– Il recente attacco aereo israeliano contro strutture militari siriane, il terzo da gennaio, rappresenta un’importante escalation del conflitto in corso da due anni,
o che potrebbe portare ad un intervento iraniano diretto nel prossimo futuro.
– L’attacco trasforma la “Guerra civile” in Siria in un conflitto tra Stati, ridisegnandone la traiettoria.
– La situazione già grave della Siria (decine di migliaia le vittime; milioni di profughi all’interno e verso l’estero, l’economia in forte difficoltà) rischia di peggiorare nei prossimi mesi:
o é prevedibile una crescente internazionalizzazione del teatro del conflitto siriano, come risultato di un intervento militare siriano più frequente e sostenuto:
o con Russia e Iran in accordo per impedire la caduta del regime siriano;
o Usa e Arabia Saudita e altri paesi arabi conservatori che continuano ad aiutare (inmodo non determinante) la Siria;
– la Turchia coinvolta nelle macchinazioni di altre potenze, anziché portare avanti una sua azione autonoma.
– L’attacco è stato esplicitamente tollerato dal presidente americano, Obama, è stato definito “Atto di guerra” dalla Siria e fortemente condannato dall’Iran, mentre gran parte dei paesi arabi non si sono espressi.
– Un professore universitario iraniano: Israele sta deliberatamente intensificando il conflitto, con il benestare americano per far pendere la bilancia a favore dei ribelli siriani, che nelle ultime settimane sono stati messi da parte.
o Le Forze siriane devono combattere ora su due fronti; inoltre Israele attizza le tensioni settarie attaccando la Siria attraverso lo spazio aereo libanese, e spera di indebolire la posizione di Hezbollah.
o Ironia degli eventi: attaccando la Siria, Israele potrebbe in realtà aiutare Assad a sopravvivere.
– Il professore aggiunge minacciosamente: l’Iran che desidererebbe limitare il proprio ruolo in Siria potrebbe decidere che non ha alternativa se non fare l’esatto contrario.
– Il ministro Difesa e il capo delle forze armate iraniani hanno avvertito che l’Iran potrebbe dare aiuto alle forze siriane.
– L’accelerazione alla situazione siriana è un rischio per Israele, e potrebbe ritorcersi contro, dato che l’Iran chiede al mondo arabo di «assumere una posizione unitaria» contro l’aggressione israeliana.
o Damasco può chiedere alla Lega Araba di adempiere alla sua storica responsabilità verso un paese arabo …, sotto assedio da parte dello Stato sionista.
– Per l’Iran la minaccia proveniente dal conflitto siriano è triplice:
o minaccia i suoi due storici alleati strategici, siriani e Hezbollah,
o ma anche l’Irak che, sempre più instabile all’interno, teme che il conflitto debordi nel suo territorio, a causa della recente alleanza dei jihadisti siriani con al-Qaeda in Irak,
o il che ha generato in Iran un intenso dibattito sulla sicurezza; in vista delle prossime presidenziali, un gruppo di candidati chiede di moderare l’immagine internazionale dell’Iran.
– L’Iran preferisce una soluzione politica del conflitto siriano (motivo per cui ha appoggiato la missione Onu), perché se Teheran fosse costretto ad un intervento militare diretto, questo potrebbe trasformarsi in un “pantano iraniano”.
o Alcuni analisti iraniani sostengono che sarebbe interesse di Israele mantenere il caos in Siria,
o strategia che presenterebbe dei rischi dato che ne trarrebbero beneficio i jihadisti siriani, nemici giurati di Israele.
o Israele ne trarrebbe benefici a breve, che perderebbe sul lungo periodo.
– Con gli attacchi aerei israeliani, dello scorso weekend, contro diversi obiettivi militari siriani nel N-O di Damasco, il conflitto siriano sta trasformandosi da guerra civile sempre più cruenta a guerra internazionale.
o Sarebbero stati colpiti il centro di ricerca scientifica di Jamaya, quello già colpito a gennaio, un deposito di munizioni, la divisione 14 di difesa antiaerea, con vittime militari.
