I crediti per i poveri diventano redditizi

India – Grandi gruppi bancari internazionali prendono
posizione per concedere i cosiddetti “microcrediti” a investitori privati. Il
2005 è stato dichiarato dall’ONU “Anno dei microcrediti”.

Con un prestito di poche centinaia di € è possibile creare
un’attività da lavoratore autonomo, sufficiente per la sussistenza (un esempio:
l’acquisto di un’antenna satellitare, da cui parte un cavo che porta la TV
satellitare ad 200 altre case, costo richiesto ad ogni famiglia €1; altro
esempio: una macchina da cucire, una lavatrice, etc.).

Sta aumentando sul mercato la richiesta di microcrediti,
finora concessi prevalentemente dalle organizzazioni per lo sviluppo (come ad
esempio il World Food Programme, o “Pane per il Mondo”, che non bastano più a
soddisfare le richieste.

  • Ora
    li hanno scoperti come settore redditizio anche grandi istituti finanziari,
    come l’americana Citigroup, l’olandese ABN, la tedesca Kreditanstalt für
    Wiederaufbau (KfW), o l’Institut Internationale Micro Investitionen AG (IMI).

  • Secondo
    un calcolo ONU ci sarebbero a livello internazionale fino a 500 milioni di
    potenziali piccoli imprenditori, che hanno bisogno di microcrediti.

  • Nella
    sola India si calcolano potenzialità per $40 MD di prestiti ai poveri. Il
    Procredit-Gruppe, di cui è azionista anche KfW, ha già un bilancio di €1,9MD
    derivante da 526 000 richieste di prestito.

  • Il
    microfinanziamento è interessante anche perché la concorrenza lascia ancora
    spazio alle banche tradizionali. A livello internazionale esistono circa
    10 000 istituti di microfinanziamento, che concedono crediti a 100 milioni
    di piccolissimi imprenditori, che altrimenti non potrebbero accedere al
    credito.

  • I
    prestiti non vengono però concessi alle stesse condizioni delle associazioni
    umanitarie per lo sviluppo, ma a tassi del 20-30%, un tasso alto, ma inferiore
    a quello richiesto dai finanziatori locali; il rischio è basso, il 97% dei
    prestiti viene restituito. Le donne sono più affidabili da questo punto di
    vista degli uomini perché più responsabili verso i figli.

  • È
    per questo che molte organizzazioni concedono crediti solo alle donne; così le
    donne diventano consapevoli donne d’affari che guadagnano una quota
    fondamentale del reddito famigliare e pretendono di avere una voce in capitolo
    nelle decisioni.

  • L’associazione
    cattolica sociale Kolpingwerk[1]
    evita il rischio della mancata restituzione del prestito tramite un gruppo di risparmio,
    in cui tutti i membri versano mensilmente una quota fissa, versato poi in una
    banca statale. Quando viene raggiunto un determinato ammontare di risparmio,
    l’ufficio nazionale Kolping ci assicura un credito pari al 150% di questo
    ammontare. Questo ammontare iene poi concesso come credito a uno dei membri.

  • Dato
    che il credito viene richiesto dal gruppo nel suo insieme, e che viene concesso
    un secondo credito solo dopo che il primo è rientrato, la quota di rientro è
    pressoché del 100%. Il gruppo può elevare sanzioni quando un affare non va come
    pensato, oppure dare un secondo credito.

La banca americana Merril Lynch
iniziò con la concessione di crediti a clienti con cui le banche “importanti”
non avrebbero preso in considerazione per un rapporto d’affari; ora Merril
Lynch è una delle maggiori banche di investimento del mondo.

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Altro art. Die Welt, 11.6.06

Allianz
assicura per 87 cent all’anno

I contadini indiani scoprono l’assicurazione vita. Per i
grandi gruppi si apre un nuovo enorme settore d’affari.

