Informazioni generali sul contesto: La “Geopolitica” tedesca e la lotta per le fonti energetiche

German Foreign Policy 04-08-23
Germania e Ue saranno in futuro sempre più dipendenti dalle importazioni energetiche: le conseguenze geo-politiche di tale dipendenza sono di grandissima rilevanza per le ambizioni di potenza mondiale.


Berlino spinge affinché la Ue si faccia più attiva come potenza politica e perciò anche militare nel perseguimento della propria politica energetica. In caso di crisi politica o di conflitti militari, il “gioco delle forze di mercato” sarà dominato, e determinato dal potere politico.

Secondo i consiglieri del governo tedesco, Germania e Ue dovrebbero perciò prepararsi anche a conflitti di tipo militare per assicurarsi in futuro il rifornimento energetico.

  • La Stiftung Wissenschaft und Politik– Fondazione di scienza e politica ( Swp) suggerisce di cooperare con gli Usa al “Nuovo ordine” della regione: «Sarebbe sensato sfruttare l’attuale crisi nel Golfo per formulare gli interessi dell’Europa in questa regione riguardo alla sicurezza del suo rifornimento energetico, traducendoli poi in politica coerente».

la Ue

  • Dopo gli Usa , è già oggi il maggior consumatore e importatore di energia del mondo: secondo i calcoli della Commissione le riserve di petrolio e gas della Ue e della Norvegia basteranno solo per altri 25 anni.
  • Già oggi il fabbisogno Ue di petrolio e gas deve essere soddisfatto per 2/3 dalle importazioni; essa dipende dalle importazioni dagli Stati Opec per il 75% del suo fabbisogno petrolifero.
  • La Ue soddisfa il 50% del proprio fabbisogno di gas con le proprie fonti, ma aumenterà l’importazione dato che sono ormai esauriti i giacimenti britannici e del Mar del Nord.

Germania:

  • nel 1999 dipendeva per il suo fabbisogno energetico per circa il 60% dall’importazione;
  • importava circa il 98% del petrolio e il 75% del gas; [si prevede un incremento delle importazioni di 3-6 volte. Il gas è divenuto già oggi il maggior combustibile per l’industria tedesca, nel 2020 sarà il combustibile per oltre la metà della produzione energetica tedesca].
  • I gruppi energetici tedeschi controllano però la maggior parte del rifornimento energetico europeo e mirano a una posizione di predominio nel rifornimento di gas. Diversi paesi dipendono dai gruppi tedeschi per rifornimento e distribuzione del gas.
  • Le principali opzioni previste dai consiglieri per la politica energetica di Berlino: Russia, M.O., Asia Centrale e, in misura minore, anche l’Africa.

Africa:
Berlino cerca di ottenere l’accesso alle risorse energetiche africane; in Nord Africa i gruppi tedeschi stanno ampliando il proprio impegno:

  • Rwe ad esempio è entrata nella estrazione di petrolio e gas in Libia.
  • Il ministero degli Esteri è interessato al Ciad, le cui rilevanti riserve petrolifere saranno portate con un oleodotto attraverso il Camerun fino al Golfo di Guinea, dove pure vi sono ingenti giacimenti di petrolio e di gas.
  • Il governo della Guinea Equatoriale, dove è in forte sviluppo l’estrazione di gas, cerca di coinvolgere i tedeschi nel settore.
  • In Sudan, area di crisi, una società tedesca costruirà una linea ferroviaria che potrà servire a trasportare il petrolio del Sud-Sudan.

Russia:

Germania e Ue mirano a ottenere una forte importazione di petrolio e gas dalla Russia. Nel 2000 è stata stipulata la “Partnership energetica” russo-europea, un legame che riguarda soprattutto la Germania: nel 2003 si è tenuto un vertice a Jekaterinburg avente come tema principale il rifornimento energetico.

