Immigrati, corsa ai permessi «Notti in coda, una vergogna»

ITALIA, IMMIGRAZIONE

CORRIERE Mar. 14/3/2006  
Alessandra Mangiarotti

Alle Poste la presentazione
delle domande per regolarizzare le assunzioni


C’è chi s’è portato uno sgabello da casa per
sopravvivere a quattro giorni di coda davanti alle Poste e chi ha parcheggiato
l’auto poco lontano dalla fila per regalarsi qualche ora di sonno. Chi è
arrivato all’ultimo momento dopo aver speso addirittura 200 euro per un «kit
della speranza» e chi ha provato a scucirne anche di più pur di garantirsi un
posto «sicuro», spesso difeso poi a spintoni. Per tutti loro, più cittadini
extracomunitari (qualcuno raggiunto in fila da un provvedimento di espulsione)
che datori di lavoro italiani, i volontari della Protezione Civile questa notte
hanno portato coperte e tazze di tè caldo. Le Prefetture hanno organizzato
servizi di vigilanza ad hoc. E’ la lunga anticamera al rito della
regolarizzazione. Oggi è il giorno della presentazione delle domande per
l’assunzione di lavoratori extracomunitari residenti all’estero: 170mila posti
per 600mila domande, stimano gli addetti ai lavori. «Ma soprattutto il giorno
del fallimento, dell’emergenza e della vergogna» denunciano politici, sindacati
e associazioni: dalle Acli alla Caritas, dalla Cgil all’Arci e Altroconsumo. Il
giorno del fallimento: «Perché queste code dimostrano che la Bossi-Fini non
funziona»
, una voce per tutte quella del neopresidente delle Acli Andrea
Olivero che ha chiesto l’intervento della Protezione Civile. E la ds Livia
Turco: «La legge produce solo code e clandestini». Il giorno dell’emergenza:
«Perché solo così può essere chiamato il ricorso a coperte e pattuglie
speciali», punta il dito il presidente di Altroconsumo Paolo Martinello. Della
vergogna: «Perché i diritti delle persone in fila sono stati calpestati»
,
concordano il responsabile Caritas del Nord Est don Bruno Cavarzan e il
responsabile del Comitato nazionale immigrati Cgil Danesh Kurosh. Di
«spettacolo penoso e inquietante» parla il presidente dei deputati della
Margherita Pierluigi Castagnetti. E Rosy Bindi: «Facile parlare di diritto di
voto quando immigrati e datori di lavoro sono inchiodati in fila».
I cinquemila sportelli delle Poste incaricati di registrare le domande in
base all’ordine di presentazione apriranno alle 14.30. Ma a Pordenone i
bivacchi sono iniziati già venerdì. A Bologna, Modena e Reggio Emilia sabato.
Da domenica le code hanno cominciato a formarsi anche a Torino. Da ieri a
Milano, Mestre, Padova, Verona e Treviso. Stessa cosa a Pesaro e Ancona,
Firenze e Genova, Roma e Napoli. Non senza momenti di tensione.
L’anticamera al rito della regolarizzazione ha le facce di mamme e imprenditori
(pochi)
. Come quella dell’industriale del Nord-Est Marina Salamon che, per
garantirsi l’ingresso di due aspiranti collaboratori domestici dello Sri Lanka,
ha organizzato per due sue impiegate (pagate) una staffetta davanti alle poste
di Treviso: «Missione impossibile, una vergogna e insieme un invito alla
clandestinità». Ma soprattutto ha il volto di tanti extracomunitari che la
Bossi-Fini vorrebbe nei loro Paesi d’origine ad aspettare e invece, dopo anni
di clandestinità, sono in fila con la speranza di una regolarizzazione. Tra i
tanti volti quello di Christian, rumeno con una fidanzata, un mutuo per pagare
la casa, un impiego da imbianchino nel Padovano e un datore di lavoro pronto a
regolarizzarlo
. «Ero il primo della fila, i vigili mi hanno chiesto i
documenti e portato in questura. Mi hanno detto che il mio permesso di ospite
non andava bene e che in cinque giorni devo lasciare l’Italia». Christian ha
piegato in quattro il provvedimento di espulsione, l’ha messo in tasca e si è
rimesso in testa alla fila. «Gli altri mi hanno tenuto il posto, aspetto da tre
anni».

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