Ci informa Initiative Communiste Ouvrière, 5 ottobre: “Questo lunedì i salariati di Air France si sono messi in sciopero contro un piano che sopprime 2.900 posti di lavoro con numerosi licenziamenti. In collera, difendendo a giusto titolo, i loro posti di lavoro, dei dipendenti hanno investito questa mattina la riunione del Comitato Centrale d’Impresa e due quadri dirigenti, il Direttore delle risorse umane e il direttore di Air France Orly, hanno avuto gli abiti strappati. “Violenza aggravata” secondo Valls, Macron e la direzione di Air France (Nota 1). Ma la vera violenza è quella che, oggi a Air France come ieri a PSA Aulny, Goodyear, Arcelor Mittal e in tante altre imprese, consente agli azionisti di licenziare degli operai e condannarli alla disoccupazione. La violenza è innanzitutto quella del padronato e del suo sistema, una violenza che condanna migliaia di salariati alla disoccupazione alla miseria, dopo averli sfruttati per anni.” Esprimendo la totale solidarietà a questi lavoratori e “tutti coloro che resistono al terrorismo padronale dei licenziamenti” ICO afferma che “è tempo di metter fine alle violenze aggravate del padronato e dei suoi servi politici”.
La stessa solidarietà esprime Lutte Ouvrière ricordando che “il personale a terra, le hostess, i piloti hanno già fatto pesanti sacrifici in termini di salari e di condizioni di lavoro” e ora “si vedono minacciati nel posto di lavoro per pagare la corsa ai profitti della direzione” in un paese che ha già 6 milioni di disoccupati.
Union Sindacale Solidaires ricorda che in 2 anni la compagnia ha realizzato un aumento del 20% di produttività, senza contare ingenti risparmi per il ribasso dei prezzi del petrolio, ma minaccia la chiusura mentendo in modo sfrontato sulle cifre dei risultati economici. I salari sono bloccati da 3 anni e 8000 posti di lavoro sono stati cancellati.
Lo sciopero è stata una dimostrazione di solidarietà intercategoriale: agenti di scalo, meccanici, addetti ai bagagli, pilori, assistenti di volo e alla logistica, impiegati allo sportello, tutti uniti per respingere i licenziamenti. E dopo aver chiesto un colloquio con la direzione, hanno visto i dirigenti trincerarsi dietro le guardie e rifiutare il confronto!
E Sergio Bellavita, di “Il sindacato è un’altra cosa”-CGIL, sottolinea come “Ha fatto il giro del mondo l’immagine del capo del personale di Air France Xavier Broseta che, seminudo, tenta di scavalcare l’inferriata per sfuggire, protetto dagli agenti di sicurezza, alla rabbia dei lavoratori” ricorda il sequestro dei manager della Michelin prima e della Goodyear poi, sempre in Francia. “La durezza del perdurare della crisi ha progressivamente spento la capacità di resistenza del mondo del lavoro che riesplode solo periodicamente senza riuscire tuttavia a generalizzarsi o anche solo ad arrestare il processo di spoliazione di diritti, salari e occupazione. I lavoratori dell’Air France sono stati messi davanti ad un ricatto drammatico: o accettare il piano A: cento ore di volo (in più, N.d.R.) a parità di salario, o il piano B, 2900 licenziamenti. Hanno deciso di mettere in pratica il piano C: il rigetto del ricatto ed una risposta violenta alla violenza del padrone. Ed hanno ragione. Certo non sarà denudando manager e padroni che si potrà affermare un nuovo vincolo sociale al capitale o anche solo mettere in discussione il suo dominio sulla vita di milioni di uomini e donne. Tuttavia l’immagine del manager seminudo ha generato immediatamente nell’immaginario collettivo una simpatia e, di più, una assoluta condivisione della rabbia dei lavoratori.” Importante la riflessione di Bellavita: “La rappresentanza politica e sociale del lavoro appare in una crisi irreversibile, incapace di costruire una risposta adeguata alla dimensione dell’attacco.” Accanto alla oggettiva violenza dei rapporti di forza, i lavoratori subiscono lo scippo di ogni speranza di riscatto quando i loro rappresentanti non sanno impostare una strategia almeno di difesa, ma si limitano a rituali e “inutili rappresentazioni” (vedi le manifestazioni di sabato, senza scioperi). Anche noi come Bellavita “Per queste ragioni stiamo con i lavoratori di Air France, senza se e senza ma. La violenza di chi si difende da un’aggressione non è mai uguale a quella di chi aggredisce… Che la lotta dei lavoratori di Air France sia solo l’inizio della rivolta necessaria e impellente.”
La vicenda Air France rientra nella normale logica delle ristrutturazioni capitalistiche.
La novità è lo scatto di ribellione dei lavoratori. Essa mette a nudo l’alienazione di un sistema in cui si decide la vita di centinaia di uomini in nome del profitto senza metterci la faccia, protetti dalle cravatte, dalle camicie firmate, dagli uffici stile rivista patinata e dai gorilla aziendali. Ma ci dice anche che la combattività non è ancora morta, che se non si può vincere sempre si può resistere e organizzare una difesa attiva.
Nota 1: Valls è il primo ministro francese, Macron è il ministro dell’Economia