Il Bangladesh, “toro” economico del Sud Asia, basato sul super sfruttamento delle operaie del tessile abbigliamento

Il Bangladesh, finora classificato da un’agenzia ONU tra i paesi a basso sviluppo (capitalistico), è il paese a più rapida crescita economica della regione Asia-Pacifico, + 5,4% anche nel 2020, anno della peggior crisi sanitaria, sociale ed economica del dopoguerra.

Una crescita economica che tuttavia non si traduce in condizioni di vita migliori per la stragrande parte della popolazione, che non ridurrà le diseguaglianze sociali, ma andrà ad ingrassare la borghesia del paese, oltre che quella dei paesi “avanzati”. I padroni di Zara, H&M, Primark, Benetton ecc., si appropriano di gran parte del valore prodotto dalla manodopera locale del settore abbigliamento, per l’85% femminile, con salari mensili inferiori a 100€, cedendo una parte minore ai capitalisti locali che organizzano lo sfruttamento.

Durante la pandemia almeno un quarto di queste lavoratrici – più di un milione secondo il Penn Center for global Workers’ Rights – sono state licenziate per alcuni mesi a seguito del forte calo delle commesse estere, il che ha gettato nella miseria le loro famiglie.

Nell’area di Dhaka e nelle altre città dove questa industria si concentra e dove si è ripercossa la crisi del settore, si è assistito per sei mesi a file di migliaia di persone in attesa di pacchetti alimentari procurati da organizzazioni sindacali e da varie organizzazioni di solidarietà.

Oltre ai bassi salari, tra i fattori che attirano gli investimenti esteri in Bangladesh, la disponibilità di una manodopera giovane, l’età mediana del paese è di poco più di 27 anni (oltre 47 anni quella italiana) e il tasso di partecipazione delle donne alla forza lavoro è forte e crescente, rispetto alle economie concorrenti del Sud Asia (36,4% in Bangladesh, 20,8% in India – [ma 56% in Italia], dati ILO/BM).

Occorre ricordare che, nonostante la forte crescita economica permane una mortalità infantile del 21,6 per mille, e quella dei bimbi fino ai 5 anni del 26,1 per mille. Per un confronto, i dati italiani sono circa un decimo, rispettivamente del 2,2 e del 2,6 per mille!

Lo sviluppo economico attuale del Bangladesh è trainato dall’export del tessile-abbigliamento, che avviene in competizione con quello di altre economie dell’area. Il governo sostiene i produttori nazionali che esportano contro i concorrenti, Vietnam Cambogia, o Cina, con incentivi sostanziosi. Una delle condizioni per potenziare lo sviluppo capitalistico del paese è la sua maggiore integrazione, con l’adesione ai maggiori blocchi economici del Sud, Sudest asiatico e Asia Pacifico.

È evidente che, dati i ritmi della sua crescita economica, il Bangladesh sarà sempre più oggetto di contesa tra le potenze imperialistiche, da quelle asiatiche, India Cina, Giappone, alla UE agli Usa… Una contesa che va ad aggiungersi a quelle già in corso, a partire dal Mar di Cina Meridionale, dove si va accumulando anche il potenziale bellico …

Tuttavia, dialetticamente, l’integrazione economica capitalistica del Bangladesh nell’area potrebbe favorire le relazioni e la solidarietà tra le popolazioni e i lavoratori di quegli stessi paesi, in difesa dei propri diritti, contro uno stesso sistema economico e sociale che li opprime e li sfrutta.


Pubblichiamo una scheda informativa che riassume due articoli economici: uno pubblicato sul Daily Star il 26 gennaio 2021, l’altro sul Wall Street Journal il 3 marzo 2021:

Il Bangladesh sta diventando il “toro” economico del Sud Asia

Il Bangladesh è l’economia a più rapida crescita nella regione Asia-Pacifico (5,4% durante la pandemia) e mira a diventare, entro il 2030, la 28a maggiore economia mondiale.

