"In Iraq strategia tutta da ripensare" La commissione Baker contro Bush

GIAMPAOLO CADALANU


Lo "Study group" presieduto dall´ex segretario
di Stato ipotizza le diverse "vie d´uscita"

Saddam scrive ai compatrioti: "La vostra Jihad sia
giusta"

Due autobombe a Bagdad, almeno venti morti. Uccisi anche
2 marines, 55 in ottobre


La Commissione del Congresso: 1) coinvolgere nella
ricostruzione la guerriglia, e quindi SIRIA e IRAN; 2) ritirare gradualmente le
truppe dall’IRAQ ai paesi vicini, da dove potranno compiere interventi mirati.


Due autobombe nei quartieri sciiti di Bagdad, con almeno
venti morti. Altri due soldati americani uccisi nel nord del Paese, con il
bilancio di perdite Usa nel solo mese di ottobre che è arrivato a quota 55. Uno
stillicidio di attentati e di civili uccisi. E l´uccisione a freddo da parte di
un gruppo armato di Emad al-Faroon, fratello del procuratore che accusa Saddam
Hussein. A tre anni e mezzo dal discorso di George Bush sul ponte della
portaerei Abraham Lincoln in cui dichiarò che «la missione è compiuta», l´Iraq
non potrebbe essere più lontano dalla pacificazione. La nozione si diffonde
sempre più anche negli Stati Uniti: l´intervento nella terra dei due fiumi è
stato un disastro e la strategia della casa Bianca va ripensata integralmente,
lasciano capire le prime indiscrezioni trapelate sull´opinione dell´Iraq Study
Group
.

La commissione istituita dal Congresso e guidata dall´ex segretario di Stato
James Baker, scrive il Los Angeles Times, propone di fatto un cambiamento di
direzione per i primi mesi del 2007. Oltre al ritiro scaglionato delle truppe
Usa
– considerato ufficialmente quasi un tabù dall´Amministrazione – gli
esperti dell´Iraq Study Group hanno suggerito persino il coinvolgimento di Iran
e Siria, stati che sono vere e proprie "bestie nere" per Bush,
nell´intento di fermare la violenza
.
La commissione di studio ha esaminato diverse ipotesi di
"aggiustamento" per uscire dal pantano iracheno. Due differenti
opzioni sono state prese in considerazione come le più "sensate",
mentre le ipotesi più radicali, come il ritiro immediato o la perseveranza
nell´attuale politica, sono state scartate perché considerate impraticabili
.
Delle due strade percorribili, il cui senso è sintetizzato nel
"titolo", una si richiama all´idea di stabilizzare il Paese, l´altra
vede invece una prospettiva più militare. «Prima di tutto la stabilità» è
l´ipotesi di lavoro che si basa sull´idea di coinvolgere la guerriglia nella
costruzione del "nuovo" Iraq, abbandonando la lotta armata. Secondo
gli esperti guidati da Baker, la strada maestra per questo obiettivo è il coinvolgimento
di "stati canaglia" come Iran e Siria
.
La seconda proposta, battezzata «Rischierare e contenere», ipotizza il
ritiro graduale delle truppe alleate dall´Iraq. I militari verrebbero
ri-schierati in altri paesi – fra le ipotesi più ovvie l´Arabia Saudita, il
Qatar, la Turchia – e da queste basi potrebbero intervenire per azioni mirate
contro i gruppi armati in tutta la regione
.
La crescente perdita del controllo nel Paese lascia spazio non solo alla
carneficina dei gruppi guerriglieri, ma persino a rivendicazioni nostalgiche. E
ieri proprio Saddam Hussein ha cercato la ribalta di nuovo, scrivendo dalla sua
cella una lettera aperta agli iracheni. L´ex raìs scrive che «la resistenza
contro gli occupanti è un diritto e un dovere», ma «la jihad deve essere
giusta». Insomma, gli iracheni devono «perdonare coloro che sono responsabili
della morte dei figli e dei fratelli», poiché l´Iraq «attraversa un periodo
difficile, con l´occupazione e i massacri».
La lettera del dittatore deposto sembra avere soprattutto il valore di un
appello ai compatrioti sunniti, cioè ai fedelissimi del vecchio regime e al
gruppo etnico-religioso che quel regime aveva favorito. È appare senz´altro una
risposta al proclama ampiamente pubblicizzato e attribuito ad Al Qaeda, che voleva
"avocare" alla rete di Osama Bin Laden la responsabilità della guida
dei sunniti, dopo l´invocata spartizione del territorio iracheno in tre zone a
maggioranza omogenea.

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