– Il viceministro siriano agli Esteri ha definito gli attacchi una “dichiarazione di guerra” da parte di Israele.
– Un colonnello israeliano, ex ufficiale dei servizi militari israeliani (Aman): «È iniziata una guerra non dichiarata, tra Israele, Iran e Hezbollah, a spese della Siria».
o Man mano che le forze governative di Assad perdono il controllo del territorio, d’intesa con l’Iran Hezbollah accelera il trasferimento del suo arsenale verso il Libano per rendervi irreversibile la situazione. Metà delle capacità militari di Hezbollah si trovano in Siria.
– Dichiarazioni ufficiose di un resposabile israeliano: l’attacco israeliano mirava a missili iraniani destinati a Hezbollah;
o la “linea rossa” ribadita da Israele è il trasferimento di armi siriani a Hezbollah.
o Il quotidiano israeliano, Yédiot Aharonot: gli attacchi portano Israele in un ingranaggio che lo costringerà ad aumentarli sempre più, con il rischio di incendio nella regione; prevede la guerra nella prossima estate.
o Il giornale israeliano Maariv (secondo quotidiano israeliano più venduto dopo Yédiot Aharonot), valuta l’impresa rischiosa ma necessaria, dato che nella regione aumenta il numero di chi si chiede dove sono spariti gli USA.
– Un secondo obiettivo degli attacchi israeliani sarebbe costringere gli americani a uscire allo scoperto;
o la denuncia israeliana dell’uso di armi chimiche ha costretto Obama a riconoscerlo, senza precisarne i responsabili; questo week-end Obama ha dichiarato di appoggiare il diritto di Israele a difendersi contro il trasferimento di armi sofisticate ad organizzazioni terroristiche come Hezbollah.
– Per avere informazioni tanto precise sugli obiettivi degli attacchi, Israele avrebbe utilizzato informazioni di tipo elettromagnetico (Sigint) che utilizza le informazioni date da onde radio, satellitari o dei radar, ma queste informazioni non possono sostituire quelle provenienti dagli informatori sul terreno.
– Israele ha organizzato la difesa con l’installazione, ieri, di due batterie di missili antimissili (Cupola di ferro) a Haifa e Safed.
– Carla del Ponte (Commissione inchiesta ONU su violazione diritti dell’uomo in Siria): Gli oppositori a Bachar al-Assad hanno usato gas sarin.
L’inchiesta in corso potrebbe anche stabilire se anche il governo Assad ne ha fatto uso.
Il Sarin è un gas neurotossico scoperto alla vigilia della Seconda guerra mondiale in Germania. Oltre all’inalazione, anche il semplice contatto con la pelle blocca la trasmissione del comando nervoso e provoca la morte per arresto cardio-respiratorio. La dose letale per un adulto è di ½ milligrammo; è inodore e invisibile.
Attacks reframe the Syrian crisis
– CAMBRIDGE, Massachusetts – Israel’s latest air strike against a Syrian military facility, explicitly condoned by US President Barack Obama, has been called an "act of war" by Syrian officials and, as expected, drawn strong verbal condemnation by Iran, compared to the silent response of much of the Arab world.
– The strike, together with four rocket attacks on Damascus also blamed on Israel by the Syrian government, reflects a major escalation of the two-year old conflict that may result in direct Iranian military intervention in the near future.
A clue to the latter, both Ahmad Vahidi, the Iranian defense minister, and Ahmadreza Poordastan, who heads the Iranian army, have denounced Israel’s air strike, the third since January, in the strongest terms and suggested that Iran can provide "support" for the Syrian army. Unconfirmed reports indicate that Israel has hit several Fateh 110 missiles bound for Lebanon, which has complained to the United Nations over Israel’s repeated violation of its air space.