In India la vita di un uomo vale €370, è quanto una famiglia
riceve dal gruppo assicuratore tedesco Allianz quando muore un membro
assicurato. (A questa somma lo Stato indiano aggiunge altri €22 l’anno …)

  • In
    India si può dire non esista un’assistenza sociale o un’assistenza statale analoga.
    Il salario minimo indiano è di €40 al mese, bastante per il mantenimento di una
    famiglia e per acquistare l’assicurazione vita di 87 cent l’anno offerta da
    Allianz. Finora Allianz ha raggiunto solo 79 000 clienti in
    India, ma guarda in prospettiva al gigantesco mercato offerto dagli 800 milioni
    di indiani (su un totale di 1,1 miliardo), che vivono nelle campagne.
  • Allianz
    ha preparato il programma di assicurazione con la Gesellschaft für Technische
    Zusammenarbeit (GTZ) – Società per la Cooperazione tecnica e con il Programma
    per lo sviluppo dell’ONU (UNDP). Solo con le organizzazioni umanitarie per lo
    sviluppo, presenti sul posto e che godono della fiducia della popolazione, è
    possibile vendere le assicurazioni, a cui finora gran parte degli indiani erano
    estranei; questo vale sia per le polizze di Allianz che per quelle dello Stato
    indiano.

  • Una
    di queste organizzazioni è Kolpingwerk, che fa campagna per le assicurazioni
    statali. Kolpingwerk ha costruito un’ampia rete con le comunità cattoliche del
    paese. Il concetto di assicurazione deve ancora essere spiegato ai contadini
    indiani, e a questo pensa il sacerdote dell’associazione.


[1] Kolpingwerk: una delle
maggiori associazione sociali della chiesa cattolica, ha sede a Colonia, fu fondata
nel 1846 da Johann Gregor Breuer, il suo secondo presidente fu Adolph Kolping
(1813 – 1865), che fondò una seconda associazione a Colonia, che prese in
seguito il nome da lui, ed è oggi attiva in 57 paesi, conta 500 mila membri,
divisi in 6 0000 famiglie Kolping.

Nacque come associazione per gli artigiani nomadi;
verso la fine anni 1860 vennero fondate casse di risparmio e malattia.

Nel 2004 i membri in Germania erano 275 340, con
260 sedi, 200 istituzioni educative; l’impegno per la famiglia è uno dei punti principali
dell’attività dell’associazione.
Die Welt 06-06-11

Kredite für
die Armen werden profitabel

Katharina Nickoleit

Kleinstdarlehen
ermöglichen in Indien immer mehr Menschen die Gründung eigener Firmen. Jetzt werden die sogenannten
Mikrokredite für Privatinvestoren attraktiv. Internationale Großbanken bringen
sich bereits in Stellung

Das Häuschen
von Amelie und Rerurjth im südindischen Dörfchen Virijur fällt zwischen den
schlammbraunen und mit Palmblättern gedeckten Lehmhütten sofort ins Auge: Es
ist aus Stein gemauert und weiß verputzt. Noch ungewöhnlicher, ja geradezu ein
Fremdkörper in dem Dörfchen ist aber die überdimensional große Satellitenschüssel, die das kleine Haus
überragt.[un’antenna satellitare, che non è un lusso particolare, ma la
fonte del reddito della famiglia; da essa]

Sie ist auch kein unerhörter Luxus, sondern die Grundlage
des Familieneinkommens. Denn von der Schüssel aus führen Kabel zu
rund 200 Häusern in der Umgebung, die Rerurjth mit Satellitenfernsehen
versorgt.

Neben einer
Bezahlung für das Verlegen der Kabel verlangt er von jedem Kunden eine Gebühr von rund einem Euro für den
Empfang von 50 Fernsehprogrammen. Von diesem Verdienst kann die
vierköpfige Familie sehr gut leben. Sie hat sogar einen eigenen Wasserhahn auf dem Hof – für die Verhältnisse
in der Region Wohlstand.

Möglich wurde
die Anschaffung der Satellitenschüssel durch einen Kleinkredit, ein Darlehen also in Höhe von umgerechnet meist
nur wenigen hundert Euro, das vor allem armen Bauern in Entwicklungsländern die
Gründung einer selbständigen Existenz ermöglichen soll. Bei Amelie und
Rerurjth hat das, wie man sieht, hervorragend funktioniert.


