Il Marocco e la guerra del deserto "Sahara autonomo ma resta nostro"

NORD AFRICA

REPUBBLICA Dom. 26/3/2006   ALESSANDRO OPPES

Dopo 30 anni di conflitto il re Mohammed VI nega
l´indipendenza al Fronte Polisario

 

MADRID – Autonomia sì, indipendenza no. Ci si aspettava
una proposta, un´idea nuova dalla visita che il re del Marocco Mohammed VI ha
compiuto in questi giorni nel Sahara Occidentale
. Ma, tra dichiarazioni
infarcite di retorica patriottica, l´erede di Hassan II ha confermato che
l´unica possibile soluzione politica negoziata al conflitto che dura da
trent´anni deve passare attraverso l´accettazione «di un´autonomia nel quadro
della sovranità del Regno»

Il monarca alawita lo chiama in modo sprezzante
«contenzioso artificiale», ma neppure i più accalorati dirigenti del Fronte
Polisario trovano argomenti per contraddirlo quando sostiene che «si è
dimostrata l´impossibilità di applicare» il piano delle Nazioni Unite che –
elaborato nel 1990 e accettato dalle due parti – prevedeva la celebrazione di
un referendum sull´autodeterminazione. Come gesto di buona volontà, il re ha
annunciato nell´ultima giornata della sua visita a El Aaiún, capitale dell´ex
colonia spagnola, la concessione dell´indulto a 216 prigionieri saharawi, tra i
quali i trenta attivisti arrestati nel giugno scorso durante le manifestazioni
indipendentistiche. Ma le prime reazioni alla nuova proposta di Mohammed VI
non sono esattamente concilianti. In una dichiarazione comune, i presidenti di
Algeria e Sudafrica, Abdelaziz Buteflika e Thabo Mbeki hanno ripetuto che
l´autodeterminazione è «l´elemento chiave per qualunque soluzione» al conflitto
del Sahara Occidentale
.
Gli Stati Uniti mantengono una posizione prudente, invitando alla ricerca di
una "soluzione realistica" nell´ambito delle Nazioni Unite. In
realtà, negli ultimi quindici anni, l´unico successo che l´Onu può
legittimamente vantare è quello di aver garantito il rispetto del cessate il
fuoco, attraverso la missione Minurso, sulla cui proroga si dovrà pronunciare
in aprile il Consiglio di sicurezza
. In quell´occasione, però, non verrà
ancora presa in considerazione la proposta di soluzione al conflitto annunciata
dal sovrano marocchino perché, secondo quanto ammettono fonti di Rabat, non è
stata ancora elaborata nei dettagli.
L´ultimo progetto sostenuto dall´Onu, conosciuto come Piano Baker II
(perché opera dell´ex segretario di Stato Usa James Baker, che fu anche
rappresentante personale del segretario generale delle Nazioni Unite per il
Sahara) prevedeva la celebrazione di un referendum sull´autodeterminazione
dopo un periodo transitorio di autonomia di cinque anni. Ma organizzare questa
consulta elettorale si è rivelata fino ad ora una missione impossibile. Lo
scoglio più grosso è quello del censo dei votanti, perché Rabat esige che venga
riconosciuto anche ai marocchini installati nella zona il diritto a esprimersi
.
Il problema è che la popolazione saharawi è ormai diventata minoritaria,
perché la monarchia alawita è riuscita a portare a compimento, negli ultimi
trent´anni, un´efficace politica di occupazione del territorio
.
Dal 1975, quando re Hassan II decise di avviare in maniera clamorosa questa
occupazione territoriale attraverso la Marcia Verde, la Spagna ha sempre
affrontato con un certo imbarazzo la crisi del Sahara Occidentale
. Quando
Madrid decise di avviare il processo di decolonizzazione, Francisco Franco era
agonizzante. Alla morte del Caudillo, le truppe spagnole abbandonarono la
zona e l´impegno alla celebrazione di un referendum assunto con l´Onu venne di
fatto reso nullo dall´invasione marocchina. In questi decenni, tutti i governi
spagnoli hanno sempre appoggiato la linea delle Nazioni Unite
. Anche il
governo Zapatero si è impegnato a compiere uno sforzo negoziale per risolvere
il conflitto, ma la sua politica di riavvicinamento al Marocco (doverosa dopo
il lungo "gelo" tra Aznar e Mohammed VI) ha provocato dure critiche
da parte del Fronte Polisario, che accusa la Moncloa di cedere all´arroganza di
Rabat.

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