Irlanda, Spagna e Co – La crisi dell’euro ribolle pericolosamente sotto la cenere

Ue, crisi

Die Welt      140109
 
Irlanda, Spagna e Co – La crisi dell’euro ribolle pericolosamente sotto la cenere
Martin Greive

–        La situazione dell’area dell’euro è di calma apparente. Secondo l’esperto Finanze dei Verdi tedeschi, chi ha salvato i paesi indebitati non sono stati i programmi di riforma imposti dalla Troika, ma la BCE, con la decisione di he la BCE di appoggiare i paesi in difficoltà acquistando i titoli senza limiti; in seguito a questo molti paesi hanno scollegato il tasso di interesse dal debito: così aumenta il debito, mentre calano gli interessi.

La Corte costituzionale tedesca valuterà in primavera la costituzionalità del programma BCE di acquisto di titoli di Stato, è possibile che essa ponga perlomeno dei limiti al programma, spuntando l’arma finora più efficace contro le crisi dell’area euro.

–        Per il governatore BCE, Draghi, ci sarebbero segnali incoraggianti, i paesi in crisi hanno fatto passi avanti, i dati economico-finanziari vanno nella giusta direzione. Gli investitori hanno espresso maggiore fiducia ai paesi in crisi, che devono sborsare meno denaro per nuovi debiti; stanno riprendendo le esportazioni, la congiuntura sta risalendo lentamente.

–        Ma per il 2014 l’Europa deve prendere importanti decisioni che potrebbero nuovamente portare insicurezza nei mercati, dato anche che il debito di molti paesi cresce nonostante le riforme.

–        Il presidente dell’Istituto Tedesco per la Ricerca Economica (DIW): l’Europa può ancora cadere, basta che vadano male alcune cose minori; il capo dei “Cinque Esperti economici”: se la crisi non è passata, abbiamo solo preso tempo.

Irlanda

–        È il paese meglio messo tra tutti quelli in crisi. Nel 2013, 3° anno consecutivo di crescita, ma solo +0,3%. Per quest’anno è previsto +1,7% di crescita economica, e +2,5% per il prossimo anno, la disoccupazione al 14,7% nel 2012 dovrebbe scendere all’11,7% nel 2015.

 

 

–        MA, il deficit di bilancio dovrebbe scendere al 3% solo nel 2015; il debito è al 130% del PIL.

 

–        Se si somma il debito di privati, imprese e stato, si ha un debito pro-capite pari a quasi 5 volte il PIL annuale.

 

–        Motivo: durante la crisi finanziaria i debiti delle banche pari al 40% del PIL sono stati trasferiti sui contribuenti, che devono pagarli negli anni seguenti.

 

–        Nonostante la immensa “socializzazione” dei debiti delle banche, si profilano altri rischi per il settore bancario, secondo uno studio di Ernst &Young, ci sarebbero ancora crediti tossici per €56MD.

Spagna

 

–        Molto più drammatica la situazione in Spagna: disoccupazione al 25%, quasi il doppio dell’Irlanda; deficit oltre il 6%; debito quasi 130% del PIL. Sommato al debito privato e delle imprese si arriva a circa il 300% del PIL.

 

–        Salvataggio banche: oltre ai circa €42 MD di aiuti europei, ora le banche possono calcolare come proprio capitale le future imposte (??)

 

–        Dalla scorsa estate finita la recessione, PIL +0,1%, grazie ad aumento di export e turismo; previsioni Commissione UE: 2014, +0,5% e 2015 +1,7%.

 

–        Le grandi riforme limiteranno la ripresa, e la disoccupazione dal 26,6% nel 2014 al 25,3% nel 2015.

Francia

 

–        È il maggior fattore di rischio. Non cresce, PIL ancora calato durante l’estate 2013;

 

–        previsioni, 2014 + 0,9%, la metà della Germania; 2015, +1,7%; ma disoccupazione in crescita, al l’11,3%.

