Le origini della Chiesa ortodossa russa
Parlare di Chiesa ortodossa è ovviamente e volutamente sbagliato, perché a differenza della Chiesa cattolica, che è una organizzazione religiosa centralizzata sovranazionale, con sede giuridica a Roma, esiste un insieme di Chiese ortodosse, variamente aggregate, che fanno riferimento all’ortodossia e col nome stesso rivendicano di essere depositarie del vero cristianesimo (in greco fin dal IV secolo d.C. ortodossia significa giusta dottrina).
La fede ortodossa conta oggi 220 milioni di battezzati. Ogni chiesa è diretta da un sinodo di vescovi e da un Patriarca. Alcune sono affiliate gerarchicamente a quelle più importanti, altre sono autocefale, cioè indipendenti. Spesso una chiesa autocefala coincide con i confini di una nazione o di una comunità etnico-linguistica. Nell’economia di questo articolo ricostruiamo solo quei rapporti che sono significativi per il conflitto in Ucraina.
La Chiesa ortodossa più antica è quella di Costantinopoli, che fin dai primi secoli dopo Cristo domina nell’impero romano d’Oriente, sgominando la concorrenza di altri centri urbani come Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. In Russia l’ortodossia si costituisce in Chiesa ufficiale più tardi, nel 988 d.C., con centro a Kiev. Essa viene promossa direttamente dalla monarchia (dal principe Vladimir). Sia a Costantinopoli che a Kiev, resta vivo il modello del cesaropapismo di Costantino, con Chiesa e Monarchia che sono i due pilastri dello stato, entrambi voluti da Dio, ma con un ruolo subalterno riservato al braccio religioso rispetto al braccio armato rappresentato dalla monarchia. La Chiesa di Roma si libera rapidamente del cesaropapismo e assume poi un carattere universalistico, grazie alla scomparsa di una forte monarchia in Occidente, a causa delle invasioni barbariche. In Oriente invece l’Impero bizantino sopravvive e soggioga la Chiesa di Costantinopoli che si rende autonoma da Roma già nel 451 d.C., ben prima cioè dello scisma ufficiale del 1054.
Questa ricostruzione non tiene conto delle motivazioni religiose, perché vuole solo sottolineare le radici storiche del comportamento politico delle Chiese di Costantinopoli e Mosca. La Chiesa ucraina fino a tempi recenti è parte della Chiesa russa.
Lo stalinismo
La Chiesa ortodossa russa prospera all’ombra dello zarismo come Chiesa di tutte le Russie, cioè Chiesa della Grande Russia, della Russia Bianca (= Bielorussia) , della Piccola Russia (= Ucraina). Sconfitto lo zarismo, i bolscevichi riducono la religione a fattore privato, spezzano il potere della Chiesa ortodossa, ne confiscano le terre. Sotto lo stalinismo la Chiesa riprende le sue attività in semiclandestinità. I rapporti Chiesa-Stato diventano di nuovo buoni durante la Seconda guerra mondiale, dato il forte appoggio garantito dalla gerarchia ortodossa alla “guerra patriottica”. Nel settembre del 1943 in un incontro segreto fra Stalin e i metropoliti delle principali città russe, Stalin condivise con gli ortodossi il progetto di allargare a ovest la sfera di influenza russa e chiese il loro aiuto per dialogare con le Chiese ortodosse di quei paesi, in particolare di Jugoslavia, Bulgaria e Romania. Stalin aveva studiato in seminario ed era consapevole dell’importanza di una alleanza con gli ortodossi in nome del nazionalismo grande russo. In cambio fu permessa nel 1943 l’elezione di un patriarca e, nel secondo dopoguerra, furono riaperti i luoghi di culto, fu tollerata l’esistenza di seminari per la formazione del clero (nota 1). In più fu trasferito alla Chiesa ortodossa il possesso dei beni ecclesiastici espropriati agli uniati (i cattolici di rito greco) nei territori dell’Ucraina occidentale.
Gli ultimi trent’anni
La Chiesa ortodossa ha recuperato spazio politico in Russia nel 1991, con Gorbaciov e Eltsin. Mentre lo stato perdeva “pezzi”, con milioni di russi che si trovavano a vivere in territori ora indipendenti dalla loro madrepatria, la Chiesa ha assunto un ruolo di custode dell’unità religiosa e culturale, unico valore sopravvissuto dell’impero multinazionale. Contemporaneamente nasce l’Associazione culturale Russkij Mir (Mondo russo) che si occupa di preservare la grandezza russa adattandola ai nuovi rapporti di forza geopolitici. L’idea base è quella di una comunità russa che comprenda anche tutti i russofoni che vivono fuori dei confini della Russia politica. I collanti del Russkij Mir sono la fede ortodossa, l’antiamericanismo e l’anticomunismo. Sempre nel ’91 Putin lascia il KGB, inizia la sua carriera politica come vicesindaco di San Pietroburgo, dove era nato nel 1952 (e dove nel 1946 è nato l’attuale patriarca Kirill I, al secolo Vladimir Michajlovic Gundjaev. La comune fede ortodossa viene riesumata come ragione dell’intervento politico a fianco dei serbi durante la guerra nella ex Jugoslavia.
