Ieri notte (12-13 febbraio) vi è stato il secondo sciopero alla GLS di Cerro al Lambro (logistica), da parte degli operai, al 100% immigrati.
Un folto gruppo di attivisti, tra cui operai immigrati di altri magazzini, ha dato manforte ai lavoratori GLS, formando un picchetto di un centinaio di persone per bloccare i TIR come già la scorsa settimana.
Questa volta squadre antisommossa di polizia e carabinieri hanno aggredito i partecipanti al picchetto a manganellate, provocando lesioni in testa a molti, e mandandone uno all’ospedale.
Non è strano che le “forze dell’ordine” vengano usate per infrangere la resistenza operaia, a sostegno degli interessi padronali; è sempre avvenuto e sempre avverrà, specie quando il movimento operaio è debole, finché lo Stato sarà l’espressione della classe dominante.
MA vogliamo far notare: qui lo Stato interviene a difesa di chi lo truffa quotidianamente, pagando in nero buona parte delle ore lavorate, evadendo imposte e contributi per milioni di euro. Il sistema nazionale della logistica è stato dato in appalto a centinaia di cooperative che sono in realtà associazioni a delinquere oltre che a sfruttare.
In occasione della lotta dei lavoratori della DHL di Corteolona (che ha conquistato il rispetto dei contratti e condizioni di lavoro più dignitose), un’indagine della Guardia di Finanza aveva scoperto evasioni fiscali e contributive per 53 milioni di euro da parte del sistema di “cooperative” collegato. Non sappiamo quale seguito abbia avuto la vicenda. Solitamente in questi casi le cooperative vengono sciolte per riaprire con altro nome e sfuggire ai creditori, siano essi lo Stato o i lavoratori. Ora, nonostante la denuncia dell’evasione perpetrata dalla cooperativa che gestisce il magazzino centrale della GLS, gli organi repressivi dello Stato hanno deciso di manganellare gli operai in sciopero e andare a braccetto coi dirigenti aziendali che per il tramite delle cooperative violano sistematicamente la legge oltre che i contratti.
Sul criterio della loro legalità prevale quello della classe di cui sono al servizio.
Dopo una serie di scioperi vittoriosi organizzati da militanti dello SLAI Cobas in altri magazzini, per chiedere il rispetto dei diritti contrattuali e non la luna, il padronato della logistica e il sottobosco delle cooperative che esso utilizza hanno chiesto allo Stato di spezzare questo movimento che si sta estendendo a tutta la Lombardia e vede centinaia e centinaia di immigrati alzare la testa.
Ma la violenza poliziesca non può piegare gli operai decisi a lottare per i loro diritti, che sono il pagamento del 100% del salario e delle indennità che ora vengono pagate solo al 70%, per concessione di CGIL-CISL-UIL in deroga al contratto; il pagamento regolare di tutte le ore lavorate, comprese le maggiorazioni per straordinario (ci sono casi di 280 ore lavorate in un mese per meno di mille euro!); mensa e indennità di mensa, servizi igienici e rispetto delle norme di sicurezza. I sindacati confederali, invece di imporre il rispetto dei contratti nazionali da essi sottoscritti, coprono le pratiche delle cooperative spesso dirette da ex sindacalisti che hanno fiutato il business dello sfruttamento selvaggio sulla pelle degli immigrati.
La scorsa notte la gran maggioranza degli operai GLS ha continuato lo sciopero, nonostante da dirigenti del magazzino arrivassero telefonate minatorie che ingiungevano loro di entrare, pena il licenziamento. Le manganellate non possono piegare lo sciopero, mentre hanno dato agli operai una lezione sulla natura classista dello Stato. La lotta degli operai della GLS deve continuare fino all’ottenimento delle sacrosante rivendicazioni, e deve estendersi alle decine di migliaia di lavoratori che sono sfruttati nelle medesime condizioni. Le lotte degli operai immigrati sono un esempio per i lavoratori italiani.
Combat