
“Tutta la barra verso la Russia. Siamo intesi, amico?” – una cordiale, complice stretta di mano tra Hitler e il leader laburista britannico Bevin (ai tempi del patto di Monaco, 1938)
Nella Sessione Plenaria del 23 gennaio il Parlamento Europeo ha votato a netta maggioranza una Risoluzione che mette sullo stesso piano i simboli del “comunismo” con quelli del nazismo, invitando gli Stati aderenti a metterli al bando; e a fare opera di promozione affinché a tutti i livelli (compreso quello scolastico) venga divulgata la storia dei “crimini comunisti”.
Quella che l’U.E. definisce come “visione obbiettiva della storia” è – guarda caso – tradotta subitamente e sfacciatamente in politica. Una politica tesa a giustificare, dal versante occidentale, quella guerra imperialista che da poco meno di tre anni è condotta in Ucraina da parte di entrambi gli schieramenti.
La Risoluzione recita infatti che l’iniziativa del Parlamento Europeo è dovuta “alla disinformazione e la falsificazione della storia da parte della Russia per giustificare la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”.
Viene da dire: non c’è male, proprio una bella “obbiettività”! Che tralascia come se nulla fosse le evidenti, evidentissime, clamorose responsabilità dell’imperialismo occidentale (USA e U.E.) nello scatenamento di questa guerra. A partire dagli avvenimenti di una ventina di anni fa; quando, proprio dall’Ucraina, venne ripresa – da Occidente – la spinta ad agguantare i pezzi dell’ex impero russo, in barba agli Accordi internazionali e alle strombazzate democratiche dei guerrafondai che più guerrafondai non si può. Di quelli cioè che – a 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale – non hanno mai cessato di condurre (direttamente o per interposta persona) guerre imperialiste e/o neocolonialiste. Oppure, in alternativa, di quelli che hanno preferito esportare guerre e fame in tutto il globo terrestre pur di mantenere le loro posizioni di dominio!
I pulpiti da cui arrivano i sermoni – e i divieti – contro i “totalitarismi” sono composti da una simile genìa di incalliti imperialisti democratici; i quali non hanno nessun ritegno ad imbottire di menzogne storiche e politiche i cervelli dei loro sudditi; al solo scopo di preparare gli animi all’imperante clima di riarmo e di guerra guerreggiata.
Di quali menzogne parliamo? In primo luogo di quella che equipara il comunismo col nazismo nella responsabilità dello scatenamento della seconda guerra mondiale.
Premesso (e non è certo cosa da poco) che negli anni ’30 la Russia stalinista era stata investita da una controrivoluzione interna che ha rovesciato di segno la politica interna e internazionale dell’Ottobre bolscevico (come conferma il patto di natura imperialista tra Stalin e Hitler del 1939 per spartirsi la Polonia), riteniamo scandaloso “dimenticare” che nazismo e potenze democratiche vadano messe sullo stesso piano in quanto a protervia imperialista, volontà di dominio e bellicismo.
Lo scatenamento della seconda guerra mondiale va perciò imputato ad entrambi gli schieramenti imperialisti: democratici o totalitari che fossero.
Solo a seguire può essere collocata la Russia staliniana: desiderosa di reinserirsi nel “salotto buono” del capitalismo mondiale (cosa che avverrà col Trattato di Yalta, 1945), ma non di certo animata – in quel frangente – da spinte belliciste.
Il nazismo è figlio della pace imperialista democratica di Versailles. Il nazismo è figlio del capitalismo ed espressione della rivalsa feroce dell’imperialismo più industrializzato d’Europa. Il suo “totalitarismo” ne è l’aspetto più crudele e perverso, ma dentro –ben dentro- la logica sterminatrice che caratterizza tutto l’imperialismo mondiale.
Il “totalitarismo” stalinista – partendo da una base materiale molto più arretrata di quella tedesca – rappresenta invece la linea di accumulazione forzata di un capitalismo di Stato che deve bruciare le tappe dello sviluppo interno allo scopo di non uscire a pezzi dalla nuova ripartizione del mondo che si prepara. Il conto per i proletari russi e per la massa contadina è salatissimo (a partire dallo sterminio della vecchia guardia leninista e degli internazionalisti, non dimentichiamolo). Operazione, questa, che non era riuscita alle democrazie coalizzate che avevano aggredito la Russia da più parti dopo la Rivoluzione d’Ottobre.
Ma appioppare a tutto ciò il nome di “comunismo”, accoppiarlo con il “cattivo” nazismo, e pretendere di salvare così l’immacolatezza delle potenze imperialiste democratiche è roba da voltastomaco. Buona solo a imbottire le menti di tante falsità che fanno veramente a gara con quelle dei vituperati “totalitarismi”!
Sembra che non sia mai avvenuta la guerra di Spagna del ’36-’39; dove le democratiche Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti non muovono un dito per contrastare l’assalto fascista al proletariato da parte del generale Francisco Franco.