Il recupero dell’alleanza Stato-Chiesa in Russia
Putin, non ancora presidente, ne capisce l’importanza come collante ideologico di una riscossa della nazione in crisi. Fin dal ’91 fa sfoggio di religiosità. Dopo la prima elezione alla presidenza nel 1999 racconta che la madre lo ha battezzato. Nel 2007 dichiara che i due pilastri della società russa sono gli armamenti nucleari e la religione ortodossa. Nel 2009 Gundjaev diventa patriarca. Lui e Putin sono amici da tempo e hanno molte idee in comune. Da vescovo Kirill I ha svolto un’intensa attività di propaganda per riabilitare gli zar e presentare le rivoluzioni del febbraio e ottobre 1917 come una «tragedia nazionale russa”.
Nel 2012 Kirill ottiene dal presidente Medvedev che nella Federazione russa sia reintrodotto l’insegnamento religioso nelle scuole di stato. L’iniziativa fa parte di un decreto (“Fondamenti della cultura ortodossa”) che associa la centralità della tradizione religiosa con l’esaltazione del ruolo storico della madrepatria russa e dell’impero sovietico. Kirill definisce la presidenza di Putin, che ha garantito stabilità e prosperità, un “miracolo di Dio”. Nel 2013 il Parlamento russo promulga la legge contro la blasfemia: il testo si presta ad applicazioni arbitrarie e commina pene severissime (che il Patriarca considera miti).
Fino a questo punto l’azione di sponda di Kirill I è in funzione interna. La svolta si ha nel 2014. Quando la Russia occupa la Crimea, la Chiesa Ortodossa Ucraina vede aumentare la spaccatura fra religiosi filo russi e religiosi autonomisti. Chi vuole l’indipendenza religiosa da Mosca ritiene con ragione di poter contare come sponda sulla Chiesa di Costantinopoli. L’epilogo ci sarà nel 2018 con la nascita di una maggioritaria Chiesa Ortodossa Ucraina autocefala, avallata da Costantinopoli (nota 2). Inevitabile in questo contesto l’incontro con un altro personaggio, Konstantin Malofeev, un finanziere di successo che opera nelle telecomunicazioni, nell’immobiliare e nella compravendita della terra. Accanto ai suoi interessi capitalistici, Malofeev si occupa di attività caritative, crea la Fondazione Caritatevole San Basilio il Grande (2007), l’Associazione Internet Sicuro e la Società per lo Sviluppo dell’Educazione Storica Russa “Aquila a due teste”. Le tre società riunite nel gruppo Cargrad hanno lo scopo di educare una nuova generazione nei valori della Chiesa Ortodossa, censurare Internet e TV per evitare che i decadenti valori occidentali infettino le menti dei giovani, ripristinare l’orgoglio della tradizione russa, un nazionalismo conservatore in salsa religiosa, che spiega il suo feeling con Salvini intorno allo slogan “Dio, Patria e famiglia” (nota 3).
Nella sua propaganda combatte i valori americani “legati al corpo e ai piaceri” mentre la cultura di Russia e Iran punta allo “spirito” e teorizza un missione russa di “salvare l’Europa dalla mancanza di Dio”. Deputato dal 2012, Malofeev, dal ’14 il gruppo Cargrad fornisce assistenza sanitaria e bellica ai separatisti del Donbass, finanzia gruppi paramilitari che operano a Donetz e Lugansk. Il governo Usa lo sottopone a sanzioni, il governo bulgaro lo accusa di spionaggio. Appena proclamata la Repubblica di Donetsk due dipendenti di Malofeev diventano rispettivamente Ministro della Difesa e Primo Ministro.
La chiesa ortodossa invia preti-soldato nel Donbass, benedice i gruppi paramilitari di Malofeev e sostiene la legittimità della richiesta di annettere alla Russia oltre alla Crimea il Donbass. Malofeev e Putin hanno lo stesso consigliere spirituale il vescovo ortodosso Tichon. Il punto di incontro fra Kirill I e Malofeev si realizza in particolare nella Tsargrad TV, di proprietà si Malofeev, che qualcuno in occidente paragona a “radio Maria”, una radio che diffonde messaggi religiosi virulenti e di sostegno alla Chiesa ortodossa russa e a Putin. Il fondamento della comunicazione è che la religione cristiano ortodossa ha plasmato l’identità russa e Putin è l’uomo che Dio ha dato alla Russia.