Jetzt
kommt in den Markt der sogenannten Mikrokredite neue Bewegung. Denn nachdem das Geschäft mit den
Armen bislang vorwiegend von Entwicklungshilfeorganisationen betrieben wurde,
entdecken auch große Banken die Kleinstdarlehen als profitables Geschäftsfeld.
Denn der Markt ist riesig – nach Schätzungen der Vereinten Nationen (UN) gibt
es weltweit bis zu 500 Millionen potentielle Kleinstunternehmer, die als Kreditnehmer
in Frage kommen.

Der Gedanke,
der hinter allem steht, ist dabei ebenso einfach wie bestechend: Gebt den Armen
Startkapital für ein Geschäft, das genug abwirft, um davon leben zu können.
Meistens reichen dafür eine gute Idee und ein wenig Geld. Eine Nähmaschine ist ein Anfang für
eine Schneiderei, eine einzelne Waschmaschine wird vielleicht zum Waschsalon, ein Anbau an der Hütte mit einem Herd und etwas Geschirr
ergeben eine Teestube.

– Organisationen
wie die Welthungerhilfe, Misereor oder Brot für die Welt vergeben schon seit
Jahren kleine Darlehen und
verlangen dafür keine oder nur sehr geringe Zinsen. Doch die Nachfrage nach Kleinkrediten ist
so hoch, daß Hilfsorganisationen allein sie nicht mehr befriedigen können
und kommerzielle Geldgeber hochwillkommen sind. Auch um Investoren aus dem herkömmlichen Finanzsektor auf
diesen Markt aufmerksam zu machen, wurde das Jahr 2005 von den UN deshalb sogar zum Jahr der
Minikredite erklärt.

– Bei Geldinstituten wie der amerikanischen Citigroup, ABN aus
den Niederlanden, aber auch der Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW) oder dem
deutschen Institut Internationale Micro Investitionen AG (IMI) hat man
mittlerweile erkannt, daß sich hier ein möglicherweise gigantischer
Geschäftszweig auftut.

– Allein
in Indien könnten 40 Milliarden US-Dollar an arme, aber kreditwürdige Schuldner verliehen werden. Die Procredit-Gruppe, bei der auch
die KfW Aktionär ist, hat bereits eine Bilanzsumme von 1,9 Milliarden Euro bei
Forderungen aus 526 000 Darlehen.

– Mikrofinanzierung wird für herkömmliche
Banken aber auch deshalb interessanter, weil die existierende Konkurrenz noch
Luft für bessere Angebote läßt. Weltweit gibt es knapp 10 000 Mikrofinanzinstitute, die an 100 Millionen
Kleinstunternehmer, die sonst kaum Zugang zu einem Kredit hätten,
Darlehen vergeben. Allerdings
verleihen sie das Geld nicht zu den Bedingungen einer Hilfsorganisation,
sondern zu einem Zinssatz von 20 bis 30 Prozent. Das ist viel – doch
lokale Geldverleiher verlangen noch mehr. Und das Risiko ist gering. Zu 97
Prozent werden die Darlehen zurückgezahlt.

Das Geschäft
mit Kleinkrediten unterscheidet sich allerdings noch ziemlich von dem mit
"normalen". Wer Mini-Darlehen vergibt, macht etwa die Erfahrung, daß bei der Rückzahlung Frauen
wesentlich verläßlicher sind als Männer. Den Grund dafür sieht Pater Arul, der für den sozialen
Dienst der Stadt Madras Mikrokredite in Indien vergibt, im stärkeren Verantwortungsgefühl der
Frauen ihren Kindern gegenüber. "Wenn eine Frau einen Kredit
bekommt und ein Geschäft eröffnet, wird sie alles daransetzten, damit es gut
läuft", sagt er. "Denn sie weiß, daß dies ihre einzige Chance ist, um
ihre Familie langfristig zu ernähren."