Un boia appoggiato apertamente e materialmente, con truppe combattenti, dall’Italia fascista e dalla Germania nazista! Un boia tenuto tranquillamente in attività dalle democratiche potenze europee fino a morte naturale, avvenuta nel 1975!
Sembra roba da nulla il Patto di Monaco (settembre 1938): dove le potenze democratiche, con la mediazione di Mussolini, abbandonano la Cecoslovacchia a Hitler; credendo di mettere al sicuro il fronte occidentale in cambio del “via libera” alla Germania nazista verso Est…
La vulgata “antitotalitaria” dei “totalitaristi democratici” di casa nostra ha sempre interpretato simili sconcezze imperialiste come “debolezze” delle democrazie…
Cosa volete, ci vengono a raccontare fior di storici e intellettuali da salotto, noi democratici siamo così buoni da sfiorare l’ingenuità di fronte ai perversi dittatori che si presentano via via sulla scena…
Ma le cose non stanno affatto così. Trattasi di puro e spudorato calcolo dentro una logica da spartizione del mondo che nulla ha da invidiare all’Hitler di allora come all’Hitler di turno dei giorni nostri.
Nel 1938-’39 si voleva spostare la guerra ad Est, seppur alla fine gli imperialismi democratici non sono riusciti ad impedire che l’avanzata nazista cominciasse ad Ovest con l’occupazione di Belgio, Olanda, Lussemburgo e Francia.
L’imperialismo democratico del XXI secolo, nell’Europa dell’Est, è partito per mettere in un angolo l’imperialismo russo. Poi, dopo l’indotta invasione di questo del territorio ucraino, lo stesso imperialismo ha armato il governo fantoccio di Zelensky per sconfiggere Mosca apertamente sul campo.
Non riuscendo neppure tale operazione (costata già centinaia di migliaia di vittime), e messo di fronte ad un probabile disimpegno di Trump, gli imperialisti dell’U.E. ci vengono ora a proporre vergognose equazioni storiche, coi relativi divieti, al solo scopo di cancellare ogni riferimento alla sola via d’uscita praticabile per milioni di sfruttati: il disfattismo su entrambi i fronti per imporre la fine immediata di questo massacro, in un quadro di fraternizzazione tra i coscritti ucraini e russi, e in prospettiva il cammino alla rivoluzione proletaria, il potere a chi lavora, l’espropriazione dei capitalisti fomentatori di guerre, miseria e massacri. Ieri come oggi.
In poche parole: se la prendono col comunismo perché hanno paura che esso possa risorgere a seguito della devastazione sociale, ambientale, umana prodotta dal capitalismo mondiale.
I democratici di casa nostra, i quali dal pulpito “globalista” o “sovranista” che sia vengono a dirci che il comunismo è uguale al nazismo, sono gli stessi che tacciono sui misfatti del colonialismo e dell’imperialismo occidentale.
Misfatti che hanno portato a ben due guerre mondiali e a un numero incalcolabile di vittime sui campi di battaglia, sotto i bombardamenti e le rappresaglie, sotto il peso dello sfruttamento, della miseria, della fame. Vittime di ogni etnia e provenienza, donne e uomini, anziani e bambini.
Non dimentichiamo che il predominio mondiale dell’imperialismo democratico USA è stato battezzato con le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, a guerra praticamente finita (agosto 1945). Per non parlare degli innumerevoli massacri del dopoguerra contro regimi e paesi “scomodi”. Dal Vietnam all’Iraq e Afghanistan, per non parlare del sostegno ai regimi sanguinari fascisti del Cile di Pinochet e dell’Argentina di Videla.
Ma non è solo storia di ieri. I democratici occidentali, quelli che al Parlamento Europeo votano siffatte vergognose Risoluzioni, sono gli stessi che appoggiano in mille maniere il genocidio sionista in Medio Oriente. Genocidio ancora in atto nonostante la tregua di Gaza.
Sono gli stessi che spingono per un forsennato riarmo e per la diffusione del clima di guerra in tutto il continente.
Sono gli stessi (vedi il governo Meloni) che vanno a lisciare il pelo al filibustiere demo-fascista Donald Trump, il quale è lanciato verso “grandi” progetti di deportazione di massa degli immigrati e nel fare di Gaza, notizia di queste ore, una “riviera mediorientale”, “ripulita” naturalmente dei palestinesi rimasti dopo il massacro di sedici mesi!
E che dire delle recentissime aperture della CDU tedesca (facente parte del gruppo parlamentare europeo “Democratici Cristiani, il gruppo di maggioranza relativa) alla neo-nazista AFD? Che dire, dopo che al Bundestang è stata approvata congiuntamente da popolari e nazisti una mozione sugli immigrati tesa a bloccare le frontiere del paese?