Italia

 

–        Segna il passo, ha revocato l’ICI sulla prima casa, aumenta la spesa per prestazioni sociali e servizio del debito. Nell’estate 2013, per il nono trimestre di seguito, il PIL è calato, la più lunga recessione dalla fine della Seconda guerra mondiale; aumento dell’industria, calo di servizi e agricoltura.

 

–        Previsioni, 2014:

–         Disoccupazione ancora in crescita; PIL +0,7%; 2015, + 1,2%. L’aumento della domanda di export dovrebbe incoraggiare gli investimenti,

 
 Portogallo

–        Timidi segnali di crescita nel 2° semestre 2013; previsioni per il 2014: PIL +0,8%, nel 2015 +1,5%; in crescita export e domanda interna; nel 2015 leggero calo della disoccupazione, al 17,3%.

Cipro

–         È ancora in piena recessione, -8,7% nel 2013, previsto -3,9% nel 2014, e calo dell’export e dei consumi;

–        solo nel 2015 previsto +1,1% del PIL; disoccupazione nel 2014 al 19,2%, calo nel 2015 al 18,4%.

Grecia

Si prevede un nuovo pacchetto di salvataggio dopo le europee di maggio. 2013, calo PIL, -4%, ma il minore da 3 anni; previsioni 2014, PIL +0,6%, prima crescita da 6 anni; 2015, +2,9%.

Disoccupazione, dal 27% del 2014 al 24 nel 2015.
Bancario

Problemi in vista pe il settore, la BCE verificherà quest’anno i crediti tossici presenti nei bilanci delle banche europee. I due ultimi “stresstest bancari” sono risultati inefficaci, perché subito dopo banche presunte sane hanno avuto difficoltà e abbisognato di maggiori capitali.

–        L’Unione bancaria europea si sposta di un anno dato che il governo tedesco ne ha ritardato l’istituzione a causa delle elezioni parlamentari.

Proposte

–        L’economista dei Verdi: indispensabile un grande programma di crescita per i paesi in crisi dell’Europa; un altro economista (Fratzscher): nuove riforme istituzionali, varare una legislazione europea sul fallimento degli Stati; un esecutivo autonomo UE, con un suo bilancio, che si finanzi con le imposte, a cui possono attingere i paesi che rispettano le regole, riprendendosi la propria quota di imposte.

Die Welt       140109
09.01.14

Irland, Spanien & Co – Euro-Krise brodelt gefährlich unter der Oberfläche

Irgendwie scheint die Euro-Krise ausgestanden zu sein. Sogar die Griechen strotzen derzeit vor Optimismus. Doch der Schein trügt. Die Reformen geraten ins Stocken – und das könnte sich rächen.

Von Martin Greive

Die guten Nachrichten in Europa scheinen nicht mehr abzureißen. Griechenland? Könnte 2014 wieder ohne die Hilfe Europas auskommen, stellte Premierminister Antonis Samaras in Aussicht. Irland? Hat den europäischen Rettungsschirm bereits am Jahresende 2013 verlassen, genauso wie Spanien. Portugal (Link: http://www.welt.de/123536777) ? Will es den beiden Ländern in diesem Jahr gleich tun.

 

– Drei Jahre hat die Euro-Krise (Link: http://www.welt.de/themen/euro-krise/) die europäischen Regierungschefs unentwegt in Atem gehalten. Mehrfach stand die Währungsunion[e] am Rande des Zusammenbruchs. Doch in diesem Jahr, so scheint es, könnte endgültig die Wende zum Guten gelingen.

„Es gibt viele ermutigende Zeichen“, sagt Notenbank-Präsident Mario Draghi. Die Krisenländer machten Fortschritte, die finanzwirtschaftlichen Daten „drehen in die richtige Richtung“.

– Doch die Ruhe ist trügerisch. Zwar haben Investoren wieder mehr Vertrauen in Europas Krisenländer gefasst. Die Länder müssen heute deutlich weniger Geld für neue Schulden ausgeben als noch vor einem Jahr.