Wegen dieses mütterlichen Instinkts sind viele
Organisationen dazu übergegangen, Kleinkredite fast nur an Frauen zu vergeben. Mancherorts wirft das Indiens
patriarchalisch geprägte Gesellschaft ziemlich über den Haufen. Plötzlich sind die Damen nicht mehr
nur abhängige und folgsame Ehefrauen, sondern selbstbewußte Geschäftsfrauen,
die einen wesentlichen Teil des Familieneinkommens verdienen und entsprechend
mitbestimmen wollen. "Für die Männer ist das anfangs oft schwer zu
akzeptieren", sagt Arul. "Aber nach einer Weile schätzen sie es auch,
daß sie nicht mehr allein die Verantwortung für das Überleben der Familie tragen,
und sie sehen ein, daß sich die Rolle der Frau verändert."

– Das
Risiko, daß die Kredite nicht zurückgezahlt werden, umgeht der internationale
katholische Sozialverband Kolpingwerk grundsätzlich mit der Hilfe von
Spargruppen. Rerurjth und
Amelie etwa sind Mitglieder einer solchen Gruppe, über die sie sich vor zehn
Jahren die 1000 Euro liehen, mit denen die Satellitenschüssel bezahlt wurde. Das Konzept ist einfach, erklärt
Rerurjth: "Alle Mitglieder entrichten monatlich einen festen Geldbetrag,
der für alle gleich hoch ist. Das
Geld wird bei einer staatlichen Bank eingezahlt. Wenn eine bestimmte Summe angespart ist, so gewährt
uns das nationale Kolpingbüro einen Kredit in 150prozentiger Höhe der
Spareinlage. Diese
Summe wird dann als Kredit an eines der Mitglieder vergeben."

Da die Gruppe gemeinsam für das Darlehen einsteht und ein
weiteres an ein anderes Mitglied der Gruppe erst dann vergeben wird, wenn der
erste Kredit zurückgezahlt ist, beträgt die Rückzahlungsquote fast 100 Prozent.

Grundvoraussetzung
für jeden Kleinkredit ist, daß er so investiert wird, daß am Ende ein Gewinn
damit erzielt werden kann. Einfach nur ein Haus bauen zu wollen reicht also
nicht. Und wenn eine Geschäftsidee nicht so funktioniert wie gedacht, kann die
Gruppe sich entweder dafür entscheiden, Sanktionen zu verhängen oder einen
weiteren Kredit gewähren, um so die letztlich gemeinsam getätigte Investition
zu retten. Rerurjth und Amelie haben ihren Kredit übrigens innerhalb von fünf
Jahren zurückgezahlt.

Die Chancen stehen gut, daß aus den Mini-Krediten in
Zukunft ein noch größeres Geschäft werden könnte. Im gleichen Maß, wie der Sektor nicht nur
profitabler, sondern auch transparenter und professioneller wird, dürfte auch
die Zahl der Darlehensnehmer weiter steigen. Schon bald könnten sich Milliarden
anstelle von Millionen Menschen Geld in kleinen und kleinsten Mengen leihen. Ein Beispiel dafür gibt etwa die
US-Bank Merril Lynch ab. In seinen Anfangstagen konzentrierte sich das
Kredithaus auf Kunden, deren Bedürfnisse knapp unter dem lagen, was die
"wichtigen" Banken für eine Geschäftsbeziehung verlangten. Heute ist Merril eine der größten
Investmentbanken der Erde. Katharina Nickoleit

Artikel
erschienen am 11. Juni 2006 © WAMS.de 1995 – 2006


Die Welt 06-06-11

Allianz
versichert – für 87 Cent im Jahr

Indische Bauern entdecken Lebensversicherungen. Für die
großen Konzerne entsteht ein gewaltiges neues Geschäftsfeld


Ein Menschenleben ist in Indien umgerechnet 370 Euro
wert. Soviel bekommt eine beim deutschen Allianz-Konzern versicherte Familie
ausbezahlt, wenn ihr Ernährer stirbt.


Der indische Staat hat es etwas anders geregelt und versorgt die Hinterbliebenen
zusätzlich zur Einmalzahlung noch mit 22 Euro pro Jahr und Schulkind, damit der
Nachwuchs des Verstorbenen weiterhin gekleidet und mit Büchern ausgestattet
werden kann. In jedem Fall ist Sterben in Indien keine Sache, die mit
viel Geld verbunden ist.

