Il commissario Ue: «Tangenti al 30%» – Francesco Battistini

Il commissario UE agli Aiuti umanitari: “Secondo il governo indonesiano il 30% degli aiuti finirà in tangenti o furti”.
Per il terremoto in IRAN nel 2003 la UE aveva promesso 1 miliardo di $, ma inviò solo 17 mln.
DAL NOSTRO INVIATO GIACARTA – A porte chiuse, perché queste cose si dicono solo nelle penombre moquettate degli incontri bilaterali, l’ imbarazzo è stato grande. Scena: una saletta del Convention Center di Giacarta. Protagonisti: di qui la delegazione appena arrivata dall’ Europa, gli occhi gonfi di stanchezza e d’ orrore dopo il sorvolo di Sri Lanka e Sumatra; sui divani di fronte, un ministro indonesiano. «Noi illustravamo quello che la Commissione e il Parlamento europei sono disposti a dare per gli aiuti – racconta uno sherpa di Bruxelles – il ministro ci ascoltava in silenzio. Ci ha lasciato finire. Poi, ha fatto una premessa che in realtà diceva già tutto: “Voi dovete sapere che una grande parte di questi aiuti verrà rubata o finirà in tangenti. E’ la nostra burocrazia. E’ così e per quanto ci sforziamo, noi non possiamo farci nulla”. Capito? La prima cosa che ci volevano dire era questa: qual è la nostra fetta di torta?». L’ episodio lo mormorano subito tutti, negli androni della Conferenza straordinaria sullo tsunami, ma nessuno che accetti di commentarlo in via ufficiale. «Provate a chiedere al commissario Michel – è il consiglio – magari lui dice qualcosa: era il più arrabbiato, per questa richiesta di pizzo».
Monsieur Michel, c’ è stata questa inusuale sortita del governo di Giacarta…
«Sì, ci hanno detto che una certa quota di corruzione è inevitabile».
Una quota di che tipo?
«Hanno dato una percentuale: il 30 per cento degli aiuti, secondo loro, andrà perso».
E l’ Ue, scusi, viene a donare soldi che di sicuro finiranno per un terzo nelle tasche di qualche mandarino locale?
«Non è vero che ci finiranno di sicuro. Esistono delle procedure rigorose nell’ erogazione e nel controllo di questo denaro. E sotto questo aspetto la presenza dell’ Onu è una garanzia in più».
Una garanzia. Lo dice ma sembra crederci fino a un certo punto, Louis Michel, l’ ex ministro degli Esteri belga che un tempo litigava con Berlusconi e oggi fa il commissario europeo agli Aiuti umanitari. 57 anni, grande amico di Kofi Annan che ha scritto la prefazione al suo ultimo libro, Michel solo ieri ironizzava sui Paesi che fanno a gara nei soccorsi «come a un concorso di bellezza», oggi ha da ridire su questo coordinamento tanto evocato e finalmente ottenuto al vertice di Giacarta.
Perché è critico?
«Io me ne frego di parole come “coordinamento”. Bisogna fare una valutazione sui bisogni reali: la più precisa, competente, rapida possibile. Il lavoro che ci aspetta è enorme e va diviso fra le potenze donatrici. Chi aiuta chi? In questo senso, la proposta di Clinton era ragionevole, ma mi sembra ormai caduta».
Non le piace che l’ Onu coordini gli aiuti?
«Io sono per l’ Onu, ma non credo che sia in grado di programmare questo lavoro. Quel che serve è un programma, non un coordinamento. Sono stato a vedere che cos’ è Banda Aceh: davanti a quel disastro, non basta coordinare. Mi sembra che anche la presidenza indonesiana sia un po’ perplessa. Io credo più all’ approccio pragmatico che a quello intellettualistico: se uno Stato vuole rifare la ferrovia, okay, si faccia avanti e la consegni, senza troppi filtri. L’ Onu, che ripeto va benissimo, si deve limitare a dividere i ruoli».
Una sua collega, l’ austriaca Benita Ferrero-Waldner, ha proposto una task-force di berretti rossi europei per intervenire in queste catastrofi.
«Ma c’ è già. E’ l’ Echo, l’ abbiamo creata apposta».
Quanto durerà questo slancio del mondo per le vittime del maremoto?
«L’ interesse finirà tra pochi giorni, com’ è stato l’ anno scorso per l’ Iran. Chi se ne occupa più? L’ esperienza del passato nutre lo scetticismo».
A proposito d’ Iran e di soldi spariti: Teheran accusa l’ Europa d’ avere promesso un miliardo di dollari, un anno fa, ma d’ avere inviato solo 17 milioni…
«L’ Ue ha realizzato quel che aveva promesso. Poi conta la capacità d’ assorbire gli aiuti da parte dei Paesi che ricevono. E conta il fatto che molti donatori non hanno dato quello che avevano promesso».
Quali donatori?

«Lasciamo perdere».

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