Il papa e gli antisemiti

Gfp     090511
Il papa e gli antisemiti
La stampa europea sottolinea che:

·         i media tedeschi tacciono sistematicamente sul fatto che «Ratzinger deve la sua carriera a sostenitori filo-nazisti»:

o   per la carriera di Ratzinger avrebbe avuto un forte peso il vescovo di Regensburg, Rudolf Graber, noto antisemita che a fine anni 1960 trasformò appositamente per Ratzinger la cattedra universitaria di Ebraismo in una cattedra di Dogmatica. In seguito Graber avrebbe aperto a Ratzinger le porte di Casa Asburgo e di Franz Joseph Strauss.

·         Dalla sua elezione a pontefice, Joseph Ratzinger ha sistematicamente incoraggiato in Vaticano l’ala antisemita; il viaggio di Benedetto XVI in Israele è accompagnato da tali accuse,[1]

o   (fine 1800) un prozio di Ratzinger, Georg Ratzinger, – deputato al parlamento bavarese e poi a quello nazionale (Reichstag) – apparteneva alla corrente antisemita del cattolicesimo bavarese che ha fortemente influenzato sia Graber che Joseph Ratzinger (che non conobbe il prozio essendo nato 28 anni dopo la sua morte).

o   Georg chiese la marchiatura degli ebrei e la loro esclusione dalla vita sociale; l’attuale pontefice e i suoi seguaci lo lodano ancor oggi (benemerito ecclesiastico, riformista, pubblicista e politico; alfiere dei diritti dei contadini e della gente semplice), senza alcuna critica dal suo antisemitismo.

·         Le accuse contro Ratzinger si collocano nel quadro della controversia in corso all’interno della chiesa cattolica tedesca sulla cosiddetta “missione per la conversione degli ebrei”:

o   Il circolo di discussione “Ebrei e cristiani ha risposto al nuovo antisemitismo cattolico presentando al comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) una sua presa di posizione (2.4.09): la Chiesa non deve porsi al di sopra degli ebrei e deve perciò rinunciare a tentativi di conversione degli ebrei;

o   Il documento ha scatenato una forte polemica tra ZdK e i vescovi vicini al pontefice che hanno respinto tale presa di posizione; il presidente della conferenza episcopale tedesca, arcivescovo Robert Zollitsch, ha accusato di unilateralismo i redattori della dichiarazione.

o   Per il pontefice la disputa mette in discussione nientemeno che la verità assoluta rivendicata dalla Chiesa.

o   Al centro della controversia la riammissione di una liturgia, di per sé poco appariscente, ma con un forte significato politico-religioso: il suo testo assegna all’ebraismo uno status inferiore al cristianesimo. Essa prepara la ripresa della fratellanza di San Pio X, un raggruppamento cattolico famigerato per il suo antisemitismo.

o   Uno dei 4 vescovi, di cui Benedetto XVI ha revocato la scomunica a riguardo dell’antisemitismo, non riconosce l’Olocausto.

o   Assieme alle iniziative del papà si assiste ad una veloce ascesa dell’Opus Dei, cui Ratzinger si era già dedicato da cardinale; già il predecessore Wojtyla aveva collaborato strettamente con Opus Dei;

o   Opus Dei, che durante il fascismo in Spagna appoggiò il dittatore Francisco Franco, è il più potente “reparto d’assalto” antiliberale e intollerante della chiesa cattolica. [cfr. scheda seguente]

–   Benedetto XVI visiterà il monumento alla memoria dell’Olocausto ma non il museo Yad Vashem, dove sono riportate le critiche a papa Pio XII per non aver voluto intervenire con decisione contro l’Olocausto; Pio XII sarà a breve beatificato per volere di papa Benedetto.

——————
Gfp     090206
Crociati per l’Europa

–   I parlamentari cattolici tedeschi (Cdu e CSU) respingono le critiche alla decisione del papa di revoca la scomunica di un negazionista dell’Olocausto (sa quello che fa).

–   I parlamentari cattolici tedeschi chiedono alla Cancelliera di far valere nella coalizione di governo i principi cristiani e di non criticare le iniziative di Benedetto XVI con cui il papa persegue la sua politica, finora sostenuta a Berlino, finalizzata ad una nuova cristianizzazione dell’Europa e favorevole alle strategie di politica estera della Germania.