  • Con la speciale “partnership strategica” russo-tedesca, Berlino intende contenere l’influenza degli altri paesi e gruppi occidentali sul rifornimento dei paesi europei soprattutto nel settore del gas, che in futuro aumenterà d’importanza.
  • Nel luglio 2004 tale cooperazione è stata allargata, con un accordo con Gazprom che consente per la prima volta ai gruppi tedeschi possono entrare in tutte le fasi della produzione russa del gas.
  • A questo si aggiunge il progetto di un nuovo gasdotto dalla Russia al Mar Baltico verso la Germania, con il quale saranno poste sotto pressione e tendenzialmente escluse Ucraina e Polonia, paesi di transito suscettibili di subire l’influenza di Washington.

Nel marzo 2003 è stato creato, da rappresentanti del mondo economico dei due paesi, il forum per la “cooperazione energetica russo-tedesca”.

Regione del Golfo

L’alleanza energetica con la Russia, che fornisce circa 1/3 dell’importazione tedesca di petrolio e gas, è voluta da Berlino in conseguenza della imprevedibilità degli sviluppi nel M.O. e nel Golfo Persico.
La Società tedesca per la Politica estera ( Dgap ) prevede che la potenziale crescente dipendenza dalle importazioni da questa regione possa portare a una competizione con la politica energetica americana.

Conflitti analoghi potrebbero instaurarsi anche per altre aree di rifornimento, si calcola infatti che le estrazioni russe non basteranno a soddisfare al contempo il fabbisogno di petrolio e di gas tanto dell’Asia che dell’Europa.

  • Di conseguenza la Ue potrebbe trovarsi a gareggiare con Asia e Usa per l’alleanza con la Russia.
  • Potrebbe profilarsi una maggiore competizione economica e politica anche in Asia Centrale con Giappone, India e Stati Uniti, e nel medio-lungo termine anche con la Russia per le risorse energetiche.

Gli Stati asiatici dipendono sempre maggiormente dall’importazione di energia; la Cina è divenuta il secondo maggiore singolo consumatore di energia del mondo, dopo gli Stati Uniti.

  •  Preoccupante per Berlino è il fatto che la Cina cerca di accedere alle risorse energetiche soprattutto nei paesi dove sono oggi meno presenti i gruppi energetici occidentali (come Iran, Irak, Jemen o Sudan).
  •  Cina ed India associano la loro cooperazione energetica ai rapporti politico-economici, militari e di tecnologia militare con i paesi fornitori, ciò rafforza la loro influenza su questi paesi e la loro posizione a livello internazionale.

Ue –Usa:

Berlino non accetta di buon grado il ruolo di socio di minoranza della Ue con gli Usa , rapporto conseguente alla posizione di forza acquisita da Washington con l’azione militare.

  • la berlinese Swp critica la Ue perché non si dà da fare per difendere i propri interessi geo-politici nell’aerea, nonostante gli interessi energetici in gioco siano più rilevanti di quelli americani data la sua forte dipendenza energetica dal M.O. e la limitata disponibilità di alternative.
  • In particolare la Ue dovrebbe cercare di accedere alle riserve di gas dell’area, visto che dal 1990 la Russia ha avuto un continuo calo nella produzione di gas.
  • L’attenzione è rivolta in particolare alla riserve di gas dell’Iran, pari al 15% delle riserve mondiali. Gli strateghi per l’energia berlinesi puntano a diminuire la dipendenza tedesca dalla Russia grazie al gas iraniano.

Perché ciò avvenga occorre però organizzarne il trasporto in Germania, cosa che potrebbe portare a un ulteriore conflitto. Un accordo iraniano per la costruzione di un gasdotto verso l’Armenia ha suscitato dissapori tra Mosca e Erevan, il più stretto alleato russo nel Sud Caucaso.
Gli specialisti russi temono che il gasdotto possa essere prolungato passando per la Georgia, e il Mar Nero per arrivare in Europa, facendo diminuire la possibilità di vendita del gas russo in Europa. Il conflitto sul gasdotto è avvenuto in contemporanea con l’intensificarsi delle attività dell’Ufficio esteri tedesco e rischia di acuire la lotta per il predominio nel sud Caucaso.

