Iran, Nucleare, Onu
CORRIERE Giov. 9/3/2006
Ennio Caretto
L’Aiea invia il rapporto sul
nucleare degli ayatollah al Consiglio di sicurezza Washington vuole una
risoluzione dura. Il regime: «Saranno danni e sofferenze»
WASHINGTON – L’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia
atomica) ha ieri rinviato il dossier Iran all’Onu aprendo un nuovo capitolo.
Ma la prevista svolta, che sancisce un si spera temporaneo fiasco della
diplomazia, non ha indotto nessuna delle parti a cambiare posizione, al
contrario le ha irrigidite. Sebbene il capo dell’Aiea Mohamed ElBaradei si
professi ottimista, l’Iran minaccia «danni e sofferenze» all’America, e
l’abbandono dei negoziati, mentre l’America preme per una dura risoluzione del
Consiglio di sicurezza contro l’Iran già la settimana prossima. La Russia,
inoltre, si oppone alle sanzioni e all’azione militare prospettata l’altro ieri
dal vicepresidente Usa Cheney. Il quotidiano francese Le Monde , infine,
accusa la superpotenza di mirare a un cambio di regime a Teheran.
LA RIUNIONE – La cruciale riunione dell’agenzia ieri a Vienna ha solo
preso atto dell’impasse negoziale, mandando all’Onu il rapporto di 30 pagine di
ElBaradei sui sospetti piani di riarmo nucleare iraniano. Il delegato
americano Gregory Schulte ha ammonito che l’Iran possiede 85 tonnellate di
uranio gassoso, sufficienti a produrre 10 bombe. La troika che rappresenta
l’Europa (Francia, Germania e Gran Bretagna) ha affermato che «quanto si sa
potrebbe essere solo la punta di un iceberg». Ma il direttore dell’Aiea ha
ribattuto che «occorre sangue freddo e bisogna abbassare i toni perché il Medio
Oriente è molto instabile». La nuova fase, ha aggiunto ElBaradei, deve essere
di rilancio della diplomazia, non essere una scorciatoia alle sanzioni. «Tutti
capiscono la necessità di un accordo perché non esistono alternative, e il
compito primario dell’Onu è la soluzione pacifica delle crisi».
COMUNICATO – Il presidente Ahmadinejad ha reagito ricordando che
l’Iran «ha fatto la sua scelta», e Hamid Reza Azeri, il portavoce degli Esteri,
ha adombrato «la fine dei negoziati con la Russia». In un secco comunicato,
Teheran ha anche osservato che l’America «ha il potere di causare danni e
sofferenze, ma è altrettanto esposta ad essi», e che «sotto i suoi muscoli si
vedono le frattura delle ossa», e non ha escluso rappresaglie nel caso che le
vengano imposte delle sanzioni. Il ministero dell’Energia iraniano ha
tuttavia smentito un embargo petrolifero contro l’Occidente: «Non
intendiamo ridurre le esportazioni di greggio e le sanzioni non ci fanno paura,
continueremmo a ricevere investimenti dall’estero». A Washington si teme
che, in caso di crisi, l’Iran scateni un’offensiva terroristica in Libano
tramite l’Hezbollah, in Palestina tramite Hamas e soprattutto in Iraq tramite
Al Qaeda e gli insorti. Testimoniando alla Camera, il sottosegretario di
Stato Nicholas Burns ha confermato che in questa prima fase l’amministrazione
non chiederà le sanzioni all’Onu, lo farà poi se l’impasse non verrà superato.
Burns ha prospettato una risoluzione iniziale «per il graduale aumento delle
pressioni su Teheran, che conferisca maggiore autorità all’Aiea».
AMBASCIATORE – Ma l’ambasciatore all’Onu John Bolton ha ribadito che
«sarebbe estremamente pericoloso lasciare che l’Iran vada avanti», e il
portavoce della Casa Bianca Scott McClellan ha definito le minacce «una
provocazione che accentua l’isolamento iraniano nel mondo». Martedì il
vicepresidente Dick Cheney aveva dichiarato che l’America «mantiene tutte le
opzioni sul tavolo», e che se Teheran non cambierà strada subirà
«conseguenze significative» da parte della comunità internazionale. Incontrando
il segretario dell’Onu Kofi Annan a New York, il ministro degli Esteri russo
Sergei Lavrov si è schierato contro le sanzioni «perché non raggiungono mai gli
obiettivi», e si è opposto a un’azione militare «che non è comunque sul
tappeto». Il ministro, che martedì era stato a colloquio con il presidente
Bush e il segretario di Stato Condoleezza Rice, ha sostenuto che quello del
dossier iraniano all’Onu «non è un deferimento ma un’informativa». La Russia
desidera che «la consulenza professionale della Aiea continui», ha concluso, ed
è disposta a mediare di nuovo. Il collega cinese Li Zhaoxing lo ha affiancato,
insistendo che c’è tempo per altre trattative. Si prospetta un veto della
Russia e della Cina, qualora il Consiglio di sicurezza votasse sulle sanzioni.
COLPO DI STATO – Secondo Le Monde , l’America lo sta già
organizzando. Ha stanziato 85 milioni di dollari per la propaganda e per le
attività sovversive nei confronti degli ayatollah, scrive il giornale, ha messo
a punto i piani di bombardamento delle centrali nucleari iraniane, ed è pronta
a utilizzare ogni mezzo. La Casa Bianca smentisce, ma a nessuno è sfuggito
che Bush, Cheney e la Rice non usano più il termine Iran bensì regime iraniano.
In visita in India la scorsa settimana, Bush proclamò che il popolo dell’Iran è
«ostaggio di un’élite», che merita la libertà, e che l’avrà. All’Onu molti
Paesi si chiedono se non sia lo stesso scenario che portò alla guerra
dell’Iraq.