–    Per affermare i suoi progetti Benedetto XVI coopera con potente associazioni reazionarie, la più potente delle quali è l’Opus Dei, forte anche in Germania dove è sostenuta con fondi governativi. Nell’ultimo decennio il ministero per lo Sviluppo ha stanziato circa €1,5 mn. per la fondazione Rhein-Donau-Stiftung, diretta dall’Opus Dei, nel 2008 essa ha ricevuto oltre €300mila.

o   Presidente della fondazione un membro della commissione parlamentare per la cooperazione allo sviluppo, tra coloro che hanno respinto la critica della Merkel all’appoggio del papa ad un negazionista dell’Olocausto

o   Di questi fondi ha beneficiato anche ad una scuola infermiere in Argentina, le cui studenti devono ricevere una formazione etico-religiosa.

o   Opus Dei (fondata nel 1928 dal prete spagnolo Josemaría Escrivá, divenuto poi filo franchista; Opus Dei giunse ad avere fino a 4 ministri nel governo di Franco) conta circa 90mila aderenti.

o   La sua vicinanza a Franco le fruttò una cerca vicinanza a Berlino nei primi anni 1940; tutti i suoi membri sarebbero entrati volontariamente nella Divisione azzurra di fanteria spagnola (División Española de Voluntarios) che sotto guida tedesca partecipò alla campagna di Russia (1941-43).

o   Oggi 1 prete su 14 dell’Opus Dei ricopre un incarico o un titolo conferito dal papa; nel 1990 sarebbero stati solo 1/100.

–   Il governo tedesco ha cercato in tutti i modi (senza riuscirci soprattutto per l’opposizione laica dei francese) di inserire nella Costituzione UE e poi nel Trattato di Lisbona il riferimento a Dio richiesto dal Vaticano.

–   Pieno appoggio del Vaticano ad una struttura dell’Europa secondo il principio tedesco della “politica nazionale”, che vale per le aree di tutta Europa dove risiedono minoranze di lingua tedesca, ma anche per la parcellizzazione del Sud-est Europa promossa dai tedeschi.

[1] Già nel 1549 papa Paolo III creò delle organizzazioni per la conversione degli ebrei al cristianesimo. [da Wikipedia] Con la “missione per gli ebrei” si richiede agli ebrei di rinunciare alla loro fede e si tende all’eliminazione dell’ebraismo, nel senso della “teologia della sostituzione”; quest’ultima rientra nell’antisemitismo cristiano, abbandonato dalle chiese maggiori dall’Olocausto; dal 1945 è in corso (in Germania) un dibattito sul se e sul come debba essere portata avanti tale missione di conversione degli ebrei.

Gfp      090511

Der Papst und die Antisemiten

11.05.2009
VATIKAN/JERUSALEM
(Eigener Bericht) –

–   Der Vorwurf der Förderung antisemitischer Kräfte überschattet die heute beginnende Israel-Reise des deutschen Papstes.

–   Anlass ist heftiger Streit in der katholischen Kirche in der Bundesrepublik um die sogenannte Judenmission; eine vor kurzem publizierte Erklärung, derzufolge sich die Kirche nicht über das Judentum erheben und deswegen Bekehrungsversuche unterlassen solle, ist bei dem Papst nahestehenden Bischöfen auf lauten Protest gestoßen.

–   Der Vorfall schließt an eine Reihe päpstlicher Maßnahmen an, die seit dem Amtsantritt Joseph Ratzingers im Vatikan den antisemitischen Flügel der katholischen Kirche systematisch stärken.

–   Auch die Israel-Reise ist von den Auseinandersetzungen betroffen: Benedikt XVI. will nur die Gedenkstätte, nicht aber das Museum Yad Vashem besuchen – weil dort kritische Bemerkungen über Papst Pius XII. zu finden sind. Pius XII. hatte sich einer entschiedenen Intervention gegen den Holocaust verweigert. Er soll nach Benedikts Willen in Kürze selig gesprochen werden. Wie die Presse im europäischen Ausland bemerkt, verschweigen deutsche Medien systematisch, "dass Ratzinger seine Karriere nazifreundlichen Förderern verdankt".

Wieder zugelassen

–   Anlässlich der Israel-Reise des deutschen Papstes wird im europäischen Ausland zum wiederholten Male Kritik an der Förderung antisemitischer Kräfte durch Benedikt XVI. laut.

–   Hintergrund sind verschiedene Amtshandlungen und Äußerungen des Kirchenoberhauptes, die seit Jahren Proteste hervorrufen.