Il Caucaso ha un’importanza geo-strategica per garantire all’Europa tedesca l’esportazione energetica dal Sud Caucaso e dall’Asia centrale. Berlino ritiene che l’Europa sia ben posizionata per contendere alla Russia la sua rivendicazione di predominio russo in questa regione. Le sue molteplici attività ( Ocse , trattato per l’energia, partecipazione di tutti i paesi caucasici al Consiglio d’Europa, accordi di partnership e cooperazione della Ue ), costituiscono i presupposti per un “legame elusivo” del Caucaso e della regione caspica alla Ue .

Anche per quest’area , la Swp sollecita la Ue a un maggior impegno che preveda anche la possibilità di un intervento militare.
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<96788088"> Hintergrundbericht: Deutsche ,,Geopolitik" und der Kampf um die Energiequellen

BERLIN – Deutschland und die Europäische Union werden künftig in wachsendem Maße auf Energieimporte angewiesen sein. Die ,,geopolitischen Auswirkungen" dieser Abhängigkeit von Energieressourcen in anderen Staaten gilt in Berlin als Frage von ,,größter strategischer Bedeutung" für die eigenen Weltmachtambitionen. Deutschland dringt daher seit längerem auf entsprechende gemeinsame machtpolitische Aktivitäten der EU. Deutsche Regierungsberater lassen dabei keine Zweifel aufkommen, dass Berlin und Brüssel sich in der ,,verschärften ökonomische(n) und politische(n) Machtkonkurrenz" auch auf kriegerische Auseinandersetzungen um die knapper werdenden Energiequellen einstellen müssen.

Wachsender Energiebedarf

Die Berliner Strategen einer eigenständigen europäischen Weltmachtpolitik gehen davon aus, dass die Sicherstellung der Energieversorgung über das Geschick ihrer weitreichenden Weltmachtpläne entscheiden wird. Die EU ist bereits heute nach den USA der größte Energieverbraucher und -importeur der Welt und damit in hohem Maße vom Zugriff auf (möglichst kostengünstige) auswärtige Energiequellen abhängig. Nach Schätzungen der EU-Kommission werden die Öl- und Gasreserven der EU und Norwegens nur noch ca. 25 Jahre reichen. Der Erdöl- und Erdgasbedarf muss schon heute zu zwei Dritteln aus Importen gedeckt werden. Bei Erdöl besteht bereits jetzt eine 75-Prozent-Abhängigkeit von Importen aus den OPEC-Staaten, die sich bis zum Jahr 2020 auf 85 Prozent erhöhen könnte. Ihren Bedarf an Erdgas deckt die EU derzeit noch zu 50 Prozent aus eigenen Quellen. Da die britischen Felder in der Nordsee aber bald ausgebeutet sind, wird auch der Gas-Importbedarf weiter steigen.

Berlin ist davon in doppelter Hinsicht besonders betroffen: Deutschland ist mit rund 60 Prozent (1999) im Vergleich zu anderen EU-Ländern überdurchschnittlich energieimportabhängig und importiert etwa 98 Prozent seines Erdöl- und 75 Prozent seines Gasbedarfs. Die deutsche Abhängigkeit von Erdgasimporten wird sich noch beträchtlich erhöhen: Das Wirtschaftsministerium geht in seinen Prognosen von einer drastischen Zunahme des Erdgaseinsatzes auf das drei- bzw. sechsfache aus. Erdgas – mengenmäßig schon zum bedeutendsten Energieträger in der deutschen Industrie herangewachsen – wird im Jahr 2020 Basis für über die Hälfte der deutschen Energiegewinnung sein.1) Gleichzeitig kontrollieren deutsche Energiekonzerne bereits große Teile der europäischen Energieversorgung und streben insbesondere eine dominante Stellung in der europäischen Erdgasversorgung an. Etliche Länder sind für die Lieferung und den Vertrieb von Erdgas bereits weitgehend von deutschen Konzernen abhängig.2) Für den zukünftig verstärkten Rohöl- und Erdgasimport sehen die energiepolitischen Berater der Berliner Regierung prinzipiell folgende Optionen: Russland, den Mittleren Osten, Zentralasien und in einem geringeren Ausmaß auch Afrika.