Dov’è, di grazia, questo fantomatico e infame connubio tra nazismo e comunismo che ci viene calato sulla testa dal Parlamento Europeo, quando – come sempre – è esattamente la democrazia borghese a generare, allattare e tenere al calduccio fascismo e nazismo? Venendone essa magari travolta quando il baldo virgulto reazionario si mette in testa di fare da solo; ma avendo cura di mettere quest’ultimo accuratamente nella cassetta degli attrezzi perché…non si sa mai! La Risoluzione U.E. potrebbe essere in prospettiva utilizzata per mettere al bando, ad esempio, non i “comunisti” sostenitori di potenze straniere (come erano i partiti filo-russi), ma i comunisti internazionalisti che lottano per il superamento dello sfruttamento capitalista.
Stando solo alla storia d’Italia, i fatti del secondo dopoguerra parlano chiarissimamente nella direzione dell’utilizzo democratico del fascismo (il MSI infatti nasce già nel dicembre del 1946 ed entra in parlamento!!!).
Solo ciarlatani, o truffatori, o farabutti inverati possono ignorare simili verità storiche. Quella storia che i giannizzeri del capitale, in nome della loro presunta ”obbiettività” (puah), calpestano e sputacchiano regolarmente.
Già da tempo si sta preparando il terreno alle sconcezze e asinerie dei giorni nostri.
Poco dopo il crollo del “Muro”, nel 1997, in piena fase di nuova era “globalizzante” che avrebbe appianato tutti i conflitti (sic), esce in Francia il tristemente famoso “Libro nero del comunismo” (curato da Stéfan Courtois). In esso già si sostiene l’equazione nazismo-comunismo; comprendendo in quest’ultimo una lunga serie di avvenimenti del XX° secolo che col comunismo non c’entrano un bel nulla. La tesi di fondo consiste nell’equiparare i due regimi in base a “strutture identiche di potere”.
Fatto è che limitarsi alle “strutture di potere” senza prendersi cura di analizzare il sistema sociale, di classe, che ne sta alla base significa fare della storia una ideologia; e precisamente una ideologia prona agli interessi delle classi dominanti, le quali hanno sempre interesse a nascondere chi, come, perché sta materialmente dietro alle forme politiche ed ai personaggi politici.
Un esempio eclatante di tale procedimento lo abbiamo già avuto quando ci si è premuniti di mettere sullo stesso piano la Shoah con le Foibe.
Non che quest’ultime – per noi – rappresentino la via realizzata della “giustizia proletaria”. In esse prevaleva politicamente un elemento di rivalsa nazionalista slava contro lo spietato colonialismo liberale e fascista di marca italiana. Un nazionalismo che non poteva di certo contribuire a rafforzare l’internazionalismo proletario. Ma è indubbio che storicamente, politicamente e anche umanamente parlando, un simile paragone non sta né in cielo né in terra.
Eppure l’argomento viene già usato per obnubilare le menti di studenti e telespettatori ignari. Ai quali si cerca di far odiare il comunismo almeno quanto il nazismo…fa niente poi se con quest’ultimo –come abbiamo visto – si fanno gli ammiccamenti, i revival e gli inciuci più vergognosi.
Con ciò noi non neghiamo la categoria storica e politica del “totalitarismo”, seppur non amiamo molto il termine in quanto è utilizzato oggi a piene mani per assolvere regimi democratici non meno classisti, razzisti, xenofobi, sessisti e guerrafondai. Non facciamo di tutta un’erba un fascio, permangono differenze tra fascismo e democrazia, sebbene si siano chiaramente ridotte. Ci teniamo, però, a mettere in evidenza come il formale mantenimento di regimi parlamentari e “pluralisti” non arresta l’evoluzione sempre più accentuata verso una democrazia totalitaria che chiude sempre di più gli spazi per esercitare i semplici diritti democratici; i quali non coincidono affatto con l’ordinamento istituzionale fondato sul parlamentarismo e gli organi elettivi.
Vorremmo che il termine “totalitarismo” fosse esteso all’imperialismo democratico d’Occidente: fautore sì del tanto conclamato “pluralismo”, ma dentro, rigorosamente ben dentro, i canoni fondamentali dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’oppressione di genere, dell’esportazione della guerra, della distruzione del pianeta. Dedito cioè in maniera totalitaria a servire gli interessi del capitale.
Un “pluralismo imperialista”; che potremmo anche declinare – volgarizzando – come “democratura”, come “pensiero unico”… il quale già segna col ferro e col fuoco i destini delle nuove generazioni.
Alle quali non rimane che riprendere il libro della storia dell’emancipazione delle classi oppresse per separare il grano dal loglio e vedere in faccia la realtà.
Un compito che va fatto in piena autonomia di pensiero e di azione, con un respiro ideale che non conosca confini, con una passione emancipatrice che attinga dalle esperienze più significative delle lotte secolari degli sfruttati e degli oppressi.
Fatto ciò, una volta individuati e smascherati i loschi figuri che dicono di rappresentarci e che pretendono di insegnarci cosa dobbiamo pensare, l’incontro con l’idea e con la prassi comunista, cioè internazionalista rivoluzionaria, sarà il passaggio naturale per non vivere più da schiavi.