–   Im Zentrum steht die Wiederzulassung einer Liturgie, die unscheinbar wirkt, aber nicht nur kirchenpolitisch große Bedeutung besitzt: Ihr Wortlaut schreibt dem Judentum einen minderen Status gegenüber dem Christentum zu.[1]

–   Die umstrittene Maßnahme bereitete den Weg zur Wiederaufnahme der Priesterbruderschaft St. Pius X., einer katholischen Gruppierung, deren Antisemitismus berüchtigt ist. Einer der vier Bischöfe, deren Exkommunikation in diesem Zusammenhang von Benedikt XVI. aufgehoben wurde, ist als Holocaust-Leugner bekannt.

–   Mit den päpstlichen Maßnahmen geht ein Aufstieg des Opus Dei einher, den Experten als "rasant" einstufen. Die Organisation, der sich Joseph Ratzinger bereits als Kurienkardinal zugewandt hatte, stand zu Zeiten des spanischen Faschismus dem Diktator Francisco Franco nahe und ist der wohl schlagkräftigste Stoßtrupp gegen Liberalismus und Toleranz innerhalb der katholischen Kirche (german-foreign-policy.com berichtete [2]).

Absolute Wahrheit

–   Kurz vor der aktuellen Israel-Reise ist der Streit um den päpstlich beförderten Antisemitismus erneut entflammt. Am 2. April hatte der Gesprächskreis "Juden und Christen" beim Zentralkomitee der deutschen Katholiken (ZdK) eine Stellungnahme ("Absage an Judenmission") vorgelegt und so auf die Debatte um den neuen katholischen Antisemitismus reagiert. Die Kirche müsse "die Juden nicht zum christlichen Glauben (…) bekehren und sie nicht um ihres Heiles willen zur Taufe (…) veranlassen", urteilen die Autoren des Papiers, die sich damit gegen jegliche Minderbewertung des Judentums verwahren.[3]

–   Um das Dokument ist heftiger Streit entbrannt. Vor allem deutsche Theologen, die Benedikt XVI. nahestehen, lehnen die Erklärung ab. Der Vorsitzende der Deutschen Bischofskonferenz, Erzbischof Robert Zollitsch, wirft den Verfassern eine "einseitige Sichtweise" vor.[4] Der Konflikt zwischen dem ZdK und den Bischöfen ist mittlerweile offen eskaliert. Für den Papst stehe in der Auseinandersetzung "nichts weniger auf dem Spiel als der absolute Wahrheitsanspruch der Kirche", urteilt die Presse.[5]

Volk der Mitte

–   Mit Blick auf den neuen katholischen Antisemitismus weisen Kritiker auf die Orientierung von Ratzingers früherem Umfeld hin – unter anderem darauf, dass der heutige Papst "seine Karriere nazifreundlichen Förderern verdankt".

–   Erhebliche Bedeutung habe der Regensburger Bischof Rudolf Graber besessen, der Ende der 1960er Jahre an der Universität Regensburg für Ratzinger "den geplanten Judaistik-Lehrstuhl in einen Lehrstuhl für Dogmatik umwandeln" ließ.[6] Graber galt einst als bekennender Antisemit und fragte sich 1933 in einem Pamphlet, "warum das verworfene Israel die Welt beherrschen soll und nicht das Volk der Mitte".[7] Später habe er Joseph Ratzinger "die Türen zum Hause Habsburg, aber auch zu Franz Josef Strauss" geöffnet, heißt es in der Schweizer Presse.

Kennzeichnung und Ausschluss

–   Der offen antisemitischen Strömung im bayerischen Katholizismus, dem Joseph Ratzinger ebenso wie Rudolf Graber prägende Erfahrungen verdankt, gehörte im 19. Jahrhundert Georg Ratzinger an – ein Großonkel des heutigen Papstes. "Die Emanzipation der Juden" habe "nicht anders als zerstörend und zersetzend auf die ganze christliche Gesellschaft wirken" können, heißt es in einer Schrift, die der Priester im Jahr 1892 unter dem Titel "Jüdisches Erwerbsleben" publizierte.[8]

–   Georg Ratzinger, der zahlreiche antisemitische Pamphlete verfasste, wirkte zunächst als Abgeordneter im Bayerischen Landtag, später als Parlamentarier im Berliner Reichstag. Wie die Schweizer Presse in Erinnerung ruft, forderte er "eine Kennzeichnung der Juden und ihren Ausschluss aus dem gesellschaftlichen Leben".[9]

