● Quando la Cina sarà la prima potenza mondiale?
o Varie le previsioni, dal 2050 (HSBC), al 2040 (Deutsche Bank), al 2030 (WB); al 2020 (Goldman Sachs), al 2016 (FMI).
o Secondo il presidente del Gruppo Eurasia per divenire la maggiore potenza, in questo secolo, la Cina deve ristrutturale la propria economia in modo sostanziale.
o Coloro che ritengono possibile una previsione precisa dello sviluppo cinese danno per certo che i dirigenti cinesi possano spostare il modello di crescita verso maggiori consumi interni, trasferendo le enormi riserve di capitali dai potenti gruppi statali a centinaia di milioni di nuovi consumatori, ma è solo una supposizione.
– Sotto il “miracolo cinese” ribolle un forte fermento:
o Hunan: i piccoli agricoltori privati delle loro terre da speculatori edili scoprono che le autorità locali non li appoggiano; un contadino si dà fuoco, la protesta si estende velocemente in varie città;
o l’inquinamento di prodotti chimici di un fiume blocca la fornitura idrica a Harbin, città 4 milioni di abitanti, con conseguenti sommosse.
o Mongolia interna, rivolte etniche dopo l’uccisione di un pastore in un incidente con un camion guidato da un cinese Han.
o Xinjiang, sommosse fuori controllo costringono le autorità a bloccare la rete internet dello Stato, grande 3 volte la California.
o Città di Xintang, sulla costa, dopo la repressione della protesta di lavoratori migranti per opera delle guardie di sicurezza con il pestaggio di una donna in cinta, violenta rivolta che solo l’intervento di paramilitari con veicoli corazzati riesce a reprimere.
– Le forze di sicurezza dello Stato cinese sono le più efficienti del mondo nella repressione di rivolte su larga scala, le proteste di cui sopra non rappresentano una opposizione coerente al controllo del PCC, la maggior parte è diretta contro i funzionari locali;
o tre decenni di crescita a due cifre hanno consentito alla leadership cinese una relativa pace sociale.
– Ma in Cina le proteste di massa si misurano a decine di migliaia di partecipanti:
o 2006, l’Accademia di scienze sociali della Cina riferisce di 60 000 “incidenti di gruppi di massa”, vale a dire manifestazioni pubbliche di rabbia con il coinvolgimento di almeno 50 persone;
o 2007, la cifra sale a 80 000.
o 2008, i dati non vengono più pubblicati, ma secondo una fuga di notizie gli “incidenti” sarebbero stati 127 000.
o Oggi la cifra è certamente maggiore.
– Le potenze emergenti India, Brasile e Turchia possono continuare a crescere per il prossimo decennio con la stessa formula che l’ha consentito nel decennio scorso,
o la Cina invece deve attuare enormi e complesse riforme, se vuole continuare nella competizione internazionale, come sa ben la sua leadership.
– La crisi finanziaria ha evidenziato la forte vulnerabilità dell’economia cinese la cui crescita dipende dal potere di acquisto dei consumatori in America, Europa e Giappone.
– Nonostante gli sforzi dei leader cinesi, la quota dei consumi delle famiglie cinesi nella crescita dello scorso anno è andata in direzione contraria, anche perché i faccendieri della politica hanno fatto troppo denaro con il vecchio modello e non sono disposti a modificarlo.
– Le proteste sociali per il crescente divario ricchi-poveri costringeranno il potere a restringere le libertà di espressione, e questo potrebbe produrre contraccolpi se non si realizzeranno le aspettative di miglioramenti materiali.
o Un rischio ancora maggiore per il futuro del partito al potere sono le divisioni interne sulla risposta da dare ad improvvise rivolte organizzate.
– L’andamento demografico rappresenta un’altra grossa sfida:
o la forza lavoro sta divenendo più costosa, con l’urbanizzazione e con l’ascesa del valore del settore manifatturiero, per il calo dell’offerta di nuova forza lavoro derivante dall’invecchiamento della popolazione.
o L’invecchiamento della popolazione richiede anche maggiore spesa per pensioni e sanità per centinaia di milioni di persone, con un costo inedito.
– Buona parte della crescita della Cina deriva ancora da progetti infrastrutturali e da altri Investimenti diretti statali, l’impatto su un ambiente già compresso potrebbe sconvolgere il sistema: sono problemi urgenti il degrado del terreno, la qualità dell’aria e la carenze nel rifornimento idrico.
– L’inflazione, a maggio ha raggiunto il massimo da 34 mesi; +11,7% gli alimentari; da prevedere difficoltà del governo nei prossimi anni a contenere l’inflazione data la politica monetaria superespansionistica, i forti costi del trasporto dovuti all’urbanizzazione, e gli aumenti salariali su larga scala.
– Gli strati popolari scontenti possono verificare più facilmente tramite internet le scelte del governo …
– C’è poi il contesto internazionale, meno favorevole:
o aumento dei prezzo i petrolio, gas, metalli e minerali necessari alla crescita della Cina;
o ci sono i paesi emergenti concorrenti … e la pressione che ne deriva sui prezzi di alimentari e altri beni di consumo.
– Le relazioni Cina-Usa
o forte crescita cinese + politica fiscale americana insostenibile, alta disoccupazione e debole domanda di consumi causerà attrito tra le due maggiori economie del mondo,
o in particolare con maggiore probabilità di protezionismo da entrambe le parti.
Un problema per i gruppi americani che vogliono vendere ai cinesi, ma ancora maggiore per i cinesi che dipendono di più dalla stabilità fiscale, investimento, tecnologia e consumo americano.