Auf den ersten
Blick zumindest. Denn so niedrig diese Beträge auch klingen mögen: Auf dem Subkontinent, wo der
Mindestlohn bei umgerechnet 40 Euro pro Monat liegt, reichen die Summen nicht
nur zum Überleben der Familie. Oft können die Hinterbliebenen sich sogar
eine halbwegs einträgliche neue Existenz davon aufbauen. Dazu kommt, daß die
monatlichen Prämien so niedrig sind wie die Auszahlungen. Gerade 87 Cent kostet es pro Jahr,
um sein Leben etwa bei der Allianz zu versichern.

Sich gegen die Gefahren des Lebens absichern zu können
ist dabei für viele Inder eine völlig neue Erfahrung. "Es ist ein sehr beruhigendes Gefühl, zu
wissen, daß meine Familie versorgt ist, wenn mir etwas passieren sollte",
sagt etwa der Bauer und zweifache Vater Ganesh aus dem Dörfchen Viriyur bei
Pondicherry im Südosten des Landes. "Ohne die Versicherung müßten sie
betteln gehen." Denn
Sozialhilfe oder ähnliche staatliche Hilfen für Bedürftige gibt es in Indien so
gut wie gar nicht.

Die
Versicherungen sind allerdings nicht nur für die Versicherungsnehmer eine gute
Sache: Sie bergen auch das
Potential riesiger Profite. Zwar ist das Indien-Geschäft der Allianz-Lebensversicherungen
bei zur Zeit 79 000 Kunden noch nicht in den schwarzen Zahlen.


Aber auf lange Sicht verspricht sich der
Konzern erkleckliche Gewinne. Kein Wunder: Bei insgesamt 1,1 Milliarden
Menschen, von denen 800 Millionen in verarmten, ländlichen Gegenden leben,
eröffnet sich ein gigantischer Markt.


Aufgelegt hat die Allianz das Versicherungsprogramm
in Zusammenarbeit mit der Gesellschaft für Technische Zusammenarbeit (GTZ) und
dem Entwicklungsprogramm der Vereinten Nationen (UNDP). "Die Hilfsorganisationen sind für das Geschäft
unentbehrlich, denn nur mit
ihrer Hilfe können die Versicherungen überhaupt verkauft werden",
sagt Michael Anthony von der indischen Allianz-Dependance. Denn bislang ist
weiten Teilen der indischen Bevölkerung der Gedanke, sich absichern zu können,
noch gänzlich fremd.

Die grundlegende Informationsarbeit und der Abschluß der
Police dürfen nicht viel kosten und müssen deshalb vor Ort erledigt werden.

Die Hilfsorganisationen aber sind ohnehin im ländlichen
Indien präsent und genießen das Vertrauen der Bevölkerung. Das gilt für die Policen der Allianz ebenso wie
für die des indischen Staates.


Eine der Hilfsorganisationen, die für die
staatlichen Versicherungen wirbt, ist das Kolpingwerk, das mit den katholischen
Gemeinden des Landes ein breitgefächertes Netzwerk aufgebaut hat. "Mit der Zeit verstehen die
Menschen den Wert einer solchen Versicherung", sagt Pater Ratchagar von
der Diözese Pondicherry. "Als einer der Versicherten starb und seine
Nachbarn erlebten, daß seine Familie eben nicht von heute auf morgen völlig
verarmte, war das Erstaunen groß. Und die anschließende Nachfrage nach
Lebensversicherungen auch."

Aber auch
negative Beispiele sind notwendig, um aufzuzeigen, wie Versicherungen
tatsächlich funktionieren, sagt Ratchagar. Nachdem die Familie eines Versicherungsnehmers,
der seine Beitragszahlungen vergessen hatte, eben kein Geld bekam, verbesserte
sich die Zahlungsmoral in seinem Dorf erheblich. Überhaupt bleibt das Prinzip im ländlichen Indien noch
erklärungsbedürftig. So wurde der Priester etwa von einem Versicherungsnehmer
gefragt, ob er seinen Beitrag nicht zurückhaben könne. Immerhin hatte er
das Jahr gut und lebendig überstanden.