Vorkämpfer

–   Joseph Ratzinger hat seinen Großonkel nie kennengelernt; er wurde 28 Jahre nach dessen Ableben geboren. Großonkel Georg jedoch genießt bei Anhängern des heutigen Papstes starke Sympathie. Georg Ratzinger sei "ein hochverdienter Geistlicher, Sozialreformer, Publizist und Politiker" gewesen, heißt es in einer papsttreuen Stellungnahme [10]; er habe lediglich die "damaligen kulturkämpferischen und gewaltbereiten Sozialisten, die eng mit dem politischen Judentum verbunden waren", kritisiert. Die Sympathie gegenüber seinem Großonkel teilt Joseph Ratzinger mit den Autoren der Stellungnahme.

–   Georg sei ein "Vorkämpfer für die Rechte der Bauern und überhaupt der einfachen Leute" gewesen, erklärte er 1996 in einer öffentlichen Ansprache bewundernd.[11] Eine gleichermaßen offene Abrechnung mit dem Antisemitismus seines Großonkels, dessen Werk heute wieder Sympathisanten findet, ist von Benedikt XVI. nicht bekannt.

[1], [2] s. dazu Kreuzritter für Europa

[3] Absage an Judenmission. Eine Erklärung des Gesprächskreises "Juden und Christen" beim ZdK; Pressemitteilung des Zentralkomitees der deutschen Katholiken 02.04.2009

[4] D: Bischöfe kritisieren ZdK-Papier; Radio Vatikan 05.05.2009

[5] Warum die Juden Papst Benedikt misstrauen; Welt Online 10.05.2009

[6] Die braunen Lehrer des Papstes; Basler Zeitung 08.05.2009

[7] Blond und blau; Der Spiegel 09.06.1969

[8] Robert Waldhausen (d.i. Georg Ratzinger): Jüdisches Erwerbsleben. Skizzen aus dem sozialen Leben der Gegenwart, Passau 1892

[9] Warum die Juden Papst Benedikt misstrauen; Welt Online 10.05.2009

[10] Du sollst ein Katholikenhasser sein; www.kreuz.net 08.05.2009

[11] Giulio Busi: Papst gefährdet Verhältnis von Christen und Juden; Welt Online 02.02.2009

—————–
Gfp      090206

Kreuzritter für Europa

06.02.2009
VATIKAN/BERLIN

–   (Eigener Bericht) – Mit Empörung reagieren katholische deutsche Parlamentarier auf die Kritik am deutschen Papst. Im Vatikan herrsche "der Eindruck", dass sich "antikatholische Ressentiments" in Deutschland ausbreiteten, erklärt der CDU-Bundestagsabgeordnete Georg Brunnhuber. Die Kanzlerin solle nicht Benedikt XVI. kritisieren, sondern "in der Berliner Koalition verstärkt christliche Grundsätze" zur Geltung bringen, fordert der CSU-Europaabgeordnete Bernd Posselt.

–   Die aktuellen Auseinandersetzungen gelten Maßnahmen, mit denen der Papst seine bisherige, in Berlin zumeist befürwortete Politik konsequent weiterführt.

–   Sie zielt auf ein christlich geprägtes Europa und begünstigt außenpolitische Strategien der Bundesregierung. Zur Umsetzung seiner Konzepte kooperiert Benedikt XVI. mit schlagkräftigen reaktionären Verbänden, die jetzt offenen Widerspruch provozieren.

–   Die mächtigste dieser Organisationen, Opus Dei, ist auch in Deutschland stark präsent und wird aus Mitteln der Bundesregierung unterstützt.

Christliche Grundsätze

–   Katholische deutsche Parlamentarier weisen die heftige Kritik an der Entscheidung des deutschen Papstes, die Exkommunikation eines prominenten Holocaust-Leugners aufzuheben, scharf zurück. "Der Papst weiß, was er tut", erklärt der CSU-Bundestagsabgeordnete Norbert Geis: "Ihm kann man nicht vorwerfen, er wäre ein Holocaust-Befürworter."[1] Der CSU-Europaabgeordnete Bernd Posselt fordert Kanzlerin Angela Merkel nach ihren mahnenden Worten gegenüber Benedikt XVI. auf, sich nicht länger "als Lehrmeisterin des Papstes zu gerieren": Sie solle sich vielmehr bemühen, "in der Berliner Koalition verstärkt christliche Grundsätze durchzusetzen".[2] "Viele CDU-Mitglieder halten die Einlassungen der Kanzlerin nicht für richtig", sagt der Vorsitzende der baden-württembergischen CDU-Landesgruppe im Bundestag, Georg Brunnhuber. Im Vatikan sei man "über die Diskussion in Deutschland geradezu entsetzt": "Es herrscht der Eindruck, dass alle antikatholischen Ressentiments, die in Deutschland schlummern, jetzt an die Oberfläche kommen."[3]

