegnati nei negoziati al Cairo con i dirigenti egiziani, il presidente
palestinese Mahmud Abbas e i leader dei Fratelli Musulmani, per la costituzione
del prossimo gabinetto
.
Dopo la ripresa dei tiri di missili artigianali da Gaza contro il territorio
israeliano, ieri due militanti delle squadre armate del Fatah sono stati uccisi
dai soldati israeliani (sono 9 i morti arabi causati dei raid aerei da giovedì
scorso). Un attivista della Jihad islamica è morto invece in Cisgiordania.

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