Unrest, inflation and an aging populace stand in the way of the Middle Kingdom’s touted domination
– The moment of truth seems to be coming closer by the minute. China will become the world’s largest economy by 2050, according to HSBC. No, it’s 2040, say analysts at Deutsche Bank. Try 2030, the World Bank tells us. Goldman Sachs points to 2020 as the year of reckoning, and the IMF declared several weeks ago that China’s economy will push past America’s in 2016. There’s probably someone out there who thinks China became the world’s largest economy five years ago.
– In an interview with WSJ’s John Bussey, Eurasia Group President Ian Bremmer insists that for China to become the economic powerhouse it is predicted to become in this century, the Chinese must fundamentally restructure their economy.
But let’s not get carried away. There’s a good deal of turmoil simmering beneath the surface of China’s miracle. Consider these recent snapshots:
• In Hunan, farmers pushed off their land by aggressive property developers discover that local authorities are not on their side. A farmer sets himself on fire, and protests spread quickly from town to town.
• A chemical spill into a Chinese river cuts off water supplies to Harbin, a city of four million people, sparking public fury.
• In Inner Mongolia, a Han Chinese truck driver kills a local herdsman in a hit-and-run accident, and ethnic unrest flares for days.
• Rioting in Xinjiang province spins out of control, forcing a state Internet shutdown across an area three times the size of California.
• In the coastal city of Xintang, security guards sent to break up a protest by migrant workers push a pregnant woman to the ground, igniting a firestorm that only paramilitary forces in armored personnel carriers can handle.
– China’s security services are the world’s best at containing large-scale riots, and these protests do not represent any form of coherent opposition to Communist Party control. Most of the protests are directed at local officials and are fueled by local grievances, and three decades of double-digit growth has earned the Chinese leadership deep reserves of public patience.
– But this is a country that measures its annual supply of large-scale protests in the tens of thousands.
o For 2006, China’s Academy of Social Sciences reported the eruption of about 60,000 "mass group incidents," an official euphemism for demonstrations of public anger involving at least 50 people.
o In 2007, the number jumped to 80,000. Though such figures are no longer published, a leak put the number for 2008 at 127,000. Today, it is almost certainly higher.
There is certainly no credible evidence that China is on the brink of an unforeseen crisis, but all that public anger points to enormous challenges on the road ahead.
– Emerging powers like India, Brazil and Turkey can continue to grow for the next 10 years with the same basic formula that sparked growth over the past 10.
– China, on the other hand, must undertake enormously complex and ambitious reforms to continue its drive to become a modern power, and the country’s leadership knows it.
– The financial crisis made clear that China’s dependence for growth on the purchasing power of consumers in America, Europe and Japan creates a dangerous vulnerability.
– Those who insist that it’s possible to map the precise arc of China’s rise
o seem to assume that China’s leaders can steadily shift the country’s growth model toward greater domestic consumption, by transferring enormous reserves of wealth from China’s powerful state-owned companies to hundreds of millions of new consumers.
– That’s quite an assumption. Despite the best efforts of policy architects in Beijing, the share of household consumption in China’s economic growth last year actually moved in the other direction, in part because there are political powerbrokers within the elite who have made too much money from the old model to fully embrace a new one.
– Moreover, as the gap between rich and poor continues to widen, social unrest will almost certainly force tighter state restrictions on free expression and free assembly. That could promote a violent backlash if rising expectations for material success aren’t met.
– Most dangerous of all for the ruling party’s future, factions within the government might not agree on how the state should respond to a sudden convulsion of organized unrest.
– China’s demographics will provide another serious challenge. The country’s labor force is becoming more expensive as China urbanizes and moves up the value chain for manufacturing. The population is also getting older, as the one-child policy and other factors leave fewer young people to join the labor force. As more Chinese reach retirement age, the need to expand and reinforce a formal social safety net to provide pensions and health care for hundreds of millions of people will add unprecedented costs.
– Given that so much of China’s growth is still coming from infrastructure projects and other state-directed investments, the impact on an already overtaxed environment could shock the system. Land degradation, air quality and water shortages are urgent and growing problems. China’s capacity to tolerate a deteriorating environment is higher than in most developing markets (to say nothing of the developed world), but the chances for an environmental incident to provoke a dangerously destabilizing event are growing by the day.
– Then there’s inflation, which hit a 34-month high in May, according to China’s National Bureau of Statistics. Food prices surged 11.7%. An over-expansionary monetary policy, higher transportation costs related to urbanization, and large-scale wage hikes are just a few of the variables that ensure the government will have a harder time containing inflation in the years ahead.
– Finally, as popular demand, expressed online and in China’s blogosphere, plays a larger role in how Chinese policy-makers make decisions, unhappy citizens will check the state’s ability to implement strategic policies. That, too, could limit China’s longer-term economic growth.
– Even if China’s leadership makes major progress on domestic reform, it will find that the international environment is becoming less conducive to easy economic expansion. Higher prices for the oil, gas, metals and minerals that China needs to power its economy will weigh on growth. The exertions of all those other emerging market players will add to the upward pressure on food and other commodity prices, suppressing growth rates and undermining consumer confidence, which have been the most important sources of social and political stability in China.
– What about China’s relationship with the United States?
o Strong growth in China, coupled with America’s unsustainable fiscal policies, high unemployment and weakened consumer demand, will generate friction between the world’s two largest economies—in particular, by significantly increasing the likelihood of protectionism on both sides. That’s a problem for American companies looking for access to Chinese consumers, but it’s far more troublesome for the Chinese, who rely more on U.S. fiscal stability, investment, technology and consumption.
– If nothing else, the colossal challenges that lie ahead for China provide an abundance of good reasons to doubt long-term projections of the country’s economic supremacy and global dominance. As Yogi Berra once said, "It’s tough to make predictions, especially about the future."
—Mr. Bremmer is the president of Eurasia Group, a consulting firm that specializes in political risk assessment. His most recent book is "The End of the Free Market."