Afrika als ,,Hinterhof"

In Afrika, das in Anknüpfung an die koloniale Vergangenheit als eine Art europäischer ,,Hinterhof" betrachtet wird, bemüht sich Berlin verstärkt um Zugang zu den dortigen Energieressourcen. ,,Europa" müsse zur Sicherung seiner Energieversorgung die Beziehungen zu den afrikanischen Erdöl- und Erdgaslieferanten festigen , erläutern Berliner Regierungsberater. In Nordafrika weiten deutsche Konzern ihr Engagement aus, in Libyen etwa stieg RWE in die Erdöl- und Erdgasförderung ein. Einiges Interesse widmet das Auswärtige Amt dem Tschad, dessen bedeutende Erdölreserven mittels einer Pipeline durch Kamerun an den Golf von Guinea geleitet werden sollen, wo es ebenfalls erhebliche Erdöl- und Erdgasvorkommen gibt. Die Regierung des boomenden Erdöl-Staates Äquatorial-Guinea wirbt bereits um deutsches Engagement in ihrem Land. Im derzeitigen Krisengebiet Sudan soll ein deutsches Unternehmen eine Eisenbahnlinie bauen, die auch zum Abtransport der Erdölvorkommen des Südsudan dienen kann.3)

,,Strategische Partnerschaft" mit Russland

In erster Linie setzen Deutschland und die EU aber derzeit auf einen größeren Import von Erdöl und Erdgas aus Russland. Dies kommt in der europäisch-russischen ,,Energiepartnerschaft" zum Ausdruck, die im Oktober 2000 proklamiert wurde. Die Verbindung ist vor allem eine deutsch-russische: ,,Strategische Projekte" der Energieversorgung bildeten einen Schwerpunkt des Gipfels in Jekaterinburg im Oktober 2003. Durch eine spezielle deutsch-russische ,,strategische Partnerschaft" will Berlin den Einfluss anderer westlicher Staaten und Konzerne auf die Versorgung der EU-Staaten vor allem im künftig an Bedeutung gewinnenden Erdgasbereich zurückdrängen. Im Juli 2004 wurde diese Kooperation noch erweitert: Ein Abkommen mit der Gazprom (dem weltgrößten Erdgasproduzenten) ermöglicht erstmals die Beteiligung deutscher Konzerne an der gesamten Wertschöpfungskette der russischen Gasproduktion – von der Exploration über den Transport durch die neue Pipeline bis zur Vermarktung in Westeuropa. Hinzu kommt noch das Projekt einer neuen Gas-Pipeline von Russland durch die Ostsee nach Deutschland. Mit ihr sollen die als möglicherweise unbotmäßig und für Pressionen aus Washington anfällig geltenden Transitländer Ukraine und Polen, durch deren Territorium der Transport ursprünglich geplant war, unter Druck gesetzt und tendenziell ausgeschaltet werden.4) Verfestigt wird die enge Zusammenarbeit Berlins mit Moskau des weiteren durch den Gesprächskreis ,,Deutsch-russische Energiekooperation", der im März 2003 von Vertretern der Wirtschaft beider Staaten gegründet worden ist, und durch ,,Deutsch-Russische Energiegipfel", deren nächster im September in Moskau stattfinden soll.