– Pushing the throttle on Syria is a risky proposition for Tel Aviv and has the potential to backfire in light of Iran’s call on the Arab world to "take a united stand" against Israeli aggression.
– There are a good deal of questions about Israel’s motives that are complex and rather murky, but such attacks shift the focus from the "civil war" in Syria to an inter-state conflict, thus re-mapping the entire trajectory of the conflict.
– "Israel is deliberately escalating the conflict with ‘green lights’ from Washington in order to tip the balance in favor of Syrian rebels, who are increasingly pushed to a corner in recent weeks,” said a Tehran University political science professor who spoke to the author on the condition of anonymity.
– "The Syrian army is now confronted at two fronts, stretching its resources. At the same time, by attacking Syria through Lebanon’s air space, Israel is fanning the flames of sectarian tension there and hopes to undermine Hezbollah’s position."
– In fact, as far as Tehran is concerned, there is a triple threat stemming from the Syrian conflict. It threatens not only Syrian and Hezbollah, Iran’s two traditional strategic regional allies,
– but also Iraq, which is increasingly rattled by internal instability and fears of a spillover from the conflict partly, due to the recent alliance of Syrian jihadists and al-Qaeda in Iraq. In turn, this has triggered serious national security conversations in Iran regarding the dangers lurking on the horizon and the nature of proper responses.
– With the presidential elections in Iran only a month away, and a bulk of candidates pushing for a more moderate image of Iran abroad, it is uncomfortable to say the least for Iran to be forced in the direction of (in) direct military intervention in Syria, which could easily become Iran’s "quagmire".
– Tehran’s preference is for a political solution to the conflict in Syria, which is why it has backed the hitherto hopeless mission of UN’s special envoy, Lakhdar Brahimi, whose call for a halt to arms to both sides in the conflict has fallen on deaf ears. Some Tehran analysts contend in fact that Brahimi’s call was gaining some traction and Israel’s attack was meant to derail it, since it is in Israel’ s interest to "maintain chaos" in Syria.
– There is an inherent danger in such a strategy however, given the likely benefit to the radical jihadists in Syria, who are Israel’s sworn enemies (see Iran softens tune on Israel, Asia Times Online, April 30, 2013).
– What Israel may gain tactically in the short run, it may lose strategically in the long run. Even the slightest hint of the Syrian conflict’s "re-direction" toward an inter-state conflict is a plus for Damascus, which can put the Arab League on notice that they are skirting their historic responsibility toward a fellow Arab state that is put under siege by the Zionist state. At a minimum, this can drive a wedge in Arab public opinion and even influence some Syrian rebels, who consider themselves, first and foremost, nationalists.
– What then lies ahead? The most likely prospect is the greater and greater "internationalization" of the theater of conflict in Syria, with Russia and Iran acting in concert to prevent Damascus’s fall, while US and Saudi Arabia and other conservative Arab states continuing with their (non) lethal aid and Turkey caught in the machinations of other powers, instead of charting an independent map of action.
– With tens of thousands killed, several millions turned into internal and external refugees, and the Syrian economy taking a huge hit, the bleak picture in Syria is likely to turn even bleaker in the coming months, perhaps as a result of a more frequent and sustained Israeli military intervention, tantamount to a not-so discrete "Israelization" of the conflict with the multiple side effects mentioned above .
– Israel by attacking Syria "can actually help Bashar al-Assad survive", says the Tehran professor, adding ominously that Iran is "keen on limiting its role in Syria but might soon conclude there is no alternative but to do the exact opposite." Bottom line, this is a policy dilemma for Iran that will surely beset the next administration.
Kaveh L Afrasiabi, PhD, is the author of After Khomeini: New Directions in Iran’s Foreign Policy (Westview Press) . For further biographical details, click here. Afrasiabi is author of Reading In Iran Foreign Policy After September 11 (BookSurge Publishing , October 23, 2008) and Looking for Rights at Harvard. His latest book is UN Management Reform: Selected Articles and Interviews on United Nations CreateSpace (November 12, 2011).