Rechristianisierung

–   Die breite öffentliche Kritik an den jüngsten Maßnahmen des deutschen Papstes täuscht darüber hinweg, dass dessen Politik in der Bundesrepublik bislang auf ein positives Echo stieß. Benedikt XVI. arbeitet auf die "Rechristianisierung" Europa hin und hat als strukturierendes Element bereits Jahre vor seinem Pontifikat die "Reichsidee" benannt [4] – ein Konzept, das auch im Berliner Kanzleramt als diskutables "Modell einer funktionierenden überstaatlichen Ordnung" bezeichnet worden ist [5].

–   Die Bundesregierung hat hartnäckig versucht, den vom Vatikan verlangten "Gottesbezug" in der EU-Verfassung und später dann im Vertrag von Lissabon zu verankern, scheiterte damit jedoch am laizistischen Widerstand insbesondere aus Paris.[6]

–   Die Gliederung Europas nach den Prinzipien der deutschen "Volkstumspolitik" findet volle Unterstützung im Vatikan; dies gilt für die Wohngebiete deutschsprachiger Minderheiten in ganz Europa, aber auch für die deutsch initiierte Parzellierung Südosteuropas (german-foreign-policy.com berichtete [7]).

Minister unter Franco

–   Bei der Umsetzung der Pläne zur "Rechristianisierung" Europas arbeitet Benedikt XVI. mit schlagkräftigen Verbänden zusammen, die dem reaktionären Flügel der katholischen Kirche angehören. Diese haben sich zum Ziel gesetzt, moderne Einflüsse in der Kirche zurückzudrängen und vor allem befreiungstheologische, aber auch liberale Formen katholischen Glaubens systematisch zu eliminieren. Die Ablehnung moderner Einflüsse prädestiniert diese Organisationen in den Augen des Papstes zu Kampftrupps gegen Anpassung und Auflösung des Christentums in der modernen Welt. Zu ihnen zählt vor allem Opus Dei, mit beinahe 90.000 Mitgliedern eine der einflussreichsten innerkirchlichen Pressure-Groups. Opus Dei wurde 1928 von dem spanischen Priester Josemaría Escrivá gegründet. Escrivá stand später dem spanischen Diktator Francisco Franco nahe, in dessen Regierung Opus Dei zeitweise vier Minister stellte.

"So schlecht nicht"

–   Die Nähe des Opus Dei zu Franco bedingte schon in den frühen 1940er Jahren eine gewisse Nähe zu Berlin. So wird berichtet, damals hätten sich sämtliche männlichen Mitglieder der Organisation "freiwillig für die Blaue Division" gemeldet.[8] Die "Blaue Division" war eine spanische Freiwilligentruppe, die an der deutschen Ostfront unter der Führung der Wehrmacht am Vernichtungskrieg gegen die Sowjetunion teilnahm.

–   Er habe "Nazi-Deutschland als einen Kreuzzug gegen den Kommunismus" betrachtet, teilte Opus Dei-Gründer Escrivá später einem Anhänger mit. Der berichtete, Escrivá habe ihm gesagt, "wenn die Leute behaupteten, Hitler habe sechs Millionen Juden getötet, dann übertrieben sie. So schlecht sei Hitler nicht gewesen. Er könne nicht mehr als drei oder vier Millionen Juden getötet haben."[9]

Rasanter Aufstieg

–   Der Publizist Peter Hertel, einer der profiliertesten Kritiker des Opus Dei, hat ausführlich dargelegt, wie Joseph Ratzinger sich nach anfänglicher Distanz noch als Kurienkardinal dem Opus Dei annäherte. Als Papst setzt er, wie bereits sein Amtsvorgänger, eine enge Kooperation mit der Organisation fort. Hertel zufolge nimmt die Zahl der Opus Dei-Mitglieder, die ein vom Oberhaupt der katholischen Kirche persönlich zugeteiltes Amt bekleiden, stark zu; so hält inzwischen jeder vierzehnte Opus Dei-Priester "ein Amt oder einen Titel, die der Papst verleiht". 1990 war es nur jeder Hundertste gewesen.[10] Wie Hertel urteilt, vollzieht sich der Aufstieg der Organisation "rasant".