,,Massives Interesse" an der Golfregion

Die Energieallianz mit Russland, das rund ein Drittel der deutschen Rohöl- und Gasimporte bestreitet , wird von Berlin vor allem wegen der Unwägbarkeiten der Entwicklung im Mittleren Osten und am Persischen Golf forciert. Die strategischen Trends einer potentiell zunehmenden Abhängigkeit der EU von größeren Erdöl- und Erdgasimporten aus dieser Region begründeten eine Konkurrenzsituation zur US-amerikanischen Energiepolitik, heißt es bei der offiziösen Deutschen Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP). Aufgrund der militärisch durchgesetzten Machtposition Washingtons ist die EU dort zum Ärger Berlins (con il disappunto di Berlino) bisher auf eine (Junior-)Partnerschaft mit den USA angewiesen.

Kooperation bei der ,,Neuordnung"

Die EU halte sich dort aus jedweder ,,geopolitischen Interessenwahrnehmung" heraus, kritisieren die Berliner Politikberater der Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP), obwohl für Europa die auf dem Spiel stehenden energiepolitischen Interessen gewichtiger als die der USA seien: Die EU hänge zu einem größeren Teil ihrer Versorgung von der Energieressourcen des Mittleren Ostens ab und verfüge über die geringeren Alternativen. Die EU müsse in
sbesondere ein ,,massives Interesse am Zugang zu den Erdgasquellen der Golfregion" haben, zumal Russland eine seit 1990 stetig abnehmende Erdgasproduktion aufweise. Die SWP empfiehlt daher die Kooperation mit den USA bei der ,,Neuordnung" der Golfregion: ,,Sinnvoll wäre jedenfalls, wenn die derzeitige Krise am Golf genutzt würde, um die europäischen Interessen gegenüber dieser Region bezüglich der eigenen Versorgungssicherheit zu formulieren und gegebenenfalls in eine konsistente Politik umzusetzen
."5)

Der Blick richtet sich dabei vor allem auf die Erdgasvorräte des Iran, der über 15 Prozent der Weltreserven verfügt. Die Berliner Energie-Strategien beabsichtigen, mit Hilfe iranischen Erdgases die deutsche Abhängigkeit von russischen Energievorräten zu verringern. Dazu muss allerdings noch der Transport nach Deutschland organisiert werden, was weitere Konflikte mit sich bringt. Ein Vertrag des Iran zum Bau einer Erdgaspipeline nach Armenien hat ernsthafte Unstimmigkeiten zwischen Moskau und Erewan hervorgerufen, das bislang als engster russischer Verbündeter im Südkaukasus gilt. Russische Fachleute befürchten, die Pipeline solle über Georgien durch das Schwarze Meer nach Europa verlängert werden und könne den Absatz russischen Erdgases in Europa schwächen. Die Auseinandersetzungen um die Pipeline fanden gleichzeitig mit intensiven Kaukasus-Aktivitäten des Auswärtigen Amts statt und sind geeignet, den Kampf um die Vorherrschaft im südlichen Kaukasus weiter zu verschärfen.6)

,,Exklusive Anbindung" des Kaukasus

Der Kaukasus ist für Deutsch-Europa von ,,großer geostrategischer Bedeutung", um die ,,ungehinderte Energiezufuhr aus dem Südkaukasus und Zentralasien" sicherzustellen.7) Berlin sieht die EU in dieser Region in einer guten Ausgangsposition, um den russischen Machtanspruch weiter herauszufordern: Die vielfältigen Aktivitäten (OSZE, Energiechartavertrag, Mitgliedschaft aller kaukasischen Staaten im Europarat, Partnerschafts- und Kooperationsabkommen der EU) böten die Grundlage für eine ,,exklusive Anbindung" des Kaukasus und der kaspischen Region an Europa, erläutert die SWP. Auch in diesem Fall fordern die Berliner Regierungsberater ein weitergehendes Engagement, das auch ein militärisches Eingreifen beinhalten soll (,,Beitrag zur Konfliktlösung"), und eine abgestimmte politische Strategie der EU für das Gebiet: ,,Sie müßte einen europäischen Beitrag zur Konfliktlösung und eine Anbindung an Europa unterhalb der EU-Mitgliedschwelle ebenso beinhalten wie den Entwurf und die Umsetzung einer Transportinfrastruktur, die den europäischen Interessen der Versorgungssicherung entspricht."8)