Anche durante la pandemia di Coronavirus, l’economia del Bangladesh è rimasta stabile grazie alla stabilità della sua valuta, del tasso di cambio, di un’inflazione moderata e un basso debito pubblico rispetto agli standard globali.

Tutti i settori sono aperti agli investitori stranieri, in particolare l’abbigliamento, l’informatica e le infrastrutture. Nelle sue Zone Economiche Speciali il Bangladesh offre un’esenzione fiscale agli investitori che vogliono creare industrie orientate all’esportazione. C’è un crescente interesse da parte degli imprenditori cinesi dato che sono stati eliminati il 97% dei dazi di ingresso, oltre ad altri incentivi.

Il presidente esecutivo della Bangladesh Economic Zones Authority, Paban Chowdhur: è in formazione una delle più ampie zone economiche del paese; le 28 esistenti hanno ricevuto 1 miliardo di dollari di investimenti da soli investitori cinesi.

Da fine febbraio 2021 il Bangladesh non è più classificato, dalla Commissione ONU per lo sviluppo, tra i paesi meno sviluppati, categoria di cui ha fatto quasi sempre parte nei 50 anni da quando è divenuto indipendente.

Nel Sud Asia lo sviluppo del Bangladesh è quello più simile ai modelli di sviluppo – in fasi differenti – seguiti dalla Corea del Sud, dalla Cina e dal Vietnam. Uno sviluppo trainato dalle esportazioni, che per il Bangladesh nell’ultimo decennio sono aumentate di circa l’80%, in dollari, spinte dal boom dell’industria dell’abbigliamento. Nello stesso periodo sono invece leggermente diminuite le esportazioni di India e Pakistan.

Dal 2009 il governo del Bangladesh sostiene gli esportatori di abbigliamento con un incentivo del 4% in contanti, allo scopo di accrescere le esportazioni verso i mercati non tradizionali, India compresa.

Tra il 2016-2017 e 2019-2020, sono aumentate del 192% le esportazione di abbigliamento dal Bangladesh all’India.

Hanno contribuito a fare aumentare le esportazioni dal Bangladesh anche le chiusure, negli ultimi due anni, di moltissime piccole e medie fabbriche indiane che non erano in grado di pagare salari più alti. Ora, il 34% delle importazioni di abbigliamento dell’India viene dal Bangladesh.

Crescita delle esportazioni in 10 anni (grafico preso dal Wall Street Journal)

Ancora nel 2011 il PIL pro-capite del Bangladesh (in $) era del 40% inferiore a quello dell’India. Nel 2020 l’ha raggiunto, in gran parte a causa del crollo economico dell’India dovuto all’epidemia Covid-19, ma l’FMI prevede che il divario non torni ad ampliarsi più di tanto.

Fattori favorevoli per lo sviluppo del paese:

  • una struttura demografica molto giovane, (oltre 164 milioni di abitanti; età mediana 27,6 anni)
  • i livelli salariali competitivi (bassi!!),
  • una forte e crescente partecipazione femminile alla forza lavoro, soprattutto rispetto al resto dell’Asia meridionale.

Tra i potenziali ostacoli allo sviluppo del Bangladesh,

  • nell’ultimo decennio la crescita delle sue esportazioni è molto inferiore a quella del Vietnam (più del 300%) o della Cambogia (più del 200.

Dopo un boom nei primi anni 2000, le esportazioni dell’India sono poi ristagnate, senza alcuna garanzia di rialzo.

  • L’industria di esportazione del Bangladesh si concentra ancora in modo preponderante sulla produzione di indumenti; per assicurarsi la crescita economica dovrebbe passare a una produzione ed esportazione di valore superiore, come ha fatto il Vietnam.

Come l’India, il Bangladesh non fa parte dei principali blocchi commerciali asiatici, come l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), o la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) o della Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership (CTPP).

Per diversificare le sue esportazioni manifatturiere occorrerebbe una maggiore partecipazione alle catene di approvvigionamento interasiatiche, ed anche relazioni economiche più intense con i paesi vicini a Oriente.

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