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Israël frappe la Syrie pour atteindre le Hezbollah
Des soldats israéliens sur le plateau du Golan près de la frontière syrienne, le 5 mai.
Des soldats israéliens sur le plateau du Golan près de la frontière syrienne, le 5 mai. (Photo Baz Ratner. Reuters)
Récit L’Etat hébreu aurait mené deux raids ce week-end sur le sol syrien visant à empêcher le parti chiite de transférer son arsenal au Liban.
Par AUDE MARCOVITCH De notre correspondante à Tel-Aviv
– Alors que la Syrie s’enfonce toujours davantage dans la violence, avec la multiplication de massacres de civils et de tueries interconfessionnelles, l’internationalisation du conflit a fait un pas de plus ce week-end. Vendredi et hier matin, l’aviation israélienne a mené des raids sur plusieurs objectifs militaires. Si Israël n’a fait aucune déclaration officielle, les opérations laissent peu de doutes sur leurs auteurs.
– Selon des sources américaines, la première attaque de vendredi a visé des missiles sol-sol Fateh 110, d’une portée de 300 kilomètres, qui étaient destinés au Hezbollah. Hier matin, plusieurs explosions ont pris pour cible des sites au nord-ouest de Damas, autant de boules de feu visibles par de nombreux habitants de la capitale syrienne. D’après des diplomates, les frappes auraient visé le centre de recherche scientifique de Jamraya – le même qui avait déjà été touché par des attaques aériennes en janvier -, une information également transmise par l’agence officielle syrienne Sana. Un dépôt de munitions à proximité aurait aussi été touché, ainsi que la division 14, une unité de la défense antiaérienne syrienne, faisant des victimes parmi le personnel militaire. Le vice-ministre syrien des Affaires étrangères a réagi à ces attaques en les qualifiant de «déclaration de guerre» d’Israël et a promis des représailles.
– «Irréversible». «Une guerre non déclarée a bien commencé, entre Israël, l’Iran et le Hezbollah, dans le dos de la Syrie», explique Jacques Neriah, colonel de réserve et ancien officier du renseignement militaire israélien (Aman).
– A mesure que les forces de Bachar al-Assad perdent la maîtrise du territoire syrien, son allié, le Hezbollah libanais, cherche à accélérer le transfert de son arsenal vers le Liban. «La moitié des capacités militaires du Hezbollah se trouve en Syrie, affirme Neriah. D’entente avec l’Iran, il essaie de ramener ces armes côté libanais, pour provoquer une situation irréversible dans ce pays.»
– Un responsable israélien a officieusement déclaré que l’attaque d’hier visait des «missiles iraniens destinés au Hezbollah». Israël a dit et redit que le transfert d’armes syriennes dans les mains du Hezbollah consistait une ligne rouge. Cette position avait été dessinée en janvier, lorsqu’un convoi de missiles à longue portée SA-17 s’apprêtant à prendre le chemin de la Bekaa, dans l’est du Liban, avait été visé par une frappe aérienne. L’attaque avait été confirmée quelques mois plus tard à demi-mot par l’ex-ministre israélien de la Défense, Ehud Barak.
– La presse israélienne débattait hier de l’utilité des actions menées par Tsahal en Syrie. Pour le quotidien Yédiot Aharonot, les frappes vont entraîner l’Etat hébreu dans un engrenage qui le forcera à augmenter le nombre de ses attaques au fil du temps, au risque de conduire à un embrasement régional. Le journaliste de Yédiot prévoit ainsi «une guerre à l’été 2013». Maariv juge pour sa part les frappes comme «une entreprise très risquée mais nécessaire, notamment au moment où un nombre toujours plus important d’acteurs de la région se demandent où ont disparu les Etats-Unis».