L’influenza reciproca si vede nella creazione di Sorok Sorokov, una associazione giovanile fortemente legata alla Chiesa ortodossa, fondata da Vladimir Nosov, campione di boxe e da Andrei Kormukhin, musicista. I giovani attivisti fungono in qualche caso da bodyguard al Patriarca; la loro missione: aiutare la Chiesa Ortodossa russa ad attuare il programma “200 chiese” a Mosca, promuovere uno stile di vita sano col programma “Ortodossia e Sport”, decostruire l’immagine dell’ortodossia come religione dei deboli. Preghiera e arti marziali sono il binomio necessario per farne parte.
Nel 2015, coerente con la sua tesi che i cristiani che combattono una “guerra giusta” vanno benedetti, Kirill sostiene l’intervento russo in Siria definita una “missione storica” e una “guerra giusta e difensiva”. Non stupisce quindi che Kirill abbia giustificato e sostenuto l’attacco all’Ucraina del 24 febbraio 2022; una guerra descritta in un intervento diventato virale, vista come “una difesa dei valori della tradizione cristiana dall’attacco della lobby gay”, “una guerra difensiva”, perché russi e ucraini sono un solo popolo e questo è verità divina” (nota 4).
La guerra al contrario ha compattato la gerarchia religiosa ucraina. Dopo l’invasione russa anche Onofrio, metropolita di Kiev e primate della Chiesa ortodossa ucraina fedele a Mosca, ha paragonato l’invasione russa all’omicidio di Abele da parte di Caino, mentre Epifanio, capo della Chiesa autocefala, ha esplicitamente sostenuto la resistenza, senza specificare se armata o nonviolenta. Un piccolo gruppo di sacerdoti e diaconi ortodossi russi ha sottoscritto un appello che definisce la guerra “fratricida” e invita al cessate il fuoco.
Nelle ultime settimane Kirill è silente, ma la sua chiesa svolge una intensa attività di sostegno del morale delle forze armate, al fronte, e una forte attività di propaganda nelle scuole e nelle chiese. Anche se si valutano i praticanti ortodossi russi intorno al 3% della popolazione, il 41% si dichiara ortodosso e molti di più, circa il 71%, affermano di riconoscere i valori culturali e spirituali della Chiesa. (nota 5)
Le sorti dell’impero putiniano e della Chiesa ortodossa sono quindi legati a doppio filo.
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Note
1) Adriano Roccucci, Stalin e il patriarca. La Chiesa ortodossa e il potere sovietico, Torino, Einaudi, 2011, 509 pp.
2) Un precedente si era avuto nel 2000 quando i vescovi ortodossi estoni avevano chiesto l’autonomia da Mosca, l’allora patriarca Alessio II si oppose, ma gli estoni ottennero l’assenso di Costantinopoli e dichiararono autocefala la propria Chiesa.
La situazione della Chiesa Ucraina è più complessa. Già nel 1991 era nata una Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Kiev, con alcuni milioni di seguaci che aveva rifiutato la dipendenza canonica da Mosca e venne scomunicata. Nel 2014 è Porošenko a premere perché nasca una Chiesa ortodossa ucraina autocefala, sostenendo che la dipendenza dal Patriarcato di Mosca era recente (XVII secolo), mentre molto più antica era la dipendenza canonica da Costantinopoli. Viene quindi istruita una pratica in questo senso presso il patriarca di Costantinopoli. Nel frattempo la guerra in Donbass avvicina le varie anime degli ortodossi. Nel 2018 Costantinopoli scioglie le riserve, riconosce le tre Chiese ucraine, che si riunificano in una chiesa unica e autocefala, che nomina un nuovo patriarca di tutta l’Ucraina, Epifanio. Kirill scomunica la nuova chiesa ucraina come scismatica e scomunica anche il patriarca di Costantinopoli. Solo una parte minoritaria resta fedele a Mosca.
3) Il braccio destro di Malofeev, Aleksej Komov, è il rappresentante russo del “Congresso Mondiale delle Famiglie”, nonché presidente onorario dell’Associazione Lombardia-Russia. Il Congresso delle Famiglie è quello che ha organizzato il Congresso di Verona del marzo 2019, contro cui hanno manifestato le femministe italiane e che è finanziato anche dalla destra conservatrice Usa, ed è antiabortista e sessuofobo. Kornov è anche dietro la vicenda Savoini e le accuse alla Lega di aver accettato tangenti sui contratti dell’ENI in Russia.
4) Riecheggiava uno scritto di mano di Putin pubblicato sul sito ufficiale del Cremlino il 12 luglio 2021, intitolato: “Sull’unità storica tra russi e ucraini”.
5) Cfr. Russkaja narodnaja linia – ruskline.ru