Al termine dell’incontro a Roma fra Renzi e Merkel sull’immigrazione, la Merkel si è recata in Vaticano per consegnare a papa Bergoglio il premio Carlo Magno. Una scelta curiosa, in vista del tema in campo, dal momento che come tutti sanno Carlo Magno cristianizzò a forza i Sassoni massacrandone i due terzi.
Merkel e Renzi nell’incontro di Roma si sono presentati come gli Europei buoni, contrari ai muri e favorevoli a una accoglienza umana e dignitosa per i profughi.
Un capolavoro di ipocrisia se si considera che in discussione c’era il migration compact di recente presentato dal governo italiano alla UE.
Dopo il fallimento della progettata redistribuzione dei profughi (realizzata per circa 1500 a fronte dei 160.000 previsti), dopo il patto con la Turchia, con cui in cambio di 6 miliardi di €, al gendarme turco viene delegata la soluzione finale dei profughi che tentavano la rotta balcanica, dopo gli accordi bilaterali con Marocco, Tunisia e Algeria per i rimpatri forzati, Merkel viene a dire la sua sulla proposta italiana.
Come è noto il governo Renzi ha chiesto prudenza prima di imbarcarsi in un conflitto in Libia anche se ha tentato di ottenere dall’Europa di scontare dal calcolo del proprio deficit tutte le spese della difesa. Il governo italiano è consapevole che quello del 2011 è stato un intervento per cacciare gli investitori cinesi e russi, ma anche per limitare il peso economico dell’ENI, cosa peraltro che non è riuscita, perché oggi l’ENI estrae più gas di prima, e non ha bisogno di un intervento. Se mai il problema sono i contratti miliardari andati in fumo per Impregilo, Ansaldo e C. Ed ecco allora l’Italia presentare il migration compact: in sintesi si propone di difendere Schengen all’interno, rafforzare le frontiere esterne, imporre ai paesi europei che non si vogliono far carico delle loro quote di migranti di pagare per il loro mantenimento. Ma il clou della proposta è stanziare, eurobond per finanziare investimenti nelle infrastrutture dei Paesi africani di origine e transito dei migranti in cambio dell’impegno da parte dei loro governi di impedire le partenze. Ecco come il governo spera di trovare finanziamenti per i contratti che Salini Impregilo Ansaldo e compagni sperano di firmare col nuovo governo libico. La Merkel ha appena ottenuto, assieme all’Austria la sospensione di Schengen per altri 6 mesi e ha detto nein agli eurobond. Ma è d’accordo col ruolo da affidare ai governi africani; una scelta che non esclude i “campi di concentramento in Libia” proposti da Salvini l’anno scorso e non è che la riedizione imbellettata degli scellerati patti a suo tempo firmati con Gheddafi, Ben Ali, Mubarak per trattenere migranti nel Nord Africa e rovesciarli a morire nel deserto del Sahara.
La visita in Vaticano, è stato scritto, è una sorta di summit europeo sull’immigrazione (oltre a Merkel ci sarà Donald Tusk, Martin Schulz e Jean-Claude Juncker). Ma si parlerà anche di banche e quota di titoli di stato ammissibili per le banche stesse, nonché di Unione bancaria e di Brexit. All’incontro col papa era presente anche Draghi e per la Comunità di S. Egidio Andrea Riccardi. La Comunità di S. Egidio ha un ruolo chiave di immagine per la Chiesa. Quando il 16 aprile Bergoglio ha visitato il campo profughi di Idomeni e poi ha portato in Italia 12 profughi mussulmani, li ha poi affidati a S. Egidio, che in due occasioni ha traghettato in Italia a sue spese con i cosiddetti “corridoi umanitari” 93 profughi siriani in febbraio e 107 profughi irakeni in aprile, scelti fra i malati e i più deboli. A Roma è stata proposta ai parlamentari europei come la possibile risposta “legale” e “umanitaria” al problema dei profughi. A chi potesse sentirsi a disagio per quello che stanno soffrendo in questi mesi i profughi viene proposto di finanziare S. Egidio, sottolineando che l’iniziativa corrisponde ai criteri ONU ed europei, non crea clandestini. Certamente lodevole. Peccato che, chiosando Juncker, si debba constatare che se la redistribuzione dei profughi ai ritmi attuali si concluderebbe nel 2101, la soluzione del problema umanitario ai ritmi di S. Egidio, anche se praticata da tutti i 27 stati europei, si concluderebbe nel 2082 per i soli profughi del 2015.
Nel frattempo migliaia di profughi sono rimasti intrappolati in Grecia. Da marzo nessuno più o meno parte dalla Turchia, dove un 10% dei quasi 3 milioni di profughi vive in campi “modello” destinati ad essere mostrati agli europei, mentre il resto vivono se va bene in tuguri diroccati, se no in tende e cartoni. La Turchia ha blindato il confine con la Siria e spara a chi tenta di passare. Chiusa la rotta balcanica, è logico attendersi una nuova pressione sul Mediterraneo. Una trasmissione abbastanza seguita come Report ipotizza un milione di arrivi via mare in Italia nel 2016. La stessa cifra era stata ipotizzata nel 2010 prima del conflitto libico. Dal 2011 ad oggi ne sono arrivati 486 mila in tutto. In tutto in Italia vivono 78 mila richiedenti asilo riconosciuti e solo 13 mila ricevono una qualche forma di sostegno.
Ancora una volta occorre attrezzarsi a reagire alle campagne di paura, ribadendo il nostro no:
No alle guerre umanitarie o preventive,
No a trattare gli immigrati come rifiuti tossici
No agli accordi bi-tri-multilaterali di respingimento, in qualsiasi modo mascherati
Libertà di circolazione!
Abbattiamo muri e fili spinati!
Solidarietà tra lavoratori di tutti i paesi!