– Mutisme. Il semble qu’un autre objectif des frappes israéliennes soit de pousser les Américains à sortir de leurs retranchements. Dans la même veine, les informations transmises publiquement par un responsable israélien des services de renseignements sur l’utilisation d’armes chimiques par Al-Assad ont eu pour effet de faire sortir Barack Obama de son mutisme. Quelques jours après les déclarations de l’officiel israélien, le président américain reconnaissait pour la première fois que du gaz avait été utilisé en Syrie, sans préciser pour autant quelle partie en était responsable. Ce week-end, Obama a déclaré soutenir le droit d’Israël à «se protéger contre le transfert d’armes sophistiquées à des organisations terroristes comme le Hezbollah», mais n’a pas confirmé les frappes aériennes.
S’ils ont ébranlé les faubourgs de Damas, les raids israéliens ont sans doute également secoué le pouvoir syrien en le mettant face aux capacités des services de renseignements de l’Etat hébreu. Selon un spécialiste, pour obtenir des données aussi précises, Israël a fait appel au renseignement d’origine électromagnétique (ou Sigint), qui utilise les sources d’information telles que les ondes radio, satellitaires ou celles transmises par des radars. Néanmoins, ces données ne peuvent pas faire l’économie d’informateurs sur le terrain. «Il faut des gens sur place», commente le spécialiste.
En Syrie, la chasse à l’homme a sans doute déjà commencé. Alors que les Syriens ont promis de ne pas laisser les frappes impunies, côté israélien, la défense de l’arrière s’est organisée avec l’installation, hier, de deux batteries de missiles antimissiles «Dôme de fer» dans les villes de Haïfa et de Safed, dans le nord d’Israël.
En Syrie, les rebelles auraient utilisé des armes chimiques selon l’ONU
Les opposants à Bachar al-Assad auraient notamment utilisé du gaz sarin, d’après plusieurs témoignages recueillis par le Commission d’enquête de l’ONU sur les violations des droits de l’homme en Syrie.
– Les rebelles syriens ont fait usage du gaz sarin, a affirmé Carla del Ponte, membre de la Commission d’enquête de l’ONU sur les violations des droits de l’homme en Syrie.
– «Selon les témoignages que nous avons recueillis, les rebelles ont utilisé des armes chimiques, faisant usage de gaz sarin», a déclaré Carla del Ponte, dans une interview à la radio suisse italienne dans la nuit de dimanche à lundi.
«Nos enquêtes devront encore être approfondies, vérifiées et confirmées à travers de nouveaux témoignages, mais selon ce que nous avons pu établir jusqu’à présent, pour le moment ce sont les opposants au régime qui ont utilisé le gaz sarin», a ajouté del Ponte, qui est également l’ancien procureur du Tribunal pénal international pour l’ex-Yougoslavie (TPIY).
Elle a expliqué que les recherches de la Commission d’enquête de l’ONU, qui doit présenter ses observations aux prochaines sessions du Conseil des droits de l’Homme de l’ONU en juin, étaient loin d’être terminées.
– Elle a par ailleurs précisé que les enquêtes en cours pourraient aussi établir si le gouvernement de Bachar al-Assad a aussi utilisé ou non ce genre d’armes chimiques.
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– Le sarin est un puissant gaz neurotoxique découvert à la veille de la Seconde Guerre mondiale en Allemagne et utilisé dans le métro de Tokyo en 1995.
– Outre son inhalation, le simple contact avec la peau de ce gaz bloque la transmission de l’influx nerveux et entraîne la mort par arrêt cardio-respiratoire. La dose létale est d’un demi-milligramme pour un adulte. Il est inodore et invisible.
Les victimes se plaignent d’abord de maux de tête violents et présentent des pupilles dilatées. Surviennent ensuite convulsions, arrêts respiratoires et coma précédant la mort.
Il peut être utilisé en aérosol, notamment à partir de l’explosion de munitions mais peut également servir à empoisonner l’eau ou la nourriture, selon le Center for Disease and Control Prevention (CDC) d’Atlanta.