Antisemitismus

–   Damit verbunden ist die Rehabilitierung vor Jahrzehnten zurückgedrängter katholischer Glaubensaussagen, die weithin als antijüdisch empfunden werden und einem katholischem Antisemitismus Vorschub leisten. So hat der deutsche Papst eine Liturgie wieder zugelassen, die dem Judentum einen minderen Status gegenüber dem Christentum zuschreibt. Dies galt als Vorbedingung dafür, dass die Priesterbruderschaft St. Pius X. wieder in die katholische Kirche eintreten könne. Dass Benedikt XVI., als er die Exkommunikation ihrer Bischöfe aufhob, auch einem Holocaust-Leugner den Weg in die Kirche öffnete, hat den aktuellen Skandal ausgelöst.

–   Dabei wird Joseph Ratzinger schon lange wegen den Antisemitismus verharmlosenden Äußerungen kritisiert. So hatte er im Mai 2006 bei einem Besuch in der Gedenkstätte Auschwitz die NS-Massenmorde, an denen Millionen Deutsche direkt oder indirekt beteiligt waren, allein einer "Schar von Verbrechern" zugeschrieben, von denen die Deutschen "mißbraucht" worden seien.[11] Derzeit bereitet der Vatikan die Seligsprechung von Papst Pius XII. vor. Der ehemalige Nuntius in Deutschland, der Berlin auch nach dem Beginn seines Pontifikats verbunden blieb, hatte trotz genauer Kenntnisse der NS-Vernichtungspraktiken zum Holocaust geschwiegen.

Fördergelder

–   Erst die Aufhebung der Exkommunikation eines Holocaust-Leugners hat in Deutschland heftige Kritik an Benedikt XVI. entfacht – und selbst diese späte Kritik ist, wie die jüngsten Äußerungen katholischer Parlamentarier zeigen, umstritten.

–   Der Vormarsch der päpstlichen Kampftrupps, etwa des Opus Dei, wird sogar von der Bundesregierung finanziert. So stellte das Bundesentwicklungsministerium in den letzten zehn Jahren einer von Opus Dei geführten Stiftung ("Rhein-Donau-Stiftung") rund 1,5 Millionen Euro zur Verfügung – mit steigender Tendenz: Allein 2008 erhielt die Organisation über 300.000 Euro. Die Mittel kamen unter anderem einer Krankenschwestern-Schule in Argentinien zugute [12], deren Schülerinnen laut Projektbeschreibung "ethisch-religiös gebildet und treu" sein müssen.

–   Die Bundesregierung könne in der Förderung keinen Missgriff erkennen, heißt es in einer Stellungnahme vom 23. Dezember 2008. Präsident der Rhein-Donau-Stiftung ist ein Mitglied im Bundestags-Ausschuss für Entwicklungszusammenarbeit, der Abgeordnete Norbert Geis, der die Kritik der Bundeskanzlerin an der päpstlichen Fürsorge für einen Holocaust-Leugner jetzt "einen Fehler" nennt.

[1] Mitteldeutsche Zeitung: Papst-Kritik CSU-Bundestagsabgeordneter Geis greift Kanzlerin Merkel an; Mitteldeutsche Zeitung 04.02.2009

[2] Unionspolitiker und Bischöfe attackieren Merkel; Spiegel Online 05.02.2009

[3] Vatikan "entsetzt" über Berlin; Financial Times Deutschland 05.02.2009

[4] s. dazu Habemus Europam

[5] s. dazu Überstaatliche Ordnung

[6], [7] s. dazu Hass auf Versailles und Berlin und der Vatikan

[8], [9], [10] Peter Hertel: Schleichende Übernahme. Das Opus Dei unter Papst Benedikt XVI., Oberursel 2007

[11] s. dazu Deutscher Sohn

[12] Entwicklungshilfe für Opus Dei; Spiegel Online 04.11.2008

[13] Geis: Bundeskanzlerin hat "einen Fehler gemacht"; Deutschlandfunk 05.02.2009

Leave a Reply