Iniziativa culturale a Banchi Nuovi

Banchi Nuovi contro la repressioneBANCHI NUOVI:
40 ANNI DI AUTORGANIZZAZIONE
PER IL DIRITTO AL LAVORO E AL SALARIO.
LA REPRESSIONE VUOLE ELIMINARE QUESTA ESPERIENZA STORICA.

Sabato 29 marzo 2014, dalle ore 17, il Centro sociale Banchi Nuovi di via del Grande Archivio inaugura l’allestimento Disoccupati Organizzati a Napoli – 1970/2014, documentazione e fotografie di Luciano Ferrara. In questa occasione si terrà l’incontro con gli avvocati Marco Campora, Ciro Passaretti e Alfonso Tatarano, difensori dei disoccupati arrestati il 13 febbraio scorso. Seguirà una cena sociale con sottoscrizione con l’obiettivo di riuscire a coprire le spese legali.

L’organizzazione stabile dei disoccupati comincia nel 1973, quando le istituzioni locali e nazionali vollero usare il pretesto del colera per i loro progetti speculativi sulla città e per disciplinare alle esigenze del mercato il proletariato napoletano.
Pescatori, cozzicari, tarallari, venditori di pane, ambulanti di generi alimentari, acquafrescai, manovali del contrabbando, disoccupati che si arrangiavano, indicati come responsabili del colera, si unirono con gli ex artigiani e gli operai delle fabbrichette delocalizzate per contrastare l’attacco alle loro attività e la fine conseguente del loro misero reddito. Da Castellamare a Torre del Greco, da Acerra a Napoli si moltiplicarono le proteste.
I morti di fame alzarono la testa: “non siamo più le pecore, pronte a belare a tutti i padroni”,“abbiamo finito di fare i cani randagi, capaci solo di mordere a vuoto”.
Il terremoto, con il suo carico di deportazioni e povertà, fece il resto: quei cani randagi diventarono un branco organizzato per mordere istituzioni, padroni e camorra che li volevano supini al servizio dei loro profitti e dei loro sporchi traffici.

Per la prima volta non scoppiò una rivolta fugace, ma si organizzò un movimento capace di durare, che unificava figure diverse e dava dignità e opportunità di riscatto ad una massa di proletari fino a quel momento schiacciata dai meccanismi clientelari e dai clan. Si manifestò il protagonismo e l’emancipazione di uomini e soprattutto di donne che si opponevano alla precarietà dell’arrangiarsi, al degrado dei quartieri. Sorsero nuove idee, nuova solidarietà, nuove forme di lotta che cambiarono il volto della città. I cortei, i blocchi della circolazione, le occupazioni di edifici pubblici diventarono il modo di scioperare dei senza lavoro: la loro fabbrica diventò la città intera.
Casa, lavoro stabile e sicuro, salario per tutti furono le parole d’ordine di una battaglia che vedeva, allora come oggi, i disoccupati, da sempre utilizzati come massa di manovra per ricattare i lavoratori, schierati al loro fianco contro le ristrutturazioni, per la difesa del posto di lavoro e per migliori condizioni di vita e di lavoro.

In questi 40 anni di lotta, migliaia sono stati i posti di lavoro conquistati. Tra alti e bassi, il movimento dei disoccupati è rimasto un punto di riferimento per i senza voce.
Proprio per questo ha fatto sempre i conti con una repressione feroce che è costata un morto (Gennaro Costantino, ammazzato a piazza Dante il 16 maggio ’75) e migliaia di arresti e denunce. Di volta in volta le campagne mirate a screditare e criminalizzare il movimento hanno utilizzato le accuse più infamanti: corporativismo, collateralità con la camorra, infiltrazioni di ogni genere, fino all’accusa di associazione a delinquere rivolta al movimento attuale dei disoccupati.
Un’accusa ignobile che per la seconda volta, dopo gli arresti del 13 febbraio scorso, è stata rigettata in fase di riesame.
Le ragioni di questa ultima ondata repressiva stanno tutte nella storia dei disoccupati organizzati e nel suo essere il concreto esempio che è possibile difendersi solo prendendo nelle proprie mani il proprio destino.

In una situazione in cui il disagio sociale e la disoccupazione sono destinati a crescere sotto i colpi della crisi, è di vitale importanza per il capitale ed i suoi cani da guardia nelle istituzioni sbarazzarsi di quelle esperienze che in maniera organizzata rivendicano i propri diritti.

Non a caso, in tante città, Procure e Digos sono impegnate a costruire teoremi accusatori senza precedenti contro le lotte sociali. Gli arresti di esponenti della lotta per la casa a Roma, le accuse di terrorismo per gli attivisti No TAV, i licenziamenti e la repressione contro i lavoratori della logistica e dei trasporti di Genova, fino alle sanzioni amministrative per migliaia di euro ai lavoratori in lotta contro i licenziamenti, puntano non solo a reprimere queste lotte, ma a dare un segnale preventivo a chiunque avesse intenzione di organizzarsi in maniera automa per opporsi alle politiche di governo e padroni.

È QUI LA FESTA
Disoccupati organizzati a Napoli – 1970/2014
Movimento di lotta e organizzazione sociale

Il lavoro fotografico e di documentazione di Luciano Ferrara, che ha seguito sin dall’inizio le lotte dei disoccupati organizzati con lo spirito non solo del fotografo ma di chi si riconosceva in questa lotta, testimonia con particolare efficacia gli aspetti più significativi di questa esperienza, la sua radicalità, la sua creatività, la sua carica umana, il suo sentirsi parte di un movimento più generale di sfruttati dalla cui estensione poteva, e può, dipendere anche la soluzione delle proprie rivendicazioni.

Partiamo da questa storia per ricordare il passato e per guardare all’oggi riaffermando e sostenendo le ragioni dei disoccupati, che sono le ragioni di tutti i lavoratori e i precari, contro chi produce, con la sua sete di profitti, soltanto miseria, disoccupazione e sfruttamento.

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