– Doch 2014 stehen einige wichtige Entscheidungen in Europa an, die die Märkte neu verunsichern könnten – zumal die Schuldenstände vieler Staaten trotz mancher Reformfortschritte weiter steigen.

Konjunktur in Europa hat sich erholt

„Das kann Europa ganz leicht wieder vor die Füße fallen, wenn kleinere Dinge schief laufen“, warnt Marcel Fratzscher, Präsident des Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW). „Die Euro-Krise ist nicht vorbei, wir haben lediglich Zeit gekauft“, meint auch Christoph Schmidt, der Chef der fünf „Wirtschaftsweisen“.

 

Unbestritten gab es zuletzt einige Fortschritte. Fast alle Krisenländer konnten ihre Haushaltsdefizite deutlich zurückfahren. Die lange Zeit schwächelnden Exporte sprangen wieder an. Und auch insgesamt schwenkte die Konjunktur in der Euro-Zone nach dem langen Abschwung wieder auf einen vorsichtigen Erholungskurs ein.

– “Unsere Politik der Stabilisierung und Verteidigung der europäischen Währung ist erfolgreich und richtig”, preist daher Bundesfinanzminister Wolfgang Schäuble (CDU) die eigene Euro-Rettungsstrategie aus Reformieren und Sparen. “Umso mehr, da sowohl Irland als auch Spanien das Rettungsprogramm ohne jede Art von Sicherheitsnetz verlassen.”

– Doch zum Feiern ist es zu früh. Das zeigt das Beispiel des angeblichen Musterknaben Europas. “Insbesondere in Irland ist die Situation nicht nachhaltig”, meint der Grünen-Finanzexperte Gerhard Schick.

– Das Iren feiern sich als “die echten Helden Europas”. Das Land habe viel ertragen müssen, aber schnell sei es gelungen wieder auf eigenen Beinen zu stehen. Die Wirtschaft soll in diesem Jahr um 1,1 Prozent wachsen, schon im kommenden Jahr könnte eine Zwei vor dem Komma stehen.

Irlands Schulden steigen weiter

Doch das ist nur die eine Seite der Medaille. Das Haushaltsdefizit Irlands ist trotz der besseren Wirtschaftslage weiterhin hoch: Erst 2015 soll es auf drei Prozent des Bruttoinlandsprodukts sinken. Der Schuldenstand des Landes wird also weiter steigen. Dabei steht das Land schon jetzt mit 130 Prozent gemessen an der Jahreswirtschaftsleistung in der Kreide.

– Das ist deshalb problematisch, weil die so genannte Schuldenquote – das Verhältnis aus Verschuldung und der Wirtschaftsleistung eines Jahres – die entscheidende Messgröße für Investoren ist, ob ein Land seine Verbindlichkeiten zurückzahlen kann.

– Zählt man Privat-, Unternehmens- und Staatsschulden zusammen, lasten auf jedem Iren sogar Schulden, die fast fünfmal so hoch sind wie die jährliche Wirtschaftsleistung.

– Ein wesentlicher Grund dafür: In Irland wurden im Laufe der Finanzkrise Bankschulden in Höhe von 40 Prozent des BIP auf die Steuerzahler übertragen, die diese in den nächsten Jahren abstottern müssen. “Diese Fehler in de noch lange zu spüren sein”, meint Schick.

– Im Bankensektor lauern trotz der immensen Sozialisierung der Bankenschulden weitere Risiken: Laut einer Studie der Beratungsgesellschaft Ernst & Young schlummern in den Bilanzen irischer Banken noch immer faule Kredite in Höhe von 56 Milliarden Euro.

Irland

 

Von allen Krisenländern steht Irland am besten da. Bereits im Frühjahr wurde die Rezession abgeschüttelt mit einem Wachstum von 0,4 Prozent. 2013 soll die Wirtschaft das dritte Jahr in Folge zulegen, wenn auch nur um 0,3 Prozent. Das Tempo dürfte sich 2014 auf 1,7 Prozent und 2015 sogar auf 2,5 Prozent beschleunigen. Sowohl Konsum als auch Exporte dürften immer besser in Schwung kommen. Bis 2015 soll die Arbeitslosenquote auf 11,7 Prozent fallen, nachdem sie 2012 noch bei 14,7 Prozent lag.