,,Gewisse Gegensätze"

Generell gehen die energiepolitischen Berater der Berliner Regierung davon aus, dass Deutschland und die EU sich künftig in einer verschärften Konkurrenz um strategische Rohstoffe wie Erdöl und Erdgas zu behaupten haben. Angesichts der potentiell zunehmenden Abhängigkeit der EU von größeren Erdöl- und Erdgasimporten aus dem Mittleren Osten und vom Persischen Golf stünden die eigenen Interessen bereits in einem ,,gewissen Gegensatz zur amerikanischen Energiepolitik", heißt es. Ähnliche Konflikte werden auch für die anderen Liefergebiete erwartet. Die russischen Fördermengen etwa werden nach heutigen Schätzungen nicht ausreichen, um gleichzeitig Asien und Europa mit den notwendigen Mengen von Öl und Gas zu beliefern. Daher könnte die EU künftig mit Asien und den USA um die ,,Partnerschaft" mit Russland konkurrieren, so die Voraussage. Auch in Zentralasien könne eine ,,verschärfte ökonomische und politische Machtkonkurrenz" vor allem mit Japan, Indien, den USA und mittel- sowie langfristig auch mit Russland um die knapper werdenden Energieressourcen nicht ausgeschlossen werden.

Als neue Gefahr für die deutsch-europäische ,,Versorgungssicherheit" gilt der schnell gestiegene und weiter ansteigende Energiebedarf, der mit dem wirtschaftlichen Aufstieg Asiens und vor allem Chinas verbunden ist. Die Staaten Asiens sind – wie die EU – in wachsendem Maße von Energieimporten abhängig; die Volksrepublik China ist bereits zum zweitgrößten einzelstaatlichen Energiekonsumenten der Welt nach den USA aufgestiegen. Für bedrohlich halten die Berliner Strategen insbesondere, dass China den Zugang zu Energieressourcen vor allem in solchen Ländern sucht, wo westliche Energiekonzerne derzeit weniger präsent sind (z.B. Iran, Irak, Jemen oder Sudan). Dass die Volksrepublik und auch Indien ihre Energie-Kooperation mit politisch-ökonomischen, militärischen und militär-technologischen Beziehungen zu den Lieferstaaten verbinden, verschaffe ihnen zunehmenden Einfluss auf diese Staaten und stärke ihre Position auf globaler Ebene.9) Dies werfe nicht nur für die USA, sondern auch für Europa zahlreiche Herausforderungen auf, heißt es, deren ,,geopolitische Implikationen" bisher nicht ausreichend berücksichtigt worden seien.

Kriegsspiele

Berlin drängt darauf, dass die EU in der Energiepolitik verstärkt machtpolitisch – und damit auch militärisch – aktiv wird. 10) Konzepte, die fast ausschließlich auf marktwirtschaftliche Bedingungsfaktoren setzen, reichten für die Bewahrung der westlichen Energiesicherheit allein nicht aus, heißt es: Das ,,Spiel der Marktkräfte" werde in einer politischen Krise oder im Zuge militärischer Konflikte weitgehend von machtpolitischen Bedingungsfaktoren dominiert, ja sogar determiniert. Die deutschen Regierungsberater fordern daher, Deutschland und die EU müssten sich auch auf kriegerische Auseinandersetzungen vorbereiten, um die zukünftige Energieversorgung zu sichern.