Ein Problem
stellt sich bislang jedenfalls nicht: Versicherungsbetrug. Der Gedanke, daß
jemand der Prämie wegen umgebracht werden könnte, ist den meisten Indern so
fremd, daß sie ihn sich erst erklären lassen müssen. "Dafür sind die Prämien
dann zum Glück doch noch zu gering", sagt Pater Ratchagar. Katharina Nickoleit

Artikel erschienen am 11. June 2006 ©
WAMS.de 1995 – 2006

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Das Kolpingwerk ist ein internationaler katholischer
Sozialverband mit Sitz in Köln, der von Johann Gregor Breuer 1846 in Elberfeld gegründet wurde. Adolph Kolping (1813 – 1865) wurde
sein zweiter Präses und gründete in Köln einen weiteren Gesellenverein.
Später wurde dieses nach ihm benannt und ist gegenwärtig in 57 Ländern der Erde tätig . Mit seinen
500.000 Mitgliedern, die in weltweit etwa 6.000 Kolpingfamilien beheimatet sind,
zählt das Kolpingwerk zu den
großen Sozialwerken der Katholischen Kirche.

Das
Kolpingwerk in Deutschland hat
aufgrund seiner Geschichte und mit einer Zahl von 275.349 Mitgliedern
(Stand 15. Oktober 2004) weltweit die größte Bedeutung. Hier sind etwa 26.000
ehrenamtliche Vorstandsmitglieder in 2.734 Kolpingfamilien tätig. In der Bundesrepublik Deutschland
gibt es 260 Kolpinghäuser, 200 Einrichtungen der Kolping-Bildungswerke
und mehr als 810 öffentliche Straßen und Plätze mit Namen "Adolph
Kolping".

Kernstück und Schwerpunkt der verbandlichen Arbeit des
Kolpingwerkes ist das Engagement mit und für die Familie, als deren Anwalt sich das Werk versteht. Die
Internationalität des Verbandes gewinnt mehr und mehr an Bedeutung. Davon zeugen
das Entstehen und Wachsen der Nationalverbände sowie die kontinentalen und
interkontinentalen verbandlichen Partnerschaften (Vernetzung).

Inhaltsverzeichnis

Geschichte

Das
Kolpingwerk begann als katholische Gemeinschaft für wandernde Handwerksgesellen.
1847 wurde Kolping zweiter Präses des 1846 von Johann Gregor Breuer gegründeten
katholischen Gesellenvereins, 20 Jahre später waren es bereits über 200
Gesellenvereine, die auf Kolping zurückgehen. Schon bald wurden eigene Spar- und Krankenkassen gebildet
und Gesellenheime gebaut. 1871 war die Bezeichnung Kolpingsfamilie
erstmals offiziell zu hören. Es entstand ein ganz Deutschland umspannendes
Netzwerk. In der Weimarer Republik
öffneten sich auch politische Möglichkeiten für den demokratisch organisierten
Verein, 1922 wurde der erste Gesellentag in Köln abgehalten. Als
Reaktion auf den Erfolg in Deutschland bildeten sich in ganz Europa und auch
auf anderen Kontinenten weitere Nationalverbände. Das Kolpingwerk wurde in der
Zeit des Nationalsozialismus zwar eingeschränkt, entging aber einem Verbot.

Gegenwart

Heute
engagieren sich die Kolpingfamilien unter anderem für humanitäre Projekte in
der Dritten Welt und in der katholischen Jugend- und Seniorenarbeit. Die Kolpingjugend
wird von allen bis 29 Jahre gebildet und hat in Deutschland rund 50.000
Mitglieder. Von 1986 bis 2004 war Heinz Schemken (MdB) Vorsitzender des
Kolpingwerks Deutschland, seit 2004 ist es Thomas Dörflinger (MdB). Seit 1997 ist Alois Schröder Präses des
Kolpingwerks Deutschland.

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