 
Portugal

 

Das kleine Land ist von Juli bis September bereits das zweite Quartal in Folge gewachsen – und zwar um 0,2 Prozent. 2014 soll nach drei Minus-Jahren wieder ein Plus folgen: Dann dürfte ein Wachstum von 0,8 Prozent herausspringen, das sich 2015 auf 1,5 Prozent nahezu verdoppeln soll. „Die Exporte sind der Wachstumstreiber, während die Binnennachfrage 2014 wieder anziehen wird“, prophezeit die EU-Kommission. 2015 soll die Arbeitslosenquote mit 17,3 Prozent einen Tick unter den diesjährigen Wert fallen.

 
Zypern

 

Der Inselstaat steckt noch mitten im Abschwung: Im dritten Quartal brach die Wirtschaftsleistung mit 0,8 Prozent so stark ein wie in keinem anderen Euro-Land. Um 8,7 Prozent soll das Bruttoinlandsprodukt in diesem Jahr zurückgehen. 2014 wird ein weiteres Minus von 3,9 Prozent erwartet. „Die zyprische Volkswirtschaft sieht sich starkem Gegenwind ausgesetzt“, so die Kommission. Sowohl der Konsum als auch die Exporte dürften sinken. Erst 2015 wird wieder mit einem Wachstum gerechnet, das aber mit 1,1 Prozent dünn ausfallen soll. Die Arbeitslosenquote dürfte 2014 auf 19,2 Prozent hochschnellen und erst 2015 wieder leicht auf 18,4 Prozent nachgeben. Reuters

Jeder vierte Spanier ist arbeitslos

Irland hat zumindest den Vorteil, dass es konjunkturell wieder auf einem halbwegs soliden Fundament steht.

Spanien

– In Spanien ist die Lage noch deutlich dramatischer: Die Arbeitslosigkeit ist mit 25 Prozent fast doppelt so hoch wie in Irland. Der Regierung fällt es schwer, die ausufernden Haushalte der Regionen in den Griff zu bekommen.

– Das Staatsdefizit wird 2013 wohl über sechs Prozent betragen. Der Staat ist mit fast 130 Prozent gemessen an der Wirtschaftsleistung verschuldet. Rechnet man Privathaushalte und Unternehmen hinzu, in des sogar rund 300 Prozent.

Und auch bei der Rettung der spanischen Banken wird allerhand getrickst: Neben den rund 42 Milliarden europäischer Hilfen an spanische Finanzhäuser dürfen die Banken nun zukünftige Steueransprüche als Eigenkapital bilanzieren.

 
Spanien

Die viertgrößte Volkswirtschaft der Euro-Zone hat sich im Sommer aus der Dauer-Rezession befreit. Anziehende Exporte und der boomende Tourismus ließen das Bruttoinlandsprodukt um 0,1 Prozent wachsen. Zuvor war es neun Quartale in Folge geschrumpft. 2014 könnte die spanische Wirtschaft nach zwei Rezessionsjahren in Folge erstmals wieder wachsen. Die EU-Kommission erwartet ein Plus von 0,5 Prozent, das sich 2015 auf 1,7 Prozent erhöhen soll. „Die großen Anpassungen werden die Erholung einschränken“, befürchtet die Kommission. Das reicht nicht, um die Arbeitslosigkeit kräftig zu drücken. Die Quote soll von 26,6 Prozent in diesem Jahr lediglich auf 25,3 Prozent im übernächsten Jahr fallen.

Dass Irland dennoch die Rückkehr an die Märkte gelang und Spanien sich am Freitag so günstig wie seit März 2010 nicht mehr verschulden konnte, hat einen einfachen Grund: den „Draghi-Effekt“.

– Seit der Chef der Europäischen Zentralbank (EZB) ankündigte, den Staaten im Notfall zur Seite zu springen und unbegrenzt Staatsanleihen zu kaufen, also die Notenpresse anzuwerfen, haben sich bei vielen Ländern die Zinsen vom Schuldenstand entkoppelt: Die Schulden stiegen, aber die Zinsen fielen. “Die EZB war die wichtigste Retterin, nicht die Anpassungsprogramme der Troika oder das Rettungsgeld”, sagt Schick.

Frankreich ist der größte Risikofaktor

– Die Frage ist nun, ob die europäischen Regierungschefs in dieser neuen Welt die Zeit nutzen, die ihr die EZB verschafft hat. “Da sind Zweifel angebracht”, meint der Wirtschaftsweise Schmidt. Italien tritt auf der Stelle. Einige Maßnahmen wie die Steuer auf Erstimmobilien wurden wieder zurückgenommen. Gleichzeitig steigen die Ausgaben für Sozialleistungen und Schuldendienst. Das Defizit könnte 2013 höher ausfallen als im Jahr zuvor.

 
Italien

 

Die drittgrößte Volkswirtschaft der Währungsunion schrumpfte im Sommer nun schon das neunte Quartal in Folge und steckt damit in der längsten Rezession seit Ende des Zweiten Weltkrieges. Während die Industrie zulegte, gingen die Geschäfte der Dienstleister und Landwirte zurück. Zwei Rezessionsjahren dürfte eine kraftlose Erholung folgen: 2014 wird ein Wachstum von 0,7 Prozent erwartet, das sich 2015 auf 1,2 Prozent erhöhen soll. Eine steigende Exportnachfrage dürfte die Unternehmen zwar zu mehr Investitionen ermutigen, erwartet die EU-Kommission. Die Arbeitslosenquote soll aber im kommenden Jahr weiter steigen.

Gleiches gilt für Frankreich, wegen seiner Größe der wohl größte Risikofaktor für die Währungsunion[e]. „Frankreich muss endlich Reformen auf den Weg bringen, um wettbewerbsfähiger zu werden“, fordert Schmidt.

 
Frankreich

 

Deutschlands wichtigster Handelspartner wächst nicht mehr: Das Bruttoinlandsprodukt schrumpfte im Sommer überraschend um 0,1 Prozent. Die EU-Kommission traut dem Nachbarn nur einen „blutleeren Aufschwung“ zu. 2014 soll es nur zu einem Plus von 0,9 Prozent reichen, was etwa halb so viel ist wie in Deutschland. „Steigende Arbeitslosigkeit und Steuererhöhungen wirken sich negativ auf die Einkommen aus“, befürchtet die Kommission, was wiederum den Konsum bremst. Obwohl das Wachstum 2015 auf 1,7 Prozent anziehen soll, dürfte die Arbeitslosenquote bis dahin auf 11,3 Prozent zulegen.

 

– Griechenland will zwar wieder auf eigenen Beinen stehen. Aber um weitere Hilfen wird das Land nicht herumkommen. Spätestens nach der Europa-Wahl im Mai wird ein weiteres Rettungspaket für Athen auf die Agenda der europäischen Staatschefs rücken.

– Griechenland

 

– Im dritten Quartal ging es um 3,0 Prozent im Vergleich zum Vorjahreszeitraum bergab. Immerhin: Das war das kleinste Minus seit drei Jahren. Dem am schwersten von der Schuldenkrise betroffenen Land wird aber für 2014 ein kleines Comeback zugetraut: Das Bruttoinlandsprodukt soll dann erstmals seit sechs Jahren wieder wachsen, wenn auch nur um 0,6 Prozent. Das reicht nicht annähernd aus, um den in diesem Jahr erwarteten Einbruch von 4,0 Prozent auszugleichen.

 

– „2015 dürfte die Erholung an Kraft gewinnen, wenn die Investitionen zum Motor der Belebung werden“, erwartet die EU-Kommission, die dann mit einem Plus von 2,9 Prozent rechnet. Allerdings bleibt die Arbeitslosigkeit hoch. Sie soll von rund 27 Prozent auf 24 Prozent im Jahr 2015 sinken.

Die Ausgangslage ins neue Jahr ist also für viele Euro-Länder keineswegs so gut, wie es zunächst scheint. Und im Jahresverlauf liegen noch einige Stolpersteine vor Europa.

Das Bundesverfassungsgericht wird im Frühjahr sein Urteil zu der Verfassungsmäßigkeit der Staatsanleihen-Aufkauf-Programms der EZB sprechen. Es ist gut möglich, dass die Verfassungsrichter dem Programm der EZB zumindest Grenzen setzen. Die bislang wirksamste Waffe im Kampf gegen akute Krisensituationen in der Euro-Zone wäre dann erheblich stumpfer.

Vielen Banken sind unterkapitalisiert

– Ebenfalls droht Ungemach aus dem Bankensektor. Die EZB wird in diesem Jahr die Bilanzen der europäischen Finanzhäuser nach faulen Krediten absuchen und ihre Widerstandsfähigkeit auf Krisen testen. Die letzten beiden so genanten Bankenstresstests galten im Nachhinein als Witz – al kurz darauf sind angeblich gesunde Finanzhäuser schnell in Schwierigkeiten alten und brauchten mehr Kapital.

Die Notenbank will sich nicht wieder zur Lachnummer machen und die Banken dieses Mal hart rannehmen. Dann aber könnte deutlich werden, wie unterkapitalisiert viele europäische Finanzhäuser sind. Sie bräuchten womöglich weitere Kapitalspritzen, was Anleger verunsichern könnte.

Die Politik könnte daher starken Druck auf die Notenbank ausüben. Doch davon dürfen sich die Währungshüter nicht beeindrucken lassen. „Wir haben seit Ausbruch der Krise bereits zweimal die Chance verpasst, das europäische Bankenproblem zu lösen“, sagt DIW-Chef Fratzscher. „Wir haben nun die dritte und letzte Chance, eine nachhaltige Lösung für diese Problem zu gestalten.“

Pleite-Banken müssten endlich sauber abgewickelt werden können. Doch bis die europäische Bankenunion steht, wird noch rund ein Jahr ins Land ziehen, nachdem die Bundesregierung den Aufbau wegen der Bundestagswahlen verzögert hat.

Ökonom fordert Wachstumsprogramm für Krisenländer

Auch Schick hält eine Reform des maroden europäischen Bankensektors für „prioritär“. Aber der Grünen-Politiker fordert noch mehr. Er alt die gesamte Rettungsstrategie der Bundesregierung für nicht erfolgreich.

– Viele Länder stünden sogar noch schlechter da als heute, wenn sie sich strikt an die Sparprogramme der Troika gehalten hätten. “Aber durch das Eingreifen der EZB wurde der Misserfolg überdeckt.” Schick alt deshalb ein groß angelegtes Wachstumsprogramm für die Krisenländer Europas für unumgänglich.

 

Ökonom Fratzscher fordert weitere institutionelle Reformen. „Mit den heutigen Institutionen und Regeln wird Europa die Krise nicht in den Griff bekommen“, sagt der Ökonom. Europa müsse schnell eine Insolvenzordnung für Staaten schaffen. Außerdem brauche die Währungsunion eine autonome europäische Exekutive mit einem eigenen Budget, das sich aus Steuermitteln finanziert.

Wenn die Nationalstaaten sich an die Regeln aus Brüssel halten, bekommen sie ihren Anteil an den Steuermitteln zurück. Wenn nicht, hat die EU-Exekutive die Möglichkeit, auch glaubwürdig Sanktionen auszusprechen, und das Geld einzubehalten.

Es gibt also viel zu tun. Sowohl in den Krisenstaaten selbst, als auch auf europäischer Ebene. Am Ende kommt es aber vor allem auf eines an: „Die Euro-Krise ist solange nicht vorbei“, schreibt US-Nobelpreisträger Paul Krugman auf seinem Blog, „bis die Schuldenstände in Europa sinken“. Doch davon sind die Krisenländer der Euro-Zone noch weit entfernt.

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