Die ,,Bundesakademie für Sicherheitspolitik"11), die als ein Strategiezentrum der deutschen Kriegspolitik wie kaum eine andere Einrichtung die zielgerichtete Rückkehr Berlins zu imperialer Großmachtpolitik symbolisiert, erörtert in einer aktuellen Publikation die ,,geopolitischen Auswirkungen" der offenen ,,Energiefrage". Diese sei von ,,größter strategischer Bedeutung" für die angestrebte gemeinsame Außen- und Militärpolitik der EU-Mitgliedsstaaten, wird dort behauptet. Das mache es ,,zwingend notwendig, dass für die zukünftige deutsche und europäische Energiepolitik wieder verstärkt außen- und sicherheitspolitische Faktoren berücksichtigt werden".12)

1) s. auch Plädoyer für ,,moderne Geopolitik" bei deutscher Energieversorgung und Bundesregierung will Expansion deutscher Energiekonzerne verstärkt fördern

2) s. auch Deutsche Ruhrgas AG: Übernahme der ,,Hauptschlagader" der westeuropäischen Gasversorgung und Europäische Energieversorgung unter deutscher Kontrolle?

3) s. auch ,,Erdöl, Kobalt, Coltan" und Streit um Öl sowie Unverdächtig und An der Quelle

4) s. auch BASF: Zugriff auf die größten Energiereserven der Welt und Strategische Projekte (II) sowie Zugriff gesichert

5) s. auch Hintergrundbericht: Berlin/Washington – Arbeitsteilig gegen den Iran?

6) s. auch Bindungen sowie Geopolitische Investitionen und Trabanten

7) s. auch SPD-Außenpolitiker fordert ,,Anbindung der kaukasischen Staaten an Europa" und Deutscher ,,global player" soll strategischen Einfluss auf Energiequellen sichern

8) Persischer Golf, Kaspisches Meer und Kaukas
us – Entsteht eine Region vitalen europäischen Interesses? SWP-Studie 2001/S 01, Januar 2001; www.swp-berlin.org

9) s. auch Hintergrundbericht: Strategische Partnerschaft und Eindämmung und Bis nach China

10) s. auch ,,Untergang oder Aufstieg zur Weltmacht?" und Das Ende einer ,,Zivilmacht"

11) s. auch Hintergrundbericht: Bundesakademie für Sicherheitspolitik

12) Frank Umbach: Internationale Energiesicherheit zu Beginn des 21. Jahrhunderts, in: Bundesakademie für Sicherheitspolitik (BAKS, Hg.): Sicherheitspolitik in neuen Dimensionen. Kompendium-Ergänzungsband I, Hamburg-Berlin-Bonn 2004, S. 345-270

Quellen:

Persischer Golf, Kaspisches Meer und Kaukasus – Entsteht eine Region vitalen europäischen Interesses?SWP-Studie 2001/S 01, Januar 2001; www.swp-berlin.org

Frank Umbach: Zukünftige Auswirkungen der energiepolitischen Abhängigkeiten Chinas und Asiens vom Mittleren Osten und von Zentralasien, in: Erich Reiter (Hrsg.): Jahrbuch für internationale Sicherheitspolitik 2002, Bd. 2, Hamburg-Berlin-Bonn 2002, S. 191-220

Rußlands Energiestrategie und die Energieversorgung Europas; SWP-Studie 2004/S 06, März 2004; swp-berlin.org

Deutsch-russischer Energiegipfel. Konferenz in Moskau soll neue strategische Partnerschaft ausloten; Berliner Zeitung 30.06.2004

Frank Umbach: Internationale Energiesicherheit zu Beginn des 21. Jahrhunderts, in: Bundesakademie für Sicherheitspolitik (BAKS, Hrsg.): Sicherheitspolitik in neuen Dimensionen. Kompendium-Ergänzungsband I, Hamburg-Berlin-Bonn 2004, S. 345-270

,,Die Ölreserven sind nicht das Problem", sagt Friedemann Müller; taz 07.08.2004

China auf der Suche nach sicherem Öl; taz 14.08.2004

Großbritannien geht langsam das Öl aus. Auch beim Gas reichen Reserven bald nicht mehr zur Selbstversorgung; Frankfurter Rundschau 16.08.2004

Strategische Nachbarschaft. EU-Europa versus EU-Ost; GUS-Barometer September 2004; www.dgap.org

veröffentlicht am: